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Autore: Francesco Romano    12/12/2013    0 recensioni
Questo racconto narra della storia di un ragazzo che, dopo essere stato abbandonato dai suoi genitori, cambierà in modo radicale la sua storia e tra un infatuazione e l'altra non solo apprenderà le regole della vita ma riuscirà nonostante la sua condizione, a vivere una vita spensierata e senza farsi troppi problemi come ce li facciamo noi al giorno d'oggi. Il racconto è ambientato in Italia tra gli anni 30 e gli anni 60 del 1900.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Nel 1932, un contadino Pio D’ Assia  e una signora, Giovanna Teresa Ranieri, ormai amici da anni, decisero di sposarsi.

L’ anno dopo ebbero un bellissimo bambino che chiamarono Filippo.
 Decisero di trasferirsi da Napoli ad Ancona, dove comprarono una piccola casa con giardino e che si trovava in una grossa e lunga via di campagna.            
 Passarono gli anni e Filippo ne compì 8. Il padre si arruolò nel Regio Esercito Italiano e venne richiamato per la Francia, la madre, preoccupata per Filippo, decise di provare a far nascondere il padre  dall’ esercito per non farlo partire, ma fu tutto inutile e così il padre dovette partire.
 Un anno dopo la madre chiese a Filippo di andare alla bottega e comprare un pezzo di pane per 3 lire. Filippo andò, ma una volta visto che la bottega era chiusa girò l’ angolo per provare in un negozietto vicino.
 Una volta comprato il pane e visto che si era fatto molto tardi non perdé tempo a tornare di corsa a casa, ma quando vide che in casa c’ erano porte e finestre spalancate si preoccupò e cercò la madre, ma niente, la madre era sparita nel nulla e Filippo non sapeva neanche come; allora entrò, chiuse porte e finestre e aspettò, finche non passarono giorni e giorni e nessuno si fece vivo né in casa né nella via. Allora Filippo prese tutte le lire che riuscì a trovare in casa e nei suoi risparmi: ben 100 lire, andò alla bottega e prese un pezzo di pane per mangiare qualcosa e tornò di corsa a casa sua. Capì che non sarebbe tornato nessuno.
 Iniziò a cavarsela da solo e arrivò un giorno in cui la amata bottega dietro l’ angolo chiuse per sempre e il negozietto venne bombardato da un gruppo di aerei inglesi.
 Il ragazzino, che ormai aveva ben 11 anni, decise di spostarsi in una casa abbandonata a tre isolati di distanza, vicino a un negozietto molto piccolo ma ben fornito, dove qualche anno prima abitavano dei suoi vicini di casa e amici: i Ruggero.
 Lì trovo una ragazza molto bella, bionda, tutta sola, che era un’ orfana di guerra: si chiamava Lucia Raffaello ed era molto intelligente. Anche lei aveva visto Filippo ma non pensava che lui la spiasse ogni sera, se ne accorse solo in seguito…
 La cosa che Filippo non sapeva e che ogni settimana venivano cinque ragazzotti provenienti dall’ altra parte della città. Una di quelle sere i ragazzi incontrarono Filippo e, una volta capito che lui spiava Lucia, decisero che lui si doveva tenere lontano da lei una volta per tutte, ma non ci riuscirono, infatti, Filippo ogni sera si avvicinava alla finestra della casa dove abitava Lucia e la spiava finché poteva e finché Lucia non si avvicinava alla finestra, allora Filippo si nascondeva vicino ai cespugli
 davanti alla finestra e se ne stava la fermo finché Lucia non distoglieva lo sguardo altrove.
 Un giorno i due divennero amici e Lucia invitò Filippo in un vigneto dove suo nonno anni fa lavorava con serenità  e calma. Lucia allora disse a Filippo: - Portami un grappolo d’ uva nera che sia perfettamente maturo!-
Allora Filippo iniziò a cercare con impazienza il grappolo d’ uva come se fosse la cosa più importante al mondo, ma non ci riuscì, allora Lucia, che si era rilassata come non mai disse a Filippo: -Ora riposati e dopo cercherai il grappolo,  guarda me!
 Lucia si mise con calma e trovò subito tre grappoli maturi e anche 2 lire. Quando le fece vedere a Filippo, lui si arrabbiò talmente tanto con se stesso, che iniziò a prendersi a manrovesci e Lucia, per fermarlo gli lanciò in testa un grappolo d’ uva marcio. Filippo si fermò all’ istante e chiese a Lucia: - Come hai fatto a trovare questi tre grappoli d’ uva, se io mi sono messo a cercarli fino allo sfinimento?-
E Lucia, senza rispondergli gli fece imparare l’ arte della tranquillità e della serenità.
 Da allora Filippo e Lucia si ritrovarono nel campo d’ uva una volta al mese per tutti i mesi di ogni anno.
 Quando però ebbero 13 anni, decisero di fare una scampagnata insieme. Arrivarono fino alla cima di un alta collina e Lucia disse a Filippo: - Qui devi iniziare a prendermi un mazzo di margherite e portarle a me!
 Filippo si mise a lavoro con molta calma, ma non vedeva che le uniche margherite che ci stavano si trovavano al di là della collina e così, quando tornò a mani vuote da Lucia, lei disse: - Non hai trovato niente perché le margherite si trovano dall’ altro lato della collina e così ti ho insegnato l’ astuzia, guardati sempre intorno prima di iniziare quello che stai facendo!-
Da allora Filippo si mise sempre prima a vedere attorno a se.
 Un giorno Lucia disse a Filippo: - Questa sarà l’ ultima lezione che ti do, va dall’ altra parte della città e chiedi dei soldi!-
 Filippo allora, attraversò mezza città e si mise seduto su uno scalino di una casa e chiese alla gente che passava qualche soldo, ma nessuno si fermò neppure vicino al ragazzo, Filippo così ritornò nel suo quartiere e andò a casa di Lucia, lei non c’ era, ma c’ era un messaggio che diceva:
“Caro Filippo, mi dispiace ma me ne devo andare per sempre, ma non disperare, infatti ti ho insegnato un’ altra lezione molto importante: mai fidarsi degli estranei.”                                                                                                                       Scritto I.
 Allora Filippo, mettendosi a piangere, tornò nella sua vecchia casa e restò la per ben 3 anni.  All’ inizio del quarto anno, però, si trovò di fronte a una nuova vicina di casa, della sua età, all’ incirca: Giovanna Esposito.
 Giovanna non conosceva Filippo ma lui sapeva che lei era tornata dalla sua città natale: Roma.
 Lui lo sapeva perché aveva spiato anche lei per un po’ di tempo, da quando si era trasferita dove anni prima c’ era la famosa bottega dove Filippo andava a comprare il pane in compagnia di sua madre.
  Ma a differenza di Lucia, infatti,  Giovanna fece subito conoscenza con Filippo, ed entrò molte volte in casa sua come ospite, decine e decine di volte. ma la prima volta iniziarono dialoghi molto fastidiosi e indesiderati per il povero Filippo, come ad esempio questo: -Per caso hai un filo di cotone da potermi prestare, dovrei cucire questa maglia!- chiese Giovanna a Filippo – No…. che dovrei farci di un filo di cotone?- rispose Filippo con aria stupita e al contempo un tantino arrogante –A cucire una veste bucata, una canotta o un vestito malandato o ancora…. – continuò Giovanna con aria intelligente -E io dovrei cucire tutta quella roba? Sei impazzita!- disse senza far continuare Giovanna; allora Giovanna prese all’ improvviso Filippo per le orecchie e lo portò sulla poltrona di casa sua e gli fece vedere come si fa a cucire con un filo di cotone che aveva subito trovato tra la roba della Ma una volta entrato, vide che non c’ era nessuno in casa e chiese delle spiegazioni a Giovanna, al suo silenzio Filippo capì subito che anche Giovanna era un’ orfana che si era spostata e trasferita stabilmente in Via Tre Colombe, che era divenuto il nome della via dopo la grande guerra.  Giovanna ogni mese andava nel campo di grano che si trovava vicino e che in passato era frequentato anche da Lucia. Un giorno Giovanna invitò Filippo a venire con lei, e lui, senza esitare accolse con un urlo di gioia spensierato molto lungo. Una volta arrivati, Filippo si mise a raccogliere il grano, al ché Giovanna gli disse: -Ma che fai, sei impazzito, vuoi rubare il grano ai contadini?- All’ udir quelle parole Filippo si preoccupò e di colpo scappo come uno stupido dietro l’ albero su cui intanto si era appoggiata Giovanna, che lo fissava sbizzarrita urlandogli contro, allora Filippo, per non farla arrabbiare colse dal prato lì vicino due o tre margherite e le portò a Giovanna, che si azzittì di colpo al sol vederle, le strappò dalle mani di madre di Filippo.
 Filippo e le annusò profondamente tirando un respiro di sollievo; era nata l’ amicizia tra Giovanna e Filippo.
 Un giorno, venne a trovare Giovanna un suo caro amico venuto da lontano e stette con lei un intera settimana, si chiamava Mario Iorio e abitava in
 una città molto lontana, che si trovava vicino Pescara. Lui era alto, bruno e
 aveva delle sopracciglia sottili e poco visibili da lontano. Lui adorava stare ogni tanto con Giovanna e gli piaceva raccontare storie sulla sua grande cittadina, ma l’ unica cosa che non gli piaceva di stare là era Filippo, infatti lui teneva il giovane Filippo lontano da Giovanna.
 Finché un giorno si organizzò fra i tre un uscita alla vecchia fontana. In uno stretto vialetto corto, ma vicino alla casa di Giovanna c’ era niente meno che un cunicolo delle fogne che portava a un grosso giardino chiuso con grosse pale di legno, il giardino non aveva mai un rumore, era ben curato, gigantesco ed era anche tra le persone che però venivano solo una volta ogni settimana. In una parte del giardino si trovava la fontana, era sempre funzionante e piena d’ acqua limpida e fresca che veniva probabilmente da un ruscello lì vicino, l’ esistenza di quel giardino quasi sempre abbandonato era un segreto di Giovanna e Mario, ma Filippo ci entrò furtivamente e iniziò a correre per tutto il giardino gridando di gioia, Mario però nel vedere Filippo poi che smetteva di correre, dalla gioia, e iniziava a cercare un modo per non far vedere il giardino oltre la palizzata in legno dipinto di bianco, capì che Filippo era affidabile.                                                                                
Scritto II.                                                                                                                                           
Il giorno dopo, Filippo, svegliatosi di “buon ora”, andò di corsa da Giovanna, per stare un po’ in sua compagnia, notò dalla finestra di casa sua che lei e Mario non erano soli, ma che c’ era una ragazza bassa, con capelli neri e occhi blu, che discuteva con loro mentre beveva una tazza di tè con loro.
 Filippo entrò all’ improvviso, sbattendo la porta e urlò dalla paura nel vedere la ragazza: -Chi sei tu?- con aria arrabbiata e allo stesso tempo con un po’ di paura.
 Allora Giovanna rispose con tono calmo e rilassato, ma con una faccia sbizzarrita voltandosi verso il povero Filippo:                                                                          
-E’ la mia amica Maria!-
All’ udir di quelle parole Filippo si scusò e si mise seduto su una poltrona con Giovanna che continuava a fissarlo come se fosse Lucifero. Maria, un po’ Imbarazzata chiese a Mario chi fosse, e lui con tono un po’                                                 
incerto disse: -Non ne ho la più pallida idea!- poi chiese a Giovanna facendogli un occhiolino: -Tu per caso sai chi è?-e Giovanna rispose: -Certo che lo so, idiota! E’ Filippo! E lo sai bene anche tu! E’ il nostro vicino, un po’ ritardato!- disse voltandosi verso Maria.
  Allora Maria, Giovanna e Mario ricominciarono a parlare fra loro.                                              
Filippo si grattò la testa e chiese a Giovanna: -Da dove viene Maria?- e lei rispose: -Viene da Torino e una volta viveva vicino a me a Reggio Emilia.- e allora Filippo, interrompendo gli altri disse: -Mio nonno, Pasquale D’ Assia, era emiliano-.                                                                                                                                           
  Allora tutti e tre si voltarono verso di lui e gli chiesero tutti qualcosa su suo nonno ma Maria che era rimasta zitta e muta, scrisse su un foglio tutti i dati, poi fece una sola domanda a Filippo  : -Quando è nato tuo nonno?- e Filippo restò zitto e non proferì più una parola su suo nonno                                                                                                                                     
perché non conosceva la risposta. Allora Giovanna, per non mettere Filippo sotto pressione, chiese a Maria e a Mario –Vi va di andare al laghetto?- e tutti e due risposero in coro: -Si, si, siii!-                                                                                                                                 
E corsero tutti fuori insieme a Filippo, arrivarono in un punto dove c’ era una lunga e larga barra di legno rettangolare, una volta spostata c’ era l’ entrata per un piccolo laghetto limpidissimo, tutto circondato da un piccolo prato a sua volta circondato da grossi alberi di pino e tantissimi cespugli che rendevano impossibile vedere o passare. I quattro si misero a correre vicino al lago e a farsi il bagno, finché non sentirono un urlo, il proprietario del negozio affacciato sul lago: La fiasca piena. Lui vide i ragazzi e li buttò fuori uno ad uno e chiuse il passaggio con i chiodi.                           
I ragazzi se ne andarono a casa, poi Maria annunciò agli altri tre che si sarebbe trasferita da Giovanna, e tutti ad applaudire come se dovessero festeggiare Capodanno o Natale. L’indomani Maria si svegliò tardi e mentre usciva mezza assopita, buttò la sua collana di perle nel giardino. Poi Mario, che ormai viveva con Filippo, la trovò e la prese, ma per sua sfortuna lasciò cadere dalla sacca 2 ₤, sporche del cioccolato della sua merenda. Allora Maria iniziò a urlare non trovandola e l’ urlo fu così forte che svegliò Giovanna, che subito cercò ovunque in casa, finché non cercò nel giardino, e trovò le 2 lire sporche.
 Così si ricordò della merenda che aveva mangiato Mario e andò a chiedere a lui, che, una volta capito l’ accaduto, restituì subito la collana in cambio delle sue 2 lire. Dopo pochi giorni, però, Mario tentò di rubare la collana mentre Maria dormiva e ci riuscì: mentre una notte Maria dormiva, lui che era entrato la stessa notte, dopo che si addormentò, le prese la collana che
 era poggiata sul comodino e uscì furtivamente dalla casa di Giovanna per  entrare in casa di Filippo, che per sua sfortuna era sveglio e che chiese a Mario quando varcò la soglia di casa: -Dove sei stato, è venuto da tempo l’ imbrunire?-   e Mario rispose sobbalzando, dato che non pensava che Filippo fosse sveglio: -Ero andato a fare una passeggiata e tu perché sei sveglio a quest’ora?- allora Filippo e Mario stettero zitti entrambi  e  andarono a letto a dormire per quelle ultime ore.                                                                                                      
Al mattino Maria non trovò la sua collana di perle sul comò e svegliò subito Giovanna per avvisarla, quando cercarono in casa e in giardino ma non la trovarono chiamarono e chiesero a Filippo se sapesse qualcosa e lui rispose con aria stupita e assopita: -Mi ricordo che stanotte ho visto Mario che rientrava a casa di notte, perché?- e a quel punto senza rispondere a Filippo andarono da Mario che dormiva e trovarono subito la collana nel cassetto del comò,
 la presero e la diedero a Maria.
 Quando Mario si svegliò non trovò la sua collana, ma si disperò così tanto che non ricordò di averla rubata e chiese aiuto a Filippo, Giovanna e a Maria, quando gli disse tutto si ricordò e si trovò a schivare i pugni di Maria, ormai assatanata con lui, ma fortunatamente Giovanna e Filippo separarono i due e fecero finta che non fosse accaduto nulla.
 Quattro giorni dopo, decisero di organizzare una passeggiata ad Ancona, una volta arrivati in città, passarono per la spiaggia e poi andarono a passeggiare in un piccolo appezzamento di bosco, mentre stavano all’ interno del bosco iniziarono a giocare a nascondino, ma nel cercare gli altri tre Filippo si era sperduto nel bosco e ne era anche uscito, i tre, stanchi di nascondersi all’ infinito uscirono dal bosco e si misero a cercare Filippo, che intanto si era andato a comprare un po’ di biscotti, fu sorpreso dal rivederli così presto e gli altri, pensando che lui fosse uscito dal bosco sin dal primo momento, iniziarono a malmenarlo e a tirargli le orecchie.
 Il giorno dopo, Filippo andò al negozio lì vicino e comprò un mazzetto di fiori rossi per Giovanna, ma per sua sfortuna, Mario lo prese, per mettere in difficoltà Filippo, e lo regalò a Maria. Filippo poi notò che il mazzo di fiori era scomparso e domandò a Mario che non disse nulla e fece finta di niente, poi lo chiese a Maria che gli disse: -Veramente non ho visto il tuo mazzo di fiori, ma proprio oggi Mario mi ha regalato questo!- ma una volta visto i fiori Filippo li riconobbe subito e disse: -Sono proprio questi i fiori che oggi avevo comprato! Ma chi hai detto che te li ha regalati? Mario!-
 Allora Filippo corse fuori e una volta trovato, iniziò a malmenare Mario che gli chiese scusa e poi ritornarono da Maria per prendere il mazzo di fiori, Maria fu felice di restituirglielo e poi Filippo lo diede a Giovanna, che ringraziò Filippo dello sforzo anche se i fiori erano ormai appassiti da un po’.
L’ indomani, all’ alba, accadde che Filippo, stanco di riparare ai danni di Mario volle cacciarlo, in quel momento Maria e Filippo non potevano essere più d’accordo, ma Giovanna e lo stesso Mario allo stesso tempo erano allo stesso modo contrari. Allora Giovanna decise di “andare ai voti”, tutti e quattro; lo scrutino iniziale mostrò che c’ era parità tra le due scelte, finché, al secondo tentativo, qualcuno cambiò idea, e Mario potette restare, a patto che smettesse di cacciarsi nei guai. Dopo qualche mese, i quattro amici vollero organizzare una lunga passeggiata ai monti. Filippo e Mario erano felicissimi di andare sulle alte montagne, ma Maria non era convinta di voler portare a termine quella passeggiata: infatti lei aveva le vertigini e
 non riusciva a trovarsi a grandi altezze. Ma Giovanna e Filippo la motivarono molto e la portarono a iniziare il lungo cammino.
 All’ inizio anche Mario, oltre a Maria, aveva problemi a trovarsi molto in alto, ma una volta ambientato si trovò meglio di tutti gli altri messi assieme, poi toccò a Giovanna, che dopo poco si trovò ad affrontare la stanchezza e la nausea, che portò Filippo a non portare a termine la lunga passeggiata organizzata in precedenza.
 Tutti stremati, però, decisero di andare al parco, dove c’ era tranquillità e pace. Una volta arrivati al parco, tutti si misero a correre vicino ai pini, come se non avessero scalato quella montagna, e si misero a giocare per molto tempo, finché non si fece tardi, a quel punto, però, si fermarono e riposarono, inconsapevoli dell’ ora che si era fatta mentre giocavano.
 Ma una volta fatta notte, Mario, Giovanna e Maria dissero tutti in coro a Filippo: -Si è fatto molto tardi, è ora di andare a casa a dormire, prima che faccia troppo buio!- e così tornarono a casa. Ma mentre tornavano, trovarono nella via un cane di strada piuttosto aggressivo, Filippo allora scappò di corsa e lasciò gli altri tre da soli davanti al cane che, dopo poco, si mise a inseguire Filippo e gli altri, raggiungendoli, allora Mario gli lanciò una pietra mentre correva e lo colpì, così il cane scappò e loro poterono continuare a cercare Filippo per malmenarlo; lo trovarono in un vicolo buio a riposare e poi Giovanna lo schiaffeggiò davanti agli altri svegliandolo e rincorrendolo fino a casa, dove Filippo non poté entrare perché Mario possedeva le chiavi e si dovette subire i colpi inflitti da Giovanna e da Maria.
 Ma, pochi giorni dopo, Mario ebbe la notizia che i suoi genitori lo rivolevano a casa, e così, per dare l’ addio a Mario, Giovanna e Maria organizzarono una piccola festicciola in suo onore. Però al termine della festa, Mario scoprì che Filippo, che era uscito a fare una passeggiata, non aveva minimamente contribuito all’ organizzazione della festa e che non si era neppure interessato all’ argomento prese la sua valigetta con i suoi oggetti dentro, già preparati, e disse a Giovanna e a Maria: -Addio, forse non ci rivedremo mai più e questo mi rattrista ma di sicuro non importa a Filippo!- e subito dopo averlo detto se ne andò di casa correndo e piangendo.
 Poco dopo, Filippo tornò dalla sua passeggiata e seppe da Giovanna dell’ accaduto. Tutti allora pensarono che fosse troppo tardi per riparare al danno, ma Filippo non si arrese e corse fuori di casa per cercare Mario. 
Scritto III.                                                                                
Correndo, nel cercarlo, incontrò un altro ragazzo chiamato Pasquale, con cui divenne subito amico.                                                                                                
Una volta arrivati in casa Filippo presentò Pasquale agli altri che lo invitarono a restare a casa loro per un po’ di tempo, allora Pasquale                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        
 accetto con piacere, dato che anche lui non aveva una casa e dei genitori, e venne subito accettato da tutti.
 Ma una cosa che venne subito all’ occhio di Filippo fu il fatto che Pasquale odiava uscire all’ aperto, e tutti gli altri, mentre cercavano di convincere Pasquale a uscire, lui rimandava continuamente le passeggiate a un giorno remoto. Filippo, scontento della cosa pensò a un piano eccezionale:                                             
mentre gli altri cercavano di convincere Pasquale, Filippo lo motivava e diceva che aveva bisogno di fare moto ogni tanto.                                                                    
E così fu, così dovettero rimanere lì impalati finché Pasquale, stancato dalle loro chiacchiere continue accettò a malincuore. Pasquale provò a fermarsi e a dimostrare che stava male, ma Filippo e gli altri lo tiravano avanti e lo convincevano a proseguire per un altro tratto di strada, finché non arrivarono alla fine e così, stremato Pasquale cadde al suolo assopito.
 Al risveglio Pasquale trovò a Filippo e agli altri davanti a lui, che lo convinsero a tornare a casa per il giro più lungo, che procedeva per mezza città. Pasquale non poté che proseguire il cammino con passo prima lento e poi moderato.
 Arrivati a casa, Pasquale disse a Filippo, che era dentro casa: -Io vado a fare compagnia a Giovanna e a Maria, torno più tardi!-.                                                              
Ma Maria, che guardava dalla finestra di casa sua la casa di Filippo, vide Pasquale uscire e scappare. All’ inizio non si preoccupò, sapendo il comportamento di Filippo e di Pasquale, ma iniziò a preoccuparsi sul serio quando si fece sera tarda e on tornò. Filippo, che stava per andare a controllare se Pasquale fosse a casa di Giovanna e Maria, vide quest’ ultima correre per raggiungerlo e per dirgli dell’ accaduto. Ma quando si fecero tutti e tre un’ idea chiara dell’ accaduto era ormai troppo tardi, infatti erano le 02:36 di notte, e ormai, Pasquale era di sicuro lontano.                                     
Scritto IV.
 Dopo qualche mese, Filippo volle chiedere agli altri di organizzare una passeggiata in compagnia, così gli altri accolsero subito la sua proposta, annuendo felici.
 Una volta arrivati, Giovanna si mise seduta vicino Maria dietro un pino, mentre Filippo e Pasquale si misero a giocare nel campo di grano a fianco. Dopo solo qualche minuto, arrivarono due contadini per raccogliere il grano, sotto il sole cocente, che per poco non li faceva svenire, ma prima di iniziare notarono Filippo e Pasquale giocare lì vicino. Non ci pensarono due volte, e iniziarono a rincorrerli per allontanarli. Giovanna, che aveva visto tutto svegliò Maria, che intanto si era addormentata e corsero verso Filippo, nascondendosi sotto le spighe di grano, afferrando Filippo e Pasquale mentre stavano fuggendo e “seminarono” così i 2 contadini nel nascondersi.
 Ma, la cosa che loro non si aspettavano era che i contadini li stavano seguendo, infatti, dopo poco, li ritrovarono, e all’ insaputa dei ragazzi, i contadini li stavano pedinando passo dopo passo.
 I ragazzi, a un certo punto del cammino lo notarono e iniziarono a fare un lungo giro intorno a degli stretti vicoletti vicino casa per far perdere i contadini.
 Così i contadini non riuscirono a trovare i ragazzi, che così riuscirono a tornare a casa non facendosi seguire dai due contadini esausti.
 Ma la faccenda non si concluse lì e i contadini continuarono a cercare disperatamente i ragazzi nella zona in cui erano scomparsi.
 Dopo poche ricerche trovarono alcune case e bussarono, pensando che qualcuno sapesse dove abitassero, ma ad aprire la porta fu Filippo che appena li vide chiuse la porta di scatto a chiave e mettendo un lucchetto.
 Maria notò subito dalla finestra che, i contadini avevano riconosciuto Filippo ed escogitò un piano eccezionale:
 svegliò Giovanna e insieme si travestirono. Aprirono la porta e andarono dai 2 contadini e li invitarono a venire con loro. I contadini, sorpresi, accettarono e vennero in una strada più lontana dove i contadini si persero e Giovanna e Maria scapparono correndo a casa. Filippo notò dalla sua finestra dell’ accaduto e tirò un respiro di sollievo a vedere che il piano di Maria fosse riuscito.
 Però, purtroppo per loro, i contadini riuscirono a ritrovare la casa di Filippo, allora i ragazzi salirono sui loro tetti e iniziarono a lanciare alcune piccole pietre al suolo per spaventare i contadini. Loro spaventati e confusi com’ erano scapparono subito nella loro piccola casa in campagna.
 Scritto V.
 Passarono gli anni e i tre crescevano, ma una calda giornata d’ estate del 1958, Filippo trovò dei ladri che tentavano di rapinare casa sua, credendo che fosse disabitata da anni. Ma lui era preso dalla paura che non si fermò a riflettere e scappò dalla porta principale chiedendo poi aiuto a Giovanna e Maria, che dato che riuscirono a riflettere, risolsero la questione in modo semplice ed equilibrato: accese tutte le luci di casa e così iniziarono a simulare voci di persone adulte; i ladri erano così spaventati che fuggirono subito senza riflettere minimamente sull’ accaduto. Ciò che non avevano capito è che loro avevano rubato la collana d’ oro della madre di Filippo, che per sbaglio gli era caduta il  giorno prima in cortile. Una volta che Filippo se ne accorse ci rimase malissimo e riuscì a trovare il coraggio per uscire subito fuori di casa e cercare i ladri nei dintorni, al che Giovanna lo fermò e si misero a cercare per terra se per caso la collana gli era caduta nello scappare storditi.                                                                                                           
Il primo giorno non trovarono la collana, Filippo ci rimase così male che non dormì, ma per tutta la notte pianse guardando dalla finestra la luna piena. Il giorno dopo Giovanna e Maria disperate
 si rimisero a cercare da sole la collana d’ oro di Giovanna Teresa, ma ricordarono che i ladri erano scappati in direzione del cimitero, così andarono e chiesero al custode se avesse visto due signori che venivano al cimitero, ma il custode non rispose. Allora le ragazze entrarono e si misero a cercare, finché Maria non inciampò in una lapide e disse: -Maledetta questa tombaccia di Capaneo!- ma appena alzò lo sguardo lesse a bassa voce con stupore la scritta:                                                                                                    
“Qui riposa Teresa Giovanna Ranieri in Filippo, nata il 14 Giugno 1887, morta l’ 11 Ottobre 1941, fucilata da un gruppo di partigiani dopo aver assistito a una marcia militare dell’ Regio Esercito. Requiem.”
Maria chiamò Giovanna e gli fece vedere la lapide, in quell’ istante tutte e due stavano per svenire, ma decisero di non dirlo a Filippo. Piuttosto dimenticarono la storia della collana e portarono molti fiori alla tomba.
 Ma non si accorsero che era passato molto tempo e filippo le vide al cimitero nel cercarle. Filippo si insospettì ma decise di seguire il consiglio di Maria e di non vedere la lapide. Ma si fece sospettoso quando notò che tutte e due andavano sempre al cimitero. Allora decise di andare di soppiatto al cimitero e leggere l’ iscrizione sulla bara quando se ne fossero andate, ovviamente Filippo non sapeva che restarono lì per 5 ore. Si addormentò così dietro un mausoleo. Si risvegliò all’ alba e lesse la scritta, sconcertato cercò altre notizie della sua famiglia nella mente e notò che ogni notizia combaciasse. Allora lo disse a Maria e Giovanna che si guardarono a vicenda e rimasero senza parole. Non facevano altro che guardarsi fingendo di essere stupite finché Filippo non si mise seduto a riflettere sull’ accaduto stupito della sua stupidità: non era mai andato al cimitero per trovare suo nonno e non aveva visto prima la scritta di una semplice tomba in terza fila tutte le volte che era passato la davanti.
 Scritto VI.
 Da quel giorno andò al cimitero una volta al giorno (nei giorni in cui se ne ricordava) e ogni volta copriva la lapide della madre di bellissime rose rosse. Un giorno, però, in tutta la città stava girando un gruppo di ex soldati italiani e portavano una bara. Passavano di casa in casa per cercare i parenti del caduto, finché non bussarono alla porta di Filippo, lui disse: - Che cos’ è successo? Avete accoltellato un soldato italiano, che vi è saltato in testa!- i quattro lo guardarono e dissero: - Scusa, c’ è per caso tuo padre?- e Filippo rispose: - No, è in guerra.- i soldati lo riguardarono bene e chiesero. – Allora c’ è tua madre, le dobbiamo parlare!- Filippo stanco disse: -No, è morta!- i soldati chiesero allora a Filippo, per caso conosci quest’ uomo?- e mostrarono questa fotografia a Filippo stupiti. Lui rispose:
     Si, è mio padre quando era ancora nell’ esercito austriaco nella Prima Guerra Mondiale- i soldati spiegarono a Filippo tutto e gli fecero vedere dove l’ avrebbero seppellito.
 Dopo che lo posero nella nicchia, Filippo disse tutto a Giovanna e a Maria, che rimasero stupefatte e incredule finché Filippo non mostrò la tomba alle due. Allora misero migliaia di fiori su ogni tomba senza badare a spese.
 Ma un giorno, non trovarono più la lapide di Pio, ma videro lì tre operai che buttavano della terra al posto della nicchia. Tutti rimasero sconcertati, ma Filippo volle parlare agli operai, ma loro dissero che avevano spostato il cadavere in un’ altra nicchia sotto richiesta di un parente. Filippo, si sentì molto sollevato nel sapere che suo padre aveva ancora una sepoltura degna di un caduto. Ma non fu questo che fece sconcertare Filippo, ma il fatto che quindi esisteva ancora un suo parente. Allora si mise alla ricerca.
 Scritto VII.
 Da allora passarono giorni e giorni, ma Filippo non si arrese e continuò a cercare suoi parenti in mare e in terra, ovunque: dal quartiere dove abitava fino alla campagna dove Lucia lo accompagnava, dalla costa fino alla bottega dove faceva la spesa per sua madre. Finché non bussò a una porta vicino al negozietto dove abitava un tempo. Aprì un uomo molto anziano che diceva di chiamarsi Pasquale. Ma appena aprì, subito Filippo riconobbe quel volto: era suo nonno. Tra se e se pensò che era proprio lui e ne ebbe la conferma quando vide le foto di suo padre appese alla parete.
 Riconosceva come le sue tasche la faccia di suo padre, anche da bambino.
 Ovviamente anche Pasquale riconoscè Filippo quasi subito e subito Filippo volle entrare in casa sua. Dopo essersi salutati con gran fermezza ed entusiasmo, Filippo tornò a casa e raccontò tutti i particolari a Maria e a Giovanna.
 Loro restarono sconvolte e sorprese dalla notizia. Ma Filippo aggiunse dei particolari: - La sua casa è stupenda, non ho mai visto una casa così piena di fotografie di famiglia e di anticaglie su ogni mobile!
 Il giorno dopo, Filippo si svegliò prestissimo per andare a salutare il nonno, ma, una volta arrivato lì, vide che il nonno stava male. C’ erano dei dottori che lo circondavano e gli parlavano. Subito Filippo capì la gravità della situazione. E quando uno dei medici si chinò e si volto verso Filippo dicendo: - C’ è  qualcuno con cui possa parlare?- Filippo capì che in poco tempo era finita. Dopo tutti i chiarimenti e le spiegazioni, il dottore disse a Filippo: - Tuo nonno, tuo nonno sta male, forse non supererà la notte.
  Filippo al sentir quelle parole si mise quasi a piangere; la bellezza di quella vita non poteva continuare. La fine era arrivata.
 I medici dopo poco se ne andarono e portarono con loro l’ attrezzatura, Filippo corse a casa e chiamo Giovanna e Maria per farle venire a casa del nonno per il suo ultimo giorno di vita. Una volta andati a casa, si sedettero tutti attorno al nonno di Filippo, che in quel momento stava con le mani in mano aspettando che il momento fatidico di cui avevano già parlato i medici. Cenarono tutti e tre lì e Giovanna e Maria si misero subito a dormire, ma Filippo non dormì, si mise e aspettò sveglio davanti al nonno gli ultimi momenti.
 Il giorno dopo Filippo, che si era addormentato la notte alle 3, si svegliò tutto spensierato, finché non si ricordò di suo nonno e corse nella stanza da letto, il nonno era morto. Filippo si mise lì seduto e aspettò che Maria e Giovanna si svegliassero, in silenzio. Quando le due si svegliarono, rimasero sconvolte dall’ accaduto e si misero accanto a Filippo per consolarlo.
 Il giorno dopo ci furono i funerali, a cui non partecipò quasi nessuno oltre a loro, ma solo pochi ragazzi girovaghi del quartiere che in realtà, si divertivano a giocare. In serata, Filippo sembrava aver già dimenticato ogni cosa, ma Maria e Giovanna rimasero sconvolte per qualche giorno, senza parlare o rivolgere la parola a Filippo, oltre alle condoglianze.
 Scritto VIII.
 Dopo una settimana così, Filippo incitò gli altri a fare una passeggiata nel nuovo parco che avevano aperto la settimana prima. Le descrizioni dei loro amici erano chiare: - Il parco è sensazionale, è gigantesco, è bellissimo, è pulito ed è divertente stare lì.
 Filippo venne trascinato da queste parole ad andare al parco e ci andò senza neanche seguire il passo di Giovanna e Maria.
 Una volta arrivati, videro decine di querce e pini, avevano semplicemente trasformato la piccola foresta in un meraviglioso parco, ma Filippo era
 turbato, si ricordava di aver visto una palude nella foresta e di averci portato spesso Lucia. Così decise di esplorare facendo strada a Giovanna e lasciando Maria a quasi 5 metri di distanza.
 Eccola, la palude, ormai era ridotta a soli pochi metri per via di una bonifica, ma una volta era gigantesca.
 Era ancora attivo il suo progetto di bonifica, quindi Filippo l’ avrebbe vista per poco. Ma volle prendere un barattolo in vetro ben sigillato e prendere un po’ d’ acqua e poi mise il barattolo nella sacca ben nascosto. Poi restarono un po’ lì a guardare l’ acqua salmastra quasi scomparsa che brillava con la poca luce che filtrava tra le foglie degli alberi.
 Il giorno dopo al mattino Filippo decise con gioia di riportare Giovanna e Maria al bosco. Ma notò un ragazzo che se ne stava lontano dagli operai e dalle poche persone che circolavano nei dintorni, Filippo allora decise di avvicinarsi e si presentò al ragazzo, ma lui non rispose. Attese per un po’ di tempo e spiegò la situazione in cui si trovava al momento: - Senti, lasciami solo! Mia madre è sparita e mio padre è in guerra.-
 Filippo capì subito che la situazione in cui si trovava il ragazzo era identica alla sua, allora Filippo stupito chiese:
  - Come ti chiami?
 - Roberto D’ Assia.
 A quelle parole Filippo si voltò e prese la foto che teneva sempre in tasca.
 Notò che al lato sinistro di sua madre c’ era un altro bambino, allora in Filippo nacque il sospetto che lui dovesse essere suo fratello e si mise a riflettere senza far guardare la foto a nessuno e senza aprire bocca per proferire parola.
 Il giorno dopo, Filippo decise di scendere e cercare Roberto. Dopo un oretta di ricerca lo trovò, era ancora solo, senza niente da mangiare e che girava senza meta tra i vicoli del quartiere. Filippo gli parlò ad un tratto e al sentire della sua voce Roberto balzò e si voltò dietro di lui, dove c’era Filippo:
 -Senti… Roberto… ti devo parlare….
-Che vuoi ancora?!
 -Sono tuo fratello!
 -Che sciocchezze vai dicendo? Na… impossibile!
 -Ti dico che è così! Abbiamo lo stesso cognome, siamo nella stessa situazione, ho una fotografia in cui ci sei pure tu!
 -Fammi vedere… caspita! Hai ragione!
 Filippo se lo portò a casa e lo tenne lì nei giorni seguenti.
  Sapendo che Roberto ora abitava con Filippo, amici di lunga data vennero a trovarlo, i poliziotti… per non far trovare Roberto, Filippo escogitò di lasciarlo da Maria e Giovanna, che in quell’occasione conobbe.                                                                                                                                      
Il piano funzionò senza troppi problemi, ma il guaio, per Filippo, era che
 Roberto si era infatuato di Giovanna.
 Ci volle qualche settimana prima che Filippo se ne rendesse conto…

  
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