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Autore: Aluah    11/12/2013    4 recensioni
SPOILER! CAPITOLO 731
E ora era un fratello mancato, un uomo resuscitato dalla circostanza che voleva riscattar si con un coraggio che non aveva potuto avere [...] E anche lui si era chiuso in sè stesso dopo quelle immagini, aveva tentato per lo meno, dovendo accontentarsi di un pianto liberatorio e parte della mobilia rotta, dovendo essere forte per Rufy, come aveva sempre fatto, perchè stava lavorando per il suo futuro.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sabo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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sabo






IN THE END




Quella tomba sembrava diventata il crocevia di un' epoca andata in rovina.
Il mondo era venuto a porre omaggio a quel pirata caduto nella battaglia, chi per affetto, chi per ipocrisia, volendo palesare qualcosa che nel suo cuore non provava minimamente. Solo un decimo di chi aveva lasciato un fiore sul quella lapide aveva davvero avuto a che fare con quel ragazzo, forse anche meno di quella già vasta percentuale. C'era perfino chi aveva inventato storie ed aneddoti riguardo un possibile incontro con Pugno di Fuoco, elogiandone qualità che poteva solo immaginare. Ed ogni volta che una bugia veniva ricamata su quel nome sciupato da troppi, una parte di quella leggenda moriva, nutrita di una menzogna che non gli era mai appartenuta.
Scappatelle, liti, discussioni e furti che Portgas non aveva mai commesso, erano dalla fine della guerra materia da osteria di basso costo, argomento di discussione dei soldati della marina e tabù per quei pochi che effettivamente avevano condiviso con lui qualcosa, per piccolo che fosse. Aveva lasciato un segno in chiunque, bello o brutto che fosse: era una personalità che non si scordava facilmente e che, per quanto il lasso di tempo trascorso con lui avesse concesso, riusciva ad innestare in ciascuno un frammento di sè, facendosi amare tanto quando era abile a farsi odiare e detestare.
Perfino nella marina c'era qualcuno che si ostinava nel mettere a tacere le malelingue del Grande Blu, soffocando insieme a quelle, anche quel lancinante senso di solitudine che gli attanagliava le viscere, incrementato dal senso di colpa di essersi reso ridicolmente inutile nel conflitto decisivo. Aver fatto da cornice alla morte di un eroe era un peso che gravava su molti, e per alcuni era divenuto talmente insopportabile da essere sfociato in pazzia, collera, o istinti suicidi. Erano stati internati molti marine dalla disfatta della famiglia di Newgate, colpiti dagli atti di eroismo sfrenato e sconvolti dai litri di sangue versato inutilmente con cui erano state coloranti anche volti di giovani soldati ingenui e puri.
Lui sapeva anche quello, nonostante per la cronaca fosse scomparso dalla faccia della terra per anni.
Essere rimasto nell' esercito dei rivoluzionari guidato da Dragon gli aveva fruttato oltre che la sicurezza di poter sopravvivere, anche la possibilità di tenere sotto controllo ogni singolo movimento del Vecchio e Nuovo Mondo, rimanendo costantemente informato riguardo le nuove dinamiche che si erano venute a sviluppare nel corso del tempo.
Era stato uno dei primi ad apprendere della morte di suo fratello sul campo di battaglia; le spie che i rivoluzionarsi si erano assicurati anche tra le linee del governo avevano opportunamente riferito loro ogni risvolto della guerra in tempo reale, tenendoli aggiornati passo passo e minuziosamente riguardo i caduti dall' una e dall' altra parte. Era incredibile l' organizzazione che stava alla base di quella machiavellica piramide gerarchica, tanto che lui stesso ci aveva messo anni a capacitarsi dell' eccellente lavoro svolto dall' uomo con la D.
Era semplicemente un ingranaggio perfetto, oliato a dovere e minuziosamente curato in ogni singolo dettaglio. Ed obiettivamente era orgoglioso di esserne parte integrante.
Si sedette sul terreno umidiccio, giocherellando con i bordi del suo lungo cappotto celeste; si sentiva tornato marmocchio, infantile e sognatore, seduto su un promontorio che gli ricordava terribilmente quello dove, insieme alla sua vera famiglia, aveva sognato l' avventura e la carriera da pirata. Ci aveva sempre creduto, in ognuno di loro, perfino in quello scavezzacollo di Rufy.
Eppure mai avrebbe immaginato di essere quello che per più tempo si sarebbe tenuto fuori dai guai, agendo nell' ombra, vivendo alle spalle di una leggenda che incuteva timore perfino negli angoli remoti della terra, e che paradossalmente era il padre biologico di suo fratello minore. Sapeva che il suo momento sarebbe arrivato presto o tardi, eppure dopo gli ultimi avvenimenti avrebbe voluto forse esporsi maggiormente ed evitare quella catastrofe che si era abbattuta come un fulmine a ciel sereno sulle vite di tutti loro, lui compreso. Perdere un fratello non era stata cosa facile, ma dover soffrire nel silenzio e in solitudine era stato ancor peggiore.
Ace dopotutto era stato l' unico con cui aveva mantenuto impliciti contatti.
Non che si vedessero ogni giorno, ma era capitato più di una volta che durante una qualche ricognizione delle isole del circondario, si trovassero nel medesimo luogo alla stessa ora, quasi come se il caso si fosse divertito a muovere in simbiosi le loro pedine, avvicinandole quel tanto che bastava per insinuare dubbi, ed allontanandole improvvisamente per dissiparli totalmente. Ricordava bene quando suo fratello gli aveva rivolto uno sguardo di troppo, un' occhiata inquisitoria probabilmente dovuta al foulard dal quale non si separava mai, nemmeno per dormire, nemmeno per lavarlo. Quel pezzo di stoffa era l' emblema e il superstite di un'epoca perduta, di una fratellanza che sembrava esser stata cancellata dagli avvenimenti e di un rapporto che era stato grande quanto lo era il mare.
In cuor suo sapeva che Ace lo aveva riconosciuto in quell' occasione, così come era consapevole del fatto che non si fosse avvicinato per ragioni più che ovvie. Aveva certamente intuito che se era vivo era perchè aveva trovato alleati tanto validi da riuscire a nasconderlo e rimetterlo in sesto, e che forse, se avesse tentato di ricostruire un legame, l' equilibrio che si era faticosamente creato sarebbe andato in frantumi. Soltanto uscendo dalla locanda dove si trovavano lo aveva casualmente urtato, sfiorandogli la spalla con la propria ed accennando un sorriso al di sotto del bavero del cappotto nero che vestiva.
Gli era quasi sembrato di sentire un ciao fratello sussurrato a fior di labbra, portato via del vociare sconnesso degli ubriaconi del luogo. Ora pensandoci, si sarebbe precipitato ad abbracciarlo, scusandosi di non essersi mai più fatto vivo, chiedendogli perdono per averlo ignorato le innumerevoli volte in cui lo aveva incontrato. Ma sapeva fin troppo bene che il tempo non faceva sconti per nessuno, mai, nemmeno quando a chiederlo era un bambino senza un dente e pieno di bende, con gli occhi lucidi e il labbro tremolante, desideroso di tornare a casa.
Fissò assorto i tre oggetti che teneva in mano, studiandoli con curiosità e nostalgia: non erano cambiati molto dall' ultima volta in cui li aveva visti. Anche l' incuria aveva avuto una buona dose di pietà, preservandoli quasi nelle loro condizioni originarie; e li aveva trovati lì, esattamente dove li avevano lasciati anni prima, nel cuore di quell' albero in cui avevano nascosto il loro tesoro per tanti anni.
In quella cavità aveva lasciato anche un piccolo pezzo di cuore.
Era stato ben attento a non farsi scoprire da nessuno quando aveva voluto recuperare le tre coppette, muovendosi con circospezione, così da non destare alcun tipo di sospetto nè tra i nobili della città, nè tra i banditi con cui era cresciuto. Aveva intravisto i suoi genitori nelle strade lastricate del luogo, sorridendo amaramente nel vederli invecchiati ma sempre legati alle pompose cerimonie a cui avevano voluto abituarlo forzatamente; suo padre gli aveva rivolto una sola piccola occhiata inquisitoria, scuotendo la testa poco dopo; probabilmente aveva intravisto una somiglianza con il bambino dei suoi ricordi, smentita in breve dalla consapevolezza che quella fosse solo una fantasia fallacea dettata dal senso di colpa. Sua madre non lo aveva minimamente considerato, snobbando un mentecatto che girava con un lembo di tessuto lercio attorno al collo ed un cappello cilindrico con qualche rattoppo di troppo nella fodera interna. Quella donna poteva riconoscere un rammendo anche a chilometri di distanza, ma non suo figlio.
La situazione era stata ben diversa con Dadan e compagnia bella. Aveva fatto attenzione, facendo conto sulle sua abilità sviluppate, camminando con nonchalance tra i rami degli alberi della foresta tropicale: sembrava quasi un gatto, agile nel muoversi in un ambiente che  rievocava ricordi attraverso forme, odori, sensazioni tattili e uditive famigliari che lo facevano sentire a casa, in un abbraccio che materno molto rassicurante. Era quasi rimasto in apnea per paura che quelle sensazioni lo sopraffacessero, respirando solo quando era arrivato all' arbusto designato; si era accovacciato, tastando con la punta dei polpastrelli le nervature in rilievo, seguendo il percorso fino ad incontrare quel piccolo insignificante taglietto grazie al quale si poteva aprire lo scomparto segreto. Vi aveva inserito l'unghia, tirando verso si sè e riportando alla luce quell' accozzaglia di oggetti dimenticati, impolverati e rovinati dal tempo e dalle intemperie.
Cartacce, sassolini, monete di ogni genere, pugnali e disegni.
Cose per chiunque, Le Cose per lui.
Con il tempo aveva imparato a non piangere, ad essere forte per sè e chi lo circondava, ad essere uomo. Ma non riuscì a fermare quelle lacrime che, solitarie e malandrine, avevano voluto insinuarsi per prime in quel cunicolo impolverato, sfiorando quelle tre ciotoline beige e carezzando i bordi, ridando loro vita, riempiendole di nuovo. Aveva seguito l' esempio di quelle stille salate, afferrando le coppette e rigirandosele tra le dita, riconoscendo subito ad una prima occhiata a chi fosse appartenuta ciascuna di esse.
Un vociare sommesso l' aveva avvertito del fatto che non fosse solo; conosceva quei toni alti e vivaci, scherzosi e giocosi, e non era certo intenzionato a farsi cogliere in flagrante. Aveva richiuso lo sportello scavato nel legno, plasmandosi contro il tronco dell' albero, aderendovi più che aveva potuto: gli era sembrato di esser tornato marmocchio, quando giocava con i suoi fratelli a chi attaccava per primo, riuscendo quasi sempre a mettere ko anche Ace.
Dadan era in quel gruppo, in testa come di consuetudine; impartiva ordini a destra e a manca mentre gli uomini trascinavano sul terreno grossi sacchi pesanti di iuta, probabilmente contenenti pane per un reggimento. Non erano cambiate molto le dinamiche da che ricordava: il donnone aveva la solita parlantina e caratteraccio spigoloso e gli uomini erano sottomessi e ben disposti ad eseguire gli ordini, impossibilitati ad essere altrimenti. La cosa che lo aveva stupito non poco era stata la sosta improvvisa che la donna aveva fatto proprio sotto a quell' albero, adducendo come scusa un improvviso mal di piedi.
Non l' aveva data a bere a nessuno, eppure, se ne era fregata a trecentosessanta gradi. Si era seduta su un masso lì vicino, massaggiandosi i piedi dopo essersi tolta le scarpe; ma non appena il gruppo si era allontanato a sufficienza lei si era alzata, aveva calzato nuovamente gli stivaletti di cuoio ed aveva poggiato una mano callosa sul tronco, donandogli una carezza stranamente affettuosa, come non l' aveva mai vista. Aveva vestito per quei pochi secondi i panni della madre che per loro era stata, seppur non lo avesse mai voluto ammettere.
Aveva distolto lo sguardo, allontanandosi da quel luogo che sapeva di ricordi e nostalgia, sgattaiolando come un' ombra del passato lontano verso la nave con cui era arrivato e con cui sarebbe ripartito per raggiungere quella vita che aveva dovuto far sua, senza scelta, accettando di sopravvivere. Nessuno gli aveva chiesto cosa volesse fare del suo futuro, e lui non aveva osato opporsi a chi gli aveva salvato la vita, accettando di servirlo come un figlio fedele e sottoposto devoto, rinunciando a quel sogno di divenire un pirata.
Era un rivoluzionario, non un cercatore di tesori.
E ora era un fratello mancato, un uomo resuscitato dalla circostanza che voleva riscattar si con un coraggio che non aveva potuto avere: Dragon gli aveva imposto di rimanere lontano da quella battaglia, glielo aveva ordinato, arrivando a minacciarlo se avesse osato interrompere il corso degli eventi. Non aveva avuto pietà nemmeno per il suo stesso figlio, sangue del suo sangue, ridotto un vegetale dopo lo scontro tra Potrgas e Akainu. E anche lui si era chiuso in sè stesso dopo quelle immagini, aveva tentato per lo meno, dovendo accontentarsi di un pianto liberatorio e parte della mobilia rotta, dovendo essere forte per Rufy, come aveva sempre fatto, perchè stava lavorando per il suo futuro.
Posò le tre ciottole sulla cassa di legno di fronte alla tomba di Ace, sorridendo ed alzandosi finalmente in piedi.
Lo stavano aspettando ancora una volta, pronti per salpare alla volta del Nuovo Mondo, diretti a Dressrosa, ennesima isola di svolta. Le alte sfere avevano deciso che questa volta sarebbe toccato a lui, che avrebbe finalmente dovuto scendere in campo e dimostrare per cosa si era preparato fino a quel momento, difendere i suoi fratelli.
Perchè obiettivamente era in gioco la vita dell' uno e la memoria dell' altro.
Si voltò, dando le spalle alla lapide, infilandosi le mani in tasca e sbuffando, apprestandosi a riprendere la via del mare, pronto a combattere, ma non prima di aver detto ciò che si sentiva di dover dire.
- Ora è il mio turno di fare il fratello maggiore Ace - disse, sorridendo bonario,
Riposa in pace, fratello.











Angolo dell' autrice:
Allora, credo che per questa storia serva qualche spiegazione. Innanzitutto occorre leggerla solo dopo aver dato almeno uno sguardo al capitolo 731 del manga uscito quest' oggi dove per l' appunto di scopre che Sabo è vivo. Non che fosse una novità troppo eclatante dato che era palese il fatto che fosse sopravvissuto all' esplosione, lo dice lo stesso Ivankov quando, parlando con Dragon nel filler dopo Marineford, si stupisce delle condizioni in cui un ferito versava. Insomma se non era Sabo era un povero sfigato che passava di lì in quel momento e che sarebbe stato profondamenete inutile.
Per ulteriori approfondimenti che non conoscete fatevi una cultura sul manga gente, in questo periodo merita di essere letto, e dato che la mediaset ci viene contro smettendo di trasmettere gli episodi dell' anime, datevi alla lettura colta!
A presto quindi,
Alu.
   
 
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