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Autore: Katjee    12/12/2013    0 recensioni
“-Ormai siamo cenere.-Mi guarda negli occhi, e io non riesco a non guardare quegli occhi color del mare. Leggo malinconia, tristezza e sofferenza in quello sguardo.
-Non dire così, sai che non è vero.-Non voglio che se ne vada, ma non sò che fare per non far che accada.
-Dimostrami il contrario. Svelami i tuoi sentimenti.-Continuiamo a stare così vicini, sguardo mio nel suo.Eppure siamo così freddi e lontani da farci star male. Non ci riesco, non posso farci niente. Vorrei dirgli tutto, ma non ci riesco.Le parole muoiono prima di uscire dalle mie labbra.Mi guarda ancora un pò, poi si avvicina a me e mi strappa una bacio. Un debole bacio, per neanche due secondi. Ma per me valgono anche di più.Poi se ne và, lasciandomi lì,sola nella mia depressione più totale.Non c’è cosa più rilassante che piangere in questo momento. Se solo lui sapesse quello che provo per lui,non mi avrebbe lasciata andare così. ”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Hai finito le valigie?-. Una voce irrompe nei miei pensieri. Quella di mia madre che urla dal salotto. Mi metto a sedere, controvoglia, e getto un'occhiata ai piedi del letto, dove le valigie aspettano di essere riempite. Più le guardo e più mi sento vuota. E' come se all'altezza del cuore avessi un buco, come se mi mancasse un pezzo, una parte di me ancora da esplorare.Mi sono sempre sentita così, già da quando ero più piccola. Non ho mai avuto buoni rapporti con gli altri, sopratutto con me stessa. Mi sentivo, come tutt'ora, fuori posto. Alle feste,a casa, a scuola, ovunque. Sono sempre stata la "ragazza ombra", quella che se ne sta' da sola , quella con cui non devi parlare, quella da evitare. Tutti mi prendevano in giro per come ero: la solita ragazza robusta e ingenua da prendere sotto mira. Finchè non sono cambiata.E finchè io e mia madre, sopo il divorzio con mio padre, non ci siamo ritrovate su un aereo in viaggio per il New Jersey. Ora non sono più come prima, non ho più quei chili di troppo, o l'ingeniutà di quando ero più piccola. Adesso sono cresciuta, ho 17 anni, un passato da dimenticare e un presente da migliorare. Mi rigiro una ciocca dei miei capelli rossi nel dito, come quando sono preoccupata per una cosa, mentre mia madre, non avendo sentito una risposta, entra nella stanza senza bussare.La guardo mentre getta un'occhiata prima alle valigie non pronte per poi gettarne uno a me pieno di rimprovero. 
-Ah, le faccio subito!- scendo dal letto e vado velocemente verso le valigie. Mia madre scuote la testa guardando verso l'alto mentre si richiude la porta alle spalle. Mi fermo, con una canottiera nera in mano, appena lei esce.L'ida di preparare levaligie non mi và proprio a genio, ma le devo fare comunque. Mia madre ha avuto la brillante idea di tornare in Italia, dove ho passato i momenti peggiori della mia infanzia. Speravo di non doverci tornare, ma mi sbagliavo...

-Sò che non vuoi tornare in Italia, ma almeno potresti essere un pò più serena?-. Mi chiede mia madre mentre guardo fuori dal finestrino dell'aereo.
Mi giro per guardarla.-Quindi te ne sei accorta...mi dispiace di averti mentito...ma ti avevo visto così felice e...-Abbasso lo sguardo mentre mi ferma prima che continuassi.
-Sono tua madre, certe cose le capisco, l'avevo capito oggi, quando stavi facendo le valigie...-mi rigiro una ciocca rossa nel dito, mia madre che la guarda ancora male: dopo quasi un anno che li porto così, ancora non si è abituata. Sorrido appena, e ritorno a guardare fuori. Vagando nei piei pensieri.

Scendiamo dall'aereo immischiandoci a gente proveniente da tutto il mondo."Aspettami qua, ritorno subito! "mi dice mia madre mentre si allontana ,lasciandomi le valigie. Grandee! penso mentre cerco di portarmi le valigie con me verso le sedie libere dietro di me.Mi siedo, dopo essere riuscita nell'impresa. Prendo il telefono dalla mia tasca e digito un numero. Quello di Esperia, l'unica persona che mi è sempre stata vicina. Sento un rumore dall'altra parte del telefono e la voce di Esperia trillare il mio nome.
-Espi, sono arrivata e già voglio tornare lì, non sò se riuscirò a resistere cinque mesi qui...-Sento un piccolo urlo dall'altra parte del telefono.
-Cinque mesi!!? Stai scherzano spero!- mi scappa una risatina nervosa a quelle parole.
-Mi piacerebbe Espi,ma no.Mia madre ha trovato un lavoro qua e non sò per quanto resterò, lei ha detto cinque mesi...-. Mi guardo intorno e mi accorgo che mia madre ritorna verso di me.Mi alzo di scatto, prendendo la valigia con la mano libera.-Adesso ti devo salutare, ricordati che ti voglio bene!-Mia madre prende la valigia e mi fà cenno di seguirla.
-Oh, ma questo lo sapevo già!- la sento ridere. Alzo lo sguardo per vedere in che direzione stà andando mia madre, con un sorriso stampato in volto, mentre cerco di seguirla, quando incontro un volto nella mia traiettoria. Sento la voce di Esperia vicino al mio orecchio, ma non capisco quello che dice. La mia mano scivola giù,tenendo il telefono stretto in pugno, fino a tenerlo parallelo alla coscia. I miei occhi che guardano fisso il ragazzo che è a pochi metri da me. Porta una felpa con il cappuccio che gli ricade sopra la testa, senza però coprirgli il volto, che vedo perfettamente. I suoi occhi  guardano fissi a terra, mentre ascolta della musica da cuffiette collegate a un I-pad nella tasca dei suoi pantaloni blu scuro.La voce di Esperia, che esce dal mio telefono, che continua a chiamarmi. Ma non posso risponderle, perchè sono paralizzata. Il ragazzo alza lo sguardo e incontra il mio, e mi accorgo che i suoi occhi sono del colore del mare. Capisco che lo stò guardando come una stupida, con tanto di bocca aperta,e  mi desto. Chiudo la chiamata, troppo scossa per parlare con qualcuno. E intercetto la traiettoria di mia madre e la raggiungo di fretta, con la sensazione dello sguardo del ragazzo su di me. Sembra che mia madre non se ne sia accorta, per fortuna. Saliamo sul taxi pronte ad andare nella nostra nuova casa. Finalmente riesco a respirare, avevo come la sensazione che mi stesse seguendo con lo sguardo. Guardo fuori, la città di quando ero bambina, dove sono nata e cresciuta e di cui ho sempre avuto paura. Quando mi ritorna in mente lui, chissà se lo rivedrò? No, non credo. Sicuramente adesso starà su uno di quegli aerei diretti nel mondo, e io non lo rivedrò mai. Ma mentre penso questo una parte di me lo spera tantissimo.
   
 
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