Hermione sognava.
Il mondo era nebuloso, tutt’intorno a lei, e figure indistinte si affaccendavano
davanti ai suoi occhi senza che riuscisse a distinguerne i volti o le azioni,
tutti grigi e apatici.
Anche lo sfondo era di un
grigio sfumato, non avrebbe saputo dire dove fosse o di chi si trattasse, ma
era come se avvertisse distintamente una sensazione di pericolo e di ansia.
Uno dopo l’altro i volti si
avvicinavano e la guardavano, ma rimanevano sempre avvolti da quel pulviscolo
fastidioso.
Una mano si allungò tra le
altre, pareva provenire dal nulla, però riconosceva qualcosa in quell’arto
familiare e per di più colorato, l’unica cosa che portasse vita tra quel
torpore.
La mano, rugosa e nodosa,
doveva senz’altro appartenere ad una persona anziana, solo che il volto era
ancora camuffato; la mano si avvicinò a lei che si ritrasse impaurita.
E poi, dal nulla del grigio,
comparve un volto anziano e segnato, le orbite stranamente incavate, gli occhi
spenti e gli occhiali con la catenella che pendeva, riconosceva quel volto come
se non lo vedesse che da pochi minuti e invece erano sette anni, quella era sua
nonna.
Delphie allungò ancora la mano e accarezzò la guancia della
nipote mentre le labbra sottili si torcevano in un sorriso, tirando la pelle
sugli zigomi. I capelli argentati, raccolti con forcine e mollette, erano come
li rammentava, fermati sulla sommità del capo con due fermagli particolarmente
vistosi sul bianco della chioma.
Anche i vestiti erano familiari,
gli stessi di quando, a Natale, andavano assieme in chiesa a Saint Raphael a pregare: il tailleur di lana bordeaux e verde
dall’aspetto ispido, le calze pesanti e le scarpe nere, pareva davvero una
benestante signora del dopoguerra in quell’abbigliamento.
-
Nonna, cosa ci
fai qui? – domandò lei fermando le dita che le scorrevano piano sulla fronte,
la nonna sorrise ancora, ma non rispose
Era un sogno e ne era
cosciente, questo era strano.
Era un sogno e poteva pensare
e riflettere come se si fosse svegliata in un’altra dimensione, anche questo
era strano.
Stava sognando sua nonna,
questo, invece, era normale perché la nonna le mancava.
Ma la nonna era morta e se
lei, invece, era viva, perché la nonna era lì? Si sentiva sveglia, non
addormentata.
Qualcosa non tornava nella
perfetta equazione che stava mettendo in piedi.
Fermò la mano e la scostò,
fissando negli occhi quella parente così cara di tanto tempo addietro.
E fu solo allora che si
avvide di un dettaglio che prima non aveva notato: alla mano sinistra, il cui
polso era ancora stretto tra le sue dita, brillava al dito medio un anello di
un colore argentato vivo e luccicante, forse dormiva o forse era sveglia, ma
riconosceva quell’anello perfettamente, era lo stesso che le aveva regalato
Draco quando erano ritornati a Hogwarts, quando
avevano praticamente giurato di non separarsi mai, non era un anello di
fidanzamento, era molto di più.
Perché lo aveva la nonna che
era morta?
Non si era mai separata da
quell’oggetto, per quanto riuscisse a ricordare…
Che fosse morta anche lei?
In realtà quel mondo grigio
era un po’ differente dall’idea di paradiso che aveva creato in tanti anni. E
mille miglia lungi dall’Inferno.
-
Nonna – chiese
risoluta – perché porti il mio anello? – era suo, adesso, e come tale lo
rivoleva
-
Il tuo anello? –
rispose la nonna sorpresa
-
Questo anello – e
indicò il cerchietto al dito della vecchia signora
-
Ma quello, cara,
non è tuo – ripeté la donna
-
Certo che è mio!
– scandì la nipote – me lo hanno regalato, guarda, ci sono le nostre iniziali:
D e H
-
Ma questo me lo
ha regalato tuo nonno Harold, leggi bene, tesoro,
vedi, ci sono una D e una H…
-
E io cosa ho
detto? – la nonna pareva non aver compreso
-
Non sono una H e
una R – aggiunse Delphie
-
Perché mai
dovrebbe esserci una R? Deve starci una D, questo anello ha una D e una H
-
Ma certo
-
E allora cosa
c’entra la R? – scandì spazientita. Era tutto irreale in maniera preoccupante.
Perché la nonna aveva il suo anello? Perché diceva che glielo aveva regalato il
nonno? E perché accidenti doveva esserci una R? C’era una H, lo ricordava,
l’iniziale del suo nome, Hermione, e c’era una D, l’iniziale del’altro nome, Draco.
-
Ma Hermione, mio
tesoro, R di Ronald, no? – chiese ancora l’altra come
se fosse ovvio
-
Ronald? – ripeté incredula – cosa c’entra Ron in questa questione? – tra l’altro Ron
non era fidanzato con Lavanda? Glielo aveva detto Ginny
a Natale, ricordava anche questo!
-
Ma certo tesoro,
l’anello te lo ha regalato Ronald… è giusto che sia
così
-
Ma che giusto,
Draco mi ha regalato questo anello, Draco Malfoy!
-
Draco… Malfoy? –
scandirono le labbra sottili – quella serpe odiosa?
Cosa ne sapeva la nonna di
Draco?
E come si permetteva di dire
che era odioso?
Ma perché, poi, quel
pasticcio? La nonna era morta prima che lei conoscesse Malferret
e Ronald e Harry e tutti gli altri
-
Non è odiosa! –
s’infervorò la Gryffindor – è brava e mi vuole bene!
-
Non dire
stupidaggini, sciocchina, tu sei fidanzata con Ronald
– ripeté la nonna
-
No! Io non voglio Ronald,
io voglio il mio anello! E Rivoglio Draco! – si sentiva sull’orlo di una crisi
di nervi e stava litigando con la nonna! La nonna che era la persona più dolce
e comprensiva mai esistita! – ridammi l’anello – disse poi, furente,
arrabbiatissima
-
Sì, il MIO
anello. Quell’anello! – e afferrò le lunghe dita facendo per strapparglielo –
quell’anello me l’ha regalato Malfoy!
-
Ma io sono la tua
nonna – diceva la figura, adesso però comprendeva che quella non era davvero
sua nonna. Dov’era? Costa stava facendo? Parlava da sola? Era dunque pazza?
-
No! E io rivoglio
l’anello!
Una risata civettuola partì
dalla bocca di quella che prima credeva essere l’unica vera parente al mondo e,
mentre la mano si dissolveva, sfuggiva anche alla sua presa.
La donna, adesso in una
figura decisamente più giovanile, ridacchiava maligna con la mano davanti alla
bocca scrutandola dall’alto verso il basso.
-
Vuoi l’anello? –
le domandò e lo sfilò dal dito medio
Accanto a lei altre due
ragazze comparvero, una bella e bionda, l’altra mora e formosa, tutte e due con
lo stesso sprezzo negli occhi
-
Tieni, prendi – e
tre anelli le arrivarono in grembo, li raccolse spaesata
-
Anche noi abbiamo
un anello del genere – disse la prima delle due
-
Draco ne ha dato
uno anche a noi – precisò
-
NO!
-
Sì invece – disse
la versione giovane della nonna – non è che un bastardo
-
Non è vero!
-
Sì invece. A lui
non importa niente di te
-
State zitte!
-
Vuoi il silenzio?
– chiese ancora la finta nonna – non vuoi credere a noi?
-
No!
D’improvviso tutt’intorno a lei si fece buio mentre le sagome svanivano
veloci, inghiottite dalle tenebre scure e profonde. Un unico fascio di luce
filtrava e la stava illuminando seduta su quello che poteva essere un pavimento
come un materasso, non lo sapeva.
-
Silenzio – disse
una voce
-
Solitudine –
aggiunse l’altra
-
Lacrime –
continuò una terza
Di fronte a lei una bambina
piangeva stringendo un animale di peluche tra le mani.
Come non riconoscerlo? Il
primo e vero, unico amico che avesse mai avuto, Theo l’orsetto.
E quella era lei.
Con le mani agli occhi
piangenti, i capelli scompigliati, la solitudine.
Si era sentita proprio così
quando era bambina, sola e abbandonata da tutti, nessuno che si curasse di lei.
Era dunque lo specchio della
sua anima? Anche adesso si sentiva così?
Nonostante tutto dicesse di
sì, qualcosa dentro di lei negò, no, non erano più così le cose e, stranamente,
non era stato il cuore a parlare, ma la sua razionalissima e obiettiva mente.
Non era sola.
Non più.
Aveva Draco. E una figura
alta e bionda si chinò verso la bambina prendendola in braccio: era
assomigliata davvero a quell’esserino la vigilia di
Natale? Lui le stampò un bacio sulla guancia dolcemente reggendola tra le
braccia affusolate.
Era Draco, nessun dubbio, il
Marchio Nero spiccava fin troppo chiaramente sulla pelle nivea scoperta dalla
camicia arrotolata fino al gomito.
Poi c’era Harry.
Harry che le era rimasto
accanto, che era stato amato solo per la sua fama e disprezzato quando, invece,
avrebbero dovuto esaltarlo.
Harry tese una mano,
stringendo la manina piccola della bambina che smise di piangere.
Poi c’era Ginny.
Ginny era un’amica particolare, un po’ pazzerella, alle
volte, ma speciale anche lei. E la rossa intrecciò le dita con quelle di Harry,
affiancandoglisi.
Poi c’erano Neville e Luna,
c’era Zabini che, a modo suo, era anche un amico.
E c’era Ron.
Ronald Bilius Weasley
comparve di fronte a tutti gli altri allungando una mano verso di lei. Lei lo
guardò scettica.
-
La mia ragazza
non dovrebbe sedersi sul pavimento – disse il rosso. Ma quello non era il suo
amico Ron
-
Io… non sono la
tua ragazza – mormorò a denti stretti, una volta avrebbe pregato che ciò
accadesse ma… non era lui che voleva adesso, ma un’altra delle sagome che la
guardavano da dietro, aspettando la sua prima mossa.
-
Credevo che mi
amassi – ammise il rosso con un tono che non pareva appartenergli, Hermione
negò con un gesto della testa
Ron sorrise a sua volta, allontanandosi a passo di
gambero e raggiungendo gli altri, la sua figura si affiancò a quella di
Lavanda, comparsa nel frattempo.
Un’altra silhouette si
materializzò davanti alle altre e, questa volta, ne aveva la certezza, quella
era sua nonna.
Delphie era in piedi con le mani giunte in grembo, la
borsetta di coccodrillo che faceva molto chic e il cappellino con i fiori neri
perché era in lutto.
Il tailleur di lana verde e
viola era uguale a quello della sua sosia, ma tutto in lei, ora, pareva
differente.
Solo la fede nuziale era alle
dita della donna mentre gli occhi avevano un’espressione dolce e decisa oltre le
lenti dalla montatura un po’ antiquata.
-
Hermione – disse
solo la signora
-
Nonna?
Era incerta la sua voce dopo
quanto appena vissuto qualcosa però le diceva che era la VERA nonna.
A conferma della cosa, la
donna rise di nuovo e annuì.
-
E’ troppo presto
per andartene – sentenziò con l’aria di chi la sa lunga – torna da lui, c’è più
bisogno di te nel mondo dei vivi
E staccandosi dal gruppetto,
Draco mise la bambina, che ormai sonnecchiava tra le sue braccia, in quelle di
Harry che sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.
A passo deciso, come suo
solito, la serpe bionda si avvicinò e le tese la mano chinandosi, solo quel
gesto cambiò il suo modo di porsi: Ron non si era
abbassato per parlare con lei, si era appena incurvato per allungare la mani
affinché potesse raggiungerla.
Solo quello bastava a dirle
chi dei due era quello giusto. Con ogni probabilità quello doveva essere un
sogno un po’ troppo reale richiesto dal suo subconscio.
-
Mezzosangue, se
stai seduta lì ti prenderai un raffreddore e non voglio che contagi anche me –
sbuffò lo Slytherin, il sorriso sincero, però, di chi
è contento di come sono andate le cose, aleggiava su quelle belle labbra che
l’avevano baciata fin quasi a farla morire e per le quali, probabilmente,
sarebbe morta.
Beh, se quello non era Draco
Malfoy…
Non era sicura che ne
esistesse una copia così ben riuscita…
Vide la mano tesa e decise:
era per lei. Qualunque cosa succedesse, quello era il suo destino e l’aveva
scelto in barba a tutto il resto.
Allungò il braccio e fece per
afferrare le dita ma, un attimo prima, queste si abbassarono e la figura
rimpicciolì finchè di fronte a lei non ci fu un
bambino.
Draco versione bambino, una
sagoma fin troppo familiare.
E il solito fiocco legato
sotto il mento con una gassa vistosa.
Forse fu proprio in quel
momento che davvero tutte le tenebre si dissolsero e anche tutti i dubbi,
afferrò la manina e vide comparire un sorriso sereno sulle labbra della serpe,
forse il primo che riconosceva.
Una luce si creò illuminando
un uscio chiaro, c’era un’uscita e, rapida e contenta, vi si avviò tenendo
sempre il bambino per mano.
Gli altri la seguirono
parlottando.
E nuove luci e nuove sagome
comparvero in quel mondo di tenebre rivelandosi, piano piano,
la sala dell’infermeria con in lontananza la finestra, le luminarie accese e Malferret fanciullo accanto al suo letto con l’aria
preoccupata come non mai.
Non sapeva cos’era stato, ma
aveva cancellato tutti quegli stupidi timori che per troppo tempo le avevano
dettato legge.
Forse era morta e rinata e
quella era una nuova vita o forse non lo era, ma la sua nuova vita cominciava
proprio in quel momento.
* * *
Draco sospirò di sollievo
quando le ciglia brune si sollevarono dagli occhi della mezzosangue dichiarando
a tutto il mondo che non era appena passata a miglior vita.
Stupida!
Maledetta!
Doveva proprio fargli
prendere un accidente simile? Proprio quando aveva appena capito… quando
finalmente ce l’avevano quasi fatta?
No!
Sembrava più grande, Hermione
adesso, come se avesse superato una fase importante della propria vita il che
strideva enormemente col fatto che lui fosse ancora piccolo.
Non aveva dieci anni, ora, ne
aveva quattordici, lei invece dimostrava beata i suoi diciotto senza saperlo
perché, sciocca com’era, non poteva certo sapere che cosa era appena successo.
La mezzosangue gli sorrise
stringendogli la mano ma non la lasciò.
Se lei era l’esse più
problematico sulla Terra che riusciva a mandarti il cervello a fare una
passeggiata e per la quale si farebbero le follie più folli, beh, era
innegabile che, se ci si metteva d’impegno, riusciva anche a dare delle belle
soddisfazioni.
Se non fosse stato Draco
Malfoy si sarebbe messo a piangere proprio come il bambinetto
che, in effetti, era per davvero.
Cosa sono quattordici anni di
vita? Probabilmente niente se si considerava quanto era stupido a quell’età e,
probabilmente, non erano sufficienti neppure diciotto a fare di lui un essere
adulto e maturo perché non era in grado di proteggerla, perché era egoista e
perché stava davvero per piangere, il che non andava nient’affatto bene visto
che Zabini stava fumando ansioso alla finestra di
fronte con le spalle rivolte verso il letto e la testa girata verso indentro,
sorridendo a quei due che si erano appena ritrovati.
-
Signor Zabini… che cosa sta facendo con quella sigaretta? –
brontolò la Chips attraversando il corridoio con la
solita scorta di intestini sotto spirito
Diplomaticamente, Blaise si limitò ad alzare le spalle noncurante,
continuando a fumare beato per scaricare stress e tensione che si erano
accumulati parecchio.
Doveva essere lucido, c’era
bisogno anche di lui.
Un po’ seccata dalla sua
risposta concisa, la medimaga si girò verso il letto
e vide la sua paziente che tentava a fatica di rimettersi seduta sul letto, sospirò
sollevata: c’erano casi in cui la magia e la medicina potevano fare ben poco
per le persone, in quel caso, se la Granger avesse voluto morire, beh, non
sarebbe tornata indietro. Forse ogni tanto doveva ricordarsi di ringraziare
anche Malfoy.
-
Grazie al cielo
si è ripresa – sentenziò sollevata andando a deporre il suo bagaglio e correndo
poi verso la porta con la gonna azzurrina che svolazzava
Un simile trasporto, c’era da
dire, né Draco né Zabini l’avevano mai visto, tantomeno per le loro fratture durante le partite, qualche
esperimento mal riuscito e un paio di grifondoro
massacrati.
Decidendo che era di troppo, Blaise comprese il messaggio subliminale e si spostò
progressivamente verso la porta, richiudendola poi alle sue spalle.
Chi l’avrebbe mai detto che
anche per lui e Malfoy sarebbe arrivato il giorno di innamorarsi…
* * *
Facendo leva sui polsi che
sentiva ancora un po’ deboli, Hermione si appoggiò all’alta pila di cuscini che
il biondo aveva sistemato dietro di lei e aspettò.
Un silenzio imbarazzante e
artefatto era tra loro, avvertibile ogni istante in ogni punto, denso
nell’aria.
Probabilmente sarebbero
finiti a parlare del tempo; a proposito, quanto aveva dormito?
Fece per dirglielo ma lui la
bloccò gridandole uno
-
Stupida! – prima
ancora che lei riuscisse a pronunciare la prima sillaba.
Beh, non aveva tutti i torti
ma a quale delle sue “stupidaggini” si stava riferendo in quel momento?
Ebbe almeno il buongusto di
arrossire, ammettendo la sua colpa che era innegabile, innegabile per qualsiasi
cosa di cui l’avesse accusata, ma si sentiva stranamente propensa verso una
certa via che comprendeva anche un libro arrivato direttamente dalla sezione
proibita della biblioteca di Hogwarts assieme ad una
visitina di Harry.
-
Lo sai che
avresti potuto morire?
No, non stava parlando del
libro, non ancora almeno.
-
Non sei tu che
dovresti parlare di “poter morire” a me quando, bello tranquillo, te ne sei
andato nella tana dei mangiamorte a salvare Nicholaa e il bambino, Devlin
-
Non tiriamo in
ballo quella storia vecchia – lei alzò gli occhi al cielo, il ruolo del bambinetto saccente si addiceva alla perfezione a Malferret. E comunque non era proprio così vecchia…
-
Ma scusa, di cosa
stai parlando? Io stavo solo dormendo, solamente sognando… - ci rifletté, in
effetti aveva risposto d’impulso, di che pericolo di morte stava parlando?
Per tutta risposta l’altro
sbuffò e scosse il capo come se parlare con lei fosse una causa persa.
-
Lo sai che hai
rischiato di morire? È un bene se sei ancora viva, accidenti! – e si passò
nervoso e agitato una mano tra i capelli, scompigliandoli; era un gesto
ricorrente quando aveva la sua età anagrafica normale, ma ora pareva
curiosamente fuori luogo
-
Perché? – quella
domanda le uscì dalle labbra senza volerlo, avrebbe voluto frenarsi e
riflettere di più su quanto aveva detto, ma… era come se la curiosità di sapere
e anche di dare un senso a quel sogno senza significato fosse stata più forte
della sua stessa volontà di non sapere.
Draco sospirò e chiuse gli
occhi, come se tutto quello gli costasse uno sforzo enorme, poi la fissò e gli
occhi argentati incatenarono i suoi per un istante che parve eterno
-
Granger – disse
piano, quasi sottovoce – la pozione è scomparsa. Guardati le mani.
Preoccupata Hermione girò i
palmi e li studiò, erano come li ricordava prima di essere vittima di
quell’incidente in corridoio, uguali. Non piccoli e un po’ cicciotelli come
quelli che aveva da bambina né le mani di un’adulta come quando diventava
improvvisamente grande.
Poi i suoi occhi si posarono
sulla serpe al suo fianco nella sua strana tenuta da quattordicenne.
E i conti non tornarono più.
Aveva studiato con Piton che l’effetto di una pozione dura un determinato
periodo di tempo per ciascuna delle parti in cui essa viene divisa dunque
perché Malfoy era ancora bambino? Lui aveva detto che la pozione aveva cessato
il suo effetto ma era ancora un ragazzino, come mai?
-
Draco, perché te
sei così?
Bella domanda.
-
Piton non sa rispondere: potrebbe essere che sono stato
colpito da una scarica più forte o potrebbe essere che non scompaia mai più…
-
Ma è assurdo! –
si ribellò sconcertata – ogni pozione è un tempo di azione limitato! – forse
non sarà stata una cima di Pozioni come lui, ma anche lei aveva studiato quella
maledetta materia e dunque, perché tutto non andava nel modo in cui non aveva
studiato?
-
Devi tenere bene
a mente due cose: -
-
Ma questo non va
bene! Piton ha detto…
-
Granger, le
Pozioni che studiamo a scuola sono delle cretinate di prim’ordine,
quelle che usano i mangiamorte sono sconosciute,
pericolose e, soprattutto, anomale. Non puoi basarti sulle leggi stupide che
regolano tre intrugli banali quando hai a che fare con miscele di decine di
ingredienti mescolati al milligrammo attraverso testi antichi che nessuno ha
mai studiato, lo capisci anche tu quanto la cosa è stupida!
Come aveva ragione.
Eppure non andava per niente
bene, andava, anzi, veramente malissimo.
Udì un colpo improvviso.
Voltò la testa e cercò di
percepire da dove provenisse.
-
Che cos’era? –
domandò al biondo
-
I lavori di
ristrutturazione di Tassorosso – effettivamente il
dormitorio degli Hufflepuff era proprio girato
l’angolo, ma… si mettevano a fare lavori di riammodernamento
mentre erano sotto attacco degli adepti di Voldemort?
Silente doveva essere proprio molto fiducioso riguardo al futuro… - ad ogni
modo… mi hai fatto molto preoccupare
Hermione se ne rendeva conto
benissimo, ce l’aveva scritto in faccia che era rimasto in ansia tutto quel
tempo, eppure… perché?
-
Perché? – eccola
di nuovo la curiosità che prendeva il sopravvento, lui parve, invece, davvero
molto seccato
-
Come perché,
razza di scema?! Perché la pozione è strana e modificata e per farti tornare
così come sei hai dovuto attingere alla tua fonte di energia personale e ci hai
quasi rimesso la pelle!
-
Sul serio?
-
No, guarda, è
stato tutto uno scherzo inventato da quel cretino di Weasley
La Gryffindor
sbuffò, sempre a fare del sarcasmo fuori luogo…
-
Per piacere –
quasi la implorò lui – se ti girasse mai di fare qualcos’altro del genere prima
avvertimi così avrò anche il tempo di prepararti un adeguato funerale, non ci
tengo mica a vederti morire qui davanti a me!
-
Sei
simpaticissimo, guarda… - sibilò arrabbiata, non era certo il caso che facesse
l’uccellaccio del malaugurio, ne avevano già tanta di iella che non le sembrava
proprio il caso di tirarsene sulla testa più di quanta ne avessero, decisamente
non era la situazione migliore.
-
Senti la
santarellina! – sbuffò l’altro contrariato – vorrei proprio sapere, a
proposito, cosa ci fa quel libro proibito sul pavimento dell’anticamera
Ops… se n’era accorto.
-
Lo sai che se te
lo scoprivano Silente, la McGranitt o quella vecchia
bisbetica (si riferiva alla Chips) tu e quell’idiota
di Potter passavate dei casini?
-
Com’è che mentre stavo
male sei tornato ad essere così scurrile?
-
Perché mi hai
fatto perdere vent’anni di vita! Ma ti sembrano cose da fare?
-
Beh, mica l’ho
fatto volutamente… ad ogni modo dov’è il libro?
-
Parliamo
piuttosto del perché stavi leggendo quella roba?
-
No
-
Ti sei alzata col
piede sbagliato, eh… - constatò borbottando come una pentola di fagioli
-
Non sono ancora
scesa – lo rimbeccò a sua volta, poco incline al buonumore dopo essersi appena
alzata ed essere stata riaccolta nel mondo dei vivi da una sfilza di insulti a lei,
i suoi amici, le sue cose e le sue idee che avrebbe fatto concorrenza a quelli
riservati a Colin Canon
Un alto colpo.
Accidenti, ma che razza di
muratori avevano assunto?
Draco lanciò appena
un’occhiata alla finestra e lo sguardo si fece severo.
Incominciò a parlare, ma la
porta si aprì lasciando entrare il preside seguito dalla Chips
e da Piton, due del gruppo avevano un’aria da
funerale che avrebbe fatto invidia a Caronte, Silente
era l’unico, invece, che pareva avere ancora qualche speranza sul futuro.
Un altro colpo.
-
Siamo contenti
che si sia risvegliata, signorina Granger – la informò cordiale come sempre
l’anziano mago – ci ha fatto prendere proprio un bello spavento
Sospettò che Piton avesse qualcosa da aggiungere a proposito della
possibile dipartita di una grifondoro, ma anche il
responsabile di serpeverde si trattenne dai commenti
inutili e rimase a braccia incrociate dietro il retto, nella sua solita tonaca
nera, grigia e verde.
La Chips
invece era continuamente a scuotere la testa come se fosse stata una marionetta
e, nel frattempo, posizionava le braccia sui fianchi e poi le lasciava cascare
lungo i fianchi ogni volta che Silente cominciava nuovamente a parlare.
Sorrise alla piccola
combriccola e si stupì che la McGranitt non fosse
assieme a loro, strano, avrebbe giurato che anche lei fosse piuttosto
preoccupata ma forse, con l’imminente attacco, era più occupata a prendersi
cura della difesa dell’edificio che di una sua allieva che, ad ogni modo, si
era perfettamente ristabilita.
Ancora un colpo.
Quei lavori erano l’ideale
per un bel mal di testa fulminante a fine giornata.
Curioso che la Chips, così presa dai suoi pazienti, non avesse detto
niente a proposito dello stress psicologico che provocava.
Girò un attimo la testa e un
turbinio di gonne di velluto rosso e verde entrò dalla porta: la professoressa
di Trasfigurazione, più che trafelata, aveva fatto irruzione nella camera con i
capelli scarmigliati e gli occhiali di traverso sul naso, le guance un poco
arrossate probabilmente da una corsa
-
Albus, stanno per entrare! – dichiarò con enfasi
Che qualcuno le dicesse che
aveva sentito male.
Chi è che stava per entrare?
Non i mangiamorte… non loro…
Guardò Malfoy, ma nei suoi
occhi c’era solo la triste e ormai palese verità.
Merda.
Ok, non era da lei dire le parolacce anzi, fino a quel
giorno si era limitata sempre allo stretto indispensabile, vale a dire il
Principe degli Slytherin, però in quel momento ci
calzava proprio a pennello.
-
D-dov’è Harry? – s’informò preoccupata?
-
Il signor Potter
si sta preparando per lo scontro – dichiarò Silente cupo – non ci vorrà molto.
Ora devo andare, tornerò tra qualche minuto
E i tre professori e la medimaga scomparvero di nuovo oltre la porta bianca.
Un’altra occhiata al viso
infantile di Malfoy.
Una smorfia di rabbia e
disgusto era dipinta sul suo bel volto candido: fin troppo facile scoprire per
cos’era quel biasimo di se stesso, il non poter fare niente.
Lui non poteva combattere
l’unica battaglia a cui avrebbe voluto prendere davvero parte.
Che cosa triste che tra loro
due fosse stata proprio lei quella a riacquistare la sua età normale e lui
quello costretto a non poter ancora usare la magia.
Ancora… già, forse non
l’avrebbe mai più avuta perché la bacchetta di Draco rispondeva solo a lui
quando era diciottenne, non quando aveva quattordici anni, anche se si trattava
della stessa persona.
Allungò una mano per
accarezzargli il volto ma gli occhi grigi si abbassarono.
Lo sguardo le cadde sui pugni
delle mani, serrati lungo i fianchi fin quasi a farsi male: stava soffrendo,
soffrendo davvero, come era facile capirlo in quel momento.
La cosa era ironica e
grottesca allo stesso tempo, povero Draco, sapeva quanto ci teneva a
partecipare a quello scontro.
Si era preoccupato per lei
fino alla fine nonostante tutti quei pasticci per la testa e le aveva anche
inventato una scusa a caso per farla rimanere tranquilla a letto, probabilmente
sarebbe data in escandescenza non appena avesse aperto gli occhi e scoperto che
la scuola era sotto assedio, non era capace di rimanere tranquilla, non quando
si trattava di questioni così gravi ed importanti e lì c’era di mezzo molto più
che una questione importante, lo sapeva bene, era stato lo stesso Draco a
confidarglielo quando le aveva narrato per la prima volta la storia delle
Reliquie della Morte.
Era stata una stupida e
un’ingenua a credere, anche solo per un momento, che tutto potesse sistemarsi e
lei e la serpe fare una comune vita da fidanzati, non avrebbe neppure dovuto
attraversarle l’anticamera del cervello una simile riflessione.
Ma l’aveva fatto e, come
tutte le volte che si era illusa, ne soffriva le conseguenze e il dolore di
comprendere quanto quell’idea era futile.
Doveva farcela, adesso come
non mai, doveva alzarsi su quelle gambe e combattere come non era mai stata in
grado di fare.
Non si trattava di
fronteggiare solo Bellatrix e gli altri mangiamorte, si trattava di eliminare per sempre le paure,
quelle stesse che si erano dissolte nel suo sogno; adesso sapeva di esserne
capace, se si fosse impegnata ce l’avrebbe fatta, DOVEVA farcela.
Anche per lui.
Allungò di nuovo un braccio,
voleva almeno scompigliargli i capelli come si fa con i fratellini, voleva
ancora sapere che consistenza avevano e accarezzargli il viso, voleva
prendergli le mani e confortarlo come si fa con un bambino, ma sapeva che non
gliel’avrebbe permesso, così si limitò a tentare di avvicinarsi alla chioma
chiara.
-
Ferma! – urlò la Chips dalla porta correndo verso di loro e affrettandosi a
scostare di peso il ragazzino che aveva davanti.
Dopo di lei entrò Silente che
sospirò drammaticamente, come se si fosse aspettato con la massima probabilità
una cosa del genere.
La medimaga,
pilotando per le spalle Malfoy, lo condusse fuori della porta e la chiuse
dietro di sé, il preside, invece, si avvicinò con passo cadenzato levandosi il
berretto a punta; aveva lo sguardo teso ma era normale, come nascondere
l’ansia, la paura e la preoccupazione di una situazione analoga? E per di più
sapeva che c’erano stati anche studenti che avevano scelto di rimanere a scuola
solo per combattere contro Bellatrix e co, doveva essere difficile portare sulle spalle una
responsabilità del genere…
Si sedette su una delle sedie
della corsia e guardò il viso un po’ ingrigito di quella che, in tempi
migliori, era stata la migliore studentessa di Hogwarts,
adesso, invece, era stesa su un letto e anche quella era una sua colpa.
-
Signorina Granger
non deve assolutamente toccare il signor Malfoy – le disse serio il preside
fissandola con gli occhi celesti da oltre le lenti a mezzaluna.
-
Come mai? Non
posso neppure salutarlo? Devo andare di sotto anche io, devo fare qualcosa
-
Immaginavo
l’avrebbe detto. – le confermò l’anziano stregone accarezzandosi la lunga barba
bianca – ma badi bene a quello che sto per dirle, signorina Granger: non deve
assolutamente toccare il signor Malfoy, le vostre situazioni d’età sono ancora
troppo instabili. Se lei dovesse mai venire in contatto con lui, e si prega che
questo non avvenga, ci sarebbe uno scambio della magia reciproca che avete
ancora in corpo, in particolare quella residua del signor Malfoy, che sta
lottando contro il tempo, cercherà di assorbire energia da lei per compensare
lo squilibrio d’età e poter tornare a quella originale. E se lei perdesse
ancora un po’ della sua non siamo in grado di dire cosa le accadrebbe, ne ha
già persa troppa.
-
Come… come con il
sangue? – chiese intimorita ricordando gli esempi che le facevano i suoi
genitori
-
Pressappoco,
morirebbe per mancanza di magia, gli esseri magici come noi non possono
assolutamente vivere senza.
-
Capisco – ammise,
in effetti era una prospettiva terribile – professore – chiese poi lei – cosa
ne sarò di Malfoy?
-
Manderò Draco a Grimmauld Place, esiste ancora
l’Incanto Fidelio su quella casa e il Salvio Hexia
che ho fatto io stesso come sede dell’Ordine ella Fenice, i mangiamorte
non lo troveranno facilmente
-
Chi è questa
volta il depositario dell’incantesimo? – s’informò poi scettica temendo che si
trattasse di nuovo di uno come Peter Minus
-
Oh, una persona
di cui mi fido ciecamente, il suo nome è
-
In effetti no –
ammise lei riflettendo su quel nome – è una Auror? –
Silente rise
-
No
-
Ah…
-
Beh, adesso credo
che sia venuto il mio momento di intervenire… stia attenta signorina Granger,
non faccia pazzie, mi raccomando. Vuole promettermelo?
E le allungò una mano.
Lei tese la sua per
suggellare il patto, poi la ritrasse e, sorridendogli dolcemente, scosse la
testa
-
Non posso, se
necessario so che la farei
-
Una sua degna
risposta – confermò il preside rinfilandosi la mano
in tasca – stia bene, signorina Granger, se ci sarà necessità la manderò a
chiamare anche se è ancora convalescente ma credo che fino a sera dovremmo
riuscire a cavarcela.
-
Sia prudente
anche lei, professore
* * *
Spazio autrice: eccomi tornata!
Scusate per il ritardo, non
sto a spiegarvi tutte le mille e una cose che mi sono capitate mentre stendevo
questo capitolo perché probabilmente mi prendereste per pazza (e un po’ già lo
sono), ma vi dico solo che metterlo giù è stata davvero una bella fatica, meno
male che ce l’ho fatta.
Io mi auguro che vi sia
piaciuto anche se è piuttosto cervellotico, soprattutto all’inizio quando si
parla dello stravagante sogno di Hermione, ma credo che ci volesse un capitolo
dove si parlava delle paure della nostra protagonista soprattutto perché quelle
di Draco le ho analizzate e rianalizzate un sacco di
volte mentre di lei dicevo sempre che era una tipa un po’ solitaria ma poco
più.
Scusate tanto anche per la mancanza
di ringraziamenti dell’altra volta, sono davvero un’autrice imperdonabile se
trascuro in questo modo i miei lettori ma sfortunatamente neppure i miei
professori mi trascurano così tanto… >_>
Bene, passo a ringraziarvi
uno per uno e vorrei fare lo stesso anche con tutti quelli che seguono la mia
storia anche senza recensire, grazie davvero di cuore!
Nyssa
Fragola1991:
ciao e grazie mille per i complimenti! Sono molto felice delle tue parole e
anche che la mia avventura ambientata in Harry Potter (piuttosto alternativo in
verità) ti piaccia, è bello sapere di non aver composto un’autentica schifezza
^^
Per quanto riguarda le
Relazioni confermo, ci sarà un seguito ma bisognerà aspettare perché
ultimamente sono piuttosto impegnata e anche buttare giù i cappy
di questa fic è difficile, se poi mi metto anche a
produrne un’altra l’esame dovrei proprio cancellarlo (magari…).
Ad ogni modo spero che la
storia non deluda le tue aspettative e spero che non lo faccia neppure questa!
Anche tu hai dato fiducia ad
una autrice superimpegnata quindi ti ringrazio,
aspetto di sapere che cosa mi dirai di questo cervellotico ventiduesimo
capitolo, ciao e a presto, Nyssa
Shavanna:
ciao carissima! Sfortunatamente la scuola mi sta massacrando e quindi anche
scrivere i capitoli è un’impresa disperata, un po’ perché manca il tempo e un
po’ perché ho mille pensieri per la testa…
Ad ogni modo, anche se più
lentamente, vado avanti e spero che lo svolgimento della storia continui a
piacerti, sono proprio curiosa di sapere cosa mi dirai di questo capitolo!
In effetti Pansy ha un ruolo piuttosto anomalo in questa storia, in
genere non la metto mai tra i protagonisti principali perché non riesco a
gestirla come si deve e, originariamente, l’autore della bomba doveva essere Blaise, ma poi mi sono interrogata se uno come Zabini avrebbe davvero fatto una cosa del genere e la
risposta è stata no. Penso che neppure Draco riuscirebbe a far del male al suo
migliore amico quindi ho dovuto spostare l’attenzione su qualche altro
personaggio e con la storia di Nicholaa è arrivata
anche Pansy.
Dimmi cosa pensi di questo cappy 22, sono molto curiosa, ciao e un bacio! Nyssa
Herm83:
assenza tu? Beh, siamo in due perché lo sono anche io e sfortunatamente per lo
stesso motivo: scuola.
Già già,
finalmente quei due hanno coronato un pezzetto del loro sogno d’amore con la A
maiuscola, anche se, come si svela in questo cappy,
la strada sarà ancora abbastanza pericolosa per arrivare alla fine.
Spero che ti piaccia anche il
mio nuovo aggiornamento e aspetto una tua recensione, ciao e a presto! Un
bacio, Nyssa
Falalula:
lo so, con tutto quello che è successo anche io tendevo a dimenticarmi da dove
era nata tutta la faccenda del cambio d’età, ma prima o poi doveva saltare
fuori, non credo che sarei riuscita a terminare la storia senza dire chi era
l’effettivo colpevole.
Blaise un mio pallino? Nooooo, ma
cosa vai a pensare =P
In realtà è un personaggio
che adoro e ad un modo o all’altro deve sempre avere un ruolo più o meno
centrale nella storia anche se, generalmente, quello che gli calza meglio è
l’abito da “migliore amico”, una rappresentazione perfetta. Per quanto riguarda
la famiglia, invece, mi piace cambiare, trovo che sia un personaggio molto
duttile.
La sorellina di Blaise che somiglia a Aisley? Beh,
potrei farci un pensiero, chissà, magari… ma non svelo nulla per il momento,
non ho inquadrato molto le idee su di lei e non so neppure se farà
un’apparizione.
Spero che questo cappy ti piaccia, aspetto di sapere! Ciao e a presto, Nyssa
Giuliabaron:
precisamente! Sei molto perspicace, io per esempio non ci sarei mai arrivata,
ad ogni modo sta succedendo qualcosa e in questo capitolo 22 si scopre anche
che cosa.
Mi auguro che ti piaccia,
aspetto di sapere! Ciao e un kiss, Nyssa
Luana1985:
credimi, se tu sei felice lo sono anche io perché per ogni capitolo che posto
si avvicina sempre di più la fine e quindi la meritata pace per studiare con
calma, anche se credo che mi dispiacerà molto smettere di scrivere per un
mesetto, immagino che sarà terribile ma non posso assolutamente farne a meno.
Draco fa sempre il duro, ma
sotto sotto è uno di quelli che tiene molto ai
dettagli e si fa toccare dalle piccole e semplici cose, esattamente come è
stato x Hermione: aveva diecimila belle ragazze e ha scelto l’unica conquista
difficile ^^
Spero che ti piaccia anche il
nuovo post, aspetto di sapere! Un bacio, Nyssa
Vavva:
in effetti il confronti Draco Blaise lo infilo sempre
in ogni fic perché sono due serpi particolari e
diversissime ma, secondo me, ottimi amici ed è per questo (oltre per il fatto
che Blaise mi piace molto) che compare sempre.
Sono d’accordo con te,
secondo me
Confermo, il seguito delle
relazioni non può comparire prima perché sennò farei davvero tempi biblici con
gli aggiornamenti e verrebbe un’autentica schifezza, poi con l’esame credo di
essere sufficientemente sotto pressino senza la scadenza settimanale delle fic…
In compenso la storia la sto
buttando giù quindi animo!
Intanto spero che ti piaccia
anche questo nuovo aggiornamento, un bacione! Nyssa
Lord Martiya: beh, sono felice di aver scritto qualcosa che non ti
aspettavi, soprattutto perché in genere riesci a prevedere quasi tutti gli
sviluppi delle mie storie, invece qui mi gongolo un po’ della mia completa
pazzia di autrice per aver sorpreso un lettore come te!
Ammetto che all’inizio
l’artefice del fattaccio doveva essere stato Blaise,
ma poi ho riflettuto e non credo che sarebbe riuscito a fare una cosa tanto
crudele a Draco e non credo che Malfoy sarebbe stato da meno.
Così ho dovuto cercare
qualcun altro ed ecco pronta Pansy.
Hai visto chi è arrivata?
Alla fine anche lei ha fatto la sua comparsa,
Potterina_88:
non preoccuparti per il ritardo, capita a tutti e io stessa sono la prima a
postare con giorni e giorni di ritardo rispetto alla tabella di marcia…
Sono successe molte cose: Herm e Draco hanno fatto quel che dovevano (finalmente,
pure io non potevo più aspettare), si scopre chi è l’artefice della pozione
cambia età, viene rivelato completamente il passato di Blaise
e le motivazioni di Pansy e viene alla luce la paura
profonda e insanabile di Herm.
A questo punto penserai che
io sia pronta per il manicomio e, in effetti, ogni tanto sono molto preoccupata
da me stessa.
Pansy in questa storia è molto meno crudele che nelle
relazioni, qui ha una motivazione fortissima e non è una mangiamorte
spietata per scelta, anche se, nella maggior parte dei casi, tutti i mangiamorte protagonisti delle mie storie non lo sono per
scelta… (Nicholaa, Lynwood,
Draco, Pansy, Blaise…).
Zabini è il mio idolo e quindi era impensabile che non
ritagliassi un francobollo anche per lui, lo adoro anche se in questa storia è
uscito molto diverso dalla precedente.
Eppoi mi piace da matti
parlare di amicizia, adoro descrivere Draco e Blaise
insieme e mi piace il loro confronto perché sono diversissimi eppure amici e si
capiscono con un’occhiata.
Spero che ti piaccia anche
questo ventiduesimo capitolo, ciao e a presto! Un bacio, Nyssa