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Autore: Sassi    11/12/2013    4 recensioni
[Aomomo]
Aomine cerca - con scarsi risultati - di insegnare a Momoi come tirare.
«Non parlare male di Tetsu-kun, Aomine-kun!»
«Dai-chan»
«Cosa?»
[..]«Ti ho detto di chiamarmi Dai-chan, come quando eravamo piccoli».
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daiki Aomine, Satsuki Momoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, premettendo che io dovrei stare a studiare chimica visto che ho l'esame venerdì e di certo non a pubblicare qualcosa dopo mesi! Si tratta di una scemenza, una cosa piccola piccola che avevo scritto dopo aver visto le prime puntate della nuova stagione, in cui ci sono stati così tanti spunti Aomomo che non ho potuto non scriverci niente. E niente, oggi l'ho riletta, l'ho sistemata ed eccola qui!
Non ha un'ambientazione precisa in un momento dell'anime, e non è niente di che, anzi, e tra l'altro l'Aomomo è soltanto lievemente accennata.. anzi, è più una pre Aomomo in effetti!




 

Lezioni di tiro

 

Momoi solleva le braccia, si prepara al tiro e, dopo un ultimo sguardo al canestro, lancia la palla. Ovviamente la sua meticolosa preparazione ha come unico risultato quello di colpire per l'ennesima volta il canestro, facendole rotolare la palla ai piedi.

Aomine sbuffa e si avvicina all'amica. «Mi spieghi perché fai quello strano movimento con le braccia?». Le poggia delicatamente i palmi sui polsi, facendole alzare di nuovo le braccia. «Questo deve soltanto dare la direzione, te l'ho già detto», afferma, toccandole il braccio sinistro. «È l'altro a dover dare le forza».

Adesso è il turno di Momoi di sbuffare sonoramente. «Non sono mica tutti dei mostri come te, Aomine-kun! E poi non è colpa mia se nel braccio destro non ho abbastanza forza per tirare!». Si imbroncia come se fosse offesa, facendo scoppiare a ridere di gusto l'amico: una risata calda, che sale dallo stomaco, gli scuote il petto e si propaga agli occhi. Momoi lo guarda e si rammarica del fatto che rida così poco; è bellissimo quando lo fa. Poi si ricorda del fatto che sono solo amici ‒ sono solo amici da una vita, loro – e si riscuote dai suoi pensieri.

«Satsuki, sei persino peggio di Tetsu, e questo è tutto dire!».

«Non parlare male di Tetsu-kun, Aomine-kun! Anzi, dovresti imparare a essere gentile come lui!».

«Dai-chan»

«Cosa?»

Aomine le da un buffetto sulla guancia prima di rispondere. «Ti ho detto di chiamarmi Dai-chan, come quando eravamo piccoli».

Momoi sorride; non è altro se non l'ennesimo capriccio di quel bambino troppo cresciuto, e lei lo sa, lo conosce troppo bene per non saperlo, ma lo asseconda lo stesso. Forse vuole farlo sorridere di nuovo, visto quanto è raro che lo faccia - visto quanto è bello quando lo fa.

«Daichan»

Lo sguardo di Aomine si addolcisce leggermente mentre la guarda, perso in chissà quali ricordi della sua infanzia; si addolcisce un po', per quanto possa addolcirsi lo sguardo di un gigante di quasi due metri abituato a guardare il resto del mondo con un'aria truce. Ma a Momoi, che lo conosce da quando era alto un metro e poco più e guardava ancora al mondo con fiducia e speranza, a lei che lo conosce da sempre basta notare quel piccolo cambiamento per sciogliersi tutta.

Continuano a guardarsi in silenzio per un po', con un'atmosfera strana di chi sembra aspettare di più. È così da un po' di tempo in realtà: ogni volta che trascorrono del tempo da soli si avverte una strana tensione.

Aomine le accarezza la guancia prima di distogliere lo sguardo.
«Andiamo Satsuki, ho fame».

Raccolgono le loro borse abbandonate in un angolo del campetto e si allontanano, tanto vicini che le loro braccia si sfiorano mentre camminano, ma non ancora pronti a tenersi per mano.

   
 
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