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Autore: Stedereb Cuthalion    11/12/2013    0 recensioni
Ci muovevamo come predatori, ma le nostre prede non erano gli animali. [...] Un gioco che portavamo avanti da circa un anno, da quando mio padre, mio fratello ed io ci eravamo lasciati alle spalle le ceneri di quella che una volta era stata la nostra famiglia.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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History Hides The Lies Of Our Civil Wars










I rami mi sferzavano il viso lasciando piccoli tagli sulle mie guance, mentre correvo ed evitavo le possenti radici degli alberi secolari.
Di fianco a me, mio padre e mio fratello, si muovevano veloci e leggeri.
La fioca luce delle tarde ore del pomeriggio che il fitto intreccio di rami lasciava penetrare, ci mostrava la via ed il bosco taceva come se stesse ascoltando i nostri movimenti.
Ci muovevamo come predatori, ma le nostre prede non erano gli animali.
Uomini di un altro luogo, così distante, eppure così legato a noi, uomini che fino a poco tempo fa chiamavamo fratelli, uomini con il quale condividevamo il sangue che ci scorre nelle vene, uomini che ora portavano un colore diverso dal nostro; eccole le nostre prede.
Noi i cacciatori e loro le prede.
Un gioco che portavamo avanti da circa un anno, da quando mio padre, mio fratello ed io ci eravamo lasciati alle spalle le ceneri di quella che una volta era stata la nostra famiglia.
Quelli che ora sono i nostri bersagli arrivarono in una notte illuminata da poche stelle, entrarono nella nostra casa con la forza; i primi ad accorgersene fummo io e mio padre.
Cercammo di fermarli, ma le nostre armi si trovavano dall'altra parte della casa: noi eravamo disarmati e loro erano troppi.
Ci immobilizzarono e quando mio padre, urlando, con gli occhi pieni di rabbia e di odio, chiese perché, il capo si levò il cappello, lo guardò e disse che la nostra casa si era, sfortunatamente per noi, trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato; detto ciò gettò la torcia fiammeggiante nel mucchio di fieno che i suoi uomini avevano portato dalle stalle.
Poi tutto si fece nero.
Quando riaprii gli occhi, ero circondato dalle fiamme. Sentii la voce di mio padre chiamare il mio nome, sovrastata da urla che provenivano dal piano superiore, che
andavano sempre più affievolendosi.
Cercai di alzarmi e su gambe malferme mi feci strada verso il luogo dal quale sentivo arrivare la voce di mio padre. 
Attraverso il fumo che mi faceva bruciare terribilmente gli occhi, riuscii a vedere mio fratello, che si era svegliato sentendo il crepitio delle fiamme, che cercava di aiutare mio padre, rimasto intrappolato sotto una trave del tetto.
Intanto io non sentivo più nulla e mentre aiutavo mio fratello, lo vedevo muovere le labbra, ma nessun suono mi giungeva.
Riuscimmo a liberare mio padre e mentre la nostra stessa casa ci crollava addosso, divorata dalle fiamme, corremmo fuori.
Non mi accorsi, una volta giunti all'aria aperta, che non c'era nessun' altro con noi e nessuno ci aspettava lì fuori.
Dopo aver realizzato, feci per tornare indietro, ma mio padre, mi trattenne, mentre dimenandomi, urlavo il nome di mia madre e dei miei fratelli.
Quando ogni forza mi lasciò, mi accasciai a terra e mi guardai intorno, ma tutto ciò che vidi furono i resti del fuoco che aveva distrutto tutto ciò che avevo e mio fratello con il volto nero per il fumo, solcato dalle lacrime che lasciavano una scia irregolare sul suo viso.
E mio padre. Ciò che vidi mi perseguita ancora ora.
Non c'era più nulla nei suoi occhi, se non dolore ed odio.
Mi resi conto che, forse, i miei non erano molto diversi.
Passarono circa due ore in cui io fissai il vuoto con le immagini delle mie sorelle, del mio piccolo fratellino e di mia madre che mi passavano davanti agli occhi senza
fermarsi, senza che io potessi impedirlo.
Ad un certo punto una mano mi strinse la spalla in una presa vigorosa, allora mi alzai e, fianco a fianco, io e mio padre ci dirigemmo verso mi fratello che non era riuscito a fermare quel fiume che trovava la propria fonte nei suoi occhi. 
Insieme, tutti e tre, ci guardammo, poi ci voltammo verso quello che ormai era solamente un ricordo.
Fu in quel momento che giurammo silenziosamente vendetta e fu quando entrammo nel bosco che decidemmo che nessuno di quegli uomini, attraversandolo, ne sarebbe
uscito vivo.



Continuavamo a correre nel bosco, quando poco distante dal sentiero principale, vedemmo un barlume rosso.
Le prede erano finite sulla via del cacciatore. 
Ci posizionammo; io dietro ad una vecchia quercia, che in passato mi aveva sempre offerto un buon riparo, mio padre in mezzo ad un cespuglio e mio fratello sul ramo di un albero.
Eccoli che avanzavano. Riuscimmo a vederli bene: un manipolo di circa venti uomini procedeva verso la nostra posizione.
Ma noi eravamo pronti.
Cercai di scacciare quella brutta sensazione che mi accompagnava fin dalle prime luci dell'alba: avevo un lavoro da fare.
Ascoltando il silenzio innaturale, di morte, del bosco, che taceva come se già sapesseche cosa sarebbe accaduto di lì a poco, trovai la concentrazione che mi serviva per abbattere quegli uomini come fossero fuscelli.
Aspettai il segnale e quando giunse il momento il primo degli uomini si ritrovò con un buco in fronte, prima ancora che potesse capire che lui ed i suoi uomini non erano
soli.
Ma prima che quello toccasse terra, quella sensazione tornò ed io cercai di ignorarla.
I colpi dei fucili risuonavano e gli uomini cadevano sempre più numerosi.
Né io, né mio padre, né mio fratello ci accorgemmo di un uomo che si avvicinava, talmente eravamo presi dal furore.
 Mi voltai appena in tempo per vedere quella giubba rossa che caratterizzava le nostre prede: le Giubbe Rosse di Sua Maestà, inviate dalla Corona per eliminare noi coloni americani che avevamo osato ribellarci.
Schivai il colpo della sua lama, ma lui imbracciato il fucile si preparava a premere il grilletto.
Improvvisamente si udì un urlo e l' uomo cambiò bersaglio: mio padre aveva rinunciato ad una buona protezione per evitare che io venissi ucciso, ma non fu abbastanza veloce a mirare.
L'eco del colpo risuonò, come un lamento, e gli uccelli che si trovavano sugli alberi si alzarono in volo.
E mentre mio fratello finiva di uccidere le restanti Giubbe, io guardavo impotente il corpo di mio padre cadere a terra, sul morbido terreno coperto da un manto di foglie.
La rabbia e lo stupore invasero il mio corpo e stavo per avventarmi contro l' uomo per ucciderlo in modo doloroso, quando, dal nulla, sbucò mio fratello, gli occhi spalancati per lo shock ed illuminati dalla luce della follia.
Non pensò, né ascoltò le mie grida.
Un altro colpo risuonò nel bosco, e gli occhi senza vita di mio fratello si rivolsero a guardare il rosso cielo del tramonto.
L'uomo non si aspettava una mia reazione e la lama del coltello che gli aprì il collo gli giunse inaspettata.
Lentamente mi avvicinai a ciò che rimaneva della mia famiglia, ora persa per sempre.
Coprii i loro corpi con le foglie cadute da quei possenti rami su cui mio fratello, il mio fratellino, amava rifugiarsi.
Allora il cielo sembrò piangere al posto mio; io non potevo, non avevo più lacrime da versare.
Tornai vicino all'uomo con la giubba rossa, rossa come il sangue innocente che il suo proprietario aveva versato. Presi la sua spada e la calai deciso sulla sua testa.
Poi, preso un lungo e forte ramo, lo piantai sul ciglio del sentiero; la testa infilzata sopra, come ammonimento.
In quel momento compresi davvero che ero rimasto solo, ma finché avessi potuto camminare tra quegli alberi, nessun inglese sarebbe mai più passato di lì.
E non era solo una questione di indipendenza o di ribellione, era personale, più di quanto non lo fosse già stata prima.
Era vendetta, una vendetta che, col tempo, estesi per tutti coloro che avevano creduto nell'indipendenza e si erano opposti a quegli uomini senza onore che ci definivano “barbari e selvaggi”; ma i veri barbari erano loro che non avevano esitato a colpire inostri civili.
La estesi a coloro, tra cui mio padre e mio fratello, che non avrebbero mai potuto vedere il motivo dei loro sacrifici diventare realtà.
Quei bastardi inglesi non avevano portato via tutto solo a me, ma anche a tutti coloro che si erano ribellati e anche questo rendeva la mia, una questione personale.
Vendetta.

 

  
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