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Autore: SonoDiversaDagliAltri    12/12/2013    2 recensioni
Annie rivede Finnick. Non la abbandonerà mai, non la lascerà mai andare. Ma lei deve continuare ad andare avanti. Perché Finnick ormai appartiene al passato. Adesso, di fronte a lei, c'è un presente completamente diverso da ciò che si è lasciata alle spalle.
Una piccola Fannie (vi avviso, piuttosto macabra).
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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L'Alba di Domani

‹‹ SEI MORTO! ›› urlò. ‹‹ Tu sei morto! ››.
‹‹ No, Annie. Io sono vivo. Sono qui da te. ››. Finnick le sorrise. Era ancora il sorriso dei bei vecchi tempi, perfetto e abbagliante. Gli occhi azzurri luminosi e i lucenti capelli castani mossi dal lieve vento oltre la finestra.
Così se lo ricordava Annie, bello come non mai. Questa era la prima volta che lo rivedeva davvero. Le avevano detto che sarebbe potuto accadere, nel suo stato precario. Ma erano stati solo flashback, solo misere ombre.
Certe volte, quando tornava a casa veramente distrutta e avrebbe voluto averlo con sé più di qualsiasi altra cosa al mondo, le sembrava di sentire la sua voce, persa per i corridoi della loro grande casa al villaggio dei vincitori. Credeva che tutto si limitasse a quello, alle fitte di dolore che provava quando, per un attimo, le sembrava che fosse vicino a lei, che fosse tornato.
Era tornato.
‹‹ Sei morto… ›› bisbigliò tra sé.
‹‹ Annie…››.
‹‹ BASTA! TU SEI MORTO! ››. Si portò le mani ai capelli e cominciò a gridare fortissimo, come se potesse espellere tutto il dolore che provava.
Era tornato.
‹‹ Annie, ti prego. Non piangere per me. Non ce n’è più bisogno adesso. ››. Sorrise di nuovo.
Annie notò che la sua pelle luccicava di tante piccole goccioline di acqua di mare, sotto la luce della luna. Era venuto da lei nuotando.
Si asciugò un occhio con il palmo della mano: ‹‹ Dove sei stato? Perché ci hai messo tanto a tornare da me? ››.
‹‹ Non potevo. Ma adesso sono qui. ››.
‹‹ Perché? Dov’eri? ››.
‹‹ Non ha più importanza questo, ormai. ››.
‹‹ DIMMELO! ›› sbraitò Annie.
‹‹ Perché dirtelo? Posso mostrartelo. ››.
Era tornato.
‹‹ Vieni con me. ›› e le tese una mano.
Era tornato.
Lei la afferrò.
Era tornato.
Lui fece un balzo agile sul davanzale della finestra.
‹‹ Vieni fuori… ››.
Era tornato o era lei ad andarsene?
‹‹ Finnick, no… ››.
Qualcosa cambiò. Lui le strinse le sue mani intorno alle spalle, ma quelle non erano come se le ricordava. Aveva i palmi sempre caldi, come sabbia sotto il sole, invece in quel momento erano gelidi e umidi, come le alghe.
All’improvviso ricordò tutto. Lui era morto. Avevano fatto il suo funerale sulla spiaggia. L’avevano portato a largo della Baia delle Croci, la parte del Distretto 4 usata come cimitero. Avevano gettato la sua bara in mare. Quello che aveva davanti non era il suo Finnick. Era qualcosa che neanche gli assomigliava.
Gli occhi di lui si fecero troppo azzurri e le narici di Annie furono pervase dall’odore di rose. Sulla gola di Finnick si disegnò una strisciolina rossa, dalla quale cominciò a colare sangue. Le sue dita si fecero alghe, mentre dal profondo di Annie saliva un urlo lacerante.
Sul suo collo il taglio si allargava sempre di più. La testa si staccò di netto e tutto ciò che era stato il mostro che aveva avuto davanti fino a pochi istanti prima, precipitò oltre la finestra, in mare.
 
Annie si ritrovò distesa in terra. Forse tutto ciò che aveva visto era un incubo. Forse era successo realmente. Fatto stava che non c’era più la luna, fuori dalla finestra, ma una bellissima alba rosa di inizio estate, di quelle che lei amava ammirare insieme a Finnick.
Finncik.
Quello non era lui. Niente sarebbe mai più stato lui.
‹‹ Mamma… tutto bene? Avevi paura del buio? ››. Una testolina castana e due occhi azzurro mare fecero capolino oltre la porta. Un bambino entrò in camera con un tridente di legno in mano. ‹‹ Se ci sono i mostri cattivi, arrivo io a scacciarli! ››. La doveva aver sentita urlare.
‹‹ Non serve adesso. Se ne sono andati. Ma se dovessi aver bisogno del tuo aiuto ti chiamerò, Nif. ››.
Tutte le volte che diceva il suo nome non poteva far a meno di pensare al perché lo aveva scelto: le tre lettere che lo componevano erano le stesse prime tre del nome di Finnick, solo al contrario. Non voleva dare a suo figlio il nome di suo padre, ma voleva che in esso ci fosse qualcosa che le ricordasse lui.
E in quel piccolo c’era molto più di quanto si sarebbe mai potuta immaginare in quel momento. Lui era il punto da cui ripartire.
Finnick era il passato. Un passato impossibile da cancellare e che mai avrebbe voluto perdere. Ma c’era suo figlio per cui vivere adesso. E anche Finnick viveva con lui. Non solo nei suoi occhi, ma in ogni suo singolo gesto quotidiano.
Annie sorrise e disse: ‹‹ Coraggio, ora. Va a dormire un altro po’. È molto presto. ››.
‹‹ Va bene, mamma. ››.
Il piccolo Nif uscì dalla porta, trascinandosi dietro il suo tridente finto. Non se ne separava mai da quando aveva saputo che suo padre era un eroe.
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Scusatemi per la fan art, che tra l'altro mi è venuta anche troppo grande, ma è da lì che è partito tutto. La dovevo mettere per forza, perché, non appena l'ho vista, tutta la storia è esplosa dentro la mia testa. Vorrete scusarmi anche se non l'ho più di tanto raffinata. L'ho scritta di getto. Se non lo facevo subito non l'avrei fatto mai più.
Grazie
SonoDiversaDagliAltri
  
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