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Autore: Dragana    09/12/2013    14 recensioni
"-Aspetta. – Nathan, che supervisionava il tutto, gli si avvicinò. –Vuoi dire che lei ha chiesto a te di uscire?
-Proprio così, cazzone. Diciamo che è rimasta colpita da me.
Nathan, senza dire niente, gli strinse la mano."
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Achtung! Questa fanfiction è uno spin-off di “Pavoni & Giarrettiere” di vannagio. Se l’avete letta procedete pure, in caso contrario correte a farlo! Ci sono i figoni tatuati!




A Giovanna,
che tutta la tua vita
possa essere degna di un romanzo!
Auguri!


PORNOROMANTICO

Big D spalancò la porta del suo appartamento, e fu investito da due cose: musica metal a volume talmente alto che l’aveva sentita dal primo piano, e odore di roba da mangiare. Strano ma non malvagio, doveva ammetterlo.
-Stronzi, dopo quello che sto per dirvi mi succhierete il cazzo!-, esordì.
L’unico a degnarlo di un miagolio strascicato fu Purrzum, il gatto di Nathan. Il suddetto Nathan se ne stava seduto sul divano, i capelli davanti alla faccia, e suonava il tavolino con le dita come se fosse una batteria. Se aguzzava le orecchie, Big D riusciva a sentire un rumore di pentole dal cucinotto, e Gregory che fischiettava una canzone che non c’entrava un cazzo con quella metal. Staccò la spina dello stereo.
-Ehi! Che cazzo, Big D, stavo ascoltando musica!
-Statemi a sentire, coglioni: lo sapete cosa faccio stasera?
Gregory fece capolino dal cucinotto; aveva addosso un grembiule con scritto “cucinavo prima che fosse mainstream”. –Non sento un cazzo, Big D, e non posso smettere di mescolare altrimenti mi si attacca… parla più forte!
Nathan lo guardò tra l’esasperato e il disgustato. -Greg, si può sapere che cazzo stai cucinando, stavolta?
Era sabato, giusto. Sabato e domenica Gregory non andava in studio, quindi cucinava. E mai roba normale. La roba normale era troppo mainstream.
-Allora, prima c’è una vellutata con zucca, mele e noci macadamia, da mangiare con dentro dello yogurt greco. Poi ci sono i soufflé al radicchio, e dopo un tortino morbido al cioccolato con cristalli di sale rosa.
Big D e Nathan si guardarono in faccia.
 -Cinese a domicilio?
-Andata.
-Non fate gli animali, se non ci fossi io ogni tanto a insegnarvi come si sta al mondo… Anzi, tra un po’ apparecchiate la tavola, e con la tovaglia!
-Senti un po’, testa di cazzo, adesso te lo dico io come si sta al mondo: stasera porto fuori a cena Tiffany!
Calò il silenzio. I due lo guardarono perplessi.
-Ma Tiffany chi, quella che si era fatta tatuare la fica?
-Quella che fa del porno?
Big D annuì. –Esattamente lei, stronzi.
Gregory lo guardò, per la prima volta da quando aveva messo piede in quell’appartamento, come se fosse una specie di divinità.
-Porco cazzo, D… poi però la passi ai tuoi coinquilini, vero? Mica succede che rimorchi una star del porno e non ci esce nemmeno una piccola gang bang?
-Aspetta, aspetta, Gregory… Big D, ma è vero o ci stai prendendo per il culo? Perché se ci prendi per il culo, stavolta le bacchette della batteria io nel culo te le infilo sul serio!
-Allora, punto primo no, non vi sto prendendo per il culo, esco davvero con Tiffany. Punto secondo, no, scordatevelo, non la passo ai miei coinquilini, niente gang bang. Quella è la mia futura moglie, sono stato chiaro?
-Cazzo, D, se quella è la tua futura moglie preparati, sarò sempre a casa tua e mi rovescerò addosso cose liquide sul pacco, così poi mi dovrò togliere i pantaloni e…
Nathan ridacchiava. Big D tirò un pugno sulla spalla a Gregory.
-Ahia! Che cazzo, D!
-Non ti permettere di parlare di lei in quel modo. La prossima volta ti arriva in muso.
Nathan riaccese lo stereo, ma abbassò la musica. Si sedette sul divano con aria assorta. Purrzum gli saltò immediatamente in braccio.
-Ok, però, Big D… Scusa sai se te lo dico, ma che ti piaccia o no lei è una che fa del porno. Voglio dire… se lo aspetta che tu ci esca per scopartela come se da domani sparissero le fighe dal mondo. Se lo aspetta che vorranno scoparsela anche i tuoi amici, e tu non aspettarti che sia una santa. È comunque una che ha preso più schizzi di uno scoglio di mare.
Tacquero. Gregory tornò in cucina. La canzone metal si mischiò al rumore delle fruste elettriche.
-Comunque, Nate, quando parli seriamente sei uno spettacolo. Dovrebbero metterti nei cioccolatini-, fece sapere dopo un po’. –E ora guardate la magia!
Aveva in mano una ciotola con degli albumi montati a neve. Big D sapeva che erano albumi montati a neve solo perché ogni maledetta volta Gregory doveva far vedere che capovolgeva la ciotola senza che cadessero. Diceva che era il modo di capire se erano montati del tutto.
-Hai ragione, Nate. Forse lei si aspetta tutte queste cose, perché immagino sia circondata di teste di cazzo che la vedono solo come una serie di buchi per metterci il pisello…
-Io! Io sono uno di quelli! Bellissimi buchi, però.
-Greg, se lo ripeti nel forno ti ci infilo a te insieme a quella merda che stai preparando. Dicevo, io le dimostrerò che non sono così.
-Non ci vuoi infilare il pisello?
-No! Cioè, sì, ovvio che ce lo voglio infilare, ma non come dici tu.
-Glielo metti per traverso anziché per il lungo? Sai che secondo me potrebbe anche starci?
-Greg, stai un attimo zitto, voglio sentire il suo sogno romantico per una che fa del porno. È brutal.
-Dovete andare a farvi inculare da un negro sordo, tutti e due. Intanto la porto fuori a cena, e le dimostrerò che non sono come quelli che se la vogliono solo scopare. Quindi, tanto per cominciare, ho prenotato al Le Rire!
Greg uscì dalla cucina, gli occhi come palle da biliardo.
-Al Le Rire? Ma è stellato! A parte che è un posto fine, ma poi hai idea di quanto spendi? Lo sai io da quant’è che volevo andarci? Potevi portarci me, cazzo! Te lo succhio io, il pisello, se mi ci porti!
-Fottiti. Me ne frego di quanto spendo. Ve l’ho detto, Tiffany è la mia futura moglie! Ora vado a vedere come mi devo vestire, chiamatemi quando è pronto.
E detto ciò andò verso la sua stanza con aria baldanzosa. Gregory e Nathan si guardarono in faccia.
-Sì, ma in tutto ciò, il negro perché sordo?
-Perché così non sente quando gli dici “basta”.

La prima volta che Big D aveva visto Gregory, avrebbe scommesso che fosse gay. La cosa non gli interessava, per quel che gliene fregava la gente poteva infilare il proprio uccello dove gli pareva, lui e Nathan avevano una stanza da affittare il prima possibile,  e quindi la presunta omosessualità di Gregory non era stata considerata un ostacolo. Vivendoci insieme, Big D aveva scoperto che Gregory non solo non era gay (“Sono hipster, D. Semmai metrosexual.”), ma se lo studio di architettura non gli avesse fatto fare orari da schiavista, avrebbe cambiato una donna al giorno.
E, poco da dire, era l’unico che poteva aiutarlo in quel frangente. Era rimasto a fissare sconsolato il suo unico vestito elegante fino a quando il pranzo non era stato messo in tavola, allora aveva deciso di capitolare e chiedergli consiglio. Sicuramente se ne intendeva più di lui e Nathan messi assieme, su come ci si doveva vestire per andare in un ristorante elegante.
-Questo completo quale hai detto che è? Quello del funerale di tuo nonno?
-Quello del matrimonio di mia zia, stronzo.
-Prenoti al Le Rire e non hai nemmeno il vestito da metterti. Non potevi prenotare, che ne so, tra due giorni, così nel frattempo ti trovavi un vestito?
-Scherzi? Tiffany mi dice “facciamo stasera alle otto” e secondo te io le dico “no, facciamo tra due o tre giorni”?
-Aspetta. – Nathan, che supervisionava il tutto, gli si avvicinò. –Vuoi dire che lei ha chiesto a te di uscire?
-Proprio così, cazzone. Diciamo che è rimasta colpita da me.
Nathan, senza dire niente, gli strinse la mano.
-È inutile che ti congratuli, lo lascerà appena lo vedrà. Se non fossi un maledetto ciccione ti presterei qualcosa io, ma così…
-Non sono grasso, ho la schiena larga.
-Spero per te che tu di largo abbia anche l’uccello, altrimenti sarà come buttare una salsiccia in un vicolo.
-Mi chiamano Big D, Greg, ti ricordi? Fai caso alla parola “Big”.
-Sì, fanculo, senti… ti darò una delle mie cravatte, e un braccialetto come si deve. Poi sistemati la barba, così come sei adesso fai schifo a dio. A scarpe come sei messo?
-Ho gli anfibi.
-E…?
-E basta. Le scarpe antinfortunistiche.
-Nate? Hai qualcosa di decente da prestargli?
-Secondo te?
-Uno è un cazzone tatuato e l’altro un metallaro di merda, e io mi illudo anche che abbiano almeno un paio di scarpe in due. Ok, ti presto un paio di miei mocassini.
Lo guardarono come se fosse impazzito.
-A parte che a me i mocassini fanno cagare…
-Tu non hai voce in capitolo. Lo so io cosa fa cagare e cosa no. E comunque cosa fai, vai al Le Rire con le scarpe antinfortunistiche?
-Anche volendo, stronzo, i tuoi mocassini del cazzo mi stanno piccoli.
-Sopporterai. Poi insomma, esci con una pornostar, a fine serata sarai talmente prosciugato e dimagrito che ti andranno bene.
Big D mugugnò, ma non protestò.
-Sarai orribile, ma sempre meglio che con gli anfibi. Cerca di ricordarti quello che mangi, poi lo voglio sapere. E mi raccomando, Big D…
-Cosa?
-Controlla se ingoia.

Big D aveva serie difficoltà a guardare il menu, con Tiffany seduta di fronte a lui. Quando erano entrati il cameriere aveva strabuzzato gli occhi, e tutti i clienti si erano girati (più o meno con discrezione) a guardarli. Mi invidiate, eh, fottuti bastardi? Aveva pensato.
Tiffany era semplicemente splendida. Aveva un abito di uno stilista famoso, con un’unica macchia di ghepardo, molto fine, molto avanti (così gli aveva detto lei, lui era impegnato a fissarle le gambe), e degli stivali da cow-boy dorati. Sui boccoli biondi sfoggiava una coroncina di strass, e l’aveva salutato con un bacio sulla guancia che gli aveva lasciato addosso lo stampo delle sue labbra. Gli era quasi spiaciuto che lei l’avesse pulito.
Non riusciva a non fissarla; JD diceva che quando guardava Tiffany sembrava ipnotizzato, e Big D doveva ammettere che era proprio così. Si incantava sul gesto che aveva fatto quando si era tolta la pelliccia leopardata per darla al cameriere, si era fissato sulla scollatura (mai viste delle tette così) quando si era chinata a raccogliere il tovagliolo che le era inavvertitamente caduto, non riusciva a staccare lo sguardo dalle unghie dorate che tamburellavano il menu e sui denti che mordevano le labbra, mentre cercava di decidere cosa ordinare.
-Prenderei questa zuppa di piselli all’inglese con spinacini freschi e riso basmati … sai, mi piacciono moltissimo i piselli!
L’ha detto sul serio? Big D deglutì. –Sì, lo immagino…
Lei lo fissò, trattenendo un sorriso.
-No, cioè, nel senso, i piselli sono buoni, piacciono anche a me, dicevo per dire che è normale che ti piacciano i piselli, dato che, sai, sono buoni…
-Ma certo. Sai, quando ero bambina, nel Nebraska, mia nonna mi portava a raccoglierli nell’orto e io li mangiavo direttamente dal baccello. Non mi piacciono molto quelli grossi, preferisco quelli piccoli e teneri.
Big D aprì e chiuse la bocca un paio di volte. Poi si nascose dietro al menu.
Quei cazzo di mocassini gli facevano un male cane. Pensava che gli avrebbero dovuto amputare le dita dei piedi, a fine serata; approfittò della tovaglia che arrivava fino a terra per toglierseli sotto il tavolo.
-Oh, guarda, ci sono le ostriche! Le ho mangiate, le ostriche… Mi hanno detto che ero bravissima, considerato che era la prima volta che le mangiavo. L’ostrica non si mastica, si ingoia tutta in una volta, sai?
-Se lo dici tu mi fido… voglio dire, non le ho mai mangiate le ostriche, io!
Chiedile se ingoia. A ‘sto punto direi di sì, Greg, pezzo di merda.

Tiffany finì di leccare con aria voluttuosa il cucchiaio del suo dolce al cioccolato, con schiuma di qualcosa e in salsa di qualcos’altro. Al pensiero che avrebbe potuto leccare così qualcosa che non fosse il cucchiaino, Big D sentì il sangue defluirgli dal cervello per andargli tutto al piano di sotto. Devo dire qualcosa, prima di fare la figura del coglione, si impose.
Solo che non gli veniva in mente un bel niente che non avesse a che fare con lingue e labbra. Si concentrò sul dolce.
-Sai, dolcezza, per far venire il soufflé bisogna che i bianchi dell’uovo siano montati perfettamente a neve.
-Non dirmi… quindi per farlo venire il segreto è montare?
Porco cazzo. Lo fa apposta. O no? Sembrava sinceramente incuriosita. Magari no, sei tu che sei talmente su di giri che vedi doppi sensi ovunque.
-Me l’ha spiegato il mio coinquilino. Quando sono montati bene si può capovolgere la ciotola e non cadono.
-Oh, stanno belli rigidi, quindi.
Big D prese un sorso di champagne. Un sorso lungo mezzo bicchiere.
-Allora, dolcezza, ti è piaciuto? Nel senso… hai mangiato bene?
-Sono stata soddisfatta al massimo, Big D. Questo posto è delizioso. Certo che… posso chiederti che lavoro fai?
-In questo momento lavoro al porto, sai, metto nei magazzini le merci che scaricano dalle navi. Ho fatto anche il buttafuori, ma ho smesso perché quando vedevo gli stronzi che molestavano le ragazze, invece di buttarli fuori e basta mi veniva da insegnargli come si tratta una donna, ma non potevo. Sai, dolcezza, io quando dico metterglielo bene in testa intendo in senso letterale.
Lei sorrise.
-Darla mi ha detto qualcosa del genere, infatti… Come mai questo atteggiamento così protettivo nei confronti delle donne? Non fraintendere, è una cosa bellissima, solo che mi chiedevo… - Si morse il labbro. Sembrava… imbarazzata? Big D non riusciva a credere che potesse esserlo.
-Dolcezza, ti chiedevi cosa? Non farti problemi, chiedimi pure quello che vuoi!
Lei si portò indietro i capelli con la mano, in un gesto da donna così normale che a Big D girò quasi la testa. Sorrise.
-Va bene, ma mi raccomando, se non vuoi rispondere dimmelo e non insisterò.
Aveva il bicchiere vuoto, con l’impronta rosa acceso del suo rossetto. Big D lo riempì di champagne dorato.
-Spara.
-Ecco… mi chiedevo se avessi avuto brutte esperienze, con gli uomini che picchiano le donne. Magari in casa, non so… scusami. Forse non lo dovevo dire.
-Piccola, te l’ho detto, puoi chiedermi quello che vuoi! E poi ti tranquillizzo subito: no, niente schifezze in casa mia. Mio padre mi ha insegnato il rispetto per le donne, lui è uno che si è sempre spaccato il culo per mia madre e per me, e nemmeno mia madre si risparmiava… non saremo una famiglia ricca, ma siamo sempre stati una buona famiglia. No, mio padre è esattamente come me. Però, una volta…
-Cosa?
-Una volta, andavo ancora a scuola, avevo dei vicini di casa e lui sì, quel porco, che la massacrava, sua moglie. E quando i figli provavano a mettersi in mezzo, le prendevano anche loro. Lei l’aveva denunciato, e poi i miei le davano una mano, ma quello là era pazzo. Il giudice aveva detto che non le si poteva nemmeno avvicinare, ma poi lo sai com’è che va, non è che ti possono mettere le guardie del corpo, no?
Tiffany annuì. Era serissima, sorseggiava lo champagne distrattamente, le sopracciglia aggrottate.
-Insomma, una volta ero nel retro del mio cortile, di notte, nascosto dietro un cespuglio perché mi stavo fottendo una tizia che… Scusa, cioè…
-Eri con una ragazza.
-Esatto. Sento dei rumori strani, vado a controllare e vedo questo pezzo di merda che trafficava con della benzina attorno alla casa. Sai, avevamo quei prefabbricati del cazzo, non era un quartiere ricco, e se quello dava fuoco alla casa la mia vicina e i suoi figli rischiavano di rimanerci dentro.
-Figlio di puttana… hai chiamato il 911?
-Il 911? Dolcezza, non ci ho visto più. Non ho ragionato. Sono andato lì e l’ho riempito di botte, e poi, quando è rimasto per terra, ho preso la vanga dal capanno degli attrezzi, ho scavato una fossa e ce l’ho buttato dentro… quando è arrivata la polizia, urlavo “questo è per farti capire che la prossima volta che ti vedo ti ammazzo, voglio essere sicuro che te lo ricordi bene!”. Quei poliziotti se lo ricordano ancora.
Tiffany rise, ma non era una risata di scherno o di divertimento. Era la risata che aveva rivolto a Russel quella mattina, dopo averlo praticamente castrato con una ginocchiata.
-Insomma, comunque alla fine ci sono stati dei casini, mi sono beccato una mezza denuncia anch’io, la ragazza con cui ero si è spaventata e non l'ho più vista, e mi hanno sospeso da scuola. Io ho trovato un lavoro e a scuola non ci sono più tornato, è per quello che adesso sono ignorante. Ma non me ne pento.
-E tuo padre che ti ha detto?
-Che dovevo chiamare il 911. Ma si vedeva che me l’aveva detto perché era quello che ci si aspettava da lui, in realtà era fiero di me. E anche mia madre, ha fatto finta di sgridarmi, ma poi mi preparava i miei piatti preferiti.
-Hai una bella famiglia, Big D.
-Sì, mi piacerebbe avere anch’io una famiglia come la mia, prima o poi. E tu? Com’è la tua famiglia?
Lei fece un sorriso un po’amaro, e bevve un sorso dal bicchiere.
-E come vuoi che sia? Hanno una figlia pornostar. Già non gli piaceva che facessi la modella di intimo, figuriamoci adesso. L’unica persona che mi ha sempre amato qualunque cosa facessi era mia nonna.
-Quella dei piselli? Ehm…
Lei lo guardò maliziosamente.
-Esatto, quella. È morta l’anno scorso, e da allora… non ho più motivi per tornare dalla mia famiglia, da allora.
-Dolcezza…- Big D appoggiò una mano sulla sua. Aveva le dita fredde, desiderò scaldargliele. –Tua nonna non ti amava qualunque cosa facessi. Tua nonna ti amava perché sapeva che, qualunque cosa tu faccia, sei una donna meravigliosa.
Lei sembrò per un attimo commossa, ma forse Big D se l’era solo sognato, perché durò una frazione di secondo. Poi lei assunse un’espressione finta incredula, e alzò un sopracciglio.
-Ma come, neanche mi conosci e già dici così? Potrei pensare che mi stai mentendo per qualche scopo, anche se non riesco proprio a immaginare quale potrebbe essere.
-Io, dolcezza? Mi stai offendendo!
L’occhiata e il sorriso che lei gli rivolse bastarono a farglielo venire duro come un blocco di granito.

-È stata una serata bellissima, Big D.
-Lo è stata grazie a te, dolcezza.
Tiffany abitava in una graziosa palazzina di un quartiere tranquillo, dalle strade pulite. Big D si chiese cosa pensassero di lei i vicini, o meglio le vicine. I vicini riusciva a immaginarselo fin troppo bene.
Le si avvicinò. Aveva un profumo che stordiva, la pelliccia era morbida sotto le sue mani e gli occhi azzurrissimi e nello stesso tempo torbidi, alla luce dei lampioni. Cercò di attirarla a sé.
Lei lo allontanò, spingendolo lievemente.
-Big D, senti… non so cosa ti aspettassi esattamente da questa serata, ma sai, vorrei andarci piano. Prima conosciamoci meglio, frequentiamoci un pochino… sei d’accordo?
Cazzo.
Big D sentiva male all’uccello, dopo tutta una sera con Tiffany. E lei voleva mandarlo in bianco. Se lo sarebbe dovuto menare per ore, prima di fargli dimenticare quella donna; e chissà quanto l’avrebbero preso per il culo Greg e Nate.
Ma lui non avrebbe strisciato ai piedi di Tiffany come tutti gli altri uomini che lei doveva aver frequentato implorando di dargliela, ti prego, ti ho portato a mangiare e mi è partito mezzo stipendio, non puoi negarmela, fai la pornostar. No. Lui le avrebbe dimostrato che teneva davvero a lei, e se questo significava prendersi a martellate l’uccello, ‘fanculo, l’avrebbe fatto. Sfoderò il sorriso più affascinante del suo repertorio.
-Ma certo che sono d’accordo, Tiffany. Prendiamoci del tempo per conoscerci.
Cazzo, che frase da idiota. Proprio da classico coglioncello che viene scaricato. Tiffany si sarebbe fatta delle gran risate.
-Grazie, zuccherino, sapevo che avresti capito!
-Senti, va bene se ti richiamo… uhm, presto?
-Ma certo, sei stato così caro, non vedo l’ora di sentirti. Ora vado, grazie ancora della serata.
-Buonanotte, Tiffany. Mi assicuro che entri in casa… sai, non si può mai sapere, preferisco così.
-Sei un tesoro! Buonanotte, Big D.
Lei salì i tre scalini dell’ingresso sculettando, con deliberata lentezza. Big D deglutì.
Tirò fuori le chiavi e aprì il portone. Lui rimase lì impalato, dritto e rigido, a guardarla.
-Ma allora le rispetti davvero le donne, Big D, anche se sono pornostar!
Lui si strinse nelle spalle enormi, un po’imbarazzato.
-Perché, una pornostar non è una donna?
Tiffany gli sorrise, poi scese al volo i tre gradini, afferrò la sua cravatta e lo tirò verso di sé.
-Accompagnami di sopra, ragazzone-, gli soffiò sulle labbra, -Hai vinto la conclusione di serata più bella che una pornostar riesca ad offrirti. E poi, ricordi? Ho un tatuaggio da farti vedere!

Big D non ricordava bene come aveva fatto a tornare a casa. Volando, forse, dentro una nuvola piena del profumo di Tiffany. Notò vagamente che le luci del suo appartamento erano accese, e che la brace di una sigaretta volò giù dalla finestra del cucinotto, come una stella cadente. Non si chiese come mai Greg e Nate erano ancora svegli, non gliene fregava un cazzo. Sapeva solo che era completamente fottuto, in tutti i sensi, e che la cosa gli piaceva maledettamente. Sapeva solo che aveva ancora sotto le mani la consistenza dei seni di Tiffany, il suo odore nel naso e i suoi gemiti nelle orecchie… No, un attimo. Quelli li aveva nelle orecchie davvero.
Aprì la porta dell’appartamento. Nathan e Gregory erano sul divano, con un gigantesco piatto di nachos al formaggio, e stavano guardando…
-Come cazzo vi permettete, pezzi di merda?
-Starai scherzando, Big D? Tu ci esci e noi non possiamo nemmeno vederla in tv?
-E poi insomma… “Eiaculazione da Tiffany” è davvero un grande classico!










Note: Poco da dire, se non di nuovo AUGURI VANNAGIO! Mi sono divertita a usare i tuoi personaggi, e spero che il primo appuntamento dei nostri piccioncini (anzi, piccioncioni, che qui gli uccelli sono big!) sia di tuo gradimento; vedi che ho inserito due personaggi maschi? Così equilibriamo tutte quelle donne!
Nathan è una smaccata citazione; chi la indovina vince una notte con Skwisgaar o una giornata a giocare con i gattini assieme a Toki. Anche il nome del gatto è una citazione.
Il ristorante l’ho inventato, dato che i veri stellati di New York non mi soddisfacevano; “Le Rire” significa “la risata”, mi sembra adeguato al contesto.
Grazie alla mia beta, OttoNoveTre. Grazie a IlMalee, il Consulente Nerd e Mio Fratello per aver risposto in modo esaustivo alla domanda "come reagireste se un vostro amico vi dicesse che esce, mettiamo, con Sasha Grey?". E soprattutto grazie a voi quattro gatti che passerete per questa landa desolata (qualcuno di voi è Purrzum?), grazie per aver letto e per essere passati di qui.
E di nuovo auguri, Giovanna! <3





   
 
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