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Autore: beat    11/05/2008    5 recensioni
All'inizio aveva pensato ad uno scherzo.
In realtà lo stava ancora pensando.
Non poteva assolutamente credere che la persona che rifletteva quella calligrafia un po' grossolana avesse davvero scritto quelle parole così sincere.
Come sapeva che erano sincere?
Roy Mustang aveva ingannato talmente tante donne con le sue false promesse d'amore che ormai era un esperto nel capire quando qualcuno era sincero con una dichiarazione.
(Havoc x Roy)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jean Havoc, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopi di lucro.

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“Tenente ti prego! Esci con me questa sera! Danno un bellissimo spettacolo al teatro Centrale, e questa sera è l'ultima serata in programma!”
“Taisa, quante volte le devo dire di non importunarmi così?!”
“Ma Hawkeye!!”
“Niente ma, Taisa. A parte il fatto che non mi interessa, non penso che i suoi superiori accetteranno che lei intrattenga una relazione con una sua sottoposta!”
“Puoi stare sopra se la cosa ti fa piacere!” concluse lo spudorato Colonnello Roy Mustang, facendo l'occhiolino al suo biondo tenente.
Che per tutta risposta estrasse velocemente la sua fida pistola, puntandola senza remore contro il suo superiore.
Il grande Eroe di Ishibar si trovò a sudare freddo. Balbettò velocemente delle scuse, e solo allora Riza abbassò l'arma.
“E poi – disse senza cambiare la sua dura espressione – Taisa, le ricordo che deve ancora firmare alcuni documenti!”
Mustang volse lo sguardo in direzione di quello che stava indicando Riza.
Gli alcuni documenti cui si riferiva erano una pila di scartoffie alta almeno mezzo metro, appoggiata malamente sulla sua scrivania, tanto che aveva tutta l'aria di voler crollare sotto il suo stesso esorbitante peso.
“Te...Tenente...non penserai mica che io....”
“Entro domani mattina, Taisa”
“Domani mattina?! Stai scherzando spero! Non ce la farò mai!”
“Allora forse è il caso che si dia una mossa”
“Sei crudele, Riza!”
“Faccio solo il mio lavoro. Al contrario di lei. E ora, se vuole scusarmi, vado a casa”
“Come?! Non hai nemmeno intenzione di aiutarmi?!”
“Passi una buona serata Taisa!”
“Tenenteeeeee!”



Il colonnello Mustang stava firmando furiosamente quelle maledette carte.
Erano anche più numerose di quante avesse inizialmente pensato.

DannazioneDannazioneDannazione!!!

Aveva cominciato a recitare questo specie di mantra, ma non stava sortendo nessun effetto, qualunque potesse essere stato!
Con rabbia agguantò l'ennesimo documento, ma nel tirarlo fuori dalla pila qualcos'altro ne uscì.
Non era un documento né nulla di speciale: la carta era carta comune, inoltre era stata scritta a mano.
Mustang lesse il foglio.
Poi lo rilesse.
Per sicurezza lo lesse una terza volta.
Recitava precisamente così:


Taisa,
so che tanto tu non mi hai mai considerato e probabilmente mai lo farai.
Tu non hai che occhi per il tenente Hawkeye.
Ti posso capire.
Ti capisco.
Però mi fa star male che tu non ti accorga della mia esistenza.
Non sai il dolore che provo a vederti sempre con gli occhi su di lei, quando io che ti sto sempre accanto non vengo degnato di un solo sguardo...uno solo.
Non sai il dolore che provo nel sentirti sospirare per lei e poi non venir considerato,
io che ti sto accanto da così tento tempo che ormai mi sembra che sia da sempre.
Ci tenevo solo a farti sapere questo:
Io esisto...
Io sono qui...
Io sono qui per te...
Se tu mi vorrai...

All'inizio aveva pensato ad uno scherzo.
In realtà lo stava ancora pensando.
Non poteva assolutamente credere che la persona che rifletteva quella calligrafia un po' grossolana avesse davvero scritto quelle parole così sincere.
Come sapeva che erano sincere?
Roy Mustang aveva ingannato talmente tante donne con le sue false promesse d'amore che ormai era un esperto nel capire quando qualcuno era sincero con una dichiarazione.
Anche se si trattava di una dichiarazione scritta...

***

Havoc, il simpatico e sempre allegro Jean Havoc, era parecchio scombussolato quel giorno.
Era stato indeciso per più di due settimane, se scrivere quel biglietto.
Alla fine lo aveva fatto. Aveva preso il coraggio, impugnato la biro e messo nero su bianco quello che provava per l'uomo di cui si era innamorato.
Sì, perché lui si era pazzamente innamorato di un uomo, e per di più di un suo superiore.
Si era innamorato del suo Colonnello.
Si era innamorato di Roy Mustang.
Non sapeva nemmeno esattamente quale era la sua situazione.
Sapeva solo che, dopo tanti anni passati al suo fianco, a prendere ordini dal quell'uomo così carismatico, la sua concezione di amicizia era lentamente cambiata.
Finché non si era trasformata in qualcosa di molto, molto più profondo.
Non sapeva esattamente quello che gli passava per la testa.
Aveva spesso provato a fare delle sedute di auto analisi per capirsi, ma non aveva ottenuto molto.

Ti piacciono i ragazzi?
No.

Ti fanno repulsione le ragazze?
Direi di no...anche io il Tenente me la farei volentieri!

Jean, cerca di concentrarti, per favore, fai la persona seria!

Se lo diceva anche da solo.

Quindi la tua non è una generalizzazione: non ti piacciono a priori gli uomini?
No. Non mi era nemmeno mai passato per la mente che mi potesse piacere un maschio.

E allora che cos'è che provi per il Taisa?
Bella domanda, Jean: Che cosa provo per te, Roy?

È forse amore il fatto che non ti staccherei mai gli occhi di dosso; che voglia sentirti parlare solo per sentire il suono della tua dolce voce; che mi senta le budella che si aggrovigliano quando tu guardi sognate lei che non sono io; lei che non ti ama; mentre io farei di tutto per te?
È forse amore svegliarsi ogni mattina e sorride nonostante tutto, solo perché so che passeremo tutto il giorno nella stessa stanza?
Che tutte le mattine, nonostante io arrivi presto, tu sei già lì, seduto sulla tua poltrona?
Che so che mi guarderai con i tuoi occhi così profondi, alzerai una mano in segno di saluto, e con uno dei tuoi magnifici sorrisi divertiti mi dirai: “Salve Sottotenente! Bella giornata, vero? Splendida per fare un pisolino!”
È forse amore starti a fissare tutto il giorno, mentre tu dormi tranquillo nonostante le montagne di scartoffie da firmare?
È forse amore io che sono qui a struggermi per te?
Ti amo davvero?

Se devo rispondermi, la risposta è...


Sì.


Ed è quello che ti risponderò quando tu verrai a chiedermi se stavo scherzando, nello scriverti quel biglietto.

***

“Havoc...?”
Il ragazzo stava seduto alla sua scrivania, intento a giocherellare con una sigaretta.
Quella mattina era stranamente arrivato per primo.
Il Colonnello infatti aveva fatto tardi nel firmare quei documenti, e di riflesso, quella mattina aveva bellamente ignorato la sveglia, ed era arrivato tardi.
Il Sottotenente Havoc era già arrivato. Anche se non si era accorto che lui era entrato.
“Sottotenente!” il Taisa lo chiamò con voce un po' più alta.
Havoc sobbalzò: non lo aveva sentito arrivare.
L'attenzione si spostò totalmente dalla sigaretta al moro che stava sulla porta della stanza: erano entrambi leggermente a disagio.
Beh, forse per Havoc era più corretto dire che era totalmente a disagio.
“Taisa...! - Havoc si mise seduto un po' più composto – S...Salve...scusi, non l'avevo sentita...!”

Silenzio. Quello schifoso e imbarazzantissimo silenzio che avrebbe ucciso chiunque.

In quegli attimi in cui nessuno dei due proferì verbo, Havoc ebbe modo di vedere quanto fosse spaventato il Taisa – benché non volesse darlo a vedere – e per un folle attimo che durò un'eternità, cercò di trovare la scusa più convincente per cercare di ingannare il suo superiore, facendogli credere che in realtà fosse tutto uno scherzo.
Che ne so: una buffonata di Breda; uno scherzo di Fullmetal per prendere in giro il Flame Alchemist...
Havoc era tutto preso nel suo febbrile ragionamento che ebbe modo di constatare che Mustang gli si era seduto a fianco.
Solo quando sentì il rumore di una sedia che veniva spostata si riscosse.
Voltò la testa di scatto e incontrò i suoi occhi.
Quanto gli piacevano quegli occhi. Neri e luminosi: profondamente caldi e avvolgenti.
In quel momento, quando i loro sguardi si incrociarono, capì che non avrebbe potuto ingannarlo.
“Non è uno scherzo allora – lo precedette Mustang – sei rosso come un pomodoro!”
In effetti Jean si sentiva la faccia incandescente.
“Non diventi mai rosso, tu...”
“Già...”
Ancora quel dannatissimo silenzio.
Perché non riusciva a parlare?!
“Allora?!” chiese Mustang.
“Uhm?!”
“Non è uno scherzo...vero?...”
Havoc abbassò la testa.
“No, Taisa. Non stavo scherzando...!”.
Roy sospirò rumorosamente.
“Beh. Non che non lo sapessi di essere affascinante ma non pensavo di fare strage anche tra gli uomini!” disse lui scherzoso, in un tono che Havoc gli riconobbe.
Avrebbe riso se non fosse stato in quella situazione.
Si limitò solo a guardarlo con gli occhi un po' più dilatati di prima, interrogativo.
Mustang fece spallucce al suo sguardo.
“Non sei mai così silenzioso. Hai sempre la battuta pronta. Se non ci pensi tu, devo farlo io!”
Jean abbozzò un sorriso.
“Scusi, ma adesso non me la sento di scherzare...”
“No...penso di capirti...”
Silenzio. Perché quel posto era così dannatamente silenzioso?!
“Che hai intenzione di fare?” chiese Roy, prendendo Havoc alla sprovvista.
“Cosa?”
“Che hai intenzione di fare, Jean?”
Al sentirlo chiamare per nome, il cuore di Jean Havoc mancò un battito.
“Con me...cioè...tu ti sei dichiarato, giusto?”
Ora che Mustang stava diventando leggermente rosso.
“E ora che ti sei dichiarato che intendi fare?”
“...”
“Ti prego, Havoc! - disse lui alzando un po' la voce per il nervosismo – Dammi una mano che non ce la faccio da solo!”
“Che dovrei dire, secondo lei?!”
“Sei tu che ti sei dichiarato! Io che c'entro?!”
Almeno adesso erano tornati a fissarsi negli occhi, anche se solo per qualche attimo.
“Mi dispiace Taisa...”
“Di esserti dichiarato?!”
“No...cioè...avevo bisogno di dirtelo...non ce la facevo più a tenermi tutto dentro...”
“...”
“E poi...non so...Cazzo! Ma perché è tutto così difficile?!”
Il sottotenente era scattato in piedi, cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza.
Mustang era rimasto seduto.
“Porca miseria! Avevo tutto il mio discorso pronto e ora mi sembrano tutte delle vaccate!”
Jean si fermò un attimo, le mani nei capelli.
“Senti – disse rivolgendosi direttamente a lui, dimenticandosi perfino di dargli del “lei” – so che probabilmente adesso ti faccio schifo o peggio. Ma io non ci posso fare nulla...se mi piaci così tanto. E...ecco...è difficile da spiegare a parole...ma ti assicuro che quello che io provo per te è vero...io...mi sono davvero innamorato di te...e...”
Pausa. Lunga e desolante pausa.
“E se non mi vorrai più rivolgere la parola, non vorrai più vedermi o cose del genere, ti prego dimmelo subito. Io sparirò...chiederò di essere trasferito...perché non credo che potrei sopportare che tu mi possa guardare con odio. Se però...non ti faccio così ribrezzo...”
Fece un passo avanti verso di lui. Mustang sentì un brivido lungo la colonna, ma lo represse.
“Se...per caso...un giorno...tu ti renderai conto che con il Tenente non hai speranze e...che so... se volessi provare a guardarti attorno...io......”
“Havoc...”
“Verdetto – chiese il ragazzo quasi disperato; aprendo le braccia per mettersi in posizione da cristo in croce, pronto a ricevere il suo supplizio – ti prego dimmi il tuo verdetto...qualunque esso sia...”

Silenzio. Interminabile e impenetrabile silenzio.

Perché Havoc doveva sempre fare tutto così teatrale? si chiese Mustang.
Lo conosceva da anni, si fidava di lui.
Lo considerava uno dei suoi più cari amici amici.
Perché ora lo stava mettendo di fronte a questa scelta che avrebbe cambiato, probabilmente per sempre, entrambe le loro vite?!
Con che diritto gli metteva di fronte quelle due alternative: perdere uno dei suoi sottoposti più fidati per poter continuare a tormentare l'inflessibile Tenente di Ferro – e in alternativa ad uno dei suoi sicuri rifiuti, spassarsela ogni sera con una donnetta diversa, tanto che non si ricordava, nemmeno subito dopo averle rimorchiate in baretti malfamati, come si chiamavano – oppure lasciare perdere questa vita vuota e dissoluta e dedicarsi a qualcuno che era pronto a giurargli seduta stante eterno amore?!
E perché la scelta, razionalmente parlando, gli appariva così scontata?!
Ma perché lui?!
Con tutta la gente che c'era, proprio di lui si doveva innamorare quell'impiastro di Havoc?!
Di un uomo poi!

Poi al Colonnello venne in mente una cosa strana.
Perché Havoc, affascinante, bello, simpatico, che se non ci fosse stato Mustang Taisa nei paraggi, avrebbe ai suoi piedi tutte le donne di Amestris; perché lui si era andato ad innamorare proprio di Roy Mustang?
Etero era sempre stato etero.

<>

Lui ti ama per quello che sei.

Non importa che entrambi siate uomini, o che siate amici da una vita e che probabilmente lo sarete per tutta la vita che avrete ancora da vivere.

Lui ti ama per quello che sei.

Arrogante e presuntuoso, vanaglorioso e farfallone Roy Mustang.
Lui ti ha visto in molti dei tuoi momenti peggiori e ti è sempre stato accanto.
Sempre.
E vorrebbe solo che anche tu faccessi lo stesso.

Lui ti ama per quello che sei.

Anche lui ha sempre avuto accanto te.
Tu c'eri sempre per lui; non lo hai mai lasciato solo.
Non hai mai voluto che i tuoi sottoposti venissero messi in pericolo.
Hai sempre avuto cura di tutti loro.
Loro te ne sono grati, e infatti ti seguono, anche nella tua folle impresa di scalata al potere.
Non ti abbandonerebbero mai.
E lui soprattutto.

Sarebbe davvero così terribile tenersi stretta questa persona che, anche se finora non te ne sei mai accorto, che senza di lei ti sentiresti senza una parte di te stesso?
È davvero così importante il fatto che siete entrambi uomini, dello stesso sesso?
È forse questo che ti spaventa Roy?
O è il fatto che non te ne sei mai accorto?
Ti vergogni di non aver dato sufficiente attenzione alla persona più importante della tua vita?
Te ne vergogni, vero?
E tu vorresti lasciarlo andare?
Vorresti che lui sparisse per sempre dalla tua vita.
Lui...

Lui ti ama per quello che sei.


Che ti amerà sempre.
Ti amerà sempre.
Sempre.



Davvero accetteresti il peso della sua perdita?



Il ragionamento di Mustang e il suo lungo, lunghissimo silenzio, sembrarono apparire un chiaro segno.
Sconsolato, Havoc abbassò le braccia, ficcandosi le mani in tasca e dirigendosi verso l'uscita.
Sarebbe andato anche dal Comandante Supremo se fosse stato necessario.
Avrebbe accettato qualunque compromesso gli avesse proposto...pur di andarsene lontano da quegli occhi che lo disprezzavano.
Aveva già la mano sulla maniglia abbassata, quando Havoc si accorse di essere stato cinto dalle braccia di Mustang.
Il Taisa lo stava abbracciando, la testa appoggiata alla schiena del suo Havoc.
“Non te ne andare...Jean”
“Taisa...?!!!”
“Roy”
“Roy...!”
“Se te ne vai...io come farò?”
Jean chiuse gli occhi, sorridendo al contempo; prendendo le mani del suo amato tra le sue.
“Non ti lascio...”



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Angolo dell'Autrice:

Ah! La mia prima Yaoi! ^_^
E' un evento da festeggiare!
So che il pairing preferito da molti è RoyxEd...ma visto che di fiction ce ne sono a bizzeffe su questa coppia, ho voluto dare il mio contributo anche alle RoyxHavoc...mi mandano troppo in estasi quei due!
Li adoro! ^///^

Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat
   
 
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