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Autore: Madotsuki    11/12/2013    1 recensioni
[ TMNT fan-story ]
Amore, passione, emozioni, tristezza, angoscia...
dolore.
Cosa succederà?
Shredder è veramente morto o...
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: April O'Neil, Arnold Casey Jones, Donatello Hamato, Nuovo personaggio, Shredder/Shrell/ Oroku Saki
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Furry, Spoiler!
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Tutti odiavano i Weisberg in quel piccolo e stretto condominio. Eppure sembravano così per bene, delle persone con dei sani principi.
E lo erano, ma evidentemente la gente che abitava all'interno di quello stretto edificio odiava gli ebrei.

Non era la prima volta, comunque, e non sarebbe stata nemmeno l'ultima, solo che era strano trovare ancora della gente fare discriminazioni di questo tipo; almeno, questo era quello che pensavano loro.

Probabilmente non erano le origini il vero problema.

 

Si era stabilito, infatti, di non avere contatti con quella famiglia, anche se ad essa sembrava non importare: i Weisberg non volevano avere problemi con nessuno. Anzi, erano allegri e pronti a fare nuove conoscenze.

E il loro entusiasmo era, come dire... eccessivo?

 

- Cucci-cucci-cù, amorino, tesorino di papà... io e mammina andiamo a fare compere, torniamo stasera! Vedi di fare la brava -.

Levi Weisberg bussò per quattro volte sulla porta della camera da letto della figlia, ovviamente chiusa a chiave.

- Si, si... ciao.-

Rispose Ariel Weisberg, sbuffando e affondando successivamente il pallido viso sul cuscino rosa; il letto era del medesimo colore, e non era il solo: tutta la sua stanza era rosa, dalle finestre alla tappezzeria.

Persino la stessa Ariel era costretta ad indossare quel colore, perché sua madre, Edna Weisberg, lo considerava molto “femminile” e “aggraziato”.

Ma Ariel non poteva farci niente, ormai era abituata: essere ciò che lei non era.

Era stata educata fin dalla tenera età a non disobbedire e ad eseguire tutte le stupide idee dei suoi genitori.

Non parliamo poi delle festività!
Quelle si che erano delle vere e proprie torture.

Una volta suo padre l'aveva sfidata a scarabeo e, per vincere, l'aveva corrotta con 50 dollari.

“Oh, papà, siamo in famiglia!” gli aveva detto quella volta, a bocca aperta.

“Ma voglio vincere a qualsiasi costo, ciccina”le aveva risposto, risposta che fece restare Ariel ancora più perplessa.

 

La porta si chiuse e Ariel alzò piano piano la faccia dal cuscino, come per paura di essere sentita da qualcuno -non c'era anima viva-. Si mise seduta in un angolo del materasso e si sistemò il piccolo e rosato fiocco che portava sugli ondulati e lunghi capelli castani.

- Finalmente – affermò, alzandosi con un piccolo balzo e cominciando a stiracchiarsi le braccia.

Aveva dormito fin troppo, considerando che era pomeriggio inoltrato.

 

Si diresse verso la porta e l'aprì: aveva intenzione di uscire fuori di casa a prendere una bella boccata d'aria.

 

 

* * *

 

- Michelangelo dritto con la schiena, se fossi stato un nemico di avrei già fatto fuori. -

Commentò il Maestro Splinter, puntando il proprio bastone di legno sulla corazza della tartaruga dalla benda arancione, la quale era stesa sul pavimento con la faccia contro di esso e ansimante sia per la stanchezza sia per il forte dolore.

Il Maestro sembrava volesse torturarlo, quel giorno.

Perché?

Solo perché aveva mangiato tutta la pizza?


L'egoismo non ti porterà molto lontano, figlio mio” gli aveva detto.

Ma lui non era egoista, amava solo mangiare quella squisitezza ricoperta di mozzarella.

E lo sapeva bene, insomma, vivevano da più di diciassette anni assieme: il Maestro Splinter, lui e i suoi tre fratelli Leonardo, Raphael e Donatello.

 

Michelangelo non capiva.

Era confuso.

 

Il Maestro l'aveva lasciato andare e porgeva lui una mano: da lì vide quanto fosse stato stupido.

E forse un po' “stupido” lo era eccome.

Si sarebbe subito scusato con i suoi fratelli, decisamente... a tempo debito.

Afferrò la mano del padre e si fece aiutare ad alzarsi, poi come per dire qualcosa fece un piccolo cenno del capo, e Splinter sorrise fiero.

 

- Ho delle buone notizie -

Michelangelo e Splinter si girarono verso la voce, la quale aveva assunto le forma di una tartaruga dalla benda viola, con degli occhialetti rotondi sopra la testa.

- I televisori sono riparati! A te l'onore di provarne la funzionalità, Mick! -

Gli occhi azzurrini di Michelangelo s'illuminarono e in un lampo si precipitò davanti ai vari schermi del salotto – Grazie, Donnie! -

Donatello sorrise e volse lo sguardo verso il Maestro Splinter. - Tutto bene, Maestro? -

In effetti, sembrava che avesse qualcosa in mente quel vecchio saggio...

- Certo, figliolo – aveva iniziato, - ho solo da chiederti un piccolo favore -.

Donatello lo guardò per qualche secondo, poi annuì, non trovandoci niente di male.

 

* * *

Faceva spesso compere per il Maestro, per lui era diventata una specie di routine; questo lo rendeva sorprendentemente sereno.
Respirare l'aria -anche se non tanto pulita- della Grande Mela gli dava allegria.

La natura è anche scienza, forse era per questo che si trovava così bene e in sincronia con essa.

 

Si sedette su un panchina, osservando il piccolo parchetto che aveva di fronte e i bambini che giocavano con i giochi che esso aveva d'offrire: altalene, scivoli, cavallucci di legno, etc.

Portò la sciarpa viola sul viso, coprendo in questo modo il suo colorito verde oliva, facendo intravedere soltanto gli occhi castani, intensi come una fumante e riscaldante cioccolata calda.

 

C'era freddo.
 Natale sarebbe arrivato da lì a poco e ancora lui era indeciso: non sapeva cosa regalare alla sua famiglia, non scordandosi nemmeno di aggiungere i suoi amici alla lista: infatti April e Casey, con tutti gli altri, non sarebbero stati da meno!

 

Era così preso dai suoi pensieri che non si accorse nemmeno della figura accanto a lui, intenta a sfregarsi le mani guantate di lana rosa l'una contro l'altra, per il troppo freddo.

Fin a quel momento, infatti si girò: aveva lunghi capelli castani che sembravano onde agitate dal mare, un cappellino di lana rosa e una lunga giacca beige, un'ampia gonna rosa e delle parigine bianche a cuori fucsia su di esse e degli stivaletti rosati ai piedi.

 

Donatello arrossì e volto lo sguardo, facendo finta di non aver visto niente.

Non aveva mai visto una ragazza così femminile in vita sua, nemmeno April sembrava una ragazza a confronto.

 

Una leggera folata di vento si abbatté sui due e la ragazza dalla lunga chioma aveva puntato lo sguardo su quello della tartaruga “in incognito”, la quale lo stava ricambiando senza nemmeno rendersene conto, dato che i due s'erano girati nello stesso momento.

 

- Serve qualcosa, signore? -

  
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