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Autore: _volpina_    10/12/2013    3 recensioni
Achille non raggiungerà mai la tartaruga.
Allora le parole del vecchio Antiochio risultavano ridicole persino alle sue orecchie di bambina, ma non questa volta. Di certo non era così.
Achille non raggiungerà mai la tartaruga, come quest’ago non trapasserà mai il mio petto.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Perfetta.
Semplicemente perfetta, la giusta definizione per un oggetto di tale bellezza può essere solo questa.
L’ago diritto e lucente alla luce della luna, innestato sul corpo cilindrico cavo che racchiude il siero verde brillante; la canna dello stantuffo in metallo battuto, pronta per l’ultimo colpo; l’impugnatura in tre cerchi perfetti e fissati insieme per adattarsi perfettamente alla presa: un’arma sottile, insospettabile. Letale.
No, non devo pensare in questo modo, esaltarla non mi servirà a nulla…in effetti, ci sono delle macchie scure -incrostazioni di sangue rappreso, forse?- sul becco, proprio vicino all’innesto dell’ago, mentre l’impugnatura si è deformata con il tempo e i cerchi si sono schiacciati per adeguarsi alla mano. Inoltre è graffiata un po’ su tutta la superficie e lo stantuffo pare anche leggermente piegato verso sinistra.
Che sciocca. Farmi spaventare da una cosa tanto innocua e malandata.
Inoltre non mi devo preoccupare, anzi non sono preoccupata: quell’ago non raggiungerà mai il mio petto.

¤¤¤

Aria di festa a Roma, aria di risate e di stupore.
Sono arrivati i Commedianti!
Venite, bambini! Venite, massaie! Venite, miei cari signori! Venite a scoprire cosa vi riservano i Commedianti!
Stupitevi davanti all’uomo che sa imitare ogni voce! Rabbrividite davanti all’orrore di vedere due esseri intrappolati in un solo corpo umano! Commuovetevi per la voce d’usignolo e la grazia dei movimenti della Farfalla!
Venite, osservate, stupitevi!
Una fanciulla vestita sgargiante e di leggero raso celeste si separa dal carro dei Commedianti danzando sinuosamente: di incarnato olivastro, i lunghi capelli castano scuro, trattenuti solo sul capo da una ghirlanda di margherite e non-ti-scordar-di-me, le scendono lungo la schiena e incorniciano le gentili forme.
Non è bella, ma ha quel tratto tipico delle donne orientali, quel fascino che seduce, quella punta di mistero che incanta.
Si avvicina a passo danzante e sinuoso a una figura vestita di scuro, senza un lembo di pelle al sole; una maschera dal becco lungo, simile un grottesco uccello, le rivolge uno sguardo impassibile, ma dietro le lenti scure due occhi altrettanto scuri la studiano.
Gli sorride sorniona e danza intorno a lui, i veli di raso che lo sfiorano senza toccarlo mai in un vortice ipnotico di colori; il carro si è fermato, perché la Farfalla sta danzando per un cerusico: le note dolci dei flauti, i rulli leggeri dei tamburelli e i tintinnii dei sonagli riempiono l’aria solo per loro. La fanciulla ferma la danza in fronte al cerusico e gli rivolge un leggero inchino, tacito ringraziamento per essere stato il suo pubblico per quell’improvvisato spettacolo, quindi chiude gli occhi e socchiude le labbra; i musici cessano di far cantare gli strumenti, perché nessuna melodia può starle al passo.
La Farfalla canta, e molti si chiedono perché  non si chiami Angelo o Sirena, alcuni piangono, altri si lasciano trasportare dalla melodia e persino le grida chiassose dei bambini sono mutate in fiochi mormorii di stupore.
Per un istante, un brevissimo istante, tutta Roma tace per ascoltare la voce d’usignolo di una semplice commediante, né troppo bella, né troppo appariscente, e persino il cerusico, quello strano cerusico con una croce rossa sulla spalla, freme nell’ascoltare quell’insulsa melodia.
La Farfalla tace e il pubblico scoppia in un applauso fragoroso, qualche fiore di campo vola nel cerchio di persone che la stringe e la riempie di complimenti; arrossisce lievemente, ma la carnagione non lascia trapelare nulla di quel casto rossore.
Si inchina un’ultima volta al suo pubblico e ritorna fra i suoi commedianti, ma una presa salda le afferra il polso.
«Qual è il tuo nome?»
Una voce apparentemente roca, coperta dalla pesante maschera, le rivela la presenza di un giovane dietro tutta quella stoffa e quei bardamenti.
«La Farfalla.»
La presa si stringe intorno al suo polso per un breve istante.
«Il tuo vero nome.»
La commediante sorride e scivola via dalla sua presa, rivolgendogli un breve inchino prima di volgersi nuovamente verso il carro.
«Il mio nome è Hyam.»

¤¤¤

Non devo avere paura.
Anche se sembra aver accorciato lo spazio che lo separa dal mio petto, l’ago non mi raggiungerà mai.
Perché Achille non può raggiungere la Tartaruga.

 

Questo non è un bel racconto; potrebbe essere scritto bene, potrebbe emozionarvi, potrebbe invece non piacervi per nulla, ma non è un bel racconto.
Questa è una storia brutta, perché è una confessione bugiarda; per questo, pur essendo la mia prima fanfiction, non provo né felicità, né orgoglio per me stessa, ma solo senso di colpa.
Di una cosa siate certi: nessun nome e nessun personaggio sono stati scelti a caso, nemmeno quello di Hyam che pare tanto campato per aria e tantomeno ho campato per aria
Achille e la tartaruga, ma vi chiedo di avere pazienza.
Dunque, siccome questa è una storia brutta, invece dei soliti ringraziamenti chiederò scusa ai diretti interessati: chiedo scusa a te, Veronica, perchè ti cito qui quando in realtà vorrei ringraziarti perché sei stata la mia ‘mentore’ e perché tutt’ora sei il mio modello e il mio ostacolo da superare (un giorno o l’altro ti lascerò senza parole io e non tu come fai sempre, mannagg-); chiedo scusa a te, Stefano, che non leggerai mai nulla di tutto questo, anche se dovresti farlo; e chiedo scusa a te, mio sventurato lettore, perché ti sei dovuto subire questa sviolinata. La prossima volta ti avviso fin dall’inizio di quest’angolo di autore.
Un mare di saluti c:
_volpina_

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