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Autore: Hydrogen96    10/12/2013    0 recensioni
«Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.»
C'è ancora una storia da raccontare.
«Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.»
Una storia parzialmente taciuta.
«Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense.»
L'inizio di una fine.
La fine di un inizio.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dante Alighieri, Virgilio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.»


C'è ancora una storia da raccontare.


«Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.»


Una storia parzialmente taciuta.


«Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense.»


L'inizio di una fine.
La fine di un inizio.


 


Quando il Poeta varcò la porta dell'inferno, dopo aver attraversato la selva oscura con passo travagliato e il limbo, mai si poté aspettare cosa avrebbe trovato.
Tutto il dolore che conosceva nel mondo terreno, seppur agonizzante per coloro che ne soffrivano, parve un lento e dolce supplizio a confronto del vero male che vide.
Quel male necessario per punire coloro che a loro volta avevano peccato, almeno, fino al giudizio universale.
Il primo cerchio, il Limbo, era riservato a coloro che non avevano ricevuto il battesimo, ai quali non veniva inflitta nessuna punizione, ma nemmeno potevano gioire della visione di Dio.
Nel secondo cerchio incontrò Minosse, che in vita sedeva sul trono di Creta, re giusto e saggio.
Ora sedeva davanti al cerchio dei Lussuriosi, «Che la ragion sommettono al talento».
Ascoltava i peccati delle anime, le quali non potevano nascondergli alcunché. Una volta uditi i loro peccati, arrotolava la coda da serpente in tante spire quanti erano i cerchi ai quali i peccatori erano destinati.
Vide Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Achille piè veloce, Paride e Tristano, e molti altri ancora brancolavano nel vuoto, in direzione di un tagliente vento al quale non potevano opporsi in alcun modo.



«O anime affannate,
venite a noi parlar, s'altri nol niega!»


Così Dante, tra tutte le anime con cui poteva parlare, scelse quelle due, legate insieme. Legate strette nella fredda bufera. Non sapeva chi fossero, non dal principio, ma erano unite. Così salde da parere una sola grande anima.
Quelle due, fluttuando e volteggiando, si diressero verso di lui, guidate dal tagliente vento, per sentire cosa il viaggiatore avesse loro da dire, per rispondere alle domande che avrebbe posto, o forse, per narrar la loro triste vicenda, di come furono puniti per il loro peccato, oppure di come si sono amati, per sempre, anche oltre la morte.


Così come in vita si lasciarono travolgere dalla passione, così nella morte sono travolti dalla tempesta.
 
   
 
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