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Autore: IreChan    11/12/2013    8 recensioni
" Parlami di lui. Di Giovanni, di mio padre, parlami di come l'hai conosciuto, di come avete deciso di... Avermi e perché... Mi avete... respinto” [...] “ Dimmi del Team. Voglio sapere tutto. Almeno ora che... lui è sparito. ”
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Memorie di Atena dopo l'ingresso nel Team Rocket.
( Silverspawnshipping )
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Giovanni, Silver, Team Rocket
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga, Videogioco
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Salve a tutti! 
Eccomi qui con una fanfiction sulla mia coppia preferita in assoluto nell'universo Pokémon: la Silverspawnshipping ( Ovvero, GiovannixAtena ). Probabilmente il rating tra un paio di capitoli muterà ( suppongo ) in arancione. Ma dato che la cosa non è ancora assodata, beccatevi il prologo.
Buona lettura e spero di ricevere presto i vostri pareri sulla storia!

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" Madre. "

 

Una donna dai capelli rossi, sentendo queste parole, alzò appena lo sguardo da una pila di scartoffie che stava frettolosamente controllando e impilando. Non l'aveva sentito arrivare.

 

" Silver. "

 

Replicò, con un unico cenno del capo come saluto per il figlio.

 

" È da molto che non ti vedo. Cosa ti spinge a venire da queste parti? "

 

Chiese lei, senza cessare il suo operato. Il suo arrivo l'aveva piuttosto scombussolata, era da anni che non aveva più sua notizia, se non qualcuna, di rado, da parte sua. Eppure non lo diede a vedere.
Il loro rapporto, insomma, non era propriamente quello tipico di una madre e di un figlio.

 

" Curiosità. " Replicò lui, laconico, spostando lo sguardo, senza apparente interesse per la freddezza della madre.

 

" Che genere di curiosità, ragazzo? Perché, in caso tu non l'abbia notato, qui non mi sta andando di lusso " iniziò lei, indicando l'ambiente circostante, in stato di totale degrado.

" Il Team Rocket è stato sciolto, come penso che tu ben sappia, e qui ci sono documenti importanti da recuperare. E, fortunatamente, non sono andati persi dopo l'attacco alla base. "

 

" E a cosa dovrebbero servire?” Ribattè lui. “Ormai è finito. Lui l'ha sciolto, dopo che quel moccioso l'ha sconfitto. Era troppo debole, a quanto pare. Come quest'organizzazione, dato che è bastato un solo ragazzino per mettere tutto a soqquadro. " era disgustato, e si notava chiaramente.

Ma a quelle parole, lei si alzò di scatto, schiaffeggiando in modo assai violento il figlio, così simile a lei nell'aspetto. Ma anche simile a lui.

Cercò di rimuovere quel pensiero dalla mente. Aveva già sofferto abbastanza.

 

" Non ti permettere di parlare così di... Di lui e del Team! Tu non sai come stiano davvero le cose, razza di impertinente! "

 

Si poteva scorgere una strana luce dietro i suoi occhi scarlatti, infuocati di rabbia. Il ragazzino si scostò, sbuffando e socchiudendo gli occhi, non mostrando alcuna particolare reazione al violento schiaffo della donna: forse solo la guancia, che aveva assunto violentemente un colorito rosso, lo tradiva.

Lei si rimise a sedere, cercando di contenersi il più possibile. Quel moccioso aveva gettato sale su una ferita aperta, che chissà quanto tempo ancora avrebbe impiegato a sanarsi.

 

" Vai al sodo. " Bofonchiò poi, tentando di soffocare quel moto di rabbia.

 

Doveva essere qualcosa di molto importante, dato che si era scomodato a raggiungerla fin lì.

 

" Voglio dire, non penso tu sia venuto qui solo per salutare la tua adorata madre. E non penso nemmeno che tu sia qui in una gita di piacere. Quindi, a meno che tu non decida di evitare i tuoi indispensabili commenti, quella è la porta. "

 

E, in caso non fosse stata abbastanza chiara, all'indicazione vocale seguì un gesto in direzione della sopracitata, sottolineato dall'unghia dell'indice che, nonostante tutto, era impeccabilmente laccata di rosso.
Silver prese una sedia, che liberò dallo spesso strato di polvere che la ricopriva, e vi si sedette, mettendosi di fronte alla madre. Per la prima volta dall'inizio di quell'incontro, la guardò dritta negli occhi. In un certo senso, le sembrava di guardarsi allo specchio.

 

" Ho parlato con... Con lui, prima. "

 

Il cuore di lei mancò un battito ma, ancora, non lo diede a vedere.

 

“... Va' avanti.” Replicò, ma quasi esitante. Non aveva il coraggio di chiedergli a quanto tempo si riferisse quel “prima”.

Il ragazzino dai capelli rossi parve ancora più piccolo mentre cercava di tirare fuori quella frase che sembrava essersi incastrata nella sua gola.


" Parlamene. "

Sbottò improvvisamente il figlio in tono imperioso, quasi spaventandola.

Beh, quello che non aveva preso da lui nell'aspetto l'aveva compensato con il carattere, pensò la madre, ma scosse subito la testa, quasi a voler allontanare persino quel pensiero.

" Parlamene "

Riprese immediatamente, dopo quell’attimo di esitazione.

" Parlami di lui. Di Giovanni, di mio padre, parlami di come l'hai conosciuto, di come avete deciso di... Avermi e perché... Mi avete... respinto”

Su questo punto sembrava procedere esitante.

“ Dimmi del Team. Voglio sapere tutto. Almeno ora che... lui è sparito. ”

A mano a mano che le parole uscivano dalle sue labbra, sprezzanti e colme di rabbia, sembrava sgonfiarsi. E quel ragazzino tornò piccolo e indifeso, quasi come la prima volta che l’aveva tenuto in braccio. E, come allora, era ugualmente terrorizzata.

Non colse le provocazioni, ma sentì distintamente una fitta al cuore.
E in quel momento decise che gli avrebbe raccontato tutto, almeno per far placare quel mostro che le si agitava in petto. Avrebbe parlato.

" Sì. "

Disse semplicemente. Avrebbe parlato.

Appoggiò il mento sulle mani e, nuovamente, lo fissò a sua volta, dritto negli occhi, senza alcuna intenzione di distogliere lo sguardo.

E Atena iniziò a parlare.


 
   
 
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