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Autore: HollyMaster    12/12/2013    3 recensioni
Questa fanficiton si svolge dopo la 4x09 (l’ultima puntata prima della pausa di Natale), quindi niente Silas e tutto il resto, ma comunque è ambientata un tantino dopo…
Elena è stata curata dall’asservimento e altre cose sono successe da quella puntata all’inizio della mia fanfiction ma verrà tutto ben spiegato.
Dal secondo capitolo: "-Cosa? Tu l’hai tolto ricordi?- Elena si era fiondata in piedi e ora urlava contro l’amica.
-Io ho fatto un incantesimo per farti agire e pensare di testa tua. Non ho fatto nulla per impedire al tuo corpo di rispondere in modo positivo agli stimoli che Damon ti manda.- Cercò di spiegarsi Bonnie.
-Cosa significa?- Ora anche Damon era in piedi al fianco della vampira dai capelli cioccolato.
-Che probabilmente hai detto qualcosa tipo: “Potremmo avere un bambino.” E il corpo di Elena ti ha obbedito. [...] -Il problema c’è Elena. Il tuo bambino sarà sotto totale asservimento di Damon. Sempre.- [...] -C’è un modo per riuscire a togliere l’asservimento?- Chiese Damon, lo sguardo che pregava ci fosse una soluzione che non implicasse il dover uccidere il bambino o peggio, Elena.
-Una soluzione c’è.- Disse Bonnie facendo calare ancora più silenzio in quella casa."
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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IX.

 Si pensa sempre di essere pronti per quello che ci aspetta. Non lo si è.

Grey’s Anatomy

 

To build a home – The Chemical Orchestra

 

 

 

Era stato parecchio fastidioso da parte di Bonnie lasciarlo lì, lontano da Elena, da tutto quello che le stava succedendo, lontano da lei e dal bambino, ma infondo era per il suo bene.

Damon non faceva che ripeterselo mentre saliva per l’ennesima volta le scale d casa Gilbet che era diventata da qualche ora il suo rifugio.

Sapeva che non doveva uscire di lì per nessun motivo e così, per tenersi impegnato durante l’attesa, si stava impegnando a salire e scendere le scale di legno.

Aveva contato i grandini più e più volte ed era poi passato a contare il tempo che impiegava solo salendo, per poi sommargli quello impiegato durante la discesa.

Non aveva mai passato del tempo annoiandosi così tanto, ma le parole di Bonnie lo avevano bloccato lì, per la prima volta in vita sua aveva pensato ad un essere che andava al di fuori da se stesso e da Elena; aveva pensato al piccolo Rick e al fatto che non voleva ferirlo in alcun modo.

Bonnie era terrorizzata all’idea che Damon, sentendo le urla di dolore di Elena, causate dal parto, avrebbe desiderato la morte del piccolo e grazie all’asservimento il suo sogno non avrebbe fatto altro che avverarsi.

Era più lontano che poteva. Lei era alla pensione dei Salvatore, ed era al sicuro, come il bambino che avrebbe dato alla luce a breve. Bonnie e Caroline non avrebbero mai permesso che le succedesse qualcosa, né a lei né al piccolo, e lui avrebbe fatto lo stesso, li avrebbe voluti proteggere, ma l’asservimento glielo impediva e sebbene avesse giurato che non avrebbe mai ferito Rick, sapeva di non avere nessun controllo quando si trattava di Elena.

Stare lì era la migliore delle soluzioni.

Non le avrebbe stretto la mano come ogni film romantico presupponeva e non avrebbe sorriso quando, guardando il viso del piccolo avrebbe saputo di essere stato il primo a vederlo, ma era disposto a sacrificare queste romantiche sciocchezze per la vita di quello che sarebbe stato il suo unico figlio.

Mentre percorreva le scale ancora una volta, discendendole, il peso di ciò che stava succedendo lo prese alla sprovvista facendolo cadere seduto su un gradino.

Lui era lì, in attesa di quella che sarebbe stata la sua famiglia, di quella che aveva scelto e creato, ma era solo. La sua famiglia precedente, Stefan, lo aveva abbandonato lì e Damon non poteva che chiedersi se anche Elena e Rick, un giorno, lo avrebbero abbandonato e non poteva sopportare una risposta positiva.

Era patetico come forse non era mai stato, eppure si era sentito talmente felice in quegli ultimi tempi che tornare quello di una volta, il vendicativo e oscuro fratello minore dei Salvatore, non gli faceva alcuna voglia.
-Sei qui?- Damon, talmente assorto nei suoi pensieri non aveva sentito la porta di casa Gilbert spalancarsi e nemmeno i passi di Bonnie che si avvicinavano.

-Eccoti!- Gridò la ragazza una volta posato lo sguardo sul vampiro, ancora seduto su uno degli scalini di legno, con la testa appoggiata al muro, totalmente preso dai suoi pensieri infelici.

Damon si alzò di scatto quando sentì la voce della ragazza e subito realizzò che se Bonnie era lì, allora Elena e Rick dovevano stare bene e probabilmente lui in questo momento era felicemente sdraiato tra le braccia della mamma.

-Come stanno?- Chiese con evidente preoccupazione e affanno Damon.

-Loro stanno bene. E’ andato tutto bene.- Constatò lei annuendo vigorosamente con il capo, come per dargli una maggiore conferma.

-Ma tu dovrai sederti.- Aggiunse poi posizionandosi davanti a lui per potergli impedire ogni via di fuga.

-No, io devo correre da loro, vedere come stanno. Voglio passare una mano fra i capelli di Elena mentre tengo stretto il piccolo Rick fra le braccia.- Damon non poteva credere di averlo veramente detto, non davanti a Bonnie perlomeno. Si stava rammollendo un po’ troppo forse.
-Tu non vai proprio da nessuna parte. Prima io e te dobbiamo fare un discorsino.- Cercò di intimarlo lei, senza però ottenere un grande risultato.

-Se vuoi minacciarmi dicendomi di fare il bravo ragazzo con Elena, sai benissimo che lo farò, e che soprattutto le tue minacce non mi farebbero alcuna paura.- Cominciò Damon cercando intanto di divincolarsi in qualche modo da quella morsa che creava il corpo di Bonnie bloccandolo nella bocca delle scale.

-Le mie minacce dovrebbero terrorizzarti, ma non è questo ciò di cui voglio parlarti. Ora siediti e appena avremmo finito potrai andare da loro.- Disse lei in tono ragionevole che stranamente acquietò Damon che si mise diligentemente seduto su di uno scalino con la schiena dritta e tesa di chi non vede l’ora di correre via veloce.

-Caroline e Klaus hanno trovato la cura.- Iniziò Bonnie cercando di usare il tono di voce più calmo che aveva in repertorio.

-E’ un’ottima cosa. Finalmente arriva il lieto fine.- Sorrise Damon e scattando in piedi tentò, invano, di fare due passi in avanti prima che le mani di lei lo spingessero nuovamente sul gradino.

-Sarebbe un’ottima cosa se la cura non fosse ciò che è.- Sospirò Bonnie passandosi una mano fra i capelli visivamente agitata, anche se nella sua voce non c’era nient’altro che calma assoluta.

-Mi spiace ma se mi fai una frase così complicata, di sicuro non ci capirò molto.- Tentò di ironizzare Damon. Aveva capito che qualcosa non andava, solo che non riusciva bene a capire cosa.

Il silenzio calò nella casa, come quando la strega aveva scoperto della gravidanza di Elena.

Tutto era muto, irreale e Damon per la prima volta in vita sua, ebbe paura. Paura che ciò che sarebbe uscito dalle labbra di Bonnie lo avrebbe riportato alla realtà troppo violentemente.

-La cura è un pugnale.- Si limitò a dire lei dopo diversi secondi di silenzio.

-Cosa!?- Damon si era alzato nuovamente e questa volta Bonnie non aveva nemmeno tentato di fermarlo, sapeva benissimo che grazie alla rabbia che stava crescendo dentro di lui, non ci sarebbe mai riuscita.

-Cosa vuol dire: “La cura è un pugnale.”!?- Ripeté Damon con enfasi guardando la porta davanti a sé per poi voltarsi verso Bonnie, che adesso dava le spalle alle scale, in cerca di una risposta.

-Non vedo come avrei potuto fartela più semplice. La cura è un pugnale. Per poter sciogliere il legame che l’asservimento crea dovrai…-

-Dovrò ucciderlo.- Gli occhi di Damon erano fissi nel vuoto, rendendo quell’azzurro ghiaccio di una tonalità spaventosa e grottesca, che mai, in tutti quegli anni di oscurità, avevano mostrato.

-Dovrò uccidere nostro figlio.- Aggiunse. Bonnie poteva vedere la speranza morire lentamente nei suoi occhi per poi abbandonarli, scivolando giù per le guanci, racchiusa in piccole lacrime salate.

Bonnie non lo aveva mai visto così sconvolto. -C’è una possibilità che, che il bambino si salvi o la cura stessa sarebbe inutile.- Cercò di spiegargli con vera speranza. Il fatto stesso che la cura esistesse implicava che in qualche modo doveva risanare e la morte sarebbe stata, probabilmente, una della possibilità, ma di certo sarebbe bastato una qualunque arma.

-Ora posso andare da loro?- Riuscì a chiedere Damon con una voce smorzata dall’infelicità.

-Certamente. Puoi andare, ma non dirle niente, non adesso!- L’ultimo consiglio prima di vedergli aprire la porta di casa Gilbert.

Bonnie si chiedeva come, dopo quella scoperta, riuscisse ancora a muovere i muscoli del proprio corpo senza soffrire tanto da perdere il fiato ogni volta.

-Non lo farò. Non voglio farla soffrire.- Le ultime parole prima che scomparisse al di là della porta.

 

***

 

Non ne avrebbe parlato.

Non con lei.

Non in quel momento.

Si fermò davanti alla porta della villa dei Salvatore e la fissò per qualche secondo. Si asciugò gli occhi dalle lacrime che per tutto il percorso non avevano smesso di scorrergli lungo le guance. Chiuse gli occhi per qualche secondo, fece un profondo respiro, si stampò un grande sorriso sulle labbra e aprì il portone vedendosi una Caroline felice e ed elettrizzata corrergli incontro con le braccia spalancate e un sorriso brillante.

L’impatto con il suo corpo lo fece tornare alla realtà.

La strinse fra le braccia pensando che solo pochi attimi dopo, quelle stesse braccia avrebbero accolto il corpicino di Rick. Suo figlio. Ora non poteva e non voleva pensare alla cura, a ciò che avrebbe dovuto fare. Voleva vivere come aveva sempre sognato, vivere quel momento così come facevano tutte le altre famiglie, in modo normale.

Liberò la bionda dalla stretta e si diresse subito in salotto, dove sentiva scalpitare un piccolo cuoricino energico.

Elena era seduta sul divano con un fagotto di coperte in grembo.

Damon le si avvicinò, le sorrise stampandole un dolce bacio sulla fronte per poi lasciare cadere lo sguardo sul piccolo volto che emergeva dalla stoffa.

Era bruttino, il volto rugoso contratto in una smorfia ma agli occhi di Damon appariva semplicemente perfetto. Pochi capelli di un castano chiaro facevano capolino dalla stoffa e gli occhi, quasi sempre tenuti serrati, apparivano di un azzurro rubato alla desolazione dei ghiacci del polo.
Damon lo aveva preso in braccio con timore ma appena lo aveva sentito rilassarsi si era, a sua volta, tranquillizzato. Lo cullava tenendolo appoggiato sul braccio; la testa talmente piccola da stare comodamente nel palmo della mano del vampiro.

Elena guardava la scena sorridendo, rapita dai suoi due ragazzi. Se in quel momento fosse partita una melodia al piano sarebbe stato un finale perfetto. Invece fu la voce cristallina di Caroline ha irrompere nel silenzio.
-Penso che il piccolo voglia conoscere la zia!-

-E io penso che la mamma del piccolo voglia tornare dal suo papà…- Sussurrò Elena all’orecchio di Damon facendolo rabbrividire di piacere.

-E’ una bella idea, piace anche al papà in questione.- Aggiunse Damon sorridendo sornione. Caroline li guardò con una smorfia di disgusto per poi rivolgersi a Rick.

-Andiamocene, qui presto usciremo dalla zona protetta.- Dopo averlo preso dalle braccia di Damon senza privarlo di uno sguardo di rimprovero e uscì dalla stanza lasciandoli finalmente soli.

-Chi ha detto che il padre in questione eri tu?- Chiese maliziosa Elena alzandosi dal divano sul quale era seduta, avvicinandosi a Damon.
Lui finse di imbronciarsi incrociando le mani al petto, dando le spalle alla ragazza. Lei sorrise scossando la testa e avvicinandoglisi.

-Dovrai dare un taglio alla gelosia. Ora non sei più l’unico uomo nei miei pensieri.-

-Anche io penso costantemente ad un uomo.- Aggiunse lui sorridendole.

-Allora dovrei essere io quella gelosa…e anche un po’ scioccata.- Elena si fermò a guardarlo sgranando gli occhi mentre lui, ancora a braccia incrociate continuava a fissare il camino.

Lo sguardo di Elena si addolcì improvvisamente, mentre lei riprendeva ad avvicinarsi a lui.

-Dovrò farti tornare quello di una volta allora.- Gli sussurrò nelle orecchie, arrivatagli ormai alle spalle. Un brivido freddo percorse la schiena di Damon nonostante il fuoco nel camino scoppiettasse senza sosta. Si girò verso di lei non potendo più resistere al desiderio di perdersi in quel mare oscuro che erano i suoi occhi.

-Sai che non ce né alcun bisogno.- Si limitò a dire lui prima che la voce gli si bloccasse in gola.

Elena aveva cominciato ad accarezzargli il petto solleticandogli la pelle che stava letteralmente andandogli a fuoco.
Era troppo tempo che si tormentava con tutti quei pensieri infelici sulla cura, aveva bisogno di rilassarsi un po’ e quale miglior luogo se non le braccia di Elena.

Infilò una mano fra i suoi capelli, dietro alla nuca e l’avvicinò alle sue labbra con un movimento veloce e istintivo. Avanzò di un mezzo passo facendo così aderire il suo petto al corpo di Elena.

Voleva sentirla vicina, attaccata a lui, come calamitata, voleva che non lo abbandonasse mai, ma sapeva che presto sarebbe successo.

Tenerla fra le braccia gli faceva sentire che era tutto reale, che almeno per un attimo, lei era stata fiera di lui e di ciò che avevano costruito insieme.

Elena si era accorta che i baci di Damon sapevano di nostalgia, gridavano disperazione e malinconia e lei voleva semplicemente che fosse felice, così come lo era lei, perché per loro era finalmente arrivata la parola “Lieto fine”.
-Ora che abbiamo la cura possiamo vivere felici e contenti.- Si limitò a sussurrare sulle sue labbra prima di sprofondarci nuovamente,

Se possibile aveva peggiorato la situazione. Damon ora era distante, si staccò da quel bacio ed accarezzandole la guancia con una compassione che non era sua la guardò intensamente.

-Possiamo semplicemente evitare di parlarne per oggi.-

Elena corrugò leggermente le sopracciglia, non capiva.
Ma decise che per quel giorno non le interessava capire, voleva solo lui.
Sorrise maliziosamente prima di avvicinarglisi nuovamente.

-Dove eravamo rimasti?- Per tutta risposta Damon si buttò sulle sue labbra senza farla aspettare un secondo di più.

–Ehm…scusate ma devo andare!- Urlò Caroline per attirare la loro attenzione mentre entrava con gli occhi chiusi e una mano su quelli di Rick, che teneva in braccio, per tenere serrati anche i suoi.

Aprì leggermente un occhio e vedendoli vestiti e in piedi si rilassò sospirando rumorosamente e tolse la mano dagli occhi del bambino che cominciò a ridere, credendo si trattasse di un qualche gioco divertente.

Damon la guardò spazientito. Proprio ora che riusciva ad avere un minuto solo con Elena lei doveva andarsene?! Le sue sfortune non finivano mai!
-Avevi promesso di fare la buona zia babysitter…- Le ricordò prima di andarle incontro per prendere il piccolo dalle braccia.

Caroline scosse la testa facendo ondulare la chioma bionda. -Si, ma il figlio è vostro, su, su, amatelo un po’!- La sua voce cristallina risuonò nel grande soggiorno prima che il portone di casa si richiudesse dietro di lei con un tonfo.

Elena sorrise dolcemente a Damon mentre lui faceva ruotare gli occhi e si sedeva sul divano al suo fianco pronto ad affrontare la sua prima serata in famiglia.
E fino a che non si addormentò sperò che non fosse anche l’ultima.

 

 

 

 

 

Buongiorno :)

Ed ecco qui il nuovo capitolo. Spero vi piaccia e non deluda le vostre aspettative.
Il piccolo Rick è nato ma, ovviamente, ci sono dei problemi…
Grazie a tutti quelli che hanno inserito questa storia fra le preferite, fra le ricordate o fra le seguite.
Grazie a chi recensisce ogni volta e grazie anche a chi decide di dare una semplice letta.
Grazie davvero tanto. Stò diventando ripetitiva ormai ahahah
Aspetto le vostre care recensioni :)
Un bacione,
HollyMaster

 

 

 

   
 
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