Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nyssa    11/05/2008    12 recensioni
L'amore non è solo come una rosa che sboccia o una pesca delicata, l'amore è anche una mela selvatica dal sapore un po' asprigno che nasce al freddo e tra le spine.
L'amore è fatto di tante cose, anche di imprevisti, esattamente come quello che colpisce Draco Malfoy ed Hermione Granger durante una delle loro solite litigate, ma che cosa gli è capitato veramente? E quali sono i tanti misteri della Londra babbana (ma non troppo) che Hermione è più che mai decisa a scoprire? E quali sono gli altrettanto sconosciuti motivi che spingono (o costringono?) Draco Malfoy a seguirla?
Prima classificata al Never Ending Story Awards - Terzo Turno secondo la scelta del pubblico.
Vincitrice nelle categorie: Best Saga, Best Romance, Best Plot e Best Couple (Draco/Hermione)
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hermione sognava

Hermione sognava.

Il mondo era nebuloso, tutt’intorno a lei, e figure indistinte si affaccendavano davanti ai suoi occhi senza che riuscisse a distinguerne i volti o le azioni, tutti grigi e apatici.

Anche lo sfondo era di un grigio sfumato, non avrebbe saputo dire dove fosse o di chi si trattasse, ma era come se avvertisse distintamente una sensazione di pericolo e di ansia.

Uno dopo l’altro i volti si avvicinavano e la guardavano, ma rimanevano sempre avvolti da quel pulviscolo fastidioso.

Una mano si allungò tra le altre, pareva provenire dal nulla, però riconosceva qualcosa in quell’arto familiare e per di più colorato, l’unica cosa che portasse vita tra quel torpore.

La mano, rugosa e nodosa, doveva senz’altro appartenere ad una persona anziana, solo che il volto era ancora camuffato; la mano si avvicinò a lei che si ritrasse impaurita.

E poi, dal nulla del grigio, comparve un volto anziano e segnato, le orbite stranamente incavate, gli occhi spenti e gli occhiali con la catenella che pendeva, riconosceva quel volto come se non lo vedesse che da pochi minuti e invece erano sette anni, quella era sua nonna.

Delphie allungò ancora la mano e accarezzò la guancia della nipote mentre le labbra sottili si torcevano in un sorriso, tirando la pelle sugli zigomi. I capelli argentati, raccolti con forcine e mollette, erano come li rammentava, fermati sulla sommità del capo con due fermagli particolarmente vistosi sul bianco della chioma.

Anche i vestiti erano familiari, gli stessi di quando, a Natale, andavano assieme in chiesa a Saint Raphael a pregare: il tailleur di lana bordeaux e verde dall’aspetto ispido, le calze pesanti e le scarpe nere, pareva davvero una benestante signora del dopoguerra in quell’abbigliamento.

-          Nonna, cosa ci fai qui? – domandò lei fermando le dita che le scorrevano piano sulla fronte, la nonna sorrise ancora, ma non rispose

Era un sogno e ne era cosciente, questo era strano.

Era un sogno e poteva pensare e riflettere come se si fosse svegliata in un’altra dimensione, anche questo era strano.

Stava sognando sua nonna, questo, invece, era normale perché la nonna le mancava.

Ma la nonna era morta e se lei, invece, era viva, perché la nonna era lì? Si sentiva sveglia, non addormentata.

Qualcosa non tornava nella perfetta equazione che stava mettendo in piedi.

Fermò la mano e la scostò, fissando negli occhi quella parente così cara di tanto tempo addietro.

E fu solo allora che si avvide di un dettaglio che prima non aveva notato: alla mano sinistra, il cui polso era ancora stretto tra le sue dita, brillava al dito medio un anello di un colore argentato vivo e luccicante, forse dormiva o forse era sveglia, ma riconosceva quell’anello perfettamente, era lo stesso che le aveva regalato Draco quando erano ritornati a Hogwarts, quando avevano praticamente giurato di non separarsi mai, non era un anello di fidanzamento, era molto di più.

Perché lo aveva la nonna che era morta?

Non si era mai separata da quell’oggetto, per quanto riuscisse a ricordare…

Che fosse morta anche lei?

In realtà quel mondo grigio era un po’ differente dall’idea di paradiso che aveva creato in tanti anni. E mille miglia lungi dall’Inferno.

-          Nonna – chiese risoluta – perché porti il mio anello? – era suo, adesso, e come tale lo rivoleva

-          Il tuo anello? – rispose la nonna sorpresa

-          Questo anello – e indicò il cerchietto al dito della vecchia signora

-          Ma quello, cara, non è tuo – ripeté la donna

-          Certo che è mio! – scandì la nipote – me lo hanno regalato, guarda, ci sono le nostre iniziali: D e H

-          Ma questo me lo ha regalato tuo nonno Harold, leggi bene, tesoro, vedi, ci sono una D e una H…

-          E io cosa ho detto? – la nonna pareva non aver compreso

-          Non sono una H e una R – aggiunse Delphie

-          Perché mai dovrebbe esserci una R? Deve starci una D, questo anello ha una D e una H

-          Ma certo

-          E allora cosa c’entra la R? – scandì spazientita. Era tutto irreale in maniera preoccupante. Perché la nonna aveva il suo anello? Perché diceva che glielo aveva regalato il nonno? E perché accidenti doveva esserci una R? C’era una H, lo ricordava, l’iniziale del suo nome, Hermione, e c’era una D, l’iniziale del’altro nome, Draco.

-          Ma Hermione, mio tesoro, R di Ronald, no? – chiese ancora l’altra come se fosse ovvio

-          Ronald? – ripeté incredula – cosa c’entra Ron in questa questione? – tra l’altro Ron non era fidanzato con Lavanda? Glielo aveva detto Ginny a Natale, ricordava anche questo!

-          Ma certo tesoro, l’anello te lo ha regalato Ronald… è giusto che sia così

-          Ma che giusto, Draco mi ha regalato questo anello, Draco Malfoy!

-          Draco… Malfoy? – scandirono le labbra sottili – quella serpe odiosa?

Cosa ne sapeva la nonna di Draco?

E come si permetteva di dire che era odioso?

Ma perché, poi, quel pasticcio? La nonna era morta prima che lei conoscesse Malferret e Ronald e Harry e tutti gli altri

-          Non è odiosa! – s’infervorò la Gryffindor – è brava e mi vuole bene!

-          Non dire stupidaggini, sciocchina, tu sei fidanzata con Ronald – ripeté la nonna

-          No!  Io non voglio Ronald, io voglio il mio anello! E Rivoglio Draco! – si sentiva sull’orlo di una crisi di nervi e stava litigando con la nonna! La nonna che era la persona più dolce e comprensiva mai esistita! – ridammi l’anello – disse poi, furente, arrabbiatissima

-          Sì, il MIO anello. Quell’anello! – e afferrò le lunghe dita facendo per strapparglielo – quell’anello me l’ha regalato Malfoy!

-          Ma io sono la tua nonna – diceva la figura, adesso però comprendeva che quella non era davvero sua nonna. Dov’era? Costa stava facendo? Parlava da sola? Era dunque pazza?

-          No! E io rivoglio l’anello!

Una risata civettuola partì dalla bocca di quella che prima credeva essere l’unica vera parente al mondo e, mentre la mano si dissolveva, sfuggiva anche alla sua presa.

La donna, adesso in una figura decisamente più giovanile, ridacchiava maligna con la mano davanti alla bocca scrutandola dall’alto verso il basso.

-          Vuoi l’anello? – le domandò e lo sfilò dal dito medio

Accanto a lei altre due ragazze comparvero, una bella e bionda, l’altra mora e formosa, tutte e due con lo stesso sprezzo negli occhi

-          Tieni, prendi – e tre anelli le arrivarono in grembo, li raccolse spaesata

-          Anche noi abbiamo un anello del genere – disse la prima delle due

-          Draco ne ha dato uno anche a noi – precisò la seconda. Il suo cuore, però, si ribellò a quelle parole

-          NO!

-          Sì invece – disse la versione giovane della nonna – non è che un bastardo

-          Non è vero!

-          Sì invece. A lui non importa niente di te

-          State zitte!

-          Vuoi il silenzio? – chiese ancora la finta nonna – non vuoi credere a noi?

-          No!

D’improvviso tutt’intorno a lei si fece buio mentre le sagome svanivano veloci, inghiottite dalle tenebre scure e profonde. Un unico fascio di luce filtrava e la stava illuminando seduta su quello che poteva essere un pavimento come un materasso, non lo sapeva.

-          Silenzio – disse una voce

-          Solitudine – aggiunse l’altra

-          Lacrime – continuò una terza

Di fronte a lei una bambina piangeva stringendo un animale di peluche tra le mani.

Come non riconoscerlo? Il primo e vero, unico amico che avesse mai avuto, Theo l’orsetto.

E quella era lei.

Con le mani agli occhi piangenti, i capelli scompigliati, la solitudine.

Si era sentita proprio così quando era bambina, sola e abbandonata da tutti, nessuno che si curasse di lei.

Era dunque lo specchio della sua anima? Anche adesso si sentiva così?

Nonostante tutto dicesse di sì, qualcosa dentro di lei negò, no, non erano più così le cose e, stranamente, non era stato il cuore a parlare, ma la sua razionalissima e obiettiva mente.

Non era sola.

Non più.

Aveva Draco. E una figura alta e bionda si chinò verso la bambina prendendola in braccio: era assomigliata davvero a quell’esserino la vigilia di Natale? Lui le stampò un bacio sulla guancia dolcemente reggendola tra le braccia affusolate.

Era Draco, nessun dubbio, il Marchio Nero spiccava fin troppo chiaramente sulla pelle nivea scoperta dalla camicia arrotolata fino al gomito.

Poi c’era Harry.

Harry che le era rimasto accanto, che era stato amato solo per la sua fama e disprezzato quando, invece, avrebbero dovuto esaltarlo.

Harry tese una mano, stringendo la manina piccola della bambina che smise di piangere.

Poi c’era Ginny.

Ginny era un’amica particolare, un po’ pazzerella, alle volte, ma speciale anche lei. E la rossa intrecciò le dita con quelle di Harry, affiancandoglisi.

Poi c’erano Neville e Luna, c’era Zabini che, a modo suo, era anche un amico.

E c’era Ron.

Ronald Bilius Weasley comparve di fronte a tutti gli altri allungando una mano verso di lei. Lei lo guardò scettica.

-          La mia ragazza non dovrebbe sedersi sul pavimento – disse il rosso. Ma quello non era il suo amico Ron

-          Io… non sono la tua ragazza – mormorò a denti stretti, una volta avrebbe pregato che ciò accadesse ma… non era lui che voleva adesso, ma un’altra delle sagome che la guardavano da dietro, aspettando la sua prima mossa.

-          Credevo che mi amassi – ammise il rosso con un tono che non pareva appartenergli, Hermione negò con un gesto della testa

Ron sorrise a sua volta, allontanandosi a passo di gambero e raggiungendo gli altri, la sua figura si affiancò a quella di Lavanda, comparsa nel frattempo.

Un’altra silhouette si materializzò davanti alle altre e, questa volta, ne aveva la certezza, quella era sua nonna.

Delphie era in piedi con le mani giunte in grembo, la borsetta di coccodrillo che faceva molto chic e il cappellino con i fiori neri perché era in lutto.

Il tailleur di lana verde e viola era uguale a quello della sua sosia, ma tutto in lei, ora, pareva differente.

Solo la fede nuziale era alle dita della donna mentre gli occhi avevano un’espressione dolce e decisa oltre le lenti dalla montatura un po’ antiquata.

-          Hermione – disse solo la signora

-          Nonna?

Era incerta la sua voce dopo quanto appena vissuto qualcosa però le diceva che era la VERA nonna.

A conferma della cosa, la donna rise di nuovo e annuì.

-          E’ troppo presto per andartene – sentenziò con l’aria di chi la sa lunga – torna da lui, c’è più bisogno di te nel mondo dei vivi

E staccandosi dal gruppetto, Draco mise la bambina, che ormai sonnecchiava tra le sue braccia, in quelle di Harry che sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.

A passo deciso, come suo solito, la serpe bionda si avvicinò e le tese la mano chinandosi, solo quel gesto cambiò il suo modo di porsi: Ron non si era abbassato per parlare con lei, si era appena incurvato per allungare la mani affinché potesse raggiungerla.

Solo quello bastava a dirle chi dei due era quello giusto. Con ogni probabilità quello doveva essere un sogno un po’ troppo reale richiesto dal suo subconscio.

-          Mezzosangue, se stai seduta lì ti prenderai un raffreddore e non voglio che contagi anche me – sbuffò lo Slytherin, il sorriso sincero, però, di chi è contento di come sono andate le cose, aleggiava su quelle belle labbra che l’avevano baciata fin quasi a farla morire e per le quali, probabilmente, sarebbe morta.

Beh, se quello non era Draco Malfoy…

Non era sicura che ne esistesse una copia così ben riuscita…

Vide la mano tesa e decise: era per lei. Qualunque cosa succedesse, quello era il suo destino e l’aveva scelto in barba a tutto il resto.

Allungò il braccio e fece per afferrare le dita ma, un attimo prima, queste si abbassarono e la figura rimpicciolì finchè di fronte a lei non ci fu un bambino.

Draco versione bambino, una sagoma fin troppo familiare.

E il solito fiocco legato sotto il mento con una gassa vistosa.

Forse fu proprio in quel momento che davvero tutte le tenebre si dissolsero e anche tutti i dubbi, afferrò la manina e vide comparire un sorriso sereno sulle labbra della serpe, forse il primo che riconosceva.

Una luce si creò illuminando un uscio chiaro, c’era un’uscita e, rapida e contenta, vi si avviò tenendo sempre il bambino per mano.

Gli altri la seguirono parlottando.

E nuove luci e nuove sagome comparvero in quel mondo di tenebre rivelandosi, piano piano, la sala dell’infermeria con in lontananza la finestra, le luminarie accese e Malferret fanciullo accanto al suo letto con l’aria preoccupata come non mai.

Non sapeva cos’era stato, ma aveva cancellato tutti quegli stupidi timori che per troppo tempo le avevano dettato legge.

Forse era morta e rinata e quella era una nuova vita o forse non lo era, ma la sua nuova vita cominciava proprio in quel momento.

 

*          *          *

 

Draco sospirò di sollievo quando le ciglia brune si sollevarono dagli occhi della mezzosangue dichiarando a tutto il mondo che non era appena passata a miglior vita.

Stupida!

Maledetta!

Doveva proprio fargli prendere un accidente simile? Proprio quando aveva appena capito… quando finalmente ce l’avevano quasi fatta?

No!

 

Sembrava più grande, Hermione adesso, come se avesse superato una fase importante della propria vita il che strideva enormemente col fatto che lui fosse ancora piccolo.

Non aveva dieci anni, ora, ne aveva quattordici, lei invece dimostrava beata i suoi diciotto senza saperlo perché, sciocca com’era, non poteva certo sapere che cosa era appena successo.

 

La mezzosangue gli sorrise stringendogli la mano ma non la lasciò.

Se lei era l’esse più problematico sulla Terra che riusciva a mandarti il cervello a fare una passeggiata e per la quale si farebbero le follie più folli, beh, era innegabile che, se ci si metteva d’impegno, riusciva anche a dare delle belle soddisfazioni.

Se non fosse stato Draco Malfoy si sarebbe messo a piangere proprio come il bambinetto che, in effetti, era per davvero.

Cosa sono quattordici anni di vita? Probabilmente niente se si considerava quanto era stupido a quell’età e, probabilmente, non erano sufficienti neppure diciotto a fare di lui un essere adulto e maturo perché non era in grado di proteggerla, perché era egoista e perché stava davvero per piangere, il che non andava nient’affatto bene visto che Zabini stava fumando ansioso alla finestra di fronte con le spalle rivolte verso il letto e la testa girata verso indentro, sorridendo a quei due che si erano appena ritrovati.

-          Signor Zabini… che cosa sta facendo con quella sigaretta? – brontolò la Chips attraversando il corridoio con la solita scorta di intestini sotto spirito

Diplomaticamente, Blaise si limitò ad alzare le spalle noncurante, continuando a fumare beato per scaricare stress e tensione che si erano accumulati parecchio.

Doveva essere lucido, c’era bisogno anche di lui.

Un po’ seccata dalla sua risposta concisa, la medimaga si girò verso il letto e vide la sua paziente che tentava a fatica di rimettersi seduta sul letto, sospirò sollevata: c’erano casi in cui la magia e la medicina potevano fare ben poco per le persone, in quel caso, se la Granger avesse voluto morire, beh, non sarebbe tornata indietro. Forse ogni tanto doveva ricordarsi di ringraziare anche Malfoy.

-          Grazie al cielo si è ripresa – sentenziò sollevata andando a deporre il suo bagaglio e correndo poi verso la porta con la gonna azzurrina che svolazzava

Un simile trasporto, c’era da dire, né Draco né Zabini l’avevano mai visto, tantomeno per le loro fratture durante le partite, qualche esperimento mal riuscito e un paio di grifondoro massacrati.

Decidendo che era di troppo, Blaise comprese il messaggio subliminale e si spostò progressivamente verso la porta, richiudendola poi alle sue spalle.

Chi l’avrebbe mai detto che anche per lui e Malfoy sarebbe arrivato il giorno di innamorarsi…

 

*          *          *

 

Facendo leva sui polsi che sentiva ancora un po’ deboli, Hermione si appoggiò all’alta pila di cuscini che il biondo aveva sistemato dietro di lei e aspettò.

Un silenzio imbarazzante e artefatto era tra loro, avvertibile ogni istante in ogni punto, denso nell’aria.

Probabilmente sarebbero finiti a parlare del tempo; a proposito, quanto aveva dormito?

Fece per dirglielo ma lui la bloccò gridandole uno

-          Stupida! – prima ancora che lei riuscisse a pronunciare la prima sillaba.

Beh, non aveva tutti i torti ma a quale delle sue “stupidaggini” si stava riferendo in quel momento?

Ebbe almeno il buongusto di arrossire, ammettendo la sua colpa che era innegabile, innegabile per qualsiasi cosa di cui l’avesse accusata, ma si sentiva stranamente propensa verso una certa via che comprendeva anche un libro arrivato direttamente dalla sezione proibita della biblioteca di Hogwarts assieme ad una visitina di Harry.

-          Lo sai che avresti potuto morire?

No, non stava parlando del libro, non ancora almeno.

-          Non sei tu che dovresti parlare di “poter morire” a me quando, bello tranquillo, te ne sei andato nella tana dei mangiamorte a salvare Nicholaa e il bambino, Devlin

-          Non tiriamo in ballo quella storia vecchia – lei alzò gli occhi al cielo, il ruolo del bambinetto saccente si addiceva alla perfezione a Malferret. E comunque non era proprio così vecchia…

-          Ma scusa, di cosa stai parlando? Io stavo solo dormendo, solamente sognando… - ci rifletté, in effetti aveva risposto d’impulso, di che pericolo di morte stava parlando?

Per tutta risposta l’altro sbuffò e scosse il capo come se parlare con lei fosse una causa persa.

-          Lo sai che hai rischiato di morire? È un bene se sei ancora viva, accidenti! – e si passò nervoso e agitato una mano tra i capelli, scompigliandoli; era un gesto ricorrente quando aveva la sua età anagrafica normale, ma ora pareva curiosamente fuori luogo

-          Perché? – quella domanda le uscì dalle labbra senza volerlo, avrebbe voluto frenarsi e riflettere di più su quanto aveva detto, ma… era come se la curiosità di sapere e anche di dare un senso a quel sogno senza significato fosse stata più forte della sua stessa volontà di non sapere.

Draco sospirò e chiuse gli occhi, come se tutto quello gli costasse uno sforzo enorme, poi la fissò e gli occhi argentati incatenarono i suoi per un istante che parve eterno

-          Granger – disse piano, quasi sottovoce – la pozione è scomparsa. Guardati le mani.

Preoccupata Hermione girò i palmi e li studiò, erano come li ricordava prima di essere vittima di quell’incidente in corridoio, uguali. Non piccoli e un po’ cicciotelli come quelli che aveva da bambina né le mani di un’adulta come quando diventava improvvisamente grande.

Poi i suoi occhi si posarono sulla serpe al suo fianco nella sua strana tenuta da quattordicenne.

E i conti non tornarono più.

Aveva studiato con Piton che l’effetto di una pozione dura un determinato periodo di tempo per ciascuna delle parti in cui essa viene divisa dunque perché Malfoy era ancora bambino? Lui aveva detto che la pozione aveva cessato il suo effetto ma era ancora un ragazzino, come mai?

-          Draco, perché te sei così?

Bella domanda.

-          Piton non sa rispondere: potrebbe essere che sono stato colpito da una scarica più forte o potrebbe essere che non scompaia mai più…

-          Ma è assurdo! – si ribellò sconcertata – ogni pozione è un tempo di azione limitato! – forse non sarà stata una cima di Pozioni come lui, ma anche lei aveva studiato quella maledetta materia e dunque, perché tutto non andava nel modo in cui non aveva studiato?

-          Devi tenere bene a mente due cose: - la rabbonì Draco – la prima è che la pozione che ci ha colpiti è un ibrido particolare e pericolosissimo che, però, difficilmente qualcun altro ha sperimentato e di cui, quindi, non si sa nulla né sugli effetti né sulle conseguenze, non si ha idea di che reazioni provochi tant’è vero che noi continuavamo a trasformarci in maniera assai sospetta, ricordi? – la ragazza annuì – e poi c’è da dire che potrei aver assimilato parte della pozione in me ed essere stato quindi riportato effettivamente indietro anagraficamente di qualche anno

-          Ma questo non va bene! Piton ha detto…

-          Granger, le Pozioni che studiamo a scuola sono delle cretinate di prim’ordine, quelle che usano i mangiamorte sono sconosciute, pericolose e, soprattutto, anomale. Non puoi basarti sulle leggi stupide che regolano tre intrugli banali quando hai a che fare con miscele di decine di ingredienti mescolati al milligrammo attraverso testi antichi che nessuno ha mai studiato, lo capisci anche tu quanto la cosa è stupida!

Come aveva ragione.

Eppure non andava per niente bene, andava, anzi, veramente malissimo.

 

Udì un colpo improvviso.

Voltò la testa e cercò di percepire da dove provenisse.

-          Che cos’era? – domandò al biondo

-          I lavori di ristrutturazione di Tassorosso – effettivamente il dormitorio degli Hufflepuff era proprio girato l’angolo, ma… si mettevano a fare lavori di riammodernamento mentre erano sotto attacco degli adepti di Voldemort? Silente doveva essere proprio molto fiducioso riguardo al futuro… - ad ogni modo… mi hai fatto molto preoccupare

Hermione se ne rendeva conto benissimo, ce l’aveva scritto in faccia che era rimasto in ansia tutto quel tempo, eppure… perché?

-          Perché? – eccola di nuovo la curiosità che prendeva il sopravvento, lui parve, invece, davvero molto seccato

-          Come perché, razza di scema?! Perché la pozione è strana e modificata e per farti tornare così come sei hai dovuto attingere alla tua fonte di energia personale e ci hai quasi rimesso la pelle!

-          Sul serio?

-          No, guarda, è stato tutto uno scherzo inventato da quel cretino di Weasley

La Gryffindor sbuffò, sempre a fare del sarcasmo fuori luogo…

-          Per piacere – quasi la implorò lui – se ti girasse mai di fare qualcos’altro del genere prima avvertimi così avrò anche il tempo di prepararti un adeguato funerale, non ci tengo mica a vederti morire qui davanti a me!

-          Sei simpaticissimo, guarda… - sibilò arrabbiata, non era certo il caso che facesse l’uccellaccio del malaugurio, ne avevano già tanta di iella che non le sembrava proprio il caso di tirarsene sulla testa più di quanta ne avessero, decisamente non era la situazione migliore.

-          Senti la santarellina! – sbuffò l’altro contrariato – vorrei proprio sapere, a proposito, cosa ci fa quel libro proibito sul pavimento dell’anticamera

Ops… se n’era accorto.

-          Lo sai che se te lo scoprivano Silente, la McGranitt o quella vecchia bisbetica (si riferiva alla Chips) tu e quell’idiota di Potter passavate dei casini?

-          Com’è che mentre stavo male sei tornato ad essere così scurrile?

-          Perché mi hai fatto perdere vent’anni di vita! Ma ti sembrano cose da fare?

-          Beh, mica l’ho fatto volutamente… ad ogni modo dov’è il libro?

-          Parliamo piuttosto del perché stavi leggendo quella roba?

-          No

-          Ti sei alzata col piede sbagliato, eh… - constatò borbottando come una pentola di fagioli

-          Non sono ancora scesa – lo rimbeccò a sua volta, poco incline al buonumore dopo essersi appena alzata ed essere stata riaccolta nel mondo dei vivi da una sfilza di insulti a lei, i suoi amici, le sue cose e le sue idee che avrebbe fatto concorrenza a quelli riservati a Colin Canon

Un alto colpo.

Accidenti, ma che razza di muratori avevano assunto?

Draco lanciò appena un’occhiata alla finestra e lo sguardo si fece severo.

Incominciò a parlare, ma la porta si aprì lasciando entrare il preside seguito dalla Chips e da Piton, due del gruppo avevano un’aria da funerale che avrebbe fatto invidia a Caronte, Silente era l’unico, invece, che pareva avere ancora qualche speranza sul futuro.

Un altro colpo.

-          Siamo contenti che si sia risvegliata, signorina Granger – la informò cordiale come sempre l’anziano mago – ci ha fatto prendere proprio un bello spavento

Sospettò che Piton avesse qualcosa da aggiungere a proposito della possibile dipartita di una grifondoro, ma anche il responsabile di serpeverde si trattenne dai commenti inutili e rimase a braccia incrociate dietro il retto, nella sua solita tonaca nera, grigia e verde.

La Chips invece era continuamente a scuotere la testa come se fosse stata una marionetta e, nel frattempo, posizionava le braccia sui fianchi e poi le lasciava cascare lungo i fianchi ogni volta che Silente cominciava nuovamente a parlare.

Sorrise alla piccola combriccola e si stupì che la McGranitt non fosse assieme a loro, strano, avrebbe giurato che anche lei fosse piuttosto preoccupata ma forse, con l’imminente attacco, era più occupata a prendersi cura della difesa dell’edificio che di una sua allieva che, ad ogni modo, si era perfettamente ristabilita.

 

Ancora un colpo.

Quei lavori erano l’ideale per un bel mal di testa fulminante a fine giornata.

Curioso che la Chips, così presa dai suoi pazienti, non avesse detto niente a proposito dello stress psicologico che provocava.

Girò un attimo la testa e un turbinio di gonne di velluto rosso e verde entrò dalla porta: la professoressa di Trasfigurazione, più che trafelata, aveva fatto irruzione nella camera con i capelli scarmigliati e gli occhiali di traverso sul naso, le guance un poco arrossate probabilmente da una corsa

-          Albus, stanno per entrare! – dichiarò con enfasi

 

Che qualcuno le dicesse che aveva sentito male.

Chi è che stava per entrare? Non i mangiamorte… non loro…

Guardò Malfoy, ma nei suoi occhi c’era solo la triste e ormai palese verità.

Merda.

Ok, non era da lei dire le parolacce anzi, fino a quel giorno si era limitata sempre allo stretto indispensabile, vale a dire il Principe degli Slytherin, però in quel momento ci calzava proprio a pennello.

-          D-dov’è Harry? – s’informò preoccupata?

-          Il signor Potter si sta preparando per lo scontro – dichiarò Silente cupo – non ci vorrà molto. Ora devo andare, tornerò tra qualche minuto

E i tre professori e la medimaga scomparvero di nuovo oltre la porta bianca.

 

Un’altra occhiata al viso infantile di Malfoy.

Una smorfia di rabbia e disgusto era dipinta sul suo bel volto candido: fin troppo facile scoprire per cos’era quel biasimo di se stesso, il non poter fare niente.

Lui non poteva combattere l’unica battaglia a cui avrebbe voluto prendere davvero parte.

Che cosa triste che tra loro due fosse stata proprio lei quella a riacquistare la sua età normale e lui quello costretto a non poter ancora usare la magia.

Ancora… già, forse non l’avrebbe mai più avuta perché la bacchetta di Draco rispondeva solo a lui quando era diciottenne, non quando aveva quattordici anni, anche se si trattava della stessa persona.

 

Allungò una mano per accarezzargli il volto ma gli occhi grigi si abbassarono.

Lo sguardo le cadde sui pugni delle mani, serrati lungo i fianchi fin quasi a farsi male: stava soffrendo, soffrendo davvero, come era facile capirlo in quel momento.

La cosa era ironica e grottesca allo stesso tempo, povero Draco, sapeva quanto ci teneva a partecipare a quello scontro.

Si era preoccupato per lei fino alla fine nonostante tutti quei pasticci per la testa e le aveva anche inventato una scusa a caso per farla rimanere tranquilla a letto, probabilmente sarebbe data in escandescenza non appena avesse aperto gli occhi e scoperto che la scuola era sotto assedio, non era capace di rimanere tranquilla, non quando si trattava di questioni così gravi ed importanti e lì c’era di mezzo molto più che una questione importante, lo sapeva bene, era stato lo stesso Draco a confidarglielo quando le aveva narrato per la prima volta la storia delle Reliquie della Morte.

Era stata una stupida e un’ingenua a credere, anche solo per un momento, che tutto potesse sistemarsi e lei e la serpe fare una comune vita da fidanzati, non avrebbe neppure dovuto attraversarle l’anticamera del cervello una simile riflessione.

Ma l’aveva fatto e, come tutte le volte che si era illusa, ne soffriva le conseguenze e il dolore di comprendere quanto quell’idea era futile.

Doveva farcela, adesso come non mai, doveva alzarsi su quelle gambe e combattere come non era mai stata in grado di fare.

Non si trattava di fronteggiare solo Bellatrix e gli altri mangiamorte, si trattava di eliminare per sempre le paure, quelle stesse che si erano dissolte nel suo sogno; adesso sapeva di esserne capace, se si fosse impegnata ce l’avrebbe fatta, DOVEVA farcela.

Anche per lui.

 

Allungò di nuovo un braccio, voleva almeno scompigliargli i capelli come si fa con i fratellini, voleva ancora sapere che consistenza avevano e accarezzargli il viso, voleva prendergli le mani e confortarlo come si fa con un bambino, ma sapeva che non gliel’avrebbe permesso, così si limitò a tentare di avvicinarsi alla chioma chiara.

-          Ferma! – urlò la Chips dalla porta correndo verso di loro e affrettandosi a scostare di peso il ragazzino che aveva davanti.

Dopo di lei entrò Silente che sospirò drammaticamente, come se si fosse aspettato con la massima probabilità una cosa del genere.

La medimaga, pilotando per le spalle Malfoy, lo condusse fuori della porta e la chiuse dietro di sé, il preside, invece, si avvicinò con passo cadenzato levandosi il berretto a punta; aveva lo sguardo teso ma era normale, come nascondere l’ansia, la paura e la preoccupazione di una situazione analoga? E per di più sapeva che c’erano stati anche studenti che avevano scelto di rimanere a scuola solo per combattere contro Bellatrix e co, doveva essere difficile portare sulle spalle una responsabilità del genere…

Si sedette su una delle sedie della corsia e guardò il viso un po’ ingrigito di quella che, in tempi migliori, era stata la migliore studentessa di Hogwarts, adesso, invece, era stesa su un letto e anche quella era una sua colpa.

-          Signorina Granger non deve assolutamente toccare il signor Malfoy – le disse serio il preside fissandola con gli occhi celesti da oltre le lenti a mezzaluna.

-          Come mai? Non posso neppure salutarlo? Devo andare di sotto anche io, devo fare qualcosa

-          Immaginavo l’avrebbe detto. – le confermò l’anziano stregone accarezzandosi la lunga barba bianca – ma badi bene a quello che sto per dirle, signorina Granger: non deve assolutamente toccare il signor Malfoy, le vostre situazioni d’età sono ancora troppo instabili. Se lei dovesse mai venire in contatto con lui, e si prega che questo non avvenga, ci sarebbe uno scambio della magia reciproca che avete ancora in corpo, in particolare quella residua del signor Malfoy, che sta lottando contro il tempo, cercherà di assorbire energia da lei per compensare lo squilibrio d’età e poter tornare a quella originale. E se lei perdesse ancora un po’ della sua non siamo in grado di dire cosa le accadrebbe, ne ha già persa troppa.

-          Come… come con il sangue? – chiese intimorita ricordando gli esempi che le facevano i suoi genitori

-          Pressappoco, morirebbe per mancanza di magia, gli esseri magici come noi non possono assolutamente vivere senza.

-          Capisco – ammise, in effetti era una prospettiva terribile – professore – chiese poi lei – cosa ne sarò di Malfoy?

-          Manderò Draco a Grimmauld Place, esiste ancora l’Incanto Fidelio su quella casa e il Salvio Hexia che ho fatto io stesso come sede dell’Ordine ella Fenice, i mangiamorte non lo troveranno facilmente

-          Chi è questa volta il depositario dell’incantesimo? – s’informò poi scettica temendo che si trattasse di nuovo di uno come Peter Minus

-          Oh, una persona di cui mi fido ciecamente, il suo nome è Mana Tatsumiya, ma non credo che lei la conosca…

-          In effetti no – ammise lei riflettendo su quel nome – è una Auror? – Silente rise

-          No

-          Ah…

-          Beh, adesso credo che sia venuto il mio momento di intervenire… stia attenta signorina Granger, non faccia pazzie, mi raccomando. Vuole promettermelo?

E le allungò una mano.

Lei tese la sua per suggellare il patto, poi la ritrasse e, sorridendogli dolcemente, scosse la testa

-          Non posso, se necessario so che la farei

-          Una sua degna risposta – confermò il preside rinfilandosi la mano in tasca – stia bene, signorina Granger, se ci sarà necessità la manderò a chiamare anche se è ancora convalescente ma credo che fino a sera dovremmo riuscire a cavarcela.

-          Sia prudente anche lei, professore

 

*          *          *

 

Spazio autrice: eccomi tornata!

Scusate per il ritardo, non sto a spiegarvi tutte le mille e una cose che mi sono capitate mentre stendevo questo capitolo perché probabilmente mi prendereste per pazza (e un po’ già lo sono), ma vi dico solo che metterlo giù è stata davvero una bella fatica, meno male che ce l’ho fatta.

Io mi auguro che vi sia piaciuto anche se è piuttosto cervellotico, soprattutto all’inizio quando si parla dello stravagante sogno di Hermione, ma credo che ci volesse un capitolo dove si parlava delle paure della nostra protagonista soprattutto perché quelle di Draco le ho analizzate e rianalizzate un sacco di volte mentre di lei dicevo sempre che era una tipa un po’ solitaria ma poco più.

Scusate tanto anche per la mancanza di ringraziamenti dell’altra volta, sono davvero un’autrice imperdonabile se trascuro in questo modo i miei lettori ma sfortunatamente neppure i miei professori mi trascurano così tanto… >_>

Bene, passo a ringraziarvi uno per uno e vorrei fare lo stesso anche con tutti quelli che seguono la mia storia anche senza recensire, grazie davvero di cuore!

Nyssa

 

Fragola1991: ciao e grazie mille per i complimenti! Sono molto felice delle tue parole e anche che la mia avventura ambientata in Harry Potter (piuttosto alternativo in verità) ti piaccia, è bello sapere di non aver composto un’autentica schifezza ^^

Per quanto riguarda le Relazioni confermo, ci sarà un seguito ma bisognerà aspettare perché ultimamente sono piuttosto impegnata e anche buttare giù i cappy di questa fic è difficile, se poi mi metto anche a produrne un’altra l’esame dovrei proprio cancellarlo (magari…).

Ad ogni modo spero che la storia non deluda le tue aspettative e spero che non lo faccia neppure questa!

Anche tu hai dato fiducia ad una autrice superimpegnata quindi ti ringrazio, aspetto di sapere che cosa mi dirai di questo cervellotico ventiduesimo capitolo, ciao e a presto, Nyssa

 

Shavanna: ciao carissima! Sfortunatamente la scuola mi sta massacrando e quindi anche scrivere i capitoli è un’impresa disperata, un po’ perché manca il tempo e un po’ perché ho mille pensieri per la testa…

Ad ogni modo, anche se più lentamente, vado avanti e spero che lo svolgimento della storia continui a piacerti, sono proprio curiosa di sapere cosa mi dirai di questo capitolo!

In effetti Pansy ha un ruolo piuttosto anomalo in questa storia, in genere non la metto mai tra i protagonisti principali perché non riesco a gestirla come si deve e, originariamente, l’autore della bomba doveva essere Blaise, ma poi mi sono interrogata se uno come Zabini avrebbe davvero fatto una cosa del genere e la risposta è stata no. Penso che neppure Draco riuscirebbe a far del male al suo migliore amico quindi ho dovuto spostare l’attenzione su qualche altro personaggio e con la storia di Nicholaa è arrivata anche Pansy.

Dimmi cosa pensi di questo cappy 22, sono molto curiosa, ciao e un bacio! Nyssa

 

Herm83: assenza tu? Beh, siamo in due perché lo sono anche io e sfortunatamente per lo stesso motivo: scuola.

Già già, finalmente quei due hanno coronato un pezzetto del loro sogno d’amore con la A maiuscola, anche se, come si svela in questo cappy, la strada sarà ancora abbastanza pericolosa per arrivare alla fine.

Spero che ti piaccia anche il mio nuovo aggiornamento e aspetto una tua recensione, ciao e a presto! Un bacio, Nyssa

 

Falalula: lo so, con tutto quello che è successo anche io tendevo a dimenticarmi da dove era nata tutta la faccenda del cambio d’età, ma prima o poi doveva saltare fuori, non credo che sarei riuscita a terminare la storia senza dire chi era l’effettivo colpevole.

Blaise un mio pallino? Nooooo, ma cosa vai a pensare =P

In realtà è un personaggio che adoro e ad un modo o all’altro deve sempre avere un ruolo più o meno centrale nella storia anche se, generalmente, quello che gli calza meglio è l’abito da “migliore amico”, una rappresentazione perfetta. Per quanto riguarda la famiglia, invece, mi piace cambiare, trovo che sia un personaggio molto duttile.

La sorellina di Blaise che somiglia a Aisley? Beh, potrei farci un pensiero, chissà, magari… ma non svelo nulla per il momento, non ho inquadrato molto le idee su di lei e non so neppure se farà un’apparizione.

Spero che questo cappy ti piaccia, aspetto di sapere! Ciao e a presto, Nyssa

 

Giuliabaron: precisamente! Sei molto perspicace, io per esempio non ci sarei mai arrivata, ad ogni modo sta succedendo qualcosa e in questo capitolo 22 si scopre anche che cosa.

Mi auguro che ti piaccia, aspetto di sapere! Ciao e un kiss, Nyssa

 

Luana1985: credimi, se tu sei felice lo sono anche io perché per ogni capitolo che posto si avvicina sempre di più la fine e quindi la meritata pace per studiare con calma, anche se credo che mi dispiacerà molto smettere di scrivere per un mesetto, immagino che sarà terribile ma non posso assolutamente farne a meno.

Draco fa sempre il duro, ma sotto sotto è uno di quelli che tiene molto ai dettagli e si fa toccare dalle piccole e semplici cose, esattamente come è stato x Hermione: aveva diecimila belle ragazze e ha scelto l’unica conquista difficile ^^

Spero che ti piaccia anche il nuovo post, aspetto di sapere! Un bacio, Nyssa

 

Vavva: in effetti il confronti Draco Blaise lo infilo sempre in ogni fic perché sono due serpi particolari e diversissime ma, secondo me, ottimi amici ed è per questo (oltre per il fatto che Blaise mi piace molto) che compare sempre.

Sono d’accordo con te, secondo me la zia Row avrebbe dovuto dargli più spazio, soprattutto da quando Draco ha avuto le sue crisi nel sesto e settimo libro, invece nisba, pare che non ci siano serpi oltre a Malfoy.

Confermo, il seguito delle relazioni non può comparire prima perché sennò farei davvero tempi biblici con gli aggiornamenti e verrebbe un’autentica schifezza, poi con l’esame credo di essere sufficientemente sotto pressino senza la scadenza settimanale delle fic

In compenso la storia la sto buttando giù quindi animo!

Intanto spero che ti piaccia anche questo nuovo aggiornamento, un bacione! Nyssa

 

Lord Martiya: beh, sono felice di aver scritto qualcosa che non ti aspettavi, soprattutto perché in genere riesci a prevedere quasi tutti gli sviluppi delle mie storie, invece qui mi gongolo un po’ della mia completa pazzia di autrice per aver sorpreso un lettore come te!

Ammetto che all’inizio l’artefice del fattaccio doveva essere stato Blaise, ma poi ho riflettuto e non credo che sarebbe riuscito a fare una cosa tanto crudele a Draco e non credo che Malfoy sarebbe stato da meno.

Così ho dovuto cercare qualcun altro ed ecco pronta Pansy.

Hai visto chi è arrivata? Alla fine anche lei ha fatto la sua comparsa, la carissima Mana! Spero che il capitolo ti piaccia, aspetto di sapere! Ciao e a presto, Nyssa

 

Potterina_88: non preoccuparti per il ritardo, capita a tutti e io stessa sono la prima a postare con giorni e giorni di ritardo rispetto alla tabella di marcia…

Sono successe molte cose: Herm e Draco hanno fatto quel che dovevano (finalmente, pure io non potevo più aspettare), si scopre chi è l’artefice della pozione cambia età, viene rivelato completamente il passato di Blaise e le motivazioni di Pansy e viene alla luce la paura profonda e insanabile di Herm.

A questo punto penserai che io sia pronta per il manicomio e, in effetti, ogni tanto sono molto preoccupata da me stessa.

Pansy in questa storia è molto meno crudele che nelle relazioni, qui ha una motivazione fortissima e non è una mangiamorte spietata per scelta, anche se, nella maggior parte dei casi, tutti i mangiamorte protagonisti delle mie storie non lo sono per scelta… (Nicholaa, Lynwood, Draco, Pansy, Blaise…).

Zabini è il mio idolo e quindi era impensabile che non ritagliassi un francobollo anche per lui, lo adoro anche se in questa storia è uscito molto diverso dalla precedente.

Eppoi mi piace da matti parlare di amicizia, adoro descrivere Draco e Blaise insieme e mi piace il loro confronto perché sono diversissimi eppure amici e si capiscono con un’occhiata.

Spero che ti piaccia anche questo ventiduesimo capitolo, ciao e a presto! Un bacio, Nyssa

 

 

 

 

   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nyssa