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Autore: ashtonslove    13/12/2013    0 recensioni
“Dovresti essere felice anche tu.”
Felice io? Per quella sottospecie di ragazzo che era il cugino di Alexis? Ah, già, certo, a lui tutto era dovuto, quindi anche la mia felicità nei suoi confronti. Eh sì, perché lui era bello, simpatico, solare.. insomma, a sentire lui era la perfezione fatta a persona. Magari si sarebbe dovuto rendere conto di essere antipatico e irritante. No, brutto no, non potevo dirlo affatto. In fondo ero io quella che aveva avuto una cotta per lui negli anni precedenti. Era per questo che lo odiavo? In parte. La cotta mi era passata del tutto? Cercavo di convincermene ogni volta che lo guardavo. Forse era per questo che ero così insopportabile con lui.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho detto che ti amo.


“Alexis Cohen, se non ti calmi prima di subito ti tiro il divano.”
Ma la mia compagna di stanza, nonché mia migliore amica, non voleva proprio saperne di smettere di urlare. La sua vocina acuta stava cominciando a darmi sui nervi.
“ALEXIS, BASTA!” Non so come, ma la mia voce riuscì a sovrastare le sue serie di gridolini esasperanti.
“Ma Liz, è mio cugino, è ovvio che sia felice.” Disse senza abbassare il tono di voce.
“Felice è un conto, schizzata è un altro.”
“Dovresti essere felice anche tu.”
Felice io? Per quella sottospecie di ragazzo che era il cugino di Alexis? Ah, già, certo, a lui tutto era dovuto, quindi anche la mia felicità nei suoi confronti. Eh sì, perché lui era bello, simpatico, solare.. insomma, a sentire lui era la perfezione fatta a persona. Magari si sarebbe dovuto rendere conto di essere antipatico e irritante. No, brutto no, non potevo dirlo affatto. In fondo ero io quella che aveva avuto una cotta per lui negli anni precedenti. Era per questo che lo odiavo? In parte. La cotta mi era passata del tutto? Cercavo di convincermene ogni volta che lo guardavo. Forse era per questo che ero così insopportabile con lui.
Negli ultimi anni era riuscito a sfondare nel mondo del cinema ed era anche bravo nella musica, ma non capiva che ciò non lo autorizzava ad avere quell’atteggiamento da grand’uomo. E ora? Ora era stato scelto per interpretare il co-protagonista in una saga che prevedeva molto successo. Oddio, non osavo pensare come si sarebbe comportato da quel momento in poi, la nostra star del cinema.
“… stasera, forse.”
Scossi la testa, guardando Alex.
“Come, scusa? Non ti stavo ascoltando, scusa.”
“Ovviamente. Comunque, dicevo, Jamie arriverà stasera, probabilmente.”
“Cosa?” urlai, spalancando gli occhi e schizzando in piedi, abbandonando il divano su cui ero seduta fino ad un attimo prima. “Perché non me l’hai detto prima?”
“Sapevo avresti reagito così. Per questo ho aspettato fino ad ora.” Alexis guardò l’orologio. “uh, Jamie arriverà fra tre ore. Non voglio che tu sia amichevole, voglio semplicemente che tu non sia acida e insopportabile.” La mia risposta fu un semplice grugnito, dopodiché mi voltai e mi avviai verso il bagno. Tanto valeva farsi una doccia.





“Liz, ti prego, vai a prendere tu Jamie all’aeroporto, ti supplico!” urlò Alexis da sotto la doccia.
“No, il signorino può prendere il taxi.”
“Dai, ti imploro. Pulirò casa per il prossimo secolo.”
Sbuffai. “E va bene. Ma alla prima battutina spiritosa che lo sento fare lo lascio in mezzo alla strada, sappilo.”
Presi la giacca, la borsa e le chiavi della macchina e prima di uscire sentii un grazie provenire dal bagno.
Una folata di vento della fredda Berlino a dicembre mi fece rabbrividire. Ma tu guarda se dovevo prendermi una broncopolmonite per quell’essere …




 
“Alex mi aveva detto che all’aeroporto sarebbe venuta a prendermi una gran bella ragazza. Che ci fai qui, Liz?” Gli mollai un pugno sullo stomaco.
“Infatti. Allora cerca la tua bella che ti porterà da qualche parte. Io torno a casa.” Mi voltai e feci per andarmene.
“Dai, Liz, come sei permalosa.” Sentii due forti braccia abbracciarmi da dietro, quindi mi voltai di nuovo.
“Bower, niente smancerie, ti prego. Andiamo e basta.”
“Mi sei mancata anche tu, piccola.”
Oddio, piccola no.
“Ti prego, non trattarmi come una delle tue fans dodicenni in preda agli ormoni. Se ti risento chiamarmi piccola ti taglio la gola.”
Sentii la sua risata cristalli.. la sua risata cretina riecheggiare nell’aeroporto. Sospirai. Erano pochi minuti che era sceso da quel dannatissimo aereo e già non vedevo l’ora che se ne andasse. Mh, cominciamo bene, pensai mentre uscivo dall’affollatissimo aeroporto di Berlino seguita da uno strano individuo incappucciato e quasi irriconoscibile per le fans dodicenni super arrapate, che però lo circondarono quando credevamo di averla scampata. Mi sedetti sul gradino del marciapiede, qualche metro più in là, aspettando che mr. Perfezione firmasse centinaia di autografi e facesse trilioni di foto con quelle stupide ochette.
 
 
 

 
“… e poi ho dovuto aspettarlo per circa un’ora mentre era circondato di ragazzine urlanti in preda agli ormoni che volevano duemilaseicentocinquantadue autografi a testa.” Dissi in tono acido, rivolgendomi ad Alexis. Jamie si tuffò sul divano, prendendo due posti.
“Liz, non cambi mai, stai sempre a lamentarti. Non lamentarti se poi resterai zitella a vita.” disse Jamie, mentre Alexis si sedeva accanto a lui. Sbuffai e mi alzai, andando in cucina e sbattendo la porta. L’unica cosa che in quel momento poteva tirarmi su era una bella cioccolata calda con dei biscotti.


 
 
 
Nei momenti più deprimenti della mia esistenza amavo starmene sola soletta in un angolino della mia camera pieno di cuscini con la mia coperta, un buon libro e una tazza di ottima cioccolata calda. In quei momenti Alexis sapeva che non doveva disturbarmi e probabilmente in cinque anni di convivenza assieme non si sia mai azzardata a parlarmi quando ero in “ritiro spirituale”, come lo definiva lei.
Presi la mia copia di “ragazzo da parete” e mi sedetti nel mio angolino, sorseggiando la mia cioccolata e cominciando a leggere. Sentii appena la porta di casa sbattere e tirai un sospiro di sollievo. Magari Jamie aveva capito che in quella casa era di troppo e se ne era andato.


 
 
 
Sogni infranti, sogni completamente infranti. Fu questa la prima cosa che pensai quando alzai lo sguardo e vidi un’alta sagoma, con dei capelli d’oro e quegli occhi che trovavo merav.. troppo chiari per i miei gusti.
“Che diamine ci fai qua, Bower? Non eri uscito?”
“Alexis è uscita. Aveva un appuntamento con non so chi e se ne era dimenticata ed è sull’orlo del ritardo. Mi ha chiesto di dirti che non tornerà per cena.”
“Capisco. Tu ceni fuori.”
“No.”
“Bower, non era una domanda.” Sospiro da parte sua.
“Che cosa leggi?”
“Che ti frega? Tanto neanche saprai leggere.” Risatina nervosa da parte mia.
James si sedette accanto a me.
“Oltre al fatto di dirti che non tornerà per cena, Alex non ti ha detto che non devi disturbarmi?” Fece una smorfia.
“Ha detto qualcosa riguardo ad un qualche ritiro spirituale. Non pensavo fossi religiosa.”
“Vaffanculo, Bower.”
Mi prese un pezzo di coperta e si avvicinò ancora di più a me.
“Mi tratti sempre male, Liz. Magari un giorno mi spiegherai anche il motivo. Ora, anche se ti dispiace, resto qua con te. Mi piace quest’angolo della camera.”
Nervi. Nervi a fior di pelle. Mi voltai e lo fulminai con lo sguardo. Non avevo mai notato quel piercing al naso. Mi piaceva, gli dava un’aria decisamente attraen.. decisamente irritante, sì.
Chiusi il libro, poggiandolo accanto a me. Jamie mi rubò un biscotto.
“Sono i miei biscotti preferiti, prendine un altro e ti sego le mani.” sorrisi acidamente. Odiavo comportarmi così, in fondo lo sapevo anch’io. Perché mi ci comportavo? Non pensare a Jamie Campbell Bower 25 ore su 24 era il mio scopo. Avevo sempre pensato che se lo avessi trattato male mi sarei convinta che in realtà era una persona terribilmente orribile.
Come sfida Jamie prese un altro biscotto e lo morse, masticandolo, soddisfatto.
“Sei la persona più irritante del pianeta, James.”
“E tu sei la più acida, Elizabeth.
 
 


 
“Perché mi tratti sempre così, Liz?” Il grande divoratore di biscotti di Liz aveva parlato.
Avevo preso in considerazione varie volte il fatto di dire a Jamie che avevo avuto una stracotta per lui e che in realtà ora mi comportavo così solo perché ero troppo stupida per ammettere a me stessa che in realtà non lo avevo ancora dimenticato, ma ogni volta pensavo a come avrebbe potuto reagire e ci rinunciavo ogni volta. Ora mi si presentava l’occasione su un piatto d’argento. Avrei dovuto coglierla? Respirai profondamente e borbottai qualcosa di incomprensibile.
“Liz, neanche mia nonna borbotta come te. Scandisci le parole.” Il suo dannatissimo accento inglese mi mandava fuori di testa.
“Ho detto…”
Alzò le sopracciglia in una smorfia quasi impaziente.
“Ho detto che ti amo da non so quanto e cercavo di nasconderlo a me stessa ma vaffanculo, non ce la faccio.”
Fanculo, Bower, spero che ora ti sentirai soddisfatto. Sentivo le lacrime agli occhi. Non volevo, anzi, non dovevo piangere davanti a lui, così mi alzai e con uno scatto raggiunsi il bagno. Mi chiusi dentro a chiave e mi abbandonai ad un pianto nervoso.

 
 
 
 
Quanto tempo era passato? Un’ora? Forse anche un’ora e mezza. Aprii piano la porta del bagno, misi appena un piede fuori dalla porta che mi accorsi di un qualcuno seduto a terra, con la testa poggiata sullo stipite della porta.
“Di solito dopo di una dichiarazione del genere si lascia tempo all’altro di rispondere, Sanchez.”
Mh, mi chiamava per cognome, proprio per mettermi a mio agio, mh.
“Non mi interessa, mi sono semplicemente tolta un peso, Bower.”
“E allora adesso il peso me lo tolgo anch’io.”
Con un salto si alzò e prima che me ne rendessi conto ero attaccata a muro, con le sue labbra premute sulle mie e le sue dita che mi accarezzavano le guance.
“La prossima volta lasciami rispondere. Ti amo anch’io, Liz.”

  
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