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Autore: musike    11/12/2013    2 recensioni
Woof è il tributo maschio del distretto otto, per la terza edizione della memoria. Sappiamo che è uno dei più vecchi tributi estratti e che è il compagno di distretto di Cecelia. Quali potrebbero essere i suoi pensieri durante il viaggio in treno di sola andata per Capitol City?
Dal testo:
" .... Mi chiedono di macchiarmi le mani ancora una volta, la loro sete di sangue non si appagherà mai. Ne sono sicuro. Sono troppo golosi, sono diventati ingordi e ogni anno ne chiedono sempre più, perché non sono mai sazi di quello che viene loro dato. Ogni anno pretendono di più e pensano che noi siamo obbligati ad accontentarli, siamo obbligati a diventare ciò che loro vogliono che noi siamo .. traditori di chi ci è amico e ha condiviso il nostro stesso destino e la nostra stessa vergogna. Vogliono annullarci sempre di più, rompendo anche quella piccola amicizia che si è creata in questi anni e che ci lega gli uni agli altri. Che ci fa sentire un po' meno soli di prima."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Woof
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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MY LAST TRAIN TRIP

Il paesaggio mi passa accanto silenzioso, nessun rumore proviene dall’esterno... i colori si confondono, non sono nitidi; le figure si sovrappongono mischiandosi le une con le altre, formano una massa di colori non definita, informe.

Sospiro rassegnato per l’ennesima volta. Ogni anno è la stessa storia.

Nella mia vita avrò fatto almeno una sessantina di volte questo viaggio, questo itinerario dal distretto 8 alla Capitale... sia come tributo che da mentore e ora di nuovo come tributo. Eppure mai una sola volta sono riuscito a vedere la natura, mai una volta sono riuscito a trattenere una singola forma, un particolare odore o un suono diverso da quelli a cui sono abituato. Mai.

E la cosa è davvero frustrante.
Dico davvero.

Sono poche, per non dire inesistenti, le occasioni in cui si può uscire dal proprio distretto e vedere cosa c’è lì fuori, se è tutto uguale al nostro mondo oppure c’è un qualcosa di nuovo, qualcosa che i nostri occhi non hanno mai visto, su cui mai si sono soffermati... sul canto degli animali o il profumo emanato dai fiori che crescono liberamente sul prato, senza che nessuno li disturbi.

Io adoro i fiori, lì ho visti durante il mio Tour della Vittoria e da allora li ho sempre amati. Loro non si piegano alla volontà di nessuno, ma continuano la loro vita affrontando tempeste, avversità, inverni rigidi e ogni altra possibile catastrofe. Eppure non si piegano, perché alla fine, nel bene e nel male, si rialzano in piedi. Non si scoraggiano a differenza dell’uomo, che vede ogni ostacolo come insormontabile oppure è troppo stolto e non capisce il vero pericolo che incombe su di lui.

Siamo degli sciocchi a gettare via le nostre possibilità di vedere il mondo esterno. Ecco perché odio questo treno. In verità l’ho sempre odiato. Ti fa credere di essere un Re, soddisfando ogni tuo capriccio materiale quando per essere felici non bastano che poche e semplici cose. Peccato che le mie membra siano vecchie e stanche e le mie orecchie non ci sentano bene. Mi sarei potuto godere di più quei rumori tipici del mio distretto... non mi son mai reso conto di quanto mi mancassero. Le ghiandaie che canticchiano melodie già sentite dalle labbra di gente straniera, le macchine che cuciono, i bambini che nonostante tutto ridono mentre giocano per le vie del distretto. Mi manca tutto questo e me ne rendo conto solo ora che son vecchio e sordo.

Le membra mi scricchiolano ad ogni movimento. Non son più agile come una volta. Non sono più il giovincello che era riuscito a sopravvivere nell’arena mangiando insetti e che nonostante venisse da uno dei distretti più poveri era abbastanza forte da vincere gli Hunger Games. No, quel ragazzino non c’è più... al suo posto c’è solo un vecchietto tutto pelle e ossa e, detto tra noi, anche un poco rimbambito. La vecchiaia porta saggezza, ma anche la mente piano piano scivola nell’oblio. Non mi ricordo i nomi di chi è venuto in viaggio con me per quest’ultima volta. Non lo ricordo proprio.

Non ci riesco... è più forte di me... eppure non lo faccio apposta. Mi ricordo solo che donna che affronterà con me questo viaggio è  l’ultima vincitrice del nostro distretto. So chi è, cosa fa, ma il suo nome proprio non riesco a ricordarlo. Proprio non ci riesco.
Però che strana coincidenza abbiamo qui... Primo e ultimo vincitore insieme. Il cerchio si chiude. Anche se tutti sanno che non avrà mai fine.

Sempre odiato questo treno ad alta velocità. Mai sono riuscito a sopportarlo. Anche nel mio ultimo viaggio non mi fanno godere per la prima e ultima volta di ciò che sto per lasciare per sempre?
Ho capito che hanno fretta di ammazzarci tutti ma... ai condannati a morte non era mai stato concesso un ultimo desiderio prima di dover affrontare quello che è stato scelto per loro?

Non ho paura. Sono vecchio, la mia vita l’ho fatta... ho fatto delle scelte e ho pagato per i miei sbagli, ne sono consapevole. Mi sono macchiato le mani di sangue non mio, ho ucciso per poter vivere. Mi sono imposto sugli altri, senza nemmeno fermarsi un attimo a riflettere se quello che stavo facendo fosse giusto o sbagliato. Ma quando c’è di mezzo la tua vita, ecco che l’istinto di sopravvivenza viene fuori e i più deboli, i meno furbi, i meno forti non sopravvivono, non ci riescono. Vengono sopraffatti dal più forte.

Mi vergogno di me stesso. Mi vergogno del fatto che ho lasciato che Capitol City abbia fatto di me quel che voleva... e io non ho fatto nulla per impedirlo, niente di niente. Mi sono semplicemente piegato al loro volere e mi hanno reso un assassino. Io ho ucciso e questo non potrà mai essere cambiato... è come un marchio indelebile che mi segnerà per tutta la vita.

Ho ucciso delle persone che non meritavano di morire.

Sono un assassino.

Le mie mani continuano a sporcarsi di sangue altrui. Ma... chi sono io per poter decidere di mettere fine a una vita? A portare dolore in una famiglia? Chi sono io per usare questo potere che non mi appartiene? Chi sono io?

Da uomo sono diventato bestia. Da bestia sono diventato un reietto. E ora mi chiedono di tornare bestia.

Mi chiedono di macchiarmi le mani ancora una volta, la loro sete di sangue non si appagherà mai. Ne sono sicuro. Sono troppo golosi, sono diventati ingordi e ogni anno ne chiedono sempre più, perché non sono mai sazi di quello che viene loro dato. Ogni anno pretendono di più e pensano che noi siamo obbligati ad accontentarli, siamo obbligati a diventare ciò che loro vogliono che noi siamo... traditori di chi ci è amico e ha condiviso il nostro stesso destino e la nostra stessa vergogna. Vogliono annullarci sempre di più, rompendo anche quella piccola amicizia che si è creata in questi anni e che ci lega gli uni agli altri. Che ci fa sentire un po' meno soli di prima.

Io nella mia vita ho visto molti ragazzi morire, morire per il volere degli altri, senza nessuna possibilità di appello. L’arena rende l’uomo bestia, privandolo anche della razionalità, ogni sentimento umano lì dentro è schiacciato.

Io non ho più percezione di quello che faccio, le mani non mi rispondono, le mi gambe riescono a malapena a sostenermi e non ho nessuna forza di mettermi a combattere. In questi lunghi anni ho capito cos’è il bene e cosa è il male. Ho capito che questa volta non diventerò il loro giocattolo, non darò loro soddisfazione. C’è gente che ha ancora una vita davanti a sé, ha una famiglia da mandare avanti, a un amore da cui tornare, dei bambini di cui preoccuparsi. Io il mio tempo l’ho fatto, l’ho vissuto... anche se non nel modo in cui mi aspettavo.

Io non resisterò nemmeno un’ora dentro l’arena, la morte mi accoglierà tra le sue braccia dopo tanto tempo. Eppure sento che c’è una cosa che devo fare, che devo almeno tentare di provare ... è il modo che ho per riscattare almeno di un poco le mie colpe e di espiare i miei peccati.
Io la salverò, a costo della vita. Sono vecchio, di me lei non se ne fa nulla, sono un peso per la sua sopravvivenza. Lei è così cara e dolce, che si è preoccupata per me fino dall’estrazione. Lei è giovane, disperata, eppure è gentile. L’arena non ha soffocato del tutto la sua umanità. Lei ha una famiglia da cui tornare, un marito che l’aspetta con le lacrime agli occhi che non vede l’ora di stringerla ancora tra le sue braccia.

Sono vecchio, sordo, un po’ rimbambito, assassino eppure ho deciso che se devo morire lo farò per proteggere lei il più possibile. Non avrò mai la certezza che alla fine lei riuscirà salvarsi, però potrei riuscire a farla sopravvivere per qualche istante in più... magari fino a che la Rivolta non cominci.

Siamo accomunati da una stessa parola che ha determinato il nostro destino e condizione: assassino.

Eppure lei, nonostante tutto, è riuscita ad andare avanti e a fare il suo meglio per riscattarsi. Vuole aiutarmi anche se sa che non ce la posso fare. Anche se sa che sarei solo un peso per lei e che sono troppo vecchio e debole per combattere e vincere. Lei lo sa, eppure non mi lascerà. La sua umanità non è stata schiacciata. Lei è come un fiore: non si piegherà mai, ma affronterà tutte le avversità che le si pareranno davanti. Io la ammiro per questo.

E mentre la mia compagna cerca di capire chi siano gli altri fortunati che parteciperanno a questa Terza Edizione della Memoria, io sono qui, accanto al finestrino che cerco di immagazzinare ogni colore che i miei vecchi e stanchi occhi riescono a distinguere, nonostante la velocità elevata renda ancora più ardua l’impresa che mi son prefissato. E non mi importa nulla se quella bisbetica della nostra accompagnatrice non approva quello che sto facendo. Io me lo voglio godere, questo ultimo attimo di tranquillità che mi è concesso.

Infondo questo è il mio ultimo viaggio... perché, alla fine dei conti, io non tornerò indietro.
 
 
Note autrice: I personaggi utilizzati non mi appartengono, ma appartengono all'autrice della trilogia di Hunger Games. Che dire? Non so da dove mi sia uscita questa storia ... mi è venuta in mente e l'ho scritta. Spero solamente che non sia un obrobrio e che sia quantomeno passabile. Inutile dire che questi sono gli effetti della preparazione al compito di matematica sui limiti di domani. Spero che vi possa piacere e se siete arrivati a leggere fino a qui vuol dire che avete coraggio e sarete premiati per questo. grazie a chiunque riuscirà ad arrivare in fondo e grazie a chiunque leggerà. A presto, Musike.
  
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