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Autore: IrishBreeze    11/05/2008    3 recensioni
La parola asessualità definisce la mancanza di esperienze di attrazione o desiderio sessuale. Non è chiaro se si tratti di una disfunzione sessuale oppure di un vero e proprio orientamento sessuale. /// Shonenai Ai accennato, ma per niente centrale.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Upon the sand, upon the bay

I could have been wild and

I could have been free,

but Nature played this trick on me.

Morrissey

Elias correva sulla spiaggia.

Non lo faceva spesso: solo quando aveva qualcosa da dimenticare. E d’altra parte, nemmeno lo faceva per davvero. Si limitava a correre sulla carreggiata, su quell’asfalto bollente di fine giornata, guardando il mare alla sua destra. Immaginando di correre su quella spiaggia. A cento metri da lui, ma infinitamente lontana.

“Questa stanza è un bordello”

L’insostenibile odore di sentenza sputata negli occhi riscosse quei due cadaveri sul divano dal loro torpore.

“Sei mia madre, per caso?”

Jakob era tremendamente irritato. Quell’orribile frase che non sentiva ormai da anni se non dalla bocca di Elias si prestava vogliosamente ad una affettata e tagliente risposta ironica. Ma era così tragicamente stanco e sfatto per pensare… Quell’idea tradita l’avrebbe tenuto di malumore tutta la sera, lo sapeva, lo sentiva.

“No, ho contribuito anche io a questo casino ma… Dio, dobbiamo mettere a posto. Domani” Guardò speranzoso Eline, la ragazza di Jacob, che annuì silenziosamente.

La fragorosa risata con la quale Eline profanò quello sconsolato silenzio sorprese gli altri due respiranti di quella stanza.

“Ma guardiamoci! Sembriamo tre braccianti di ritorno da un turno di 18 ore lavorative. E invece abbiamo studiato. E sono le otto di sera. Facciamo pena!”

Eline era bella, Elias l’aveva pensato spesso. Era bassa, ma di una bassezza che si sposa con gli abbracci, e poi era bionda, anche se non aveva occhi azzurri. Jakob li aveva, e per questo erano una coppia perfetta.

“Ah! Sono contento che almeno tu la prendi sul ridere. O usciamo stasera o domani mi affogo nel laghetto del parco nazionale”

Jakob era talmente freddo, talvolta. Ma aveva ragione. Ma non sul laghetto del parco nazionale: c’erano mille altri modi più belli per morire e mille altri modi più patetici. Era proprio un brutto esempio, morire insieme agli invadenti volatili del parco nazionale.

“Usciamo, dai. Riordiniamo domani. O chissenefrega. Vestitevi e usciamo”

Eline sorrise e balzò dal divano in camera sua, in cerca di qualcosa di mettibile. Che pena, apparire. Dal suo canto, Jakob rivolse ad Elias uno sguardo pieno del più vivo disprezzo e disse “Io sono pronto così”. Elias analizzò gli stracci che Jakob teneva addosso e ricambiò lo sguardo. Erano davvero due ottimi amici.

“Ho chiamato anche Kristian, Mona e Tommy. Probabilmente porterà anche Rebecca”

Jakob gemette “Non la sopporto, Rebecca.”

Eline lo sapeva benissimo. “Non fare il palloso. Rebecca è simpatica, vero Elias?”

Elias annuì distrattamente. Era davvero simpatica, Rebecca, ma gli importava meno di zero. Non sapeva che Eline avesse invitato tutta quella gente.

Avrebbe dovuto inventarsi socievole, brillante e sfacciato, avrebbe dovuto ascoltare e fare domande e a lui, quella sera, non interessava niente.

Il Naboens era un pub piuttosto in voga. Si chiedeva se ci fosse stata lei quella sera. Quello sì che gli interessava.

Jakob ed Eline erano esasperatamente lenti. “Vi muovete?”

“Ehi. Troppa fretta di arrivare e poca voglia di pulire. Non è che hai puntato qualche barista carino e muscoloso?”

Jakob era un idiota. Anche Eline doveva essersene accorta, perché mandò gli occhi al cielo. Però sorrideva. Era curiosa.

“No. Non è un barista.” E non è nemmeno un uomo, aggiunse mentalmente Elias. Tutti avevano preso un po’ troppo per scontato il fatto che lui uscisse con soli uomini. Non ricordava di avere mai detto una cosa del genere.

“Aspetta. Allora è un camerieri? Un musicista?”

“No.”

“Un amico? Kristian? E’ Kristian.”

“No!” Elias aggiunse una smorfia disgustata per dare enfasi alla risposta.

“E’ un amico di Rebecca, ecco perché dici che è simpatica”

“No” E Rebecca era davvero simpatica.

La cosa probabilmente sarebbe andata avanti per ore se Eline non avesse dimostrato ancora una volta che fra loro, lei era quella che possedeva più testa.

“Allora è una donna”, disse.

Elias arrossì. Non voleva tenere nascosto niente a nessuno, lui. Aveva bisogno di appoggiarsi e di scaricare su qualcuno lamentele e piagnistei. Tremendamente adolescente.

“Cazzo, Elias! E’ un anno che non esci più con nessuno, ma saranno almeno cinque anni che non ti vedo con una donna!”

Jakob esagerava. Erano tre anni e mezzo che non usciva con una donna, tre anni e mezzo.

“Ma… Lei chi è?”

Il Naboens era pieno come al solito. C’era un sacco di gente, per essere un giovedì sera.

“Oh, ecco là Mona e Rebecca. Jakob, provaci almeno ad essere carino”

Jakob, insofferente alle prediche di Eline, si avvicinò alle due ragazze di malavoglia, trascinandosi dietro Elias che ridacchiava. Davvero non capiva che ci fosse di male in Rebecca.

Qualche “Buona sera, “Hai visto quanta gente?” e “che figata!” dopo, decisero di entrare nel pub. Era assurdamente freddo fuori. Forse giocherò a biliardo, pensò Jakob.

“Elias vuole provarci con lei?”

Così Kristian accolse la confessione del suddetto Elias. Chissà perché, aveva preferito rivolgere il suo stupore ad Eline, che era seduta accanto a lui.

“A quanto pare.” Sempre asciutta, lei.

“Ma è brutta!” Kristian non era molto convinto.

Elias protestò vivamente, e si chiedeva perché mai tutti prendessero così a cuore gli sviluppi della sua vita sentimentale. Erano bravi amici, i suoi. Un po’ sfacciati.

“Kristian è un cretino. Non è brutta, Elias. Non la conosco ma sembra simpatica. E sembra che sia qua da sola”

L’ho notato anche io, grazie, Eline. Così pensò Elias.

Lei stava ballando accanto al palco del gruppo. Aveva i capelli raccolti e indossava una maglietta dalle maniche corte in tulle. Lei non aveva freddo, perché ballava. Teneva le braccia alzate e muovendole creava tante onde sinusoidali e ad Elias sembrava quasi di vederle. Stava ballando con qualche ragazzo, ma anche con qualche amica.

“Insomma, è giunta l’ora che tu ti sia deciso a portarti qualcuno a letto. Non era normale, te lo ho sempre detto.”

Gli altri concordarono con Kristian, Mona difese le aspettative romantiche di Elias ed Eline parlò di bisogni fisici. Elias li ascoltava e replicava acidamente, talvolta prendendola sul ridere e cercando di controbattere.

La realtà è che non aveva mai pensato di portarla a letto. Portarla a letto… e poi? Chiuse gli occhi ed immaginò i suoi piccoli seni, i fianchi larghi, la sua pelle bianca e gli piaceva tutto. Ma perché rovinare tutto? Non l’avrebbe mai profanata così. Non era così meschino.

  
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