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Autore: solomonty    10/12/2013    0 recensioni
Attenzione spoiler 5x10.
Missing moment della 5x10.
Un modo diverso di vedere le cose... perché, forse, non tutto è quello che sembra.
Dall’incipit:
Accanto a lei il letto è vuoto; passa una mano sul lenzuolo e sul cuscino: è anche freddo; è ancora frastornata e si chiede da quanto è sola.
Cerca di mettere a fuoco quello ch'è accaduto; si guarda intorno e vede i suoi vestiti a terra alla rinfusa.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kensi Blye, Marty Deeks, Max Gentry
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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The frozen lake reloaded


Accanto a lei il letto è vuoto; passa una mano sul lenzuolo e sul cuscino: è anche freddo. È ancora frastornata e si chiede da quanto è sola.
Cerca di mettere a fuoco quello che è accaduto; si guarda intorno e vede i propri vestiti a terra, alla rinfusa.
Ricorda la mano di lui che la ferma mentre sta per togliersi la camicia.
"Voglio che la tieni così, sbottonata… il resto toglilo, ti dico io quando fermarti" aveva detto e lei aveva ubbidito.
Ricorda i suoi occhi seguirla in ogni movimento e quanto questo l’avesse eccitata.
S’era tolta i pantaloni e sfilato il reggiseno lasciandosi guardare trattenendo il respiro, emozionata, timorosa eppure impudica.
"Va bene così" l’aveva fermata; poi le aveva preso le mani e se l'era messe addosso.
Al ristorante lui aveva modulato la voce quel tanto che era bastato per dirle quella frase ed era stato come se avesse detto "apriti Sesamo". Anni di dubbi svaniti all'istante e con il cuore a 3000 era andata sotto casa sua. Le camminava davanti con le chiavi in mano e quel ballatoio le era sembrato non finire mai.
La frase, gli occhi… giura, era Deeks; ma a casa… le mani su di lei, quel modo di guardarla e di parlarle...
Sotto le lenzuola Kensi è agitata: non sa con chi ha fatto quello che ha fatto.
Si alza seduta e con un gesto ampio scansa il lenzuolo.
Dove sono le mie mutandine? si chiede. Fa mente locale e ricorda. Dovrebbero essere ai piedi del letto, ero lì quando me le ha tolte.
Infatti, lì le trova. Svelta le indossa e quando si gira a guardare i cuscini si rende conto che ha dormito nella parte sinistra del letto.
In quel preciso istante capisce che quello che ha fatto l'ha fatto con Max.
Deeks, con la sua infinita tenerezza l'avrebbe lasciata dormire a destra, come piace a lei e avrebbe rinunciato volentieri a dormirci lui.
Max, no.
Si veste di corsa, in preda alla confusione e fa appena in tempo a darsi una sistemata che sente aprire la porta. 
Monty rientra con lui e contento, corre a farle le feste.
Kensi s'affaccia nel soggiorno e vede quell'uomo così misterioso poggiare la tavola addosso al muro e mentre le passa accanto, la pelle le si riempie di brividi. Lo trova dannatamente bello, la confonde, ha ancora il suo odore addosso; in quella girandola di sensi, lo segue con lo sguardo.
Max si sente osservato e si gira a guardarla aspettando una probabile domanda che non arriva e allora le fa un gesto.
"Faccio la doccia... puoi fare colazione se vuoi" le dice sparendo in bagno.
Non molto tempo dopo compare in cucina in maglietta blu col cappuccio e jeans e lei, bevendo il caffè, si rammarica di non averlo visto nudo ancora una volta. Sorride piacevolmente imbarazzata di se stessa.
"Vuoi una tazza di caffè?" gli chiede con tono gentile cercando di camuffare quel pudore che in certe situazioni si ha la mattina dopo.
"No, grazie… ho già mangiato" le risponde. Pulisce il filtro del caffè e prepara il sacchetto della spazzatura da portare fuori.
Kensi sorride pensando che le vecchie abitudini non muoiono mai: anche Max è un patito dell’ordine e della pulizia. 
"Sei andato in spiaggia" dice lasciando la frase a metà invitandolo a proseguire.
"Esco con la tavola tutte le mattine… tu dormi fino a tardi, vedo!" esclama guardando l’orologio.
Kensi guarda il proprio, sono le 8.30. Poi alza gli occhi su di lui, attenta a non tradire l’agitazione che ha.
"Senti… per quello che è accaduto" esordisce ma lui l’interrompe.
"Sì… è meglio arrivare ognuno per conto proprio" le parla sopra. La guarda increspando le sopracciglia poi ride. "Dai, faremo gli impacciati così ci beccheranno subito e saranno tutti contenti" dice muovendo la testa.
Kensi scatta nervosa ridendogli dietro. "Assolutamente, no" ribatte sbracciandosi, "non lo puoi fare… non voglio che si sappia" e il suo tono è tra il divertito e il preoccupato.
Lui fa un gesto con la mano come a scacciare qualcosa.
"Va bene, come vuoi… io vado, così arrivo prima" si china leggermente, prende il sacchetto che ha preparato e in un attimo chiude la porta di casa dietro di sé.
Lei resta lì in cucina non raccapezzandosi su quello che è appena successo, poi, svelta corre in bagno per la doccia più veloce che abbia mai fatto. 


Quando arriva in ufficio, Kensi non fa neanche in tempo a cambiarsi che sono convocati. È furente con Max perché ha caricato talmente tanto la sua messinscena che, ovviamente, Callen e Sam hanno mangiato la foglia; nota che in sala operativa lui se ne sta dall’altra parte del tavolo distante da lei.
Quando sono in macchina, mentre raggiungono l’hotel nella speranza di trovare la chiavetta usb, vorrebbe stare zitta ma non ce la fa.
"Perché fai così… lo fai apposta?" chiede mentre Max imita le sue smorfie prendendola in giro.
"Ma cosa vuoi che gliene importi" ride, per niente preoccupato.
"Non voglio che ci vada di mezzo la mia professionalità, ci tengo al mio lavoro e non mi piacciono le chiacchiere" replica un poco corrucciata.
Max s’accomoda meglio sul sedile e la guarda con pazienza.
"Rilassati, Kensi" lo dice che non sembra un consiglio. 
Lei è ancora confusa e non lo nasconde. Fatto, questo, molto anomalo; è riservata addirittura con se stessa e tutte quelle sensazioni discordanti che prova sono nuove.
"Avrei voluto mantenerlo privato… almeno per un po’" quasi sussurra.
All’improvviso Max s’acciglia, la guarda stupito.
"Ma di cosa parli?" chiede davvero incuriosito.
"Poteva rimanere nostro… che fretta c’era?" risponde lei guardandolo con un misto di complicità e rossore.
"Kensi, di cosa parli?" chiede di nuovo. 
"Di quello che è successo… di noi" e il suo cuore perde un battito, perché stavolta l’ha detto... l’ha detto a voce alta.
Max si gira sul sedile, con i movimenti impediti dalla cintura e dal giubbetto antiproiettile, si volta verso di lei e allarga le mani.
"Di noi?" ribadisce osservandola.
Lei se ne accorge e lo guarda; i suoi occhi sono grandi e tradiscono la sua emozione. Max scuote la testa con disappunto.
"Kensi… sono io, sono Max… non guardarmi così, non è cambiato niente" dice a voce bassa.
Lei strabuzza gli occhi, scuote la testa perché si rifiuta d’aver sentito quello che ha sentito.
"Come? cosa?" quasi balbetta mentre lui la guarda incredulo.
"Come… fanno gli adulti, cosa… è sesso… nient’altro" le spiega come se avesse sei anni.
Stringe le mani sul volante, Kensi e serra la mascella; lui s’è già girato e guarda avanti la strada.
"Andiamo… sii onesta almeno con te stessa… sapevi bene che ero io".
"Al ristorante, quelle parole… non eri tu, era Deeks, lo so."
"Martin è tanto lontano, t’ho già spiegato che non te lo farò incontrare… che fosse lui te lo stai inventando, stai trovando una giustificazione a quello che hai fatto… sei una donna adulta, non ti devi giustificare; abbiamo fatto sesso, mica una rapina in banca" la sua calma è disarmante. Poi scoppia a ridere; "se vuoi possiamo pure farla… una rapina in banca" conclude coprendosi la bocca con una mano.
Anche lei guarda dritta davanti a sé.
"Quel ristorante… sembrava un appuntamento" cerca spiegazioni.
"È uno dei miei preferiti: ci vado ogni tanto, fanno un ottimo roast beef, mi piace mangiare in compagnia e potevo fregarmi un paio di piatti… che fosse un appuntamento hai voluto crederlo tu" la voce è ferma, senza esitazioni.
Un pugno nello stomaco sarebbe una passeggiata, sicuramente sarebbe più sopportabile! Fa molto male quello che le sta dicendo e lei non se ne fa una ragione.
"Perché mi hai invitata a casa tua?" chiede nascondendo a se stessa la speranza di una risposta benevola.
Max alza un sopracciglio e le spalle; muove la bocca come fa sempre Martin quando sta riflettendo.
"Onestamente non pensavo mi prendessi sul serio… sai chi sono e che cosa faccio qui" le spiega senza darle quello che vuole. 
Allora ci prova ancora perché spera che il suo partner sia lì vicino, da qualche parte ad ascoltarla, pronto a soccorrerla.
"Perché sei stato con me?" domanda l’azzardo più grande.
"Perché sono fatto di carne" risponde con una freddezza agghiacciante.
Se potesse, Kensi Marie Blye, lo sgozzerebbe lì. Riesce a farle provare tutto e tutto alla massima potenza.
Ne è sedotta e disgustata. 
"Fai schifo" gli dice tra i denti.
"E tu sei un’ipocrita" risponde senza guardarla.
"Perché ho pensato che fossi lui?" dice la verità senza riserve.
"Macché, è perché fai finta di essere stata irretita" il suo tono non è più paziente.
"Non fingo, è così che mi sento" spiega ma lui scuote la testa infastidito.
"Ipocrita, appunto… non t’ho ingannata, sapevi cosa stavi andando a fare e con chi… non puoi farmene una colpa se ti sei divertita… t’ho sentita, quanto t’è piaciuto" la guarda con occhi severi.
"Sei pessimo" sibila ancora poi sterza e inchioda a pochi metri dalla macchina di Callen e Sam.


Sulla strada del rientro il silenzio tra loro è molto pesante. Max tiene gli occhi alla strada, è contrariato e scocciato. Fa una smorfia con la bocca.
"Non mi colpire più" dice perentorio.
"Penso proprio di averne il diritto" risponde accigliata.
"Non hai diritto di niente… adulti e consenzienti… smettila di fare la vergine deflorata e non t’azzardare mai più a colpirmi o la prossima volta ti sparo in testa" replica esasperato e chiude lì il discorso. Non si parlano più fino all’OPS.


Quando sono in macchina verso la casa galleggiante, la scena sembra esattamente come quella di prima.
In silenzio, Kensi scuote la testa seguendo i propri pensieri; il comportamento di Max la destabilizza: non lo capisce, è contraddittorio… o forse è lei che vuole vederlo così e lui si comporta esattamente come deve per fare quello che vuole fare.
"Mi hai seguita in sala tiro" comincia quasi sottovoce.
"Ti comporti da ragazzina davanti a tutti, mi guardavano… che potevo fare?"
"Hai detto quelle cose e ti sei gettato su di me quando quegli spari hanno infranto i vetri della finestra" dice cercando di nascondere la speranza.
"Lo sai che mi diverto a fare la parte… come dire che ieri non avrei esitato a sparare e oggi, sì… ancora non hai capito fin dove posso arrivare? non vuoi scendere dalla tua nuvoletta rosa, vuoi scambiare pensierini romantici con me... io t’accontento, ti dico tutto quello che vuoi sentire, non mi costa niente… anche se mica ho capito tanto bene tutta la metafora del lago ghiacciato."
Kensi per un po’ rimane in silenzio poi, preoccupata, lo guarda.
"Non posso stare così… non voglio vederti né starti accanto" ammette quasi più con se stessa che con lui.
"Allora, sparisci" le dice secco.
"Come sarebbe a dire?"
"Parti, vai via, vattene. Chiedi a Hetty di mandarti in missione da qualche parte."
"Non è così semplice" lo dice con una voce tanto stanca, non ne può più di starlo a sentire.
"Ma dai… c’è sempre bisogno di qualcuno che vada in qualche missione; inventati problemi con tua madre o cose del genere. Piagnucola e vedrai che ti accontenterà" afferma sfacciato.
"Deeks non farebbe mai quello che fai tu" gli dice scuotendo la testa.
"Deeks… l’uomo senza nome… e no, Martin non lo farebbe… lui è così… perfetto."
"Come ti permette tutto questo?"
"Quando hai la mente e il corpo così tanto stanchi, non hai una gran voglia di lottare. E, fidati, dovrebbe lottare tanto, troppo, contro di me che sono la sua parte cattiva e buia. Come può? In circostanze simili tu saresti integerrima? Guardati… stai dando di matto per una scopata… con che coraggio parli, che domande fai? So bene che non approva quello che faccio ma non m’importa; se devo scegliere tra il resto del mondo e lui… io scelgo lui, sempre e per sempre, che gli piaccia o no" cerca di spiegarle, dopodiché s’ammutolisce finché non arrivano.


Di ritorno dall’aeroporto, Kensi aspetta che Max esca dalla sala delle armi per poter parlare con Hetty. Deve assolutamente essere convincente: lo sconforto che prova, non può prendere il sopravvento. Anzi, a farlo dovranno essere i nervi e l’umiliazione che sente. 
Quando Max esce le dà un’occhiata veloce e sorridendole contento alza il pollice.
Le basta vedere la contentezza su quel volto che le piace tanto per convincersi oltre ogni ragione; non può più stare accanto a quell’uomo: lo desidera e lo detesta. Questa situazione per lei è insostenibile e determina un’unica possibilità.
Quando entra, Hetty alza lo sguardo su di lei un po’ sorpresa ed è tutta orecchi quando inizia a parlare.
"Ho bisogno che mi ascolti, Hetty… non posso scendere nei dettagli e voglio che ti fidi di me… non sto bene qui, ho problemi seri, personali. Vorrei essere mandata in missione; avrei voluto parlartene stamattina ma non è stato possibile" dice tutto d’un fiato.
"Perché tutta questa fretta?" Henrietta Lange alza un sopracciglio.
"Sono settimane che ho questo groppone… non so… so solo che non ne posso più. Mandami via, fammi partire ora, adesso."
"Non mi sembra il caso, signorina Blye, siete nel bel mezzo di una missione."
"Allora stasera, domani mattina… trova dove mandarmi, qualunque posto andrà bene." L’impazienza nella sua voce non è finta.
"E il suo partner?" chiede curiosa.
"Non sa niente di tutto questo né deve saperlo… lo ringrazio per il suo supporto ma ha così tanto da pensare ai suoi guai, alla sua convalescenza, che non posso chiedergli questo impegno… Hetty, voglio solo andarmene" le risponde svelta, mollando quell’ultima frase a gettare scompiglio.
"Andarsene in che senso?" e stranamente, Hetty sembra abboccare.
"Non voglio stare qui a LA, a casa mia, con mia madre… mandami fuori, subito."
"È assolutamente certa?" Hetty la guarda seriamente; cambiare le carte in tavola all’improvviso, spesso cambia al meglio le situazioni; tutte le situazioni. Anche quella che si è palesata dalla mattina.
Kensi la guarda seria e determinata risponde.
"Assolutamente." 
L’agente di mille battaglie prende un respiro.
"Le farò sapere, allora" dice solenne. E pensa che il file "White Ghost" potrebbe aver trovato un agente. 
Hetty conosce Kensi e sa che la sua smania va assecondata altrimenti esploderà in maniera anomala. Granger andrà con lei, la terrà d’occhio; dopo l’affare di suo padre tra loro si è instaurata una complicità particolare; non sarà sola.
Hetty prende d’istinto la decisione: Kensi partirà quella sera stessa poi penserà a Deeks e a Callen e Sam.


Prima di uscire per dirigersi al Talita’s, Kensi raggiunge il suo partner che sta sistemando la valigetta per la sua copertura. 
"Non ti arrendi, Fern… oh, hai notato che mi sono presentato come Max, sì? e complimenti, mi sei venuta dietro… sembravamo a teatro… abbiamo improvvisato" le dice ridendo ma lei è seria. 
"Hetty mi darà l’ok, sarai contento" parla senza tono non curandosi dell’ennesima cattiveria.
"Perfetto! anche se ammetto che la tua partenza limita il piacere della mia vendetta." 
"Mi allontani dal mio mondo… più vendetta di così!" sorride amaramente mentre lo dice.
"Hai ragione… del resto quasi quattro anni di merda tirata addosso non sono uno scherzo neanche quello… e quella missione maledetta" replica subito, pungente e sprezzante.
"Sei la persona più cattiva che conosco" c'è un gran rammarico nella voce della giovane donna.
Max smette di sorridere all’improvviso poi curva in giù le labbra come fosse nauseato.
"Anche tu sei stata cattiva con Martin" risponde secco guardandola dritta negli occhi. Poi si volta, chiude la valigetta e si muove per andarsene. "Devo andare a lavorare, posso scendere dalla nuvoletta?" chiede scocciato.
"Dovrai fare finta di non sapere niente della mia partenza" lo ignora ancora.
"Tranquilla… sono bravissimo a fare la faccia da pesce lesso" e le fa l'occhiolino.
Prende il corridoio ed esce per andare a presentarsi come Marty Finch; gli piace tanto tornare a fare l’avvocato, anche se per finta!


Le vibra il cellulare in tasca e con sorpresa lampeggia il nome di Deeks.
"È successo qualcosa?" non resiste dall’essere allarmata.
"Ho capito il significato del lago ghiacciato, Fern" la sua voce è squillante e allegra.
"Mi stupisci, Max" la sua per niente.
"No, no… stammi a sentire… me l’ha spiegato il piccolo Gurkha… siete voi il mio lago ghiacciato… e mi ha detto come raggiungere il mio scopo senza che il ghiaccio s’infranga… adesso so come portare a termine la mia vendetta… con calma, un passo dopo l’altro" quasi grida euforico.
"Sei felice" constata tristemente.
"Oh, sì… e tu sei il primo di questi passi… quando avrò finito con gli altri, verrò a cercarti di nuovo… so che mi aspetterei, Fern… sei stata una stupida… tutto quello che hai provato stanotte, oggi e che stai ancora provando... nonostante tutto, mi hai chiesto pazienza, mi hai chiesto di vederci, vuoi parlare della "cosa"… se tu l’avessi detto a Martin a tempo debito, se tu gli avessi detto quello che provi per lui senza far passare tutti questi anni… se tu fossi stata sincera con lui come lo sei con me… forse tutto questo potevi risparmiartelo, forse potevi essere felice… forse potevate essere felici insieme" e forse, per la prima volta, lei lo sente sincero.
Kensi non parla, non gli risponde; se apre bocca potrebbe piangere e proprio non le va di farlo con quella belva. Lo sente respirare e per un attimo la mente dimentica tutto il resto e ricorda la notte appena passata e il suo respiro su di lei.
Si scuote e si caccia in gola un colpo di tosse.
"C’è altro?" chiede sfinita.
"T’avvertirò che sto arrivando… spero di non trovarti."
 Lei non replica, si limita a spingere il tasto rosso sul suo cellulare. Se dio vuole, la giornata è finita.


Mentre cammina dietro a Granger rallenta il passo quel tanto per riuscire a fare una telefonata senza essere ascoltata.
Quando Max le risponde un brivido le corre per tutto il corpo.
"Sto andando via e non m’incontrerai" dice a voce bassa, lui ride divertito.
"Invece io sto andando in ufficio, per l’ultimo atto di questa farsa... domani ne inizia una nuova... mantieniti in salute, Kensi Blye, non ho ancora finito con te" e chiude la comunicazione senza battere ciglio.
Lei regola la respirazione, alza e abbassa il diaframma lentamente, il cuore le batte così forte, che sembra voglia scoppiare; forse, quella, è l’ultima volta che ha sentito la voce del suo partner.
 

Dopo che Hetty si è allontanata, Max resta lì, in piedi, poi si gira e s’incammina. Prima di uscire guarda l’orologio, torna indietro, si cambia e si riveste con gli abiti con i quali è arrivato la mattina. Poco dopo sale in macchina.
Non è tardi, faccio ancora in tempo per mangiare il roast beef, pensa, e fischiettando contento, mette in moto, accende lo stereo e parte.










Dato che sto vedendo una serie che sta andando alla deriva, mi sono divertita un mondo a cambiare le carte in tavola e a girare la puntata a favore di Max. Sono molto affezionata a Martin Deeks ed è l’unico motivo per il quale continuo a seguire NCIS LA. La 510 ha visto l’alba di un amore ed è stata una tristezza infinita; non tanto la trama, quanto i comportamenti: Hetty non la capisco più, Callen che commenta le occhiaie di Martin, lascia il tempo che trova: è risaputo che Deeks ha avuto le sue avventure, eppure, stranamente, fino a quel momento nessuno s'è accorto delle sue occhiaie. Fatto buffo, visto che il sig. Olsen le ha, anche se non scure, e sono proprio loro a dare quel tocco malinconico e triste allo sguardo di Martin; Genio e PiùGenio sono i più tonni della Terra... insomma... davvero, davvero una puntata moscia. Mai che, per la gioia di chi guarda, la macchina da presa abbia spiato una carezza, uno sfiorarsi che sarebbero stati legittimi... che so, magari proprio negli spazi dove io ho messo i miei missing moment. La languidezza di Kensi posso giustificarla, deve essere stata un’esperienza… illuminante, ma la tristezza di Martin m’ha convinta, una volta di più, che quest’amore non fa per lui; non mi lascio ingannare dai siparietti Fern/Max o dagli sbuffi svuota polmoni derivanti dall'accettazione della "cosa"... andiamo... siamo adulti qui, accidenti! Neanche la mattina dopo quello che è successo, questi due, sono riusciti ad essere felici e frizzanti e giocosi e commossi. Ma che amore buio e triste! Ma ‘sto benedetto fondo, l’abbiamo toccato?
Grazie, Emi (anche al tuo pc), senza di te non avrei potuto pubblicare.
Monty
P.S. La versione che pubblico, in realtà è leggermente diversa da come l'ho scritta; la versione originale è forse troppo cruda, troppo cattiva. Mi sono autocensurata.
OPS (da cellulare di Martin in 322) o OSP come spesso letto in rete. Non so... è un mistero per me.



Disclaimer: Martin A. Marty Deeks, Max Gentry, Kensi Marie Blye, Monty, G Callen, Sam Hanna, Henrietta Hetty Lange, Owen Granger, OPS /OSP, ‘White Ghost’, ‘Talita’s’, Marty Finch non li ho inventati io.
 
  
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