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Autore: Giulz87    10/12/2013    1 recensioni
Governatore.
Sedi immobile, mentre lo scampolo di luce artificiale ti illumina il volto. Il tuo unico occhio riflette il fuoco che ti arde davanti, la tua anima sembra divampare dentro un corpo all’apparenza quieto. La calma ti circonda. Eppure la pace sembra essere solo un’utopia lontana, forse neppure una remota ipotesi.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Il Governatore
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Narrazione che volgealla comprensione di un personaggio complesso –e non sempre capito- come il Governatore, alias Philip Blake. Fatta queste breve premessa, vi auguro buona lettura. Giulia.

 INSIDE MAN

CAPITOLO 1: “UNDER MY SKIN”
 

Governatore.
Sedi immobile, mentre lo scampolo di luce artificiale ti illumina il volto. Il tuo unico occhio riflette il fuoco che ti arde davanti, la tua anima sembra divampare dentro un corpo all’apparenza quieto. La calma ti circonda. Eppure la pace sembra essere solo un’utopia lontana, forse neppure una remota ipotesi.
Sai fin troppo bene che la pace è una scelta. E’ l’abbandono di ogni altra possibile soluzione. Significa varcare una porta non aprendo le altre.
Governatore.
Sai alla perfezione che non c’è nessuna decisione da prendere, nessun posto in cui tornare. Hai permesso alla tua gente di combattere una guerra senza alcun senso, un conflitto che non gli apparteneva. Il tuo conflitto. La tua guerra. Perché per te un senso ce l’aveva.
E ce l’aveva, Governatore? Non è così?
Socchiudi la palpebra ed espiri in modo impercettibile, resti in silenzio e cerchi disperatamente di ascoltare il battito del tuo cuore. L’unico suono rimasto in grado di ricordarti che sei ancora vivo.
A Woodbury era più semplice. Sedevi nella penombra, davanti a quell’acquario ricolmo di teste. Gli azzannatori uccisi con le tue stesse mani erano di fronte a te, al tuo cospetto. E chiedevano pietà con urla graffianti e silenziose. Grida che solo le tue orecchie perverse captavano.
Ed eri vivo.
Governatore.
Mentre i lamenti di un azzannatore si fanno strada fra i tuoi sensi, hai l’illusione di essere nuovamente nel tuo giaciglio. In quel posto che chiamavi casa
Lasci che il mostro si avvicini. Lasci che cada sopra il fuoco e lasci che annaspi verso il tuo corpo, alla ricerca di un qualcosa di cui nutrirsi. Lo guardi contorcersi, agognare la carne dove scorre sangue e vita. E allora sai di non essere morto. Non ancora.
E non riesci a muoverti. Non riesci ad uccidere quell’unica cosa capace di farti sentire ancora vivo. Quella sola cosa in grado di donarti un senso di esistenza.
Governatore.
Il boato dello sparo non ti tocca in alcun modo. Neppure ti volti verso l’uomo che ti ha appena salvato la vita.
Martinez non capisce, non cerchi il suo sguardo e ne rimane deluso. Si limita ad un cenno di tacito diniego. Non capisce. Non può.
Dal giorno in cui ti ha stretto la mano, ti è sempre stato fedele. Ha eseguito i tuoi ordini senza battere ciglio, senza chiedersi mai se quello che facevate fosse giusto o sbagliato. Poiché era l’unica cosa possibile, la sola da fare.
Governatore.
Avresti fatto qualsiasi cosa per proteggere quello che avevi. Quello che duramente avevi costruito. Woodbury era frutto del tuo sudore, del tuo sangue e di quello delle persone che si erano interposte fra te ed il tuo obiettivo.
Non biasimi lo Sceriffo, tantomeno Michonne, o Andrea, per quello che pensano riguardo alle tue azioni. I buoni non sanno quanto questo mondo sia immorale ed ingiusto. O lo sanno e lo ignorano. I buoni credono sempre di avere una scelta, le loro buone azioni saranno ricompensate ed ognuno avrà il suo lieto fine. Mentre la realtà è ben diversa. E’un baratro che risucchia tutto e tutti senza possibilità di appello. Quello che possiedi deve essere protetto, tutelato. Costi quel che costi. Non ci si può fidare in tempi dove ogni cosa è male. Il controllo vige come regola basilare. Nessuno può essere lasciato andare. Prima o poi potrebbe tornare e reclamare ciò che non gli appartiene di diritto.
E se non puoi vigilare, uccidi.
Uccidi, o sarai ucciso.
Governatore.
Loro non sanno cosa vuol dire avere il comando, non davvero. Loro non hanno idea di come sia un vero leader, di cosa deve essere disposto a fare. Un capo è colui che prende decisioni estreme, che sceglie un qualcosa che nessun altro sarebbe stato in grado scegliere.
Ma il potere ha sempre un prezzo da pagare. E tu lo sai, Philip.
Il potere logora. Scava, scava e penetra fin dentro alle ossa. Il peso della responsabilità è immenso ed è destinato a crescere. Le promesse fatte alle persone non servono ad alleviarne il carico e ti fanno stare meglio solo per un po’. E più che vai avanti e più che gli specchi riflettono solo l’immagine di quello che eri un tempo. Nel petto l’aria diventa rugiada ed il cuore si avvizzisce. Puoi solo ricordare chi eri.
Governatore.
La notte scura circonda la tenda in cui cerchi invano di dormire. Non trovi risposte, non ci sono spiegazioni per quello che hai fatto. E nessuna di quelle che hai pensato ti soddisfa. Hai sparato a sangue freddo sulle persone che avevi giurato di proteggere. Non tanto per il sangue freddo, ma quanto per i destinatari del tuo male.
Hai perso la testa. E non c’è rimedio.
Puoi solo convivere con quello che hai fatto.
Governatore.
Sapevi che il potere aveva un prezzo, che richiedeva un sacrificio. Ma ritenevi di poterlo sopportare. Credevi di avere saldato il tuo debito vendendo la tua anima. Credevi. E allora perché ti è stata rimandata indietro? Perché giace con te nonostante il gelo?
L’unica spiegazione possibile, inviata da un angolo buio del tuo cervello, è che perfino l’inferno l’abbia rigettata. Troppe macchie, troppo sangue e di troppe persone.
Andrea.
Il suo nome ti rimbalza dentro, scuote il tuo essere ed il tuo cuore accelera senza preavviso. Rammenti solamente adesso cosa sia successo. Rammenti solamente adesso di avere fallito come uomo. E Milton ti è testimone, perfino come amico. Quello che è successo fra di voi resta tutt’ora un mistero, anche per te.
Neppure tu sai il perché di quello che hai fatto, vero? Governatore?
E’ accaduto tutto nella tua testa ed altro non sapresti aggiungere. L’odore del tradimento aveva stordito i tuoi sensi ed offuscato i tuoi giudizi. Il tuo migliore amico aveva cercato di fermare quel massacro conclamato che tu chiamavi giustizia. Ma, in fondo in fondo, hai sempre saputo di cosa si trattasse veramente. Di vendetta. Null’altro e nulla più.
E la tua Andrea. Tanto codarda da scappare alle tue spalle, tanto infedele quanto un cucciolo in fase di ribellione. Tornata fisicamente verso Woodbury e mentalmente verso la prigione.
Ma mente e corpo non possono restare separate a lungo, Governatore.
Andrea sarebbe dovuta andare via con Rick. Dal rifugio, sarebbe dovuta andare via con lui, con Hershel, con il fratello di Merle. E se lo avesse fatto, forse sarebbe ancora viva.
Hai perso la testa, Philip.
Porti una mano alla tempia e premi come se fossi preda di una forte cefalea. Ma non c’è niente che ti impedisca di dormire, solo i tuoi ricordi conditi dai pensieri. E finalmente scivoli nel sonno.
Governatore.
Quando il mattino seguente scorgi le prime luci dell’alba, non c’è più nessuno con te. Sei rimasto solo. Porti le mani ai fianchi ed alzi la benda nera verso il cielo. L’occhio è socchiuso e l’unica idea nella tua testa è quella di tornare dove tutto è cominciato. Non c’è più niente in quel posto e vuoi suggellare questa amara verità.
Mentre guidi non rifletti. Arrivi dritto al punto e dai fuoco a ciò che resta della tua città. Senza espressione aspetti il divampare delle fiamme e solo dopo ti metti in cammino.
Sei da solo, Philip.
Nelle tue mani conservi unicamente le ceneri di un passato andato. Il sangue che ti scorre nelle vene, nero come la pece, avvelena ogni fibra del tuo essere. Non sai dire con precisione cosa ci sia nel tuo petto. Ed i passi succedono lenti, verso l’immagine di un sole ormai al tramonto.
Metaforiche nuvole scure si stringono intorno a te, opprimono la tua coscienza. Ombreggiano la tua anima o quello che ne resta. E non cerchi redenzione, solo il debole riflesso di quello che eri un tempo. L’ultima luce pallida in occidente.

 
 

 

   
 
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