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Autore: Midnight_whisper    11/12/2013    0 recensioni
Ci troviamo spesso di fronte a scelte difficili. Prendere una decisione però è obbligatorio prima o poi. Mi chiedo cosa farai stavolta. Afferrerai la mano?
Genere: Drammatico, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ce l’abbiamo fatta. Non mi sembra quasi vero ma ci siamo riusciti. Di fronte a me si sta ora struggendo l’edificio adibito a quarantena, brucia. L’esplosione mi rimbomba ancora fra le orecchie e mi sembra di tenere ficcati dentro il padiglione quei tappi che mettevo la notte per non farmi svegliare dal treno. Tutto è così ovattato, anche le cose intorno a me si muovono lentamente.
Dove sei finita, Emily? Ti ho visto poco fa, mi eri accanto. Dove ti sei cacciata? Mi aggiro fra le macerie, un orso di peluche giace a terra senza un braccio e un orecchio, appena bruciacchiato in qualche punto. Che tristezza. C’erano anche dei bambini là dentro. Purtroppo era necessario. Purtroppo dovevano morire pure loro.
Il 6 maggio di quest’anno al telegiornale hanno trasmesso una notizia. Un virus, denominato dagli studiosi HTG, estremamente contagioso è stato contratto in un paesino della North Carolina, il suo manifestarsi sui pazienti era evidente a causa di numerose bolle verdi che ricoprivano il corpo già al momento della contrazione. Dopo meno di ventiquattr’ore i soggetti si erano trovati in uno stato delirante, di pazzia, assumendo un atteggiamento aggressivo nei confronti di tutti colori che gli fossero attorno. Uccidevano persone. Successivamente la loro stessa follia li corrodeva all’interno, li sfiniva e li uccideva. Diecimila morti si contavano tra vittime e carnefici solo alla fine del mese.
In breve tempo il governo è riuscito a prendere dei provvedimenti. Tutti i malati sono stati chiusi in questo enorme carcere, in quarantena. Si era convinti che in breve tempo sarebbero morti tutti, ma ci si sbagliava. L’isolamento non salvava dalla malattia, ma evitava che questa portasse alla morte. I pazzi stavano lì da mesi, senza morire.
A me ed Emily non stava bene. Quel cazzo di virus che si era portato via nostro figlio non poteva restare ancora su questo pianeta. Andava debellato. Dovevamo eliminarli tutti. L’edificio doveva esplodere e loro dovevano saltare tutti in aria, tutti.
E ce l’abbiamo fatta. Sono passati quattordici mesi da quando la malattia per la prima volta ha infestato gli Stati Uniti e oggi tutto si conclude. Emily ha piazzato la bomba, io facevo da diversivo ma... Dove è finita?
“Claude...”
Sento la sua voce: è la sua voce, la riconosco. Comincio a guardarmi intorno.
“Sono appesa qui...”
Mi rendo conto dell’enorme voragine che si apre a pochi metri da me e raggiungo di corsa l’orlo del precipizio. La vedo lì, aggrappato a una trave metallica. Il cemento armato dell’asfalto le ha dato quell’unico appiglio. Grazie a Dio.
“Emily, come ci sei finita qua? Non guardavi dove mettevi i piedi? ...aspetta, posso afferrarti se mi infilo da qui...”
“Sbrigati” Un filo di voce.
“Eccomi, afferra la mia mano”
Il suo sguardo supplichevole si alza, stanco, distrutto e si inarca in un lieve sorriso alla vista del mio volto. Tendo la mano, cerco di stirarmi più che posso per poterla afferrare.
 
Il vuoto sotto di me mi assorbe, sento tanta stanchezza riempirmi ogni angolo del corpo. Claude, tendi quella mano. Afferrami, non ce la faccio più. Ormai mi ha quasi afferrata. Raggiungimi ancora una volta, Claude. E ancora una volta saremo solo io e te a lottare contro tutto e a vincere contro tutto. Ci rincorriamo e non ci tocchiamo. Adesso, afferrami.
 
Sento la sua stretta finalmente. Posso salvarla, devo salvarla. Ma mi ritrovo incastrato. Non posso tirarla su. Non posso muovermi.
“Cazzo... Cazzo non riesco a uscire!”
“Che succede?”
“Sono incastrato. Non posso, non posso uscire, senza lasciarti la mano.”
Il suo respiro si fa affannoso, mentre il sudore si mescola con lo sporco e la fuliggine sulla sua fronte. I suoi capelli rossi sono ormai opachi.
“Senti, va tutto bene. Io ora ti tengo e non ti lascio per nulla al mondo. Lassù c’è un casino pazzesco, le senti le ambulanze? Qualcuno ci troverà. Magari con un elicottero! Ecco cosa faremo! Diremo di far venire sotto di te un elicottero così potrai lasciati andare e io potrò uscire, va bene? Ehi! Voi, lassù! Mi sentite?”
Silenzio.
“Ora arrivano Emily, ora arrivano. Fidati di me.”
Involontariamente faccio saltare il bottone che le chiude il polsino della camicia e la manica scivola via verso il basso, fino al gomito.
Bolle. Su tutto il braccio. Bolle verdi sul braccio. Sul braccio della mia Emily. Sono ovunque. La mia Emily.
A cosa è servito tutto quello che abbiamo fatto?
“Claude, aiuto...”
“Emily, ti fidi di me?”
“Claude...”
“Ti fidi?”
“Non mi fido di nessun’altro”
Scuote la testa, mentre alcune lacrime le puliscono malamente due corridoi tra le guance.
“Ormai ti ho afferrata, vero, Emily?”
Cerca a malapena di sorride mentre il pianto scoppia e i singhiozzi rimbombano nella voragine.
“C’è qualcuno laggiù?”
I soccorsi. Sono arrivati.
“Aiuto! Aiuto, ci serve un aiuto. Siamo rimasti incastrati e non possiamo uscire da qui insieme! Dovete scendere a salvarci!”
“Quanti siete?”
“Siamo in due, un uomo e una donna.”
“D’accordo ragazzo, tenete duro. Ci caliamo con una corda. Ci pensiamo noi.”
“Hai sentito Emily? Tutto è finito, tutto! Adesso vengono e ci riportano sopra!”
“Sì...”
La mano inizia a scivolare. Quelle bolle. Non posso vederle. Non riesco più a tenerla e la vedo cadere via. Per un attimo mi convinco di non avercela fatta e di averla persa, in quel burrone. Eppure è lì, aggrappata con le ultime forze a quella trave.
“Emily, non lasciarti andare. Parlami, Emily. Tendi la mano e afferra la mia. Se mi cerchi, io ci sarò sempre. Anche quando sprofondi, anche quando non ce la fai più, anche quando non hai più la forza per respirare. Tendi la mano. Fallo adesso Emily. Afferra la mia mano.”
Il braccio corrotto dal virus si alza di nuovo e si protende verso l’alto.
“Bravissima, Emily. Ancora uno sforzo. Sono qui. Afferra la mia mano.”
Mi stringe. Respiro affannato, sembra star per svenire, chiude gli occhi.
“Bravissima. Ora non lasciarti andare.”
“Stiamo per arrivare, ragazzi! Ci iniziamo a calare, ci vorrà meno di un minuto!”
Devo farlo ora.
“Emily, non potevo permettere che tutto dipendesse da quella trave. Dovevo essere io a farlo, capisci? Se tieni qualcuno per mano devi prendere la sua stessa direzione. Hai afferrato la mia mano. Tocca a me decidere per te la strada da imboccare, amore. Mi spiace tanto. Posso solo condurti dove è giusto che sia, dove avevamo deciso insieme mettendo quella bomba. Non può essere stato tutto inutile. Non posso cambiare idea solo perché sei tu. E se toccherà anche a me prenderò provvedimenti. Mi capisci, vero? Quel virus non può ripetersi. Questa è la strada che avevamo scelto. Ed è quella che scelgo ora io. Hai afferrato la mia mano, io non posso afferrare la tua. Piangerò davvero, perché sei tutto quello che mi rimane. Anzi, ormai non mi rimane proprio nulla. Ti amo, Emily. Ma è troppo tardi, per tenere ancora stretta la mia mano.”
“...afferra la mia mano.”
“Non più.”
Un sibilo appena, nel trambusto generale. Quei capelli rossi al vento. Un rumore sordo.
Claude pianse lacrime vere. Quella mano, non l’aveva afferrata.
  
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