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Autore: Neverendingnightmare    13/12/2013    1 recensioni
“Te la farò pagare, L”
Pensava rabbiosamente.
“Dopo vedremo chi è l’originale, e chi la copia.
Ti farò avere sulla coscienza la morte di Alternate e di tutti coloro che hai schiacciato sotto al peso del tuo essere.
Se mai continuerai a vivere, passerai le notti tormentate dai loro fantasmi.
Implorerai la morte."
Per una delle mie amiche più care, Beyond_Birthday.
Spero vi piaccia.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri personaggi, Beyond Birthday, L
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era solo una delle tante uggiolose giornate alla Wammy’s House.
Noiosa, triste per certi versi, e vuota. Priva di qualunque significato.
Nulla di nuovo, nulla di divertente.
Niente di niente.
Beyond Birthday, o come l’avevano soprannominato, Backup, abbreviato B, o BB, se ne stava appollaiato sul davanzale di camera sua, con la testa poggiata alla mano, a fissare il cancello in ferro battuto, aspettandosi di vedere qualcosa, qualcuno, di nuovo. 
-Dah, lasciamo stare. Non arriverà nessuno di nuovo, oggi. E se mai ci sarà qualcuno di nuovo, sarà il solito idiota che si crede il re del mondo.-
Balzò giù dal  davanzale, non accorgendosi che in quel momento un auto arrivò davanti all’entrata della Wammy’s.
 
A quell’epoca B aveva solo dieci anni, ed era già considerato da tutti il bambino più intelligente dell’orfanatrofio. Subito dopo L, s’intende.
Ovviamente a B la cosa non piaceva. 
“Essere il numero due?! Neanche per sogno! Diventerò il numero uno e surclasserò L!”, si era giurato qualche tempo prima.
-Nessuno qua dentro è alla mia altezza. Tantomeno L.-
Ecco ciò che pensava tutti i giorni.
Guardava tutti dall’alto in basso, perché lui era superiore, o almeno credeva di esserlo.
 
Quel pomeriggio, uno dei tanti badanti, come li chiamava lui, lo prese in disparte e gli disse che Watari e Roger lo volevano nel l’ufficio di quest’ultimo. 
Sicuro di non aver combinato nulla di che, ci andò tranquillamente.
Bussò e, senza aspettare il permesso, entrò.
-Cosa c’è, Roger? 
...Watari.- Rivolse all’anziano signore un cenno col capo e tornò con lo sguardo sull’altro.
-Abbiamo un nuovo arrivato. Arrivata, se vogliamo essere precisi.-
-E con ciò? E’ un orfanatrofio, è ovvio che ci siano nuovi arrivati, di tanto in tanto. Cos’ ha di tanto speciale questa?-
-Capirai presto.- rispose sbrigativamente Watari, con un sorriso bonario sulle labbra.
-Ti sta aspettando nella tua stanza.- Aggiunse l’altro -Vai a fare conoscenza della tua compagna di stanza.-
-...D’accordo.-
Dopo un breve momento di silenzio tombale tra i tre, girò i tacchi e se ne andò, sbattendosi la porta alle spalle.
Corse verso camera propria e spalancò la porta.
Davanti a lui, una bambina all’incirca della sua età.
Indossava una semplice maglietta nera, con le maniche troppo larghe che le coprivano mani, un paio di jeans le fasciavano le sottili gambe, mentre i piedi erano nudi.
I corti capelli neri, erano tenuti a bada da un paio di forcine e mollette, facevano un insolito contrasto con la pelle nivea; dagli occhi azzurri traspariva un’espressione altezzosa, quasi di sfida.
Si poteva decisamente definire una ragazzina graziosa e degna della sua attenzione, si disse mentalmente, mantenendo comunque un’espressione impassibile.
-Tu chi saresti?- Chiese alzando appena il mento.
-La tua nuova compagna di stanza, non ti pare ovvio? Pensavo che Roger e Watari te l’avessero detto.- Rispose con una nota ironica nella voce, mentre le labbra si increspavano in un sorrisetto.
-Oh, ma davvero? Come se i, presubilmente, tuoi bagagli sul secondo letto fossero qui per caso, che oltretutto prima non c’era.- Ribatté seccamente lui. -Voglio il tuo n...- 
-Alternate, detta altresì A.- Lo interruppe lei.
“Bugiarda. Il tuo nome è Amanda Amstrong.” Pensò lui leggendo le lettere fluttuanti sopra la testa della ragazza; fece spallucce e sospirò.
-Un altro successore di quell’altro marmocchio. Sai che novità.- Aggiunse -Non capisco perché quei due vecchi mi hanno parlato del tuo arrivo in privato, rivelandomi... Nulla, direi, su di te.-
Chiuse la porta con un piccolo calcio e si buttò a peso morto sul letto, supino.
Si ritrovò a fissare il soffitto immerso in uno strano silenzio, rotto a tratti dagli urletti degli altri bambini che correvano nel corridoio.
La ragazzina non gli scollava gli occhi di dosso e la cosa iniziava a dargli fastidio. Si raddrizzò sul letto e le puntò lo sguardo addosso.
-Si può sapere che hai da fissare?- Domandò in tono quasi scortese.
-Hey, calma! Cercavo solo di capire come mai avessi gli occhi rossi, è un colore insolito.- alzò le mani verso l’alto. Voltò leggermente il viso da un lato e aggiunse -Mi piacciono molto.- 
-...Cosa?- Credette di aver sentito male. 
“Le piacciono i miei occhi?” si chiese. “A nessuno piacciono.” sussurrò una vocina nella sua mente. 
E in effetti non piacevano a nessuno, lì, alla Wammy’s. 
Erano, e sono, tutti spaventati da lui, dai suoi occhi. E perché lui “parlava troppo”. 
I primi anni, quando era appena arrivato all’orfanotrofio, quando gli venivano presentati dei nuovi bambini con i loro pseudonimi, lui prontamente rispondeva che stava mentendo, e quindi rivelava a tutti il suo vero nome.
Col tempo imparò a tenere la bocca chiusa, ma nel frattempo avevano preso a chiamarlo “il tipo strano dell’istituto”, o soprannomi simili. Chiunque lo conoscesse, allontanava i “novellini”, aggiungendo talvolta frasi come “Fai attenzione, è tutto strano, potrebbe contagiarti.”, come se avesse qualcosa di altamente contagioso. 
Non capiva esattamente il perché, erano solo degli occhi di colore diverso, si diceva. 
Ormai ci aveva fatto l’abitudine e passava il tempo da solo, tra un caso da risolvere e un barattolo di marmellata.
Per questo, il commento di A lo sorprese tanto. 
-Ho detto che mi piacciono i tuoi occhi.- Ripeté lei riportandolo alla realtà.
Lui se ne restò in silenzio; una manciata di secondi dopo, si girò, dandole le spalle, sorrise sotto i baffi, felice di aver trovato qualcuno che apprezzasse i suoi occhi, che non lo giudicasse per l’aspetto o che ascoltasse parole di altre persone che non si erano nemmeno date la pena di provare a conoscerlo. 
 
Da lì, nacque una profonda e solida amicizia.
Passavano buona parte del tempo assieme, a sparlottare degli altri, risolvendo assieme i casi... Facendo un po’ tutto insieme.
Ovviamente non mancava chi scherniva A perché stava col cosiddetto “tipo strano dagli occhi rossi”, ma a lei non importava.
Stava bene con lui, si divertiva, si trovavano bene, e per una volta entrambi si erano sentiti a casa, avendo qualcuno che li volesse bene e a cui voler bene.
Ma col tempo, gli impegni aumentavano e il tempo per stare insieme diminuiva, sempre più distanti, di giorno in giorno e A iniziava lentamente a cambiare.
Diventava sempre più cupa e passiva, senza quasi la voglia di vivere.
B si ritrovò ad odiare sempre più L, Watari e Roger.
Quelle poche volte che li vedeva, provava un senso di prurito alle mani, come se fremesse dal prendere a botte quei tre, infischiandosi dell’età di due di loro.
La situazione precipitò quando Alternate una notte diede di matto senza un motivo apparente, cominciando lentamente a perdere il lume della ragione. 
Dopo questo evento che lasciò B sconcertato, le cose andarono di male in peggio.
Anche Beyond iniziò a comportarsi come Alternate. 
Depressione e sbalzi d’umore erano all’ordine del giorno.
Ormai pensava solo a surclassare L, a diventare l’originale, e a proteggere A da tutta quella situazione che mirava solo a prepararli per quando L non ci sarebbe più stato, il che, secondo B, sarebbe accaduto presto, viste le quantità industriali di zucchero che assumeva. 
Ogni tanto prendeva in considerazione l’opzione di fuggire, ma... Dove sarebbe potuto andare? Nè lui, nè Amanda avevano qualcuno, quindi potevano solo rimanere là, attendendo di avere l’età giusta per andarsene.
Tutta la situazione giunse ad un punto di non ritorno quando una sera, rientrando in camera, trovò il corpo impiccato di Alternate.
Fu pervaso da un senso di terrore, tristezza e disperzione, ma non si può nemmeno biasimarlo: aveva perso l’unica persona a cui avesse mai voluto bene.
Tirò giù il cadavere e lo tirò sulle gambe, prendendola tra le braccia. 
Guardava il viso cereo di quell’unica persona speciale fra la massa di bimbi idioti della Wammy’s, mentre calde lacrime amare scivolavano lungo le guance del moro, andando a cadere sulle gote fredde dell’altra.
Strinse un’ultima volta Amanda Amstrong e la pose sul letto. Le sistemò i capelli intorno al viso e le diede un bacio sulla fronte gelida.
Notò allora un lettera sulla scrivania.
 
“Caro B, 
Mi dispiace di dovermene andare così, ma... Non posso vivere nell’ombra di qualcuno, perdendo la mia identità. Non ha senso vivere una vita fingendo di essere qualcun altro. 
Un giorno ci rivedremo.
Ti ho sempre voluto bene e amato. 
                                      -Tua per sempre,
                                    Amanda Amstrong” 
 
Lesse tutto mentre altre lacrime sgorgavano dai suoi occhi.
Ripiegp accuratamente la lettera e la mise tra le mani della ragazza.
Le dedicò un ultimo sguardo e se ne andò, deciso a lasciare per sempre quell’Inferno mascherato da finto Paradiso.
 
Buio e freddo pungente. Ecco i compagni nella notte di quel ragazzo dai capelli corvini e occhi rosso vermiglio.
Si chiese dove sarebbe andato, ma alla fine non gliene importava, in un modo o nell’altro si sarebbe sistemato.
Continuò a correre finché non sentì la trachea e i polmoni bruciare, si fermò dunque in un vicoletto buio. 
“Te la farò pagare, L” 
Pensava rabbiosamente.
“Dopo vedremo chi è l’originale, e chi la copia.
Ti farò avere sulla coscienza la morte di Alternate e di tutti coloro che hai schiacciato sotto al peso del tuo essere.
Se mai continuerai a vivere, passerai le notti tormentate dai loro fantasmi.
Implorerai la morte.”
 
Chiuse gli occhi, mentre un orribile ghigno deformava i lineamenti del ragazzo.
Pronto ad uccidere per il suo scopo, si riavviò nella gelida Winchester, fiocamente illuminata dai raggi argentei della luna.
   
 
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