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Autore: SaraRocker    12/12/2013    1 recensioni
Sono passati esattamente cinque giorni dalla battaglia contro il primo e gli Scoobies si sono separati. Andrew, Buffy e Dawn sono rimasti insieme, diretti in Italia.
Una mattina il ragazzo ritroverà la propria videocamera, e deciderà di dare una fine al suo documentario iniziato mesi prima. Analizzerà i propri sentimenti e parlerà delle morti avvenute.
Una piccola storia toccante che prenderà in analisi i senitmenti dei vari personaggi raccontati da un Andrew che non si ritiene degno di vivere. Non se messo a confronto con i caduti in battaglia. Non se messo a confronto con Anya. Non se messo a confronto con Spike.
-Estratto.
"Ora capiva l'agitazione che lo aveva colto, ed all'istante avvertì di essere indegno di tale incarico. Si era preso il gravoso compito di donare un addio a quei momenti laceranti ed insopportabili, che lo avrebbero tormentato per sempre, ma che lui non poteva permettersi di dimenticare, sempre per rispetto."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andrew Wells, Anya Jenkins, Buffy Anne Summers, Dawn Summers, William Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un'ultima ripresa. Un degno addio.





Quel giorno era davvero caldo. Avvertiva l'aria afosa entrare dalle finestre aperte disturbandolo leggermente. Non amava molto la calura tipica di quelle zone, il che era decisamente ironico per un ragazzo californiano, eppure non poteva chiedere nulla di meglio se non quel piccolo appartemento in affitto da solo qualche giorno, senza nemmeno aria condizionata, e che presto -come avevano deciso- avrebbe lasciato.

Sospirò vagando per il locale, attraversando la cucina, annoiato sul da farsi, silenzioso persino nei suoi pensieri, solitamente tanto vivaci e concisi, colmi di ilarità fino nel profondo. Sorrise di sé stesso e della sua boriosa serietà.
Raggiunse la propria stanza decidendo di riposare qualche ora, capendo di non sapere effettivamente che fare, realizzando quanto, recentemente (da 5 giorni), la sua vita fosse divenuta tanto monotona. Gli pariva solo un ricordo sbiadito il ragazzo che era una settimana prima, e non comprendeva per quale ragione non fosse estasiato come invece sarebbe dovuto essere.

Lui era vivo.

Si sedette sul letto, per poi strofinarsi spossatamente il viso con le mani sospirando, eppure non si sdraiò, limitandosi ad osservare le pareti asettiche della stanza in cui si trovava. Non c'era nemmeno un quadro appeso, nemmeno una fotografia o un ricordo. Infondo quella non era la sua casa, e si chiese se ne avrebbe mai più avuta una sua.

I soli mobili dentro la camera erano un armadio dalle piccole dimensioni -vuoto- ed il letto ricoperto solo che da un lenzuolo bianco. A terra una valigia contenente oggetti sfasati e tra loro insensati. Erano semplicemente state le prime cose che era riuscito ad afferrare. Quelle poche cose salvatasi.
Era aperta, mostrando il proprio interno: un paio di camice, qualche t-shirt ed un paio di jeans erano i soli indumenti che era riuscito a portare. C'erano poi dei guanti da forno discutibilmente virili ed un ultimo oggetto.
Corrucciò lo sguardo, avvertendo un moto invaderlo lentamente.

Aveva preso la videocamera.

Si sedette sul divano spoglio che adornava la parete più ampia del soggiorno. Aveva posizionato la macchina da presa su un soprammobile poco lontano, accendendola, non comprendendo nemmeno lui stesso le proprie intenzioni.

Sorrise amaramente di fronte la luce rossa, segno che la registrazione era cominciata. Strinse il braciolo del divano che lo affiancava, sospirando, per poi schiarirsi leggermente la voce , tossendo un paio di volte, ma senza l'enfasi che usava mettere solo un paio di settimane prima. Era realmente serio in quell'istante.

"Salve.." esordì guardando l'obbiettivo e cercando di allargare le proprie labbra in un sorriso, ritirandole però un istante dopo, sentendosi completamente incapace.
"Sono Andrew, di nuovo...." proseguì mantenendo un tono di voce basso, decisamente più profondo rispetto al solito. Era agitato, come fosse di fronte a milioni di persone, tutte con lo sguardo puntato su di lui e le sue parole. Deglutì a vuoto avvertendo il cuore agitarsi.
"Non so esattamente a quando risalga la registrazione precedente a questa...." continuò mordendosi qualche istante un labbro. Era davvero mortificato, più teso di quanto si sarebbe potuto sentire sopra ad un palco di un teatro popolare.
Ma perchè poi? Non lo sapeva. Non sapeva cosa avrebbe detto, o se lo avrebbe detto. Semplicemente desiderava guardare ancora una volta quell'oggetto che gli riportava a galla tanti ricordi, sia brutti che belli, perchè -e non mentiva dicendolo- avrebbe potuto giurare che il periodo vissuto a casa Summers era stato il più bello della sua noiosa e pallida esistenza.
"Ma voglio comunque dire qualcosa..." tornò a parlare il rosso, passandosi una mano tra i capelli, scompigliandoli leggermente.

Esordire. Come un vero regista.

"Sono successe tante cose dall'ultima volta." Spiegò, questa volta cercando di mantenere una voce ferma, non riuscendoci però totalmente.
"Sapete... Non credo che questo..." azzardò indicando in direzione dell'obbiettivo "Diverrà una testimonianza. E non so nemmeno se sarà un ricordo" proseguì accennando un sorriso "Ma credo debba essere finito." sancì dunque timidamente abbassando qualche momento lo sguardo.

Passarono minuti silenziosi in cui la piccola luce rossa continuò sempre a mantenersi accesa, ma in cui lui non seppe da dove iniziare. Le parole erano così tante ed il tempo era troppo poco. Probabilmente, un'intera vita sarebbe stata troppo breve per spiegare ciò che si sentiva in dovere di dire o meno.
Ma poi, in un istante, capì di dovere partire dall'inizio.

"La battaglia contro il Primo è finita..." mormorò perciò tornando a guardare l'obbiettivo con attenzione, deglutendo nuovamente a vuoto "Ed io sono vivo. E pensare che ero certo sarei morto... E pensare che avevo affidato a Dawn il compito di tenere con sé queste cassette così perchè un mio ricordo potesse esserci ancora..." sorrise amaramente. Si era comportato tutto il tempo come uno stupido codardo, ed ora, dirlo ad alta voce, era qualcosa di incredibilmente vergognoso e pungente.
"Sono un vero imbecille." asserì dunque a fior di labbra, incerto persino che quelle parole fossero state udite dal macchinario di fronte a lui.
"Sto registrando questo messaggio... Epilogo..." si corresse dopo qualche secondo "Da un appartamento a San Francisco." rammentò dunque, tornando a riflettere su cosa dire, avvertendo le parole iniziare a giungere relativamente più facilmente.
"Dopo la battaglia ci siamo divisi. Le potenziali, il signor Giles e Xander credo siano in Europa... Al nord penso" disse lentamente "Sono partiti il giorno dopo la battaglia, prendendo i primi biglietti disponibili." proseguì corrucciando lo sguardo rimembrando di avere dimenticato un particolare "Perchè -per l'appunto- la battaglia si è conclusa da cinque giorni. Questa mattina è il quinto" Asserì annuendo, ripassando mentalmente le giornate trascorse. Tutte uguali e monotone.
"Non so dove sia Willow... Ma probabilmente con Kennedy" ricordò il ragazzo, non sapendo realmente la locazione esatta delle due.
"Io sono rimasto con Buffy e Dawn... Non so perchè..." fece poi guardando qualche momento il soffitto, avvertendo il respiro appensantirsi per l'agitazione elevata "Lo ha suggerito Dawn" concluse dunque brevemente.
"Ora sono qui da solo." tornò a parlare Andrew, sorridendo qualche piccolo istante all'obbiettivo, un sorriso falso e pieno di malcelata tristezza, per poi tornare serio "Le Summers sono andate a comprare tre biglietti aerei... I prossimi diretti in Italia. Dawn ha insistito tanto per l'Italia. Dice che è un luogo romantico... E' felice lei" spiegò dunque delineando l'ultima parola. 

"Non sono certo del motivo per cui siamo a San Francisco." Esordì il ragazzo dopo qualche minuto, dopo avere fatto una breve pausa dal discorso, bisognoso di respirare qualche momento. Come se le parole che stava pronunciando lo stessero consumando orribilmente. La telecamera stava riprendendo tutto: le sicurezze, i tentennamenti, gli occhi che alle volte si facevano lucidi ed i sospiri pesanti.
"Dawn aveva suggerito di andare a Los Angeles, ma Buffy non ha voluto." riflettè il ragazzo "Non ne capisco la ragione... Angel era là." soffiò poi.
"Non so se ti ho già parlato di Angel... Il vampiro con l'anima... Il primo amore di Buffy. Sai, prima della battaglia è tornato e credevo che anche lei sarebbe tornata da lui dopo... Ma mi sono sbagliato..." disse con calma lui, ricordando le parole che aveva detto Buffy quando Dawn aveva proposto di dirigersi ad L.A.
Aveva farneticato di biscotti e di come questi si fossero cotti troppo tardi. Di come il tempo le fosse sfuggito via. Lui non aveva capito, ma la cacciatrice era parsa decisamente presa dal discorso, nonostante avesse cercato di ridere tra una parola e l'altra. Lui, però, non le aveva creduto. Aveva intuito che parlava di qualcoda di serio.. Magari riferito ad un morto.

Scosse il capo, non era il momento di deconcentrarsi.
"In questi giorni, Buffy non ha smesso un attimo di sorridere." disse pacatamente Andrew, tornando al video, guardando l'obbiettivo seriamente.
"Questo mi terrorizza" aggiunse poi senza timori, improvvisamente aprendosi di fronte alla sola persona che, nemmeno in futuro, avrebbe riso di lui: se stesso. Non aveva altro con cui confidarsi e, nonostante la piccola sorellina Summers si fosse dimostrata dolce, non voleva importunare comunque nessuno.
"Credo che quando quell'espressione svanirà dal suo viso, i suoi occhi si riempiranno di realizzazione" accennò lentamente, riflettendo sulle proprie parole "Di cruda realtà. Di come la battaglia è finita" annuì poi, vedendosi apparire di fronte agli occhi i volti dei defunti caduti in combattimento.
"La notte piange. Io la sento, ed ho paura che anche Dawn la senta." tornò a parlare "Io non dico nulla, perchè non mi ascolterebbe... Io non sono una parte di loro. Sono troppo vigliacco per esserlo" sorrise malinconicamente, non dicendo nulla se non la verità.

Serrò gli occhi, stringendo le palpebre con tutta la forza che aveva, sperando che le sue retine smettessero di bruciare, mentre avvertiva lo sguardo farsi più umido. Cercò di ritirare indietro le lacrime represse da giorni, tempo nel quale aveva deciso di non sfogarsi, e di sembrare forte.
"Ho visto davvero tanti morti..." sussurrò dunque a fior di labbra "E tanto sangue" spiegò con la voce malamente controllata, alle volte tremante.
"Tante potenziali non ce l'hanno fatta... Quando siamo saliti sul pulman per fuggire, ho notato ne mancassero molte." ricordò il ragazzo, non potendo evitare di pensare a quei pochi secondi nei quali, dopo essere saliti sull'autobus, erano partiti velocemente, riuscendo malapena a sfuggire alle fauci della bocca dell'Inferno.

Poi, d'improvviso, mentre ancora rifletteva su quella fuga improvvisata, un volto gli apparve in ricordo. Un viso sempre allegro e vivace, decisamente innamorato, determinato, coraggioso e maledettamente sincero.
Serrò la mascella, deglutendo per l'ennesima volta il nulla. Sospirò pesantemente, quasi singhiozzando.
"Anya è morta" disse severamente, avvertendo nuovamente gli occhi farsi lucidi, questa volta con una violenza tale da non dargli tempo di nascondere le lacrime, che iniziarono ad inumidirgli le guance.
"Ho combattuto al suo fianco... Era con me... E' stata la prima ad aiutarmi nella casa" songhiozzò Andrew, non osando però alzare le mani per asciugarsi le lacrime, non sapendo perchè, come si fosse rivelato un gesto irrispettoso "Le volevo bene".

Ora capiva l'agitazione che lo aveva colto, ed all'istante avvertì di essere indegno di tale incarico. Si era preso il gravoso compito di donare un addio a quei momenti laceranti ed insopportabili, che lo avrebbero tormentato per sempre, ma che lui non poteva permettersi di dimenticare, sempre per rispetto.

"E Xander la amava" aggiunse dunque serrando le proprie mani, improvvisamente tremanti, in due pugni. Le nocche sbiancavano visibilmente, ma lui non se ne disturbò. Si sentiva incredibilmente sporco, come fosse stata causa sua la morte della ragazza. Era triste per il ragazzo moro che lo aveva aiutato negli ultimi giorni e che aveva perduto la donna che più amava al mondo. Le lacrime ormai erano libere, e scendevano dalle sue guance copiosamente, senza un freno che il rosso non voleva assolutamente imporre. Era giusto che si piangesse per lei, per loro. Persone morte degnamente e per una buona causa.
"Ho visto la lama dei portatori attraversarle il busto, uccidendola all'istante... Ed io non sono stato in grado di aiutarla..." spiegò, vedendogli apparire di fronte agli occhi la scena tanto cruenta. Lei inizialmente terrorizzata, ma determinata, e pochi secondi dopo, morta.
"Dissi a Xander che era morta per proteggermi... E' la sola menzogna di cui, sono certo, non mi pentirò mai..." Disse singhiozzando rumorosamente, avvertendo il proprio corpo scosso da tali spasmi.
"Io meritavo di morire. Lei no..." sussurrò dunque scuotendo il capo lentamente "Era coraggiosa e... Ed io ad suo confronto non valevo nulla..." concluse sospirando spossato e scosso, non sapendo come fare per calmarsi.

Si stava crogiolando in un dolore che aveva deciso di mantenere sigillato ermeticamente per giorni interi. Aveva imprigionato un dolore che non si sarebbe dissolto tanto facilmente, ma era riuscito comunque a liberarsi, ed istantaneamente dimenticò la presenza della videocamera ancora accesa di fronte a lui.
E poi ricordò il volto di Buffy, costretto a tendersi in un sorriso per il bene dei suoi cari. Se a lui aveva pesato tanto fingere qualche giorno, scoppiando in quel modo ed in quel momento, come avrebbe reagito lei una volta realizzata la morte di tutti? La morte di Spike?

"Anche Spike è morto..." mormorò dunque Andrew, avvertendo quel momento di mancanza come un grave peccato, perchè dopo solo qualche giorno di convivenza a casa Summers, lui si era istantaneamente reso conto di quanto umano fosse il vampiro confrontato con tutti gli abitanti della casa sommati. 
Improvvisamente, se prima aveva pensato fosse irrispettoso, avvertì la necessità di asciugarsi le lacrime, immaginando il volto del biondo decisamente contrario a quella reazione.
"Se ora fosse qui... E mi vedesse piangere per lui... Lui non lo vorrebbe" mormorò dunque accennando un sorriso.
"I-Io.... Ho letto tante cose sui libri... Su William il Sanguinario..." tornò a parlare il ragazzo dopo qualche minuto, cercando di calmare il respiro, facendocela parzialmente, pur non riuscendo a farlo tornare completamente normale, ancora scosso da singhiozzi.
"Ma Spike era... Era diverso." asserì serrando le labbra con nervosismo "Io... Ero in disparte, tutto il tempo, e guardavo. Guardavo come era attento nei confronti di tutti... Persino delle potenziali. Vedevo quanto si impegnava, e vedevo come proteggeva Buffy." spiegò ricordando un particolare momento, quello in cui lui e Spike, tornati da una missione, avevano scoperto che la cacciatrice bionda era stata cacciata. Le sue parole erano tutte colme di amore e rispetto, qualcosa oltre l'umanità che dona un'anima. Era esperienza ed amore. E non riusciva a capire come qualcuno avesse potuto osare parlargli contro.
"Conobbi Spike un anno fa... Quando ancora non aveva un'anima" mormorò Andrew, ricordando come avesse tentato, insieme a Warren e Jonathan, di fermare Buffy e di come avesse poi fatto la conoscenza del vampiro biondo.
"E quando venni portato a casa Summers... Non notai la differenza fino a che non mi venne detto tutto. L'amore era così cristallino anche in precedenza, davvero." Sorrise, non potendo evitare di pensare a quegli sguardi, alcuni catturati anche con la videocamera stessa che ora lo riprendeva.
"Ed il suo amore andava oltre la vita stessa..." soffiò con un filo di voce, come potesse udire ancora le sue risate provenire dalla bocca dell'inferno, mentre rideva della sua ultima battaglia, della sua meritata redenzione.
"Lui era molto più umano di quanto chiunque lo sia mai stato... Ed il fatto che abbia sacrificato tutto sé stesso per il proprio amore, lo dimostra solo in parte." prese una breve pausa. Non avrebbe mai creduto, avrebbe detto cose simili, eppure, al medesimo istante, si rendeva conto di quanto sincere fossero le sue parole. Tutto ciò che diceva, lo diceva proprio perchè era realtà, qualcosa che lui aveva scorto durante le giornate trascorse in quella casa a Sunnydale "Amava Buffy oltre qualsiasi altra cosa al mondo, e probabilmente anche ora..." proseguì, ormai tornato a piangere, resosi conto che effettivamente quel vampiro non aveva meritato tale fine "Ora... Ovunque la sua anima sia... La ama ancora."
Sorrise, il volto contornato da quelle gocce salate che gli scendevano dagli occhi "E' un peccato che Buffy sia stata tanto cieca da non capirlo...." si arrestò qualche momento per prendere un profondo respiro "Di amarlo" concluse dunque precisando.

Sì, perchè lui non era stato cieco. Lui, seppur in disparte, goffo ed inaccettato, aveva visto le attenzioni della bionda nei confronti di Spike. Attenzioni che nemmeno il vampiro stesso aveva notato, tanto il suo amore era profondo. Buffy probabilmente aveva amato Spike da sempre, un incontro accaduto secoli orsono con una delle sue antenate cacciatrici, eppure per comprendere ed accettare quel sentimento c'era voluto davvero molto. Troppo, e lui aveva dovuto dire addio.

"A volte mi chiedo cosa è successo tra loro durante la battaglia. Mentre io ero al piano di sopra e gli altri stavano fuggendo..." aggiunse dopo qualche momento asciugandosi le lacrime, tornando a pensare al fatto che il biondo non avrebbe voluto uno tanto debole a piangere per lui.
"E spero che lei glielo abbia detto un 'ti amo'... Perchè Spike meritava qualcosa... Infondo" mormorò tornando a  guardare l'obbiettivo dopo interi minuti nei quali lo aveva evitato. Doveva avere gli occhi rossi e leggermente gonfi, ma non si preoccupò più di tanto. Quello che stava dicendo non sarebbe stata una testimonianza, no. Un ricordo, forse.
Sorrise, mentre le lacrime avevano smesso di rigargli il volto.

I saluti, Andrew, solo quelli.

"Nessuno si meritava di morire... Eccetto me" mormorò dunque, assumendo un'espressione sinceramente afflitta.
"Io che ho vissuto una vita vuota e senza sacrifici" aggiunse alzandosi dal divano e dirigendosi verso la videocamera.

Un ultimo sguardo all'obbiettivo.

"Addio Anya... Addio Spike... Addio Potenziali."
Poi, una spinta al tasto e la registrazione fu conclusa.

La sua ultima ripresa, e -sperava- un degno addio.


Angolo Dell'Autrice:
Buonasera a tutti. Ho deciso di scrivere una piccola OS riguardante Andrew, visto? 
Per scrivere questa fanfiction mi sono ispirata all'episodio della settima serie chiamato 'Narratore' ed ho immaginato che Andrew avesse ancora quella videocamera e quelle registrazioni e che beh.. Avete visto :)
Spero vi sia piaciuta e che vi abbia magari emozionati un po'... E vorrei mi faceste sapere con una recensione se vi va! 
Mi è piaciuto scrivere di Andrew e spero risulti IC, perchè ci tenevo affinchè lo fosse... Ora vi lascio con un paio di precisazioni, nel caso non aveste capito alcune parti:

1. Quando Andrew pensa al discorso dei biscotti e viene scritta la frase 'magari riferito ad un morto', con morto intendo Spike :)
2.Quando Andrew dice di avere mentito a Xander, non sto riportando una stupidaggine inventata da me! E' una cosa rivelata dallo stesso Whedon nel commento audio dell'episodio :')
  
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