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Autore: Sab501    10/12/2013    2 recensioni
"C'era qualcosa di strano, nell'ultimo periodo. Aveva iniziato a notarlo solo da poco tempo, eppure dentro di lui c'era come la sensazione che quel qualcosa andasse avanti già da molto. Forse dai tempi delle medie, aveva addirittura pensato ogni tanto, scacciando poi dalla sua mente certe affermazioni - che credeva - impossibili.
La verità è che si sentiva completamente dipendente da lui.
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Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Questa è la primissima fanfic che scrivo sul fandom di KNB. La AoKise è la mia coppia preferita in assoluto, quindi non potevo non iniziare da loro u_u sono emozionata dal pubblicare ciò °//° e mi vergogno pure, ma vabbè, questo sempre. Sorvoliamo sul titolo. Più banale di così non avrei potuto trovarlo, i know.
Qualche piccolo appunto: Ad un certo punto si parlerà di una partita tra Seirin e Shutoku, della quale però non si saprà il risultato finale. Naturalmente è una scelta voluta, siccome non è la parte principale della storia XD altra cosa, non è specificato in che periodo sia ambientata la storia, quindi use your immagination =w=

Detto ciò, sono consapevole che come trama è abbastanza banale, ma spero comunque che questa storia sarà piacevole da leggere >3<
Buona lettura a tutti - sperando che qualcuno la leggerà, lol! ^w^
(e naturalmente, se vi va di lasciare una recensione, ne sarei ben felice ;v;)


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C'era qualcosa di strano, nell'ultimo periodo. Aveva iniziato a notarlo solo da poco tempo, eppure dentro di lui c'era come la sensazione che quel qualcosa andasse avanti già da molto. Forse dai tempi delle medie, aveva addirittura pensato ogni tanto, scacciando poi dalla sua mente certe affermazioni - che credeva - impossibili.  
La verità è che si sentiva completamente dipendente da lui. Ovviamente faceva di tutto per tenerlo nascosto, per reprimere quel bisogno impellente di vederlo, di guardarlo ogni volta che ne aveva l'occasione, addirittura di parlargli; e, fortunatamente, pareva ci stesse riuscendo bene.

Un giorno come tanti altri.
Finite le lezioni non aveva voglia di presentarsi all'allenamento, come sempre. Sapeva già che Satsuki lo avrebbe chiamato minimo dieci volte, quindi aveva spento il cellulare e si era recato sul tetto della scuola - unico posto in cui si sentiva tranquillo e unico posto in cui riusciva a rilassarsi.
Si sdraiò a terra e tirò fuori, dalla tasca della giacca dell'uniforme, una rivista che aveva preso quella mattina da casa (la prima che gli era capitata sottomano, giusto per leggere qualcosa per passare il tempo). Si mise a sfogliarla e, nemmeno a volerlo fare apposta, si ritrovò la foto di Ryōta grande come tutta la pagina. Pubblicità di un qualche capo d'abbigliamento di nuova uscita, di una qualche marca che lui nemmeno conosceva.
Restò a fissare la fotografia per qualche secondo, esaminando anche i più piccoli dettagli. Ryōta e il suo sorrisetto sornione che faceva impazzire praticamente tutte le ragazze - e non solo -. Ryōta che con una mano si teneva il colletto della camicia pubblicizzata. Ryōta che con il sole del tramonto in viso, pareva ancora più bello. Ryōta che, in posa, si faceva valere per davvero. Ryōta che, infondo, era un bravissimo modello, oltre che un bravissimo giocatore di basket.
Chiuse la rivista con un gesto secco e la buttò dietro di sè, noncurante. Sospirò e si coprì gli occhi con l'avambraccio. Il solo guardarlo in fotografia lo emozionava a livelli assurdi, e questo lo faceva infuriare. Sembrava una ragazzina in preda alla sua prima cotta.
Quel pensiero lo fece rabbrividire.
"Cotta? Cotta? Ma vogliamo scherzare?!" pensò, mentre si mordeva il labbro inferiore senza quasi accorgersene. Era anche arrossito parecchio, ma fece finta di non essersene accorto. Andavano bene queste scenette patetiche quando era da solo, poteva anche accettarle, seppure quasi si schifava. L'importante era non far trasparire nulla quando era con gli altri, quando era con lui.

"Dai-chan!!" la voce infuriata di Satsuki lo riportò alla realtà, quasi con sollievo.
"Che vuoi?" rispose lui. Il suo tono di voce era il solito, scocciato e freddo. Bene.
"Hai saltato l'allenamento anche oggi... Ho provato a chiamarti ma naturalmente hai spento il cellulare! Ma te lo ricordi che tra un'ora inizia la partita tra il Seirin e lo Shutoku, no?!" disse lei tutto d'un fiato, mentre si arrampicava sulle scalette del tetto per raggiungerlo.
"Hm. E quindi?" gli rispose lui, mentre si tirava su e si voltava a guardarla.
Satsuki sospirò rumorosamente e borbottò qualcosa tra sè e sè, proababilmente qualche imprecazione rivolta a lui. Era finalmente riuscita a salire sul tetto, e si era messa in posa 'rimprovero'; mani sui fianchi, espressione cattiva (o perlomeno lei pensava che lo fosse), bocca che praticamente formava una U al contrario.
"Lo sai! Dobbiamo andarla a vedere!! Non possiamo perderci Tetsu-kun e Shin-chan che giocano l'uno contro l'altro! Forza! Alzati!" sbraitò poi.
Mentre lui, invece che alzarsi, tornava pian piano a mettersi giù, il cellulare di Satsuki squillò. Lei lo prese in mano e si mise a leggere concentrata. Evidentemente le era arrivato un sms.
"Ah! E' Ki-chan! Dice che il posto si sta riempiendo in fretta e quindi dobbiamo sbrigarci! Forza, Dai-chan, muoviti!!!"
Ki-chan. Il solo sentirle pronunciare quel nome, lo paralizzò per un istante. Sospirò. Si tirò su in piedi, dando le spalle alla ragazza, e guardò il cielo.
Aveva una maledetta voglia di vederlo.
"Vabbè, andiamo." disse soltanto.

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Arrivati al palazzetto dove si sarebbero svolte le partite, i ragazzi della Tōō Academy si resero ben presto conto di quanto fosse pieno il posto. Probabilmente era perchè, tra le partite della giornata, vi era in programma anche quella tra il Rakuzan e lo Yosen; insomma, vedere quattro membri della Kiseki No Sedai in una sol colpo non era cosa da tutti i giorni.
Aomine pensò che sarebbe stato bello se avessero giocato anche lui e Kise, così la squadra - seppur divisa - sarebbe stata al completo, e la gente li avrebbe probabilmente acclamati ancora di più.
Lui odiava e amava allo stesso tempo quando la gente gli faceva i complimenti; sapeva benissimo di essere un giocatore fortissimo e senza limiti, e sentirselo dire dagli altri lo eccitava da una parte (quando si rendevano conto di che pasta era fatto) ma lo irritava tremendamente dall'altra (perchè lui era già pienamente consapevole delle sue capacità e non aveva certo bisogno di qualcuno che glielo facesse notare).
Quando passava tra la folla si accorgeva che spesso la gente si voltava a guardarlo. In quel momento stava succedendo proprio così. Lo sguardo di almeno una ventina di persone era puntato su di lui.
Sospirò.

"Momocchi! Aominecchi!!" la voce familiare di Kise alle sue spalle lo fece trasalire. Si voltò giusto il necessario per vederlo, ma non vederlo del tutto; era in divisa scolastica, lo zaino su una spalla, il sorriso a trentadue denti, negli occhi l'emozione da bambino che era solito avere prima dell'inizio di una partita, la mano alzata che li salutava calorosamente.
"Ki-chan!" lo salutò Satsuki, ricambiando il gesto con la mano. Aomine si limitò ad un "Oi." quasi sussurrato e ad un lieve cenno della testa.
"Ragazzi, vi ho visti entrare e sono corso qui! Sono riuscito a tenervi alcuni posti, laggiù" indicando qualche buco nello spalto, vicino al resto dei membri della Kaijō. "ma purtroppo mi sa che non ci staremo tutti..." finì la frase guardando mortificato dietro alle spalle di Aomine, i restanti membri della Tōō. Kise continuò con le sue scuse troppo esagerate, ed i ragazzi gli dissero di non preoccupasi, poi si diressero a cercare altri posti.
Aomine, Momoi, Imayoshi e Sakurai seguirono quindi Kise, salutarono i membri della Kaijō - naturalmente Aomine scambiò qualche battibecco leggero con Kasamatsu -, e si sedettero in attesa che cominciasse la partita. Ormai non mancava molto, giusto qualche minuto. Il Seirin e lo Shutoku infatti erano già sul campo, e si stavano mettendo in riga per effettuare il saluto iniziale.
"Neh, Aominecchi, chi credi vincerà oggi?" chiese Kise ad Aomine. Erano seduti vicini - naturalmente - e Kise era visibilmente emozionato, non faceva altro che muovere le gambe a piccoli scatti.
"Boh. Lo sai che quando noi giochiamo l'uno contro l'altro, il risultato è imprevedibile fino alla fine." rispose lui, continuando a guardare il campo. Con quel "noi" intendeva loro della Kiseki No Sedai. Ed era davvero così.
"Hmhm, hai ragione..." disse Kise quasi stesse pensando ad alta voce.
Aomine lo guardava con la coda dell'occhio. Avrebbe voluto voltarsi e guardarlo dritto negli occhi, ma era una cosa che non si poteva permettere. Non in quel momento, non in quel luogo.

La partita cominciò e proseguì senza troppi colpi di scena - non per Aomine, perlomeno - e come aveva predetto il moro, fino alla fine il risulato rendeva impossibile stabilire chi avrebbe vinto o no. Il tutto si decise negli ultimi due minuti - che furono anche gli unici minuti che lui seguì con una vaga parvenza di interesse. Per tutto il tempo era rimasto imbambolato dalle reazioni infantili di Kise, dalle sue risate, dai suoi discorsi con Satsuki e gli altri ragazzi. Ogni tanto, poi, si era talmente emozionato da afferrargli il polso senza nemmeno rendersene conto. Aomine aveva sempre fatto la scena di quello a cui non interessava nulla, ma in realtà ogni volta che la mano di Kise si appoggiava sul suo polso, il cuore prendeva a battergli fortissimo.
"Datti una calmata, maledetto." era quello che diceva a sè stesso ogni volta.

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Erano ormai le sette di sera quando uscirono della palestra. Tutte le partite della giornata erano giunte al termine e il palazzetto si stava pian piano svuotando.
"Beh, ragazzi, allora ci vediamo la prossima!" salutò Satsuki tutti i membri della Kaijō - che naturalmente ricambiarono i saluti molto amorevolmente; infondo Momoi era una bellissima ragazza.
Aomine salutò a sua volta con un cenno della mano e la solita espressione annoiata stampata sul viso.
"Neh, Aominecchi, che ne dici di venire con me a fare due tiri?" gli chiese Kise all'improvviso, mentre gli altri si stavano avviando.
"Hm?" rispose lui, ignorando il sussulto che aveva appena sentito dentro.
"Dai, dai! Vedere quei quattro giocare mi ha fatto venir voglia! A te no?" lo guardò sornione. La cosa stupì Aomine un poco.
"Hm. Non particolarmente. Ho sonno." si limitò a dire, cominciando a camminare.
"Aominecchiii~!" quasi urlò il bel biondino, con quel broncio da ragazzino, che Aomine avrebbe volentieri preso a pugni quanto a baci.  
"Eddai, Dai-chan, perchè non andare? Vi fa solo bene allenarvi insieme come ai vecchi tempi!" intervenne Satsuki, sorridendo a Kise e dando una pacca sulla spalla ad Aomine.
Silenzio. Kise che annuiva tutto contento. Era così bello.
"Hah, e va bene. Preparati ad essere battuto da me, come al solito." si arrese alla fine Aomine.
"Yatta~!!" esultò Kise visibilmente compiaciuto. Ormai non faceva nemmeno più caso all'immenso ego del suo amico con i capelli blu.
"Bene, vi siete decisi! Io torno con gli altri, Dai-chan, ok? A presto Ki-chan!" disse poi Satsuki mentre li salutava e allo stesso tempo correva dietro agli altri ragazzi della Tōō.
I due ragazzi la salutarono a loro volta, poi si incamminarono per il vialetto alberato del palazzetto, uno di fianco all'altro.

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Il tramonto cominciava a farsi spazio, e il cielo stava prendendo le sfumature del rosso e dell'arancione.
Kise non disse una parola per i primi cinque minuti, e questo fece strano ad Aomine; solitamente Ryōta non se ne stava zitto un secondo. Forse in quel momento lo era perchè sentiva la pressione del dover giocare contro di lui da li a qualche minuto? Forse si stava preparando psicologicamente all'ennesima sconfitta? Forse-
"Aominecchi." quell'unica parola servì a bloccare tutti i suoi pensieri. Kise pronunciava il suo nome sempre molto allegramente, giusto? Allora perchè ora l'aveva detto in quel modo così... serio?
"Non ho voglia nemmeno io di fare qualche tiro, sai? Più che altro volevo rimanere solo con te per parlarti." finì la frase senza dare il tempo ad Aomine di rispondergli.
Parlargli... Di cosa?
Aveva scorto una punta di esitazione nella sua voce.
"Perchè l'ho notato, sai, Aominecchi?" riprese il ragazzo biondo.
"Hm? Cos'hai notato?" gli chiese l'altro, cercando di rimanere il più indifferente possibile. Anche ora, come prima, lo guardava con la coda dell'occhio. E aveva notato che lo sguardo di Kise era rivolto verso il basso.
"Che sei strano. Che ogni volta che ci vediamo fai di tutto per ignorarmi. Che non mi guardi nemmeno quasi più in faccia."
Aomine ne era certo, nel tono di voce di Kise c'era qualcosa di tremendamente dispiaciuto. E questo qualcosa lo rendeva tremendamente affascinante.
"E non dire che non è così, neh? Ti conosco fin troppo bene." concluse.
"Hm."
"Ti ho fatto qualcosa? Ti ho fatto arrabbiare per qualcosa che ho detto?" gli chiese con la voce rotta.
Aomine finalmente si decise a guardarlo in faccia.
Il profilo di Kise era sempre così bello, anche con quell'espressione dannatamente triste.
"N-no. Nulla di particolare." rispose esitante. Tornò a guardare la strada davanti a sè. Il parco dove c'era il campetto da basket era davanti a loro.
Kise tornò ad essere silenzioso, ma quell'espressione non gli si era levata dal viso.
Nel campetto c'erano alcuni ragazzini che giocavano allegramente a basket, così il ragazzo biondo andò a sedersi nella panchina li di fianco. Aomine lo seguì e gli si sedette di fianco, sbuffando.
"Perchè siamo venuti qui? Hai detto che nemmeno tu hai voglia di giocare..."
"Già, ma ho anche detto che volevo parlarti."
"Hm." tagliò corto Aomine.
Kise rimase in silenzio per qualche secondo, come se dovesse prepararsi un discorso mentale. Guardava i ragazzini tirare a canestro ma non li guardava veramente.
"Insomma, so che a volte quello che dico è stupido, ma non mi ricordo nulla di particolare che potrebbe averti fatto incazzare a tal punto, Aominecchi. Quindi ecco, se potresti dirmelo... Vorrei chiederti scusa, ecco." proferì, senza nessuna pausa, ma con una timidezza sincera.
Aomine lo guardò di nuovo, di nuovo quel profilo perfetto.
Sentì che qualcosa dentro di lui semplicemente si ruppe - era il modo adatto per dirlo? Non sapeva spiegarselo nemmeno lui, ma in quel momento sentì di potersi completamente lasciar andare. Solo che forse era meglio non farlo, giusto? Anzi. Probabilmente non era proprio il caso.
Eppure...
Sorrise con una tale naturalezza che quando Kise se ne accorse, arrossì violentemente.
"Non ridere! Sto cercando davvero di impegnarmi per capire che ti ho fatto!" sbuffò, voltandosi e dando le spalle ad Aomine.
Il quale, con un gesto totalmente inaspettato
- Che stai facendo? -
si sorprese nel mettergli un braccio intorno alle spalle e tirarlo verso di se.
- Sei impazzito? -
Kise volse la testa verso di lui, ancora un po' rosso per l'imbarazzo, ma più che altro con aria interrogativa.
"Non farti paranoie inutili, baka. Si, dici e fai spesso cose stupide, ma non c'è nulla che mi abbia fatto incazzare." gli disse.
"Hah? Davvero, Aominecchi? Ne sei sicuro? Allora perchè tu-"
"Lascia perdere." lo interruppe Aomine. "In realtà qualcosa c'è, ma non è colpa tua. E' colpa mia."
- Ok, Aomine Daiki, ora basta -
"Colpa tua?" chiese Kise ancora più curioso. Aomine stava guardando oltre la rete del campetto. Aveva notato che i ragazzini se n'erano andati e avevano lasciato la palla da basket sul bordo del campo. Non poteva abbassare lo sguardo, non poteva. Il viso di Kise era a pochi centimentri dal suo, sentiva i capelli biondi appoggiati sul suoi collo e questo era già abbastanza.
Lo spinse su con una leggera manata sulle spalle, e Kise si voltò con il resto del corpo verso l'amico e si mise a gambe incrociate, così da stare più comodo.
"Già. Sono io quello sbagliato qui, perciò lascia perdere." riprese Aomine.
Kise assunse un'espressione interrogativa al massimo.
"Che stai dicendo, Aominecchi? Spiegati!" lo incalzò.
Aomine sorrise di nuovo, e sospirando
- Questo è un grosso errore, non farlo -
guardò Kise dritto negli occhi. Quegli occhi dorati che, aveva notato, nell'ultimo periodo lo mandavano fuori di testa.
- Non dirlo -
"E' da un po' che i miei occhi ti vedono in un modo diverso." iniziò.
- Smettila -
"E' da un po' che mi sento... Attaccato a te in un modo strano."
- Basta -
Anche se la sua mente gli stava dicendo di smetterla, di finirla sul nascere, di evitare di dire cose ridicole, il suo cervello non gli dava ascolto.
"Credimi, mi sento un vero idiota in questo momento e non so come spiegartelo, Ryōta, perchè ancora non l'ho capito nemmeno io e-"
Fu allora che Kise lo interruppe bruscamente. Lo aveva ascoltato attentamente e senza batter ciglio, ma ora si era sporto in avanti e gli aveva messo una mano sulla bocca, coprendola. Lo guardava con gli occhi spalancati e il viso completamente rosso.
Aomine si stupì da quel gesto così brusco dell'amico.
"Aominecchi... E'... E' la prima volta che lo fai." la voce leggermente tremante.
Il ragazzo con la pelle scura stava cominciando a chiedersi cosa, quando Kise riprese a parlare.
"E' la prima volta che mi chiami per nome."
Aomine arrossì violentemente. Non si era minimamente reso conto di averlo chiamato Ryōta. Era solito chiamarlo Ryōta solo nella sua testa.
Qualche attimo di silenzio.
"Scusami Aominecchi, ma non ce la faccio." proferì Kise un secondo prima di sporgersi ancora più in avanti, togliergli la mano dalla bocca e baciarlo.
Un bacio quasi impercettibile, veloce, un leggero contatto tra le loro labbra.
Kise si buttò all'indietro, tornò a sedersi e si coprì la bocca con entrambe le mani, la testa bassa e il viso talmente rosso che i suoi capelli biondi risaltavano ancora di più.
Aomine era rimasto totalmente paralizzato. Il cuore gli stava scoppiando nel petto, ma non riusciva a muoversi, non riusciva a pensare.
- Che è successo? No anzi, è davvero successo? Sto sognando? -

---

Il tramonto era ormai totalmente padrone del cielo, ora rosso e arancione scuro, ed era bellissimo.
Senza dire una parola, i due ragazzi erano seduti l'uno vicino all'altro, e si tenevano per mano.
Il prendersi per mano era stato un gesto così naturale che l'avevano fatto inconsciamente.
Dopo quel piccolo ed impercettibile bacio, nessuno dei due aveva più proferito parola.
Aomine ancora stentava a credere che tutto ciò fosse reale.
Ma era dannatamente contento che quel baka di Ryōta avesse capito tutto senza che lui gli dicesse niente di esplicito. Era tremendamente una frana nel dire le cose importanti. E si era stupito che Kise fosse stato così perspicace nel capire i suoi sentimenti - era sempre lento come una scimmia per certe cose, tsk, pensava di averlo fatto incazzare per qualcosa che aveva detto -, ma soprattutto che... li ricambiava.
Perchè era così, vero?
- Certo che è così, idiota. Sei davvero più paranoico di una ragazzina alle prese con la sua prima cotta. -

"Neh, Aominecchi, posso chiamarti Daiki?" disse Kise all'improvviso. Erano almeno dieci minuti che entrambi erano in silenzio, Aomine si spaventò quasi dal tono di Kise, che era tornato quello spensierato di sempre.
"H-hah? Baka, puoi chiamarmi come ti pare!" rispose imbarazzatissimo, e facendo scoppiare Kise in una fragorosa risata.
Gli strinse la mano ancora di più, sembrava non avesse la minima intenzione di lasciarla.

Perchè infondo, c'era qualcosa di strano, nell'ultimo periodo, no?
Aomine Daiki l'aveva sempre saputo.


- fine.

 
  
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