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Autore: AxXx    10/12/2013    4 recensioni
In onore di tutti i caduti della battaglia di Hogwarts, che hanno combattuto con coraggio pur sapendo che sarebbero potuto morire.
In particolare a uno di loro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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                                       Un Pezzo di Anima sotto una coperta di Marmo
 








Ti svegli, hai avuto un incubo, sudi, accanto a te tua moglie che riposa tranquilla.

Lei, che ti ama.

Lei, che ti ha dato due bellissimi figli.

Lei, che ti sta sempre accanto.

Ma non può lenire il tuo dolore. Ti alzi in silenzio per non svegliare Angelina. Lei non deve vederti in quello stato. Non lo merita. Non è giusto che lei veda quanto dolore nascondi sotto quel sorriso che ancora sembra vero.

Quanto ancora riuscirai a nasconderlo?

TI alzi e controlli l’ora: lei sei e mezza. È ancora presto. Passi davanti alla stanza di Fred e a quella di Roxanne. I tuoi due angioletti. Anche loro dormono ignari, perché loro pensano che il loro papà sia un supereroe che sorride sempre e che non ha paura dei maghi cattivi.
Ma tu porti in te un dolore che nessuno può lenire.

Non è passato.

Sei anni, per quanto belli, non possono lenire il dolore di aver perso l’unica persona che era una parte di te.

Raggiungi il bagno e ti avvicini al lavandino, versando le lacrime che ogni mattina minacciano di uscire. Pochi secondi e alzi gli occhi.
Per un attimo ti sembra che sia davanti a te.
Ma poi ti accorgi che è solo il tuo riflesso e allora piangi ancora.

Perché tuo fratello è morto in quel modo?
Perché tu sei ancora vivo?
Perché non puoi più sentire la sua risata?
Perché non puoi condividere con lui gli scherzi e i sorrisi?

E poi ti rispondi da solo: Voldemort
Ogni secondo maledici il suo nome, quasi sperando che vengano a prenderti, come se il suo nome fosse ancora un tabù, ma non puoi. Puoi solo maledirlo, maledirlo ogni mattina. Piangi la morte di tuo fratello, ma mai tornerà.

Hai vissuto una vita piena, ma senti come se ti avessero strappato una parte dell’anima, come se un dissennatore ti avesse baciato senza finire il lavoro. Un dolore che ogni mattina ti lacera e che nascondi.
Nascondi quel dolore atroce perché non te lo puoi permettere. Fingi perché non vuoi preoccupare i tuoi figli, non vuoi rattristare tua moglie. Il negozio deve andare avanti e tu devi sorridere, un sorriso forzato, fasullo.

Se qualcuno ti guardasse negli occhi lo capirebbe: perennemente lucidi, il riso non arriva fin lì. Rimangono tristi vacui e feriti.
Ma tu non vuoi che la gente lo faccia.
Nascondi la tristezza dietro le risate perché Fred non lo vorrebbe.
Cosa direbbe lui se ti vedesse piangere la sua fine?
Probabilmente farebbe una battuta pungente o riderebbe per il modo buffo con cui ha perso la vita.
Lui era fatto così: rideva sempre, anche delle cose più brutte. Guardava il lato positivo, non perché fosse stupido, ma perché una risata rendeva tutto più vivibile, più luminoso.

Lui faceva intravedere la speranza di un domani migliore in un oggi oscuro e triste.

Ma senza di lui come fai?

 
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[Un mese dopo, Hogwarts]


“Ecco, l’abbiamo messo qui.” Spiega Neville aprendo la porta su una stanza piena di cianfrusaglie coperte di teli polverosi.

“Non importa… dammi un ora.”

Lui ti lascia e tu rimani lì, a fissare l’oggetto che si erge al centro della stanza: un grosso spettro finemente lavorato, alto più o meno due metri, con un vetro lucido e pulito. La cornice d’oro che lo ricopre è polverosa, abbandonata a se stessa per chissà quanti anni.

Non sei ancora abbastanza vicino, ma già intravedi qualcosa.

Il tuo riflesso affiancato da un ombra appena accennata.
Ti torturi, ogni anno, a fare quella specie di rituale.
Potresti andartene, potresti scappare, potresti fuggire… evadere da quella trappola: un sogno irrealizzabile che tu stesso hai costruito intorno a te.

Ma non ce la fai.

Ti avvicini e lo vedi.

Tuo fratello.

Lo vedi come se ti fosse cresciuto accanto. Ogni lentiggine, ogni brufolo, ogni imperfezione sono simili alle tue.
Non è cambiato.
Il suo riflesso ti sorride astutamente, come faceva sempre prima di fare uno scherzo.
Lo guardi come se potessi toccarlo, abbracciarlo, sorriderli di nuovo…

Ma non puoi.

Puoi solo vederlo, guardarlo e osservarlo.
Ma è solo uno spettro.

“Questo specchio non da né conoscenza, né vita.”

Mai furono dette parole più vere.

Ma tu sei diverso, piangi,  ti inginocchi davanti a quel riflesso perché vorresti, con tutto il cuore, riavere tuo fratello accanto.
Un pezzo di te.
Un pezzo della tua anima.

E ricordi.

Ricordi ogni singolo scherzo che avete fatto. Sempre insieme, mai da soli.
Una Regola di vita per voi: per fare gli scherzi dovevano essere fatti insieme. Potevate farne due in due posti diversi, o magari in tempi diversi, ma non vi nascondevate mai nulla; se uno faceva uno scherzo, anche l’altro lo sapeva.
Eravate così uniti che, spesso bastava uno sguardo e capivate tutto: l’ora, il luogo e cosa volevate fare. Perché avreste dovuto quando le vostre anime erano legate?

E tu li ricordi come se li avesse fatti tutti insieme.

I primi anni, quando scappavate inseguiti da Hagrid per la foresta proibita.
Il terzo anno quando eravate andati a prendere Harry con la macchina volante, in barba a ogni regola del ministero della magia e lo avevate preso in giro per tutte le false dicerie che lo riguardavano come Erede di Serpeverde.
Il quarto, quando avevate dato ad Harry la Mappa del Malandrino, vostra guida in tanti anni di scherzi.
Il Quinto anno durante il quel avevate tentato di partecipare al Torneo Tre Maghi finendo per avere due bellissime barbe che facevano invidia a quella di Silente.
E il sesto, un anno glorioso, quando tutta Hogwarts era stata invasa dai vostri scherzi, in barba alla Umbridge

“Mi dispiace fratello.”

Lo guardi e lui fa altrettanto.
TI poggia una mano sulla spalla destra.
Ti sembra quasi di poterla sentire oltre il tessuto del gilet.

Lo guardi e lui sorride, un sorriso triste, ma pieno di speranza.
E tu lo capisci, perché l’hai sempre capito.

In effetti potrebbe significare un sacco di cose: “Non preoccuparti, fratello, non piangere per me, io sto bene, sorridi, sarò sempre con te, io sto bene, non ti arrendere.”

Ma per te quel sorriso significa una cosa sola.

“Ti voglio bene.”

 
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[Giardino di Hogwarts, cimitero di Silente]


Cammini a testa bassa, superando le lapidi.

Sessanta lapidi.

Sessanta morti, che riposano accanto al loro mentore.
Il loro maestro.
Il loro protettore.
Il loro simbolo.
Il loro condottiero, che li aveva spinti a combattere anche dopo essere morto.

In fondo a quel cimitero c’era la Tomba di Silente.

Quel cimitero era stato eretto pochi mesi dopo la sconfitta di Voldemort. Kingsley aveva insistito affinché i cinquanta caduti della battaglia, più alcuni eminenti combattenti del Mondo Magico riposassero in un luogo degno, accanto al più amato e potente preside. Un preside che la maggior parte di loro avevano anche conosciuto, ammirato, seguito e amato.

Passi come un fantasma, tra le tombe dei caduti.

Un pugno ti colpisce al petto, quando vedi una tomba a te familiare: Conin Canon. Così giovane e così coraggioso da avere il coraggio di sfidare i mangiamorte, pagando con la vita la vittoria.

Un altro pugno: la tomba di Remus e Tonks.
C’eri alla loro sepoltura.
Erano stati sepolti accanto, uniti, con le mani giunte in un ultima stretta.
Una stretta che neanche il gelo della morte avrebbe sciolto.

Ne senti un altro quando vedi la tomba di Moody.
Quanto avevi imparato da lui. Auror senza eguali, coraggioso e potente.
Aveva affrontato così tanto maghi oscuri che sembrava impossibile che fosse morto.
Una colonna portante all’interno dell’ordine, maestro e combattente, ammirato e temuto al pari di Silente.

Poi vedi la tomba di Sirius e anche quella è un ago piantato brutalmente nel petto.
Un uomo così coraggioso da sfidare il suo lignaggio e mettersi contro Voldemort.
Era un brav’uomo: li aveva ospitati in casa sua, dandogli da mangiare, rifugio e consiglio. Un mago abile che non esitava mai, sempre pronto a buttarsi nella mischia per difendere chi ama.
Alla fine era caduto proprio per quello.
Ma era morto con onore, andandosene senza rimpianti.

E poi arrivi al tuo obbiettivo: Fred Wesley.

Ti inginocchi e guardi quella lapide.
Lì è sepolto un pezzo della tua anima.
Lasci un fiore, come ogni mese, sempre lo stesso.
Lo saluti, gli parli, provi a fare due battute, ma il groppo alla gola ti impedisce di parlare.
Una lacrima bagna la superficie di marmo.

Anche se sei andato avanti nella tua vita, una parte rimarrà sempre sotto quella coperta di marmo.

“Addio, fratello. Riposa in pace. Ti voglio bene anche io.”
 
 
 
 
 
 
 

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Angolo dell'autore:

In onore dei cinquanta caduti di Hogwarts, caduti per difendere il mondo magico, combattendo fino alla fine, pur sapendo che alcuni di loro non sarebbero sopravvissuti.
E a uno, in particolare: Fred Wesley.
Riposa in pace.

 
 
 
 
  
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