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Autore: chya03    11/12/2013    2 recensioni
ci tengo a precisare che la storia NON segue un filo conduttorio lineare: ogni capitolo parla di un momento diverso.
2 ragazzi e 2 ragazze si conoscono su Twitter e, una notte, vengono trasportati in un universo alternativo: Beliver, senza poter far più ritorno alla loro vita di prima. la storia è raccontata in terza persona, ma incentrandosi su Selen, la protagonista, che finalmente potrà provare a dimenticare il dolore della sua vita precedende, e iniziarne una nuova a Beliver.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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osservava le facce dei nuovi arrivati.

Le solite oche. I soliti strafottenti. Gente che non meriterebbe neanche di pensare a questo posto.

Sbuffa e alza gli occhi al cielo, chiedendosi perchè mai Celestia abbia deciso di far invadere il loro paradiso terrestre da un gruppo di luridi babbani una volta ogni due mesi, per un mese.

Mentre il resto della plebe socializza, si accontenta di restare ai margini del gruppo di persone, con la scusa di montare la guardia. Guarda ogni estraneo con occhi di ghiaccio, gli stessi occhi di un lupo: diffidenti, antichi e autoritari.

Nessuno si sarebbe avvicinato a lei. Irradiava un'aura di pericolo che tutti gli esseri viventi potevano percepire.

Poi vide lui.

Lui era con il gruppo dei nuovi arrivati. Lui sarebbe stato lì un mese. Lui era lì.

In un attimo tutta la sua armatura autoritaria cadde in pezzi.

Lui non l'aveva riconosciuta, e non poteva. Era cambiata troppo, con l'arrivo a Believer.

La spada le cadde di mano, producendo un tonfo sull'erba di cui nessuno si accorse. Le gambe non la reggevano più, sarebbe voluta cadere in ginocchio a piangere.

Il suo respiro si fece affannato e gli occhi lucidi. Un nodo incontrollabile le si formò in gola, ma lei non poteva permettersi di piangere davanti a tutti. Aveva sempre odiato dover piangere davanti a qualcuno.

Sapendo che nessuno avrebbe fatto caso alla sua presenza o alla sua assenza, raccolse la spada con mani tremanti e silenziosamente corse verso la Casa Grande, mentre alcune lacrime iniziavano a scendere bollenti lungo le guance fredde e pallide.

Aprì freneticamente il portone, e quando si voltò per chiuderlo vide che qualche paio di occhi erano fissi su di lei.

Un paio di sconosciuti la guardavano e bisbigliavano tra di loro. Lui non sembrava essersi accorto della sua esistenza in quel posto. Nico e Viria la guardarono per poi scambiarsi uno sguardo preoccupato.

Merda, se n'erano accorti.

Chiuse il portone appena in tempo per vedere Nico che iniziava a dirigersi da solo verso la Casa Grande. Chiuse il portone a doppia mandata e si diresse su per la scala dell'ingresso.

“Casa Grande” forse non era il nome giusto per quell'edificio. Avrebbe dovuto chiamarsi, non so, una roba tipo “Casa Enorme Mastodontica Gigantesca Infinita”, perchè di fatto era veramente inesplorabile tutta in un giorno solo.

Si chiuse nel primo bagno che trovò e pianse, pianse come non faceva da tempo, con la violenza di un pianto che aspetta di manifestarsi ormai da troppo tempo.

Troppo debole per reggersi in piedi da sola, si appoggiò di fianco con tutto il suo peso contro il muro, finchè le gambe non cedettero e fu costretta a scivolare in ginocchio.

Piangeva senza paura che qualcuno la sentisse, sapeva che per quanto rumorosi i suoi singhiozzi non potevano essere sentiti da nessuno.

Aveva gli occhi chiusi, stretti, e un'espressione quasi di supplica sul volto, come se supplicasse con tutta se stessa quel dolore, chiedendogli di lasciarla vivere in pace. Ma era tornato, di nuovo.

Aprì piano gli occhi, e il suo sguardo corse fino al mobile dove erano tenute le creme e quella roba lì.

Tremava, non riusciva neanche a mettersi in piedi, le sembrava di avere tonnellate di piombo che la schiacciavano.

Poi, finalmente, il rumore di qualcuno che cercava di entrare la fece zittire. Probabilmente era Nico.

Poi, un fracasso assordante scosse l'edificio, tanto che il pavimento vibrò. aveva fatto saltare il portone.

Selen strisciò in avanti il più velocemente possibile, si tirò su e girò la chiave della porta più volte.

Tornò nel suo angolino, obbligandosi a stare più silenziosamente possibile, con la sola speranza che Nico non riuscisse a capire che era lì.

Lungo il corridoio riecheggiarono dei passi, ansiosamente lenti.

Intravide una sagoma scura da sotto la porta, che però tirò avanti. Selen stava già cominciando a rilassarsi, ma la sagoma tornò indietro, per poi fermarsi davanti alla porta del bagno.

Lei si tirò in piedi e svelta aprì l'ampia finestra che donava luce al bagno, sporgendosi sul davanzale.

Avrebbe potuto saltare. Per lei non sarebbe stato un suicidio. Non si sarebbe fatta neanche un graffio...

la porta dietro di lei si spalancò, e lo sguardo di Nico che le colpì la schiena fu come una decina di aghi infilati sotto pelle.

Non appena si tuffò, venne subito afferrata e riportata all'interno.

La tenne ferma con un braccio mentre con l'altro chiudeva la finestra. Poi, senza dire una parola, la guardò negli occhi e basta. Selen non riusciva proprio a recitare in quel momento. Le guance erano arrossate e solcate da lacrime continue, i capelli scompigliati, sembrare due gemme estratte dai meandri della terra.

gli occhi neri come l'abisso più profondo erano lucidissimi, tanto da sembrare due pietre vulcaniche.

Lui la strinse forte a sé, accarezzandola. Non poteva avere la minima idea del perchè dello stato d'animo di Selen, ma doveva essere qualcosa di grosso: non l'aveva mai vista piangere. Anzi, non l'aveva mai vista triste.
- shh... non piangere, va tutto bene.

Ma lei sapeva che non c'era nulla che andava bene. L'arrivo di quella persona a Beliver poteva significare per lei solo dolore.

Selen e Nico si spostarono in uno dei salotti.

Nico andò dritto al punto, chiedendole cosa c'era che non andasse.

-l'hai... l'hai visto quel tipo... con i capelli scuri e la pelle abbronzata... con la felpa bianca e nera...

- sì... penso si chiami Jason... perchè?

Quando sentì pronunciare quel nome, Selen si sentì come se le avessero appena tirato uno schiaffo. Si sforzò di parlare e disse soltanto:

-… è lui. - e anche senza che entrasse nello specifico, Nico capì di chi stava parlando.

Lui si limitò a guardarla, e Selen scoppiò di nuovo a piangere.

Nico la abbracciò senza dire nulla, ma Selen pianse ancora più forte. se ne vergognava, ma era sempre stato così: quando veniva abbracciata mentre piangeva, piangeva ancora di più.

Restarono in quella posizione a lungo, finchè Selen non si fu calmata.

- Selen... ascoltami. Verrà punito per quello che ti ha fatto, te lo prometto.

Stavolta fece attenzione a non pronunciare quel nome.
- no... lasciate stare. Lui non mi ha riconosciuta, ed è meglio così. Se mi verrà voglia di una vendetta, sarà strettamente privata, solo io e lui.

- Promettimi che non ti caccerai nei guai.

- Non posso prometterti una cosa del genere!

E infatti, a Beliver rischiavi la vita ogni giorno. O almeno, io la rischiavo ogni giorno.

 

  
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