Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Glo_1    11/12/2013    0 recensioni
Erano dannatamente soli, finchè non si sono incontrati.
Ma sarà tutto vero? Sarà tutto reale?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gloria
                                                                             
Justin



Gloria era quella ragazza piena di problemi, con la voglia di gridare al mondo quanto sia triste, ma che nonostante tutto andava avanti con un sorriso e si teneva tutto dentro.

Justin invece... Justin era quel ragazzo tanto amato, popolare, ma per cosa? Per la sua bellezza. A differenza degli altri, non si illudeva. Sapeva che doveva tenere gli occhi aperti perchè la gente era pronta ad usarlo.

Entrambi non si sottovalutavano. Entrambi non si sarebbero mai fatti mettere i piedi in testa da nessuno.
 
Gloria
Sono le 7 e sento la solita voce chiamarmi dicendo che mi devo alzare.
Non ho chiuso occhio tutta la notte e la gamba fa davvero male.

“Mamma, mi fa male la gamba. Posso stare a casa?” Chiedo sussurrando.

“Va bene, cucciola”

Oh, grazie. Meno male. Dopo quel dannato incidente la mia vita sta diventando un inferno. Non esco più di casa, se non per andare a scuola, sono rimasta indietro col programma e non ho più una vita sociale. Dannazione, che merda.
Perchè deve sempre andare tutto così male?

Continuo a rigirarmi nel letto, non riesco a prendere sonno.
Decido di sedermi e prendere il telefono. Sono solo le 8, che noia.
Mi alzo, vado al bagno e poi filo in sala a fare colazione. Tutto ciò con le stampelle.
E' l'inizio di una giornata che si prospetta assai lunga.
 
 
Justin
Un altro dannato, noioso, inutile giorno di scuola è iniziato. Oggi non mi va di parlare, voglio solo starmene per i cazzi miei e sarei felice se gl'altri lo capissero, ma si sa, non è così.

Sto seduto su una panchina del cortile e guardo l'edificio. In fondo, chi mi obbliga?
Mi alzo e mi dirigo verso lo skate park, accendendo una sigaretta. Dopo due tiri mi sento già meglio, è come se buttassi fuori tutti i miei problemi quando lascio andare il fumo. Fosse così facile, però.

“Ehi amico! Che ci fai qui? Niente scuola oggi?”

“No, non mi va.”


Ed eccoli, i miei problemi. I miei problemi mi chiamano anche “amico”. Matt e John vengono verso di me sui loro skate e mi guardando straniti, mi stanno nascondendo qualcosa.

“Sputate il rospo. Cazzo volete adesso?”

“Eh, senti...” Inizia John.

“Beh noi volevamo..”

“Muoviti Evans, arriva al punto.”
Dico riferendomi a Matt che cercava di continuare il discorso.

“Potresti imprestarci la tua macchina e i soldi?” Chiedono insieme.

“Ah si? Come l'ultima volta immagino, ossia... Il mese scorso. Dove sono i soldi che vi ho prestato, eh?”

“E dai, è un favore tra amici, Jus. Ricambieremo.”

“Amici un paio di palle. Ricambierete? Ma dove, se l'ultima, e forse unica, volta che vi ho chiesto un favore vi siete guardati inventandovi stupide scuse per poi scappare a gambe levate. “Amico” ditelo a qualcun altro. Sono stufo di essere usato, andatevene a fanculo.”


E detto questo, non lasciai loro il tempo di rispondere che me ne andai. Volevo stare lontano da tutto e da tutti, e sapevo anche dove andare.
 
Gloria
Basta, cazzo, basta! Non ne posso più, sono solo le 10 di mattina e ho già i nervi a mille! La gamba mi fa un male boia, non riesco a muovermi e mia madre pretende che io la smetta di lamentarmi dicendomi che ormai non sono più la vittima.
Bello quando neanche i tuoi genitori ti appoggiano e tentano di capirti. Proprio bello.

Prendo la borsa, ci metto dentro le sigarette, il telefono, le cuffie, un quadernino e la penna. Prendo le stampelle e mi incammino fuori, ho bisogno di aria, ma soprattutto di silenzio.

Arrivo al fiume e mi siedo sulla riva, metto le cuffie alle orecchie per poi prendere una sigaretta, accenderla e sentire la nicotina entrarmi nei polmoni.
Tutti i miei problemi si fanno vivi e, senza che me ne accorga, scende una lacrima pensando all'incidente, un'altra ancora pensando a quanto io sia sola. E così via.
Iniziai a singhiozzare sempre più forte, per poi finire la sigaretta e nascondere la testa tra le braccia e le gambe.
Dopo qualche minuto di puro sfogo, sentii due mani prendere le mie, stringerle e poi vidi solo due occhi arrossati come i miei guardarmi intensamente.
Ci mise un po' il mio cervello a comprendere chi lui fosse.
 
Justin
Stavo passeggiando sulla riva del fiume, ero dannatamente solo. Più passavano i giorni e più mi rendevo conto che non avevo amici.
A quel pensiero mi scese una lacrima, ma l'asciugai subito e presi una sigaretta per poi portarla alla bocca.
Guardai l'acqua scorrere e per un attimo il pensiero di immergermi mi assalì, ma svanì subito non appena capii che era dicembre. Doveva essere gelata.

Mi sedetti, ma non appena lo feci sentii dei singhiozzi. Bene, non ero l'unico a stare male, ma chi poteva conoscere quel posto oltre a me?

Seguii quel rumore che si faceva sempre più forte, quando mi trovai di fronte una ragazza della mia stessa età forse, con la testa china sulle ginocchia.
Aveva un paio di stampelle, e lì compresi dove avevo già visto quella chioma bionda e riccia... Il giorno dell'incidente.
Quella persona, che è stata travolta, era una ragazza.
Le presi le mani, le strinsi forte e dopo un attimo vidi la sua testa sollevarsi.
Vidi i suoi occhi rossi immergersi nei miei, forse per dare una spiegazione a quel mio gesto.
Mi staccai da sua una mano e le accarezzai la guancia, lei abbassò lo sguardo, forse imbarazzata, dato che le sue guance si arrossarono e si scaldarono anche parecchio.

Come facevo ad avere questo effetto su di lei se neanche mi conosceva?

“Ehi...” Le sussurrai dolcemente.

“Sei triste anche tu, eh?” Mi chiese con la voce ancora leggermente spezzata dal pianto.

“Ecco... Come fai a capirlo?”

“Te lo si legge negl'occhi. Sono spenti Justin, e sono anche rossi. Non mi sento sotto pressione in questo momento perchè non sono l'unica che ha pianto, qua.”
Disse, accendando un sorriso.

La guardai, la guarai profondamente cercando qualcosa in quel verde, ma nulla. Teneva tutto dentro, nascondeva ogni singola emozione.

“Tu invece sei brava a nascondere il dolore, vorrei essere come te sai? Oh, a proposito... Come sai il mio nome?”

“Direi che ormai tutti conoscono Justin Bieber, o sbaglio?”
Mostrò la sua dentatura perfetta e ridacchiò.

Mi girai imbarazzato e mi strinsi i capelli con una mano. Ero agitato, ma sentivo che lei era l'unico modo per potermi sfogare una volta per tutte. E sembrava anche disposta ad aiutarmi.

“Io non sono quello che tutti credono.” Iniziai. “Non sono il Justin Bieber pieno di amici, non sono il Justin Bieber senza problemi. Non sono nulla di tutto ciò che si sente in giro. Per questo sono qua... Mi sento dannatamente solo.”

“Ed è la prima volta che ti apri con qualcuno.”
Pensò ad alta voce lei, guardando in basso.

“Ma perchè proprio con me? Insomma... Non sai neanche come mi chiamo, sono la prima sfigata che hai trovato in questo posto in cui potrebbe venire qualcuno e stuprarti senza problemi, eppure mi hai preso le mani e mi stai facendo sentire meglio.” Disse tutto d'un fiato.

“Perchè io so cosa ti è successo, hai rischiato la vita quel giorno ed io ero lì. Hai ragione, è la prima volta che mi apro con qualcuno, l'ho fatto con te perchè... Perchè hai i miei stessi problemi. Insomma, sei qui, sola, con un pacchetto di sigarette in mano, pensierosa, triste e con tanti problemi per la testa. E comunque, ti chiami Gloria.”

La vidi sorridere e nascondere il viso tra i capelli.
 
Narratore p.o.v
Rimasero seduti per due ore a parlare dei loro problemi e pronti a consolarsi a vicenda. Lei si sentiva a proprio agio come mai nessuno l'aveva fatta sentire, e lui invece si sentiva sicuro tra le sue braccia. Era catturato da quegl'occhi verdi.

Passeggiarono un po', risero anche molto. Insieme gli sembrava di non avere più problemi.

“Ti accompagno a casa?” Chiese lui a lei.

“Oh... Va bene” Disse lei.

Era indecisa, ma sapeva che un po' di compagnia non le averebbe fatto male. Si incamminarono, e quando arrivarono sotto casa di Gloria, lui la abbracciò.
La strinse forte, perchè aveva bisogno di qualcuno. Le sussurrò all'orecchio un “grazie”, il più sincero che avesse mai detto.
Lei lasciò le stampelle e ricambiò. “Grazie a te, Justin. Grazie davvero.”
Justin le prese le mani e la guardò negli occhi, prima di sorriderle.
Poi le prese le stampelle e la salutò a malincuore.
Lei rimase a guardarlo, finchè non sparì dalla sua vista; era la prima volta anche per lei, la prima volta che lei si apriva con qualcuno che avesse un cuore. Era solita a scrivere, scrivere e scrivere per ore intere.

Andò nella sua camera, si sedette e si guardò intorno.
Aveva passato il pomeriggio più bello degli ultimi due mesi.
Si mise le cuffie alle orecchie e si addormentò.
 
Lui nel frattempo arrivò a casa e decise di scriverle una lettera. Voleva farla svegliare con il sorriso, per una volta.
Scrisse tutto ciò che pensava, strappo decine di fogli e cancellò altrettante parole.
A mezzanotte finì, impostò la sveglia per le cinque e si lasciò andare ai sogni.
 
La mattina seguente, Gloria si svegliò e trovò una busta sulla sua scrivania. Le bastò guardarla per capire chi fosse.
 
A voce bassa ti dirò che sei bellissima,
a voce bassa ti dirò che non sei sola,
a voce bassa ti dirò tutto ciò che penso, per poi stare in silenzio e ascoltare te.
A voce bassa ti farò capire quanto vali,
a voce bassa ti dirò che sei ciò a cui tengo di più.
A voce bassa ti farò capire che per me sei importante, e
a voce bassa ti chiederò di restare.
Sei ciò che di più speciale ho e non ho intenzione di lasciarti andare,
quando tutto ciò che mi circonda è brutto,
e tu sei la luce che mi ha aperto gli occhi.
Grazie Gloria. Non mi stancherò mai di dirtelo.
Non piangere più, perchè ci sono io.
  a voce bassa ti dirò tutto ciò che vuoi sentirti dire.
Ti parlerò a voce bassa per paura di spezzarti,
per paura di farti male.
Perchè tu no, non meriti male.
Ti parlerò a voce bassa perchè tu possa tenere ogni parola per te.
Mi prenderò cura di te. Lo prometto.
                                                                                _ Justin.”
 
 
Una lacrima le solcò il viso, ma se la asciugò subito. Doveva essere felice. E lo era, lo era come non lo era mai stata.
 
Gloria 

Mi svegliai, erano le due di pomeriggio.
No, no no no no no, non poteva essere un sogno.

Maledizione… Era tutto troppo bello per essere vero.

Cercai quella lettera, la lettera che Justin mi aveva scritto. Ero sicura che ci fosse.
Mi guardai intorno, guardai sulla scrivania, sul letto, in bagno… Non poteva non esserci.

Mi sedetti sul letto amareggiata. Abbassai la testa, quando vidi un foglio buttato a terra.
Era… Sì, eccola. Era proprio quella. Era la lettera di Justin.
E no, non era un sogno.




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Ma ciao a tutte! 
Questa è la mia prima one shot e mi scuso se è uscita orripilante, ma avevo voglia di scrivere qualsiasi cosa mi passasse per la testa.
Sto scrivendo anche una fan fiction vera e propria ma prima di pubblicarla voglio finirla, quindi se vi andasse di leggerla, dovrete aspettare il prossimo anno (detto così sembra un tempo infinito, lol) 
Quindi niente... Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, per migliorarmi.
Grazie anche solo per averla letta, mi fa piacere. 
Ciao :) 
_Gloria. 

 
 
  
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