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Autore: Alis_2691    11/12/2013    0 recensioni
Alison vive a New York. È una ragazza molto sicura di se e conduce una vita tranquilla. Una sera si reca al "ballo d'autunno" con il suo fidanzato Marcus, il quale durante la serata gli farà una strana e alquanto inaspettata sorpresa. Alison rimane scioccata e perplessa dal comportamento di Marcus, tanto che durante il viaggio di ritorno a casa i due litigheranno pesantemente. Dopo quella notte, Alison non sarà piu la stessa. Qualcosa di brutto sconvolgerà la sua vita e finirà per cambiargliela per sempre.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Che è successo?" 
Chiese il dottor Tunner alla psicologa, vedendo Alison stesa a terra.
"L'abbiamo dovuta sedare, dottore. Era impazzita. Ha iniziato ad urlare e.."
"L'avete sedata solo perchè ha alzato la voce?"
Chiese il dottore ad un infermiera, sgomento. 
"Mi ha dato un calcio in faccia."
il dottor Tunner guardó Alison con espressione incerta. 
"riportatela nella sua stanza. Sorvegliatela e appena si sveglia chiamatemi. Voglio parlare con lei."
Le infermiere portarono Alison nella sua stanza e la sdraiarono sul lettino. Quando si sveglió, la ragazza raccontó cosa era successo con la psicologa e il dottore, fortunatamente, le crebbe.
"Come ti senti ora, Alison?"
Le chiese il dottor Tunner, portandosi i capelli biondi all'indietro.
"Non saprei, dottore. Vorrei poterle dire che sto bene ma...temo non sia la verità, purtroppo."
Il dottore si strinse nelle spalle.
"Tuo padre sta venendo qui. Tra poco vi faremo avere i risultati delle analisi."


Il signor Nicholson arrivó e abbracció forte sua figlia. I risultati arrivarono e il dottor Tunner li lesse ad entrambi e spiegó loro la situazione.
"Dunque, c'è una buona notizia. Alison oltre al danno alla vista non ha subito ulteriori danni al cervello. Questo però significa che d'ora in avanti dovrà convivere con la cecità."
Ad Alison venne un brivido sentendo quelle parole.
"Dottor Tunner, mi dica la verità. Alison dovrà veramente passare il resto della sua vita come una 'non vedente'? Non esiste la minima possibilità che un giorno possa tornare a vedere?"
Chiese il padre.
"In realtà una possibilità esiste ma...è molto, molto piccola. Oserei dire quasi inesistente. Mi dispiace signor Nicholson e mi dispiace anche per te Alison, davvero." 
Il signor Nicholson accarezzó una guancia di sua figlia e in seguito si fece scappare una lacrima. 
Alison tornó a casa, pensierosa e abbattuta dalle considerazioni del dottor Tunner. 
Erano le 18 e appena la accompagnarono nella sua stanza e la stesero sul letto, scoppió a piangere. Si addormentó dopo aver pianto per mezz'ora e il padre la lasció dormire. 
Alle 23 il signor Nicholson stava per addormentarsi, quando udì un forte urlo. Proveniva dalla stanza di Alison.
 Corse dalla figlia e appena accese la luce la trovó sveglia.
"Alison, tesoro. Cos'è successo? Perchè hai urlato?"
"Scusa papà. Volevo chiamare Alex ma continuavo a sbagliare tasto per far partire la chiamata. Lo faresti tu, per favore?" 
Il signor Nicholson lo fece e gli passó il cellulare. Stava per dirle che le voleva bene e che per qualsiasi cosa lui ci sarebbe stato, ma lei lo zittì e lo invitó ad uscire dalla sua stanza.
"Almeno questa volta mi ha detto 'per favore'." Si consoló l'uomo, appoggiato alla parete della sua stanza da letto. 
"Alex?"
"Ehi, che succede?" 
Rispose Alex, con voce assonnata.
"Non riesco più a dormire. Sono triste perchè il dottor Tunner oggi mi ha comunicato che la mia vista non migliorerà mai."
Alex sgranó gli occhi, sorpreso.
"Come sarebbe a dire 'non migliorerà mai'?!"
"Proprio così. Sono rimasta sconvolta, davvero."
"Mi dispiace, tesoro. Veramente." 
Restarono al telefono per un ora. Alison gli confidó tutto ció che sentiva dentro di se. Ogni minima sensazione e paura. Alex si limitó ad ascoltarla e a cercare di consigliarle, ma stavolta era davvero difficile. 
"Marcus?"
"Sono tre giorni che non lo..avverto. Sembra scomparso. Probabilmente teme che mio padre lo prenderà a calci se si fa vivo, però non può nascondersi. Dovrebbe starmi vicino invece che fare il contrario."
Alex strinse le labbra.
"Quel ragazzo ha qualcosa che non va."
"Tu dici che gli è successo qualcosa?"
Chiese Alison.
"Non lo so, però ho come la sensazione che stia nascondendo qualcosa."
Non sapeva quanto avesse ragione. Marcus stava nascondendo qualcosa e, quel qualcosa, non era niente di buono. 

Marcus stava nella sua stanza, sdraiato sul letto e con gli occhi spalancati al soffitto. Le immagini dell'incidente e i sensi di colpa lo tormentavano molto, ma la cosa che più di tutte lo tormentava erano i risultati delle analisi. Le sue analisi. Quelle che gli fecero fare la sera dell'incidente. 
"E adesso cosa faccio?" 
Pensó, preoccupato. 
Il telefono gli vibró sul comodino.
"Si?"
"Ciao Marcus, come stai? Ho saputo dell'incidente. Cavoli, te l'ho detto di andarci piano la prima volta!"
Era Steve, il suo compagno di scuola. Un ragazzo dalla quale era meglio tenersi alla larga, con la passione per il gioco d' azzardo e le auto da corsa. I suoi genitori erano sempre disperati a causa dei suoi continui problemi e Marcus è l'unico amico che gli  era rimasto. 
"Smettila, scemo. Non pensavo fosse così forte." 
Rispose Marcus, irritato dall'ironia di Steve. 
"E dai, Marcus. Lo sai che la mia è roba forte! Avresti dovuto semplicemente limitarti."
"Certo, come no. Perchè mi hai chiamato, comunque?"
Steve fece una breve pausa, prima di rispondere.
"Ho bisogno di soldi. Ti ho fatto un favore, bello. Avevamo un accordo."
"Io non ho nessun accordo con te, lo sai!"
Marcus inizió ad adirarsi.
"Ok, d'accordo. Non abbiamo stipulato un patto però...resta il fatto che tu mi devi ancora pagare, amico mio."
"Ti pagheró!"
Rispose Marcus, con decisione.
"Voglio i soldi entro domani."
"Domani? E come faccio a darteli entro domani?!"
Chiese Marcus, preoccupato. 
"Questo non è un mio problema. Ma...se non li hai tu perchè non te li fai dare da papino?"
Steve sghignazzó e Marcus si mise le mani nei capelli. 
"Ti prego, Steve. Mi serve più tempo!"
Steve sbuffó, infastidito.
"Ok, ti daró più tempo."
"Grazie!" 
Marcus stava per riprendere fiato, ma Steve non aveva ancora finito di parlare.
"Ti do tempo due giorni, capito? Se entro due giorni non riavró i miei soldi...la pagherai. Stammi bene, fratello."
Marcus rimase con il cellulare attaccato all'orecchio, totalmente basito. 
Come poteva pagare Steve? A suo padre non poteva chiederli in prestito. Non più. Dopo l'incidente si era visto costretto a sborsare un sacco di soldi non solo per l'auto da riparare, anche per le visite e le cure mediche di Alison. Si offrirono spontaneamente i suoi genitori e il padre di Alison non ebbe nulla da obiettare a riguardo. Questa  era la 
sua situazione e non poteva permettersi di chiedere si suoi genitori nemmeno un centesimo. Gli sarebbe servito un miracolo per poter pagare l'amico. D'un tratto però, il display del suo cellulare si illuminó. Un messaggio di Alexander. Lo lesse. 
"Ciao Marcus, sono Alex. Volevo dirti che Alison è preoccupata per te. Mi ha detto che non vi vedete dal giorno dopo l'incidente e teme ti sia successo qualcosa. Se puoi passa da lei, le farebbe solo piacere. Scusa il disturbo. Alex."
Quel messaggio gli fece venire in mente un idea e non vedeva l'ora di metterla in pratica. 
  
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