Fanfic su artisti musicali > Pierce the Veil
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Autore: virgily    11/12/2013    3 recensioni
[Vic Fuentes x nuovo personaggio x Alex Gaskarth]
Dal cap. 1:
Ettie rise, e si sciolse dal suo abbraccio per andare ad osservare quel che tanto aveva atteso: Vic e i suoi Pierce the Veil all’opera. Fremeva, doveva ammetterlo, e aveva l’adrenalina che le scorreva nelle vene, e sentiva che le sue aspettative non saprebbero state deluse, anzi sarebbe stata catturata da una spirale che l’avrebbe trascinata da un’altra parte, lontano da tutto e da tutti, spensierata, leggera. Alex dal canto suo restò al suo fianco, osservandola di sottecchi .I suoi grandi occhi verdi, puntanti proprio su Victor, brillavano dall’impazienza e dall’emozione. E questo lo fece fremere. in quel momento, allora, sperò con tutte le sue forze che il celeberrimo “Boiler di zia Wolly” facesse poi il suo dovere.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Vic Fuentes
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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The Black Velvet Cafè presents: A Love Like War


Il rombo di un cellulare squarciò quella sottile quiete che aleggiava all'interno della piccola camera da letto. Uno spiraglio di luce debole illuminava un letto disfatto, dalla trapunta color pastello che a quel suono, decisamente sgradevole, aveva cominciato a dimenarsi freneticamente, gonfiandosi sempre più. Dopo qualche secondo immediatamente si innescò anche la vibrazione, che fece si che l'apparecchio oltre che a propagare quell'insopportabile suoneria acuta, cominciasse anche a vagare per il comodino facendolo vibrare sotto di sé. Una mano pallida e affusolata fuoriuscì dalla morbida coperta, cominciando ad andare a tastoni alla ricerca di quel blackberry che tanto odiava. Una volta trovato, le sue dita si arcuarono attorno ad esso, trascinandolo negli scuri meandri del suo "rifugio sicuro". Neanche aveva posato lo sguardo sullo schermo che aveva immediatamente accettato la telefonata, portandosi l'apparecchio all'orecchio:
-Pronto?- affermò una voce femminile ancora impastata dal sonno. Dopotutto dormiva solo da poche ore, e il caso aveva sancito che proprio quando la povera malcapitata era riuscita a prendere sonno, qualcuno doveva disturbarla
-Ettie? Buongiorno piccoletta!- rispose al contrario la voce giocosa ed euforica di un uomo all'altro capo. Sembrava gioiosa e vitale proprio come suo solito, e per lei non era stato affatto difficile riconoscerlo:
-Gaskarth. É un vero onore ricevere una sua telefonata a quest'ora del mattino - riemergendo finalmente dalle sue coperte, una folta chioma bruna vorticò in aria prima di riversarsi lungo piccole spalle scoperte, incorniciando un viso candido, macchiato ancora del trucco del giorno prima. Due iridi raggianti avevano fulminato l'orologio che segnava appena le sette, e un ghigno scocciato aveva deformato le sue labbra
-Lo so scusami. È che non sono riuscito a chiamarti durante il Warped. E così… Insomma-
-Mi sei mancato anche tu, coglione- rispose sorridendo lentamente, ripiombando pesantemente nel suo letto, affondando la testa nel cuscino nel tentativo di trattenere il respiro e svuotare la sua mente dalla marea di insulti che le stavano solleticando la lingua. Alex era sempre molto dolce con lei, e non riusciva proprio ad avercela con lui, neanche quando era mattino presto e lei aveva staccato soltanto dalle cinque. 
-Come sta tuo padre?- le aveva domandato poi, assumendo un tono più delicato, quasi serio. In realtà, il ragazzo sapeva bene che quella per la sua amica era una questione molto seria, e certamente lui non l’avrebbe presa alla leggera.
-Eh…- sbuffò appena la giovane fissando un punto indefinito della parete –Non saprei, per ora è stabile…- furono le sue ultime parole, prima che un silenzio pesante e quasi asfissiante abbracciasse i due giovani interlocutori. Ettie era decisamente a disagio, sebbene sapeva che con Alex poteva discutere di tutto, anche delle gravi condizioni di suo padre; costretto a letto, facendo trasfusioni più volte a settimana nel disperato tentativo di addolcire il suo sangue avvelenato.   Repentinamente , la ragazza si asciugò una lacrima solitaria fuoriuscita dal suo ferreo autocontrollo, e pregò affinché il suo amico non avesse percepito il singhiozzo soffocato a stento nella sua gola.
-Ettie…- pronunciò piano il suo nome, teneramente. Alexander non riuscì a dire altro, ma aveva una tremenda voglia di abbracciarla. Proprio come quei pomeriggi d’inverno, quando erano due adolescenti alle prime armi con la musica. Henrietta aveva creduto in lui fin dal primo istante, e per questo le era molto grato. Per tanto, starle accanto in un momento così difficile era soltanto il minimo che potesse fare.
-È tutto okay. Davvero…- rispose frettolosamente l’altra, rannicchiandosi in se stessa, con le ginocchia strette al petto, e i lunghi capelli scuri che le colavano a picco sulle spalle e le clavicole.
-Senti tra qualche ora dovremmo essere arrivati. Siamo con un altro gruppo che ha fatto il tour con noi. Potremmo venire al tuo locale… Fare un po’ di casino…- un risolino gentile di dipinse sulle labbra sottili della ragazza
-Sarebbe un’idea grandiosa! Ultimamente al Black Velvet le serate sono troppo fiacche!- esultò Ettie sollevandosi quasi con uno scatto impulsivo e rivitalizzante. Alex sapeva sempre come trovare il modo per risollevarle il morale. Oltretutto, il fatto che ci sarebbe stato anche un altro gruppo assieme agli All time low le faceva prevedere una serata del tutto diversa dalle altre. Forse, quella poteva essere un’occasione d’oro per potersi svagare un po’ dopo il tormentato supplizio dei suoi giorni vuoti e privi ormai di senso.
-Senti…- disse, mordendosi appena il labbro inferiore –Chi sarebbe questo gruppo che hai intenzione di portare nel mio “Santuario”?- chiese con un tono più basso e provocatorio. Alexander rise,
-I Pierce the Veil- le rispose –Sono forti…-
-PIERCE -THE- VEIL- scandì bene quel nome. Sì, lì aveva sentiti nominare, ma non aveva mai avuto occasione di ascoltare un loro pezzo. Ma si fidò del parere del suo amico, ed era molto curiosa di sentire di che pasta erano fatti. Si conosceva, e quando si trattava di musica, ma soprattutto di band ,sapeva che la curiosità l’avrebbe divorata e fatta a pezzi.
-Hmm, spero per te che siano bravi come dici. Altrimenti le consumazioni questa volta me le pagate bello mio!- ghignò malevola. In realtà stava morendo dalla voglia di vederli salire sul palco e appurare di persona
-Non ti deluderanno. Ci puoi scommettere-
E dopo qualche minuto di breve e languido cazzeggio, il suo amico la lasciò finalmente tornare al suo meritato riposo. Tuttavia, Henrietta Woods non riuscì a dormire come aveva sperato. Sentiva l’adrenalina a mille, e proprio come aveva previsto la sua ingorda volontà di scoprire sempre nuovi sound, nuove canzoni e nuove voci le stava lentamente affondando gli artigli nella sua carne, fottendole il cervello.
-Pierce the Veil- sussurrò piano, con l’angolo delle labbra appena sollevato in un risolino sottile, ma carico di aspettative, speranze… e sì, anche qualche spontaneo, quanto cinico, dubbio.
-Speriamo bene…- e con il sole che ormai si levava sulla città, la bruna si abbandonò alle braccia di morfeo, aspettando.

***

Il Black Velvet Cafè. Tutto quello che Vic sapeva a riguardo era che si trattava di un vecchio locale che negli anni d’oro del Rock ‘n Roll rappresentava un vero e proprio cult, un tempio per la buona musica. Non ci aveva mai suonato prima, e sinceramente lui e tutti gli altri erano piuttosto curiosi di scoprire che genere di pubblico avrebbero avuto il piacere di intrattenere. Certo, il tour era stato un devasto generale, ma alla fine dei conti tanto valeva aggiungere una serata in più alla loro perenne stasi di baldoria. Era primo pomeriggio, e assieme agli All Time Low, che avevano proposto l’invitante iniziativa, si stavano dirigendo sul posto per un sopraluogo generale, sistemare gli strumenti e provare. Niente tecnici, se non quello del suono che li avrebbe monitorati per tutta la serata, e niente addetti . Sarebbe stata una performance rozza, ignorante, e quasi totalmente improvvisata visto il poco preavviso. Ma questo non era importante, tutt’altro rappresentava una sfida allettante, e soprattutto un ritorno ai bei vecchi tempi andati, quando ancora nessuno sapeva della loro esistenza, e del loro talento.
-Alex, ma come hai fatto a ottenere la serata?- domandò il vocalist scendendo dal furgoncino con i suoi compagni.
-Una mia amica è la figlia del proprietario. Ma adesso lui è molto malato e quindi è lei che lo gestisce…- rispose quest’ultimo facendogli strada. Ebbene, il Black Velvet Cafè si presentava come un vecchio palazzo di quattro piani che quasi ricordava il Mills building, ma costruita con vecchi mattoni scuri, con vetrate più ampie e opache. Una piccola insegna al neon a caratteri gotici esponeva l’elegante titolo, e i ragazzi si chiesero in quanti e per quanti anni avessero suonato in un posto così inconsueto e affascinante al tempo stesso. I due gruppi così si ritrovarono innanzi al grande portone laccato di vernice nera ancora chiuso, attendendo una qualche anima viva che si manifestasse e li facesse entrare.
-Quanto ci tocca aspettare di preciso?- domandò impazientemente Mike, sbadigliando.
-Ettie non è famosa per la sua puntualità- rise Barakat dando una gomitata canzonatoria al suo vocalist
-Conoscendola starà dormendo- rispose Alex sollevando appena lo sguardo al cielo, passandosi una mano tra i folti capelli con fare esasperato. Già se la immaginava: sicuramente era rannicchiata in posizione fetale, con le labbra dischiuse, i capelli sparsi sul cuscino, ignara che loro erano già lì ad aspettarla, che lui era già lì.
-Beh, svegliamola allora la bella addormentata, no?- domandò Vic, in uno slancio di spregiudicata audacia e malizia. Stando alla soffiata di Jack, “l’amica” di Alex era molto carina, e onestamente doveva ammettere che gli piaceva stuzzicare un po’ il suo amico. Immediatamente, senza che qualcuno riuscisse a rispondere alla provocazione di Fuentes, la porta laccata si aprì di scatto alle loro spalle:
-Non ce n’è bisogno, grazie. Sono ancora troppo sobria per andare in giro a baciare rospi- fu quella piccola risposta arguta  e beffarda a portare l’attenzione di Vic su di lei: restava con le braccia conserte al petto, i fluenti capelli bruni erano raccolti su di una spalla, e se ne stava posata su quella parete scura dalla quale era sbucata all’improvviso. Aveva dei grandi occhi verdi che scrutavano lui e tutto il suo gruppo con fare guardingo, e al contempo interessato. Sulle labbra, appena tinte di rosso, un mezzo sorriso, quasi come se in realtà la giovane fosse compiaciuta dell’effetto che aveva sortito la sua entrata in scena così inaspettata. E mentre Alexander si lanciava tra le sua braccia, stringendola a sé e lasciando così che il loro primo contatto visivo s’interrompesse, Vic pensò a quanto Jack avesse ragione.
-Ragazzi, lei è Ettie. E loro sono i Pierce the Veil- i grandi fari verdi della giovane tornarono a osservare uno per uno i componenti di quel gruppo di cui tanto aveva fantasticato, questa volta, scolpendo un riso più soffice e naturale, porgendogli uno ad uno la mano. A suo parere, parevano dei soggetti piuttosto interessanti, e questo non faceva altro che assetare la sua bramosia di vederli all’opera. Tuttavia, quando la sua mano piccola e affusolata s’incontrò con quella del loro cantante, la bruna sentì un scossa quasi impercettibile. Un pizzicore che tuttavia le fece sollevare lo sguardo, scontrandosi brutalmente con le iridi scure e profonde del ragazzo che non l’aveva persa di vista un attimo, studiandola.
-Principessa…- rise il ragazzo, non solo facendo riferimento alla battuta precedentemente fatta, ma anche alle molteplici coroncine stampate sulla felpa della giovane a cui, tra l’altro, ancora teneva la mano.
-Preferisco Ettie. Sono tutto tranne una principessa…- incalzò lei, senza interrompere il gioco di sguardi con quel ragazzo che, di rimando, rispose con un ghigno compiaciuto sulle labbra:
-Vic Fuentes-
-Bene, Vic. Spero vivamente che vi divertiate, ma soprattutto che sappiate come intrattenere i miei clienti-
-Fidati, faremo crollare questo posto…- Ettie intuì un certo tono di sfida nelle parole del vocalist, e purtroppo lei amava le sfide.
-Vedremo…- disse stringendo appena la stretta fra le loro dita intrecciate, quasi per suggellare l’inizio di una imminente battaglia, la cui fine era ancora tutta da scrivere.

***

Svariate ore più tardi, quando ormai era sera inoltrata, e un manto scuro e tempestato di stelle velava il cielo di morbide tinte violacee e corvine, gli All time Low stavano dando il meglio di sé al Black Velvet Cafè. Non era la prima volta che suonavano lì, ed il pubblico sembrava essersi abituato alla straordinaria presenza di quei magnifici ragazzi. Ettie dava una mano dietro il bancone del bar, osservando con orgoglio quel ragazzo con il quale suonava la chitarra nella sua cameretta quando erano più piccoli. Molti anni erano passati ormai, eppure lei ascoltava il suo Alex con gli stessi occhi incantati di quando era soltanto una ragazzina, e questo la sollevava da quei mille pesi che gravavano sul suo cuore. Seriamente, non sapeva cosa avrebbe fatto senza di lui al suo fianco.
-Hey- una voce, non più estranea al suo udito, colse improvvisamente la sua attenzione, distraendola dalla performance del suo amico. Voltandosi di scatto, ecco che il suo sguardo venne nuovamente catturato dai pozzi del giovane Fuentes
-Vic…- Eccola lì, un’incognita per cui sentiva che valeva la pena aspettare. Non le era mai capitato prima, eppure sentiva quasi una scarica viva e vitale pulsarle nelle vene quando i loro occhi s’incrociavano, e forse il tutto era sorretto da quella curiosa propensione che entrambi avevano nel guardarsi con occhiate di sfida, provocandosi vicendevolmente. Era interessante questo strano effetto che le faceva. Come se ci fosse dell’alchimia tra quei due, e quella sottile scossa birichina che avevano provato al momento del loro incontro era stata la scintilla che aveva innescato la bomba.
-Vorrei qualcosa di forte…- disse il giovane. La bruna sorrise, e sporgendosi appena sul bancone, quasi azzerando le distanze tra loro, scosse il capo.
-Non faccio bere i ragazzini, io-
-Non sono un ragazzino- rispose lui, sporgendo il labbro inferiore come un bimbo, facendole gli occhi dolci.
-Alle prove i tuoi acuti da fangirl dei Backstreet Boys mi hanno detto il contrario…- affermò canzonatoria la ragazza, ghignando malevola e ammiccandogli provocatoriamente. In realtà gli era piaciuto molto… forse anche troppo. Aveva qualcosa di affascinante la sua voce, come se riuscisse a carezzarle l’anima. Ma mai lo avrebbe ammesso a sé stessa, soprattutto davanti a lui. Victor a stento trattenne una risata. Poi, afferrandola prontamente per il mento, il vocalist accorciò ulteriormente le loro distanze.
-Sembra che ti piaccia parecchio stuzzicarmi…- soffiò sul suo viso, sfiorandole le gote rosee con il suo fiato tiepido, facendo salire un brivido che s’arrampicò per tutta la schiena della ragazza
-Sì, effettivamente lo trovo molto divertente- ripose questa, mordendosi appena il labbro inferiore quasi cercando di trattenere un impulso malsano che mai aveva provato nei confronti di uno sconosciuto. Prese allora un bel respiro, e con cautela alimentò gradualmente il fuoco che scaldava quel loro piccolo duello:
-Facciamo così, Fuentes: tu adesso Sali su quel palco con il tuo gruppo e mi fate vedere di cosa siete capaci. Dopodiché, ti preparo un cocktail in grado di farti parlare tutte le lingue del mondo -
-E se lo reggo? Cosa vinco?-
-Non è una scommessa, Vic-
-Ma se lo fosse, cosa vincerei?- questa volta sembrava che fosse proprio Fuentes a provocare la piccola Wood. Sogghignò, e facendo roteare gli occhi grandi contro il soffitto per l’esasperazione, Ettie tornò a fissarlo dritto negli occhi, accentuano la sua accezione di sfida
-Cosa vuoi di preciso?- domandò spavalda, perché lei sapeva che lui voleva qualcosa da lei, lo si leggeva in faccia, e nel modo in cui si tormentava le labbra, anche lui nel disperato tentativo di frenare  gli impulsi che quel gioco di provocazioni pericolose stava generando.
-Solo un bacio, principessa- le rispose, dipingendo un sorrisetto sghembo sulle labbra mentre il sopracciglio della giovane si inarcò verso l’alto, divertita dalla schiettezza che aveva mostrato il cantante, e probabilmente, anche lei in una situazione invitante come questa avrebbe chiesto un compenso della medesima portata. In quel instante poi, a placare quell’atmosfera di tensione che si stava venendo a creare tra i due, giunse Alexander e i suoi che nel frattempo avevano appena terminato la loro scaletta, guadagnando un proficuo successo. Ecco allora che lo sguardo del giovane vocalist degli All Time Low cadde inevitabilmente sulla pericolosa vicinanza tra la sua amica e il cantante dei Pierce the Veil, e il fatto che successivamente si strinsero la mano, come di comune accordo su di un qualcosa a lui ancora ignoto, non contribuì a farlo stare meglio. Fu soltanto quando il secondo gruppo in lista per quella serata si presentò sul palco che Alex ebbe il coraggio di chiederle cosa fosse successo:
-Abbiamo scommesso. Se sarà sobrio dopo il mio cocktail speciale allora potrà darmi un bacio-
-Ettie sei sicura che sia una buona idea?- sbuffò il ragazzo, scuotendo appena il capo. Ettie non era mai stata in grado di resistere di fronte a una scommessa, e Alexander lo sapeva molto bene. Tuttavia, il fatto che la sua “piccoletta” avesse fatto un patto del genere con il suo amico gli dava quasi un certo fastidio. Non voleva dire che provasse gelosia nei suo riguardi, ma quello che sentiva era strano, ed era molto sgradevole.
-Tranquillo gli preparo il famoso Boiler di zia Wolly. E quello non lo regge nessuno- rispose ridacchiando meschinamente, assumendo un’espressione buffa ma tenera al tempo stesso. Alex sospirò, scuotendole dispettosamente la folta chioma color cioccolato, stringendola poi in un caloroso abbraccio.
-Che piccola cospiratrice- sussurrò baciandole appena il capo, annusandole involontariamente i capelli dal dolce profumo di fiori. Ettie rise, e si sciolse dal suo abbraccio per andare ad osservare quel che tanto aveva atteso: Vic e i suoi Pierce the Veil all’opera. Fremeva, doveva ammetterlo, e aveva l’adrenalina che le scorreva nelle vene, e sentiva che le sue aspettative non saprebbero state deluse, anzi sarebbe stata catturata da una spirale che l’avrebbe trascinata da un’altra parte, lontano da tutto e da tutti, spensierata, leggera. Alex dal canto suo restò al suo fianco, osservandola di sottecchi .I suoi grandi occhi verdi, puntanti proprio su Victor, brillavano dall’impazienza e dall’emozione. E questo lo fece fremere. in quel momento, allora, sperò con tutte le sue forze che il celeberrimo “Boiler di zia Wolly” facesse poi il suo dovere. 

*Angolino di Virgy*
Salve! Era moltissimo tempo che non scrivevo, e poi l'altra sera, quando ho visto per la prima volta il video di A love like War... Beh diciamo che mi si è accesa la lampadina. I Pierce the Veil li ho scoperti da molto poco,(precisamente dal concerto dei Bring me the Horizon di novembre a Roma) ma confesso che è stato letteralmente amore a prima vista!!! Questa Crossover è un esperimento, e spero che vi piaccia. A breve, studio permettendo, posterò anche il secondo capitolo al quale già sto lavorando. Lasciatemi una recensione!!! Essendo la prima Fic su di loro ho il bisogno di sapere se vi piace o se devo migliorare qualcosa! Vi aspetto copiosi!
Un bacio
-V- 

 
  
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