Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: yo_ki_min    13/12/2013    1 recensioni
AU di Shingeki no Kyojin. Ambientato nel mondo della musica, dato che è un campo che mi piace.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Berthold, Huber, Jean, Kirshtein
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Oh per favore, vieni con me, ti prego, soltanto questa volta, ti giuro che non ti disturberò mai più!”
La ragazza stava aggrappata ai suoi vestiti, e non sembrava intenzionata a smettere. Oh dio, perché aveva deciso di venire? Avrebbe dovuto saperlo. La gente causa solo guai.
 
Continuava ad implorarlo. Aveva un sorriso da esaltata sul volto e gli occhi spalancati.
Ma si diverte così?
 Cercava di allontanarsi, ma le mani della ragazza erano strette al suo cappotto nero. Era decisamente troppo vicina, non riusciva nemmeno a sentire nulla oltre al suono della sua voce petulante.
 
“D’accordo!” le rispose quasi con un grido, e la spinse via.
La ragazza, che evidentemente non era stata intimidita dal suo sguardo glaciale, urlò dalla gioia e lo abbracciò. Lui si scansò immediatamente.
“Però, Hanji” disse il ragazzo dai capelli neri “solo per questa volta.”
 
Aveva cose da fare a casa, e ora questa ragazza invasata che conosceva a malapena gli aveva chiesto di accompagnarla ad un concerto, e cosa avrebbe potuto fare per fermarla?
 
“Ok. Allora ci vediamo più tardi!” gridò Hanji, salutando con la mano mentre si allontanava in direzione della scuola, per poi oltrepassarla e sparire dietro un palazzo.
 
Quel luogo era troppo affollato, e il ragazzo non poteva sprecare un altro po’ del suo tempo prezioso, quindi si avviò verso casa. Quel giorno la scuola era stata chiusa a causa di una qualche malattia che aveva colpito la maggior parte degli alunni e dei professori. Non ne sapeva molto e nemmeno gli interessava.
 
In un breve tragitto aveva raggiunto casa sua, un po’ bagnato, perché pioveva, ma a chi importava di portarsi un ombrello?
 
Aprì la porta ed entrò nella sua stanza, pulita e sistemata, il solo posto al mondo dove tutto era perfetto, l’unico dove trovava pace e serenità.
Il paradiso.
 
Gettando il suo zaino sul letto, sospirò. Poi si sedette di fronte al computer e lo accese.
 
Che schifo, lo schermo è completamente ricoperto di polvere.
 
Odiava lo sporco, specialmente sul suo computer. Tirò un tovagliolo fuori da un cassetto e lo passò sullo schermo con cura. La sua espressione concentrata sarebbe stata buffa, se non fosse anche sembrata piuttosto inquietante.
Troppo concentrato sul processo per accorgersi della porta che si apriva, per poco non cadde dalla sedia quando una voce squillante esclamò: “Levi!”
 
Dopo aver ricomposto il suo sguardo privo di emozioni dalla faccia sbalordita che aveva avuto per un secondo, sibilò: “Petra, non fare sempre così confusione!”
 
La ragazza minuta dai capelli castani sogghignò, e disse: “oh, ma sei così carino quando ti spaventi!”
 
Levi spalancò gli occhi dallo stupore.
“Come OSI dire una cosa del genere? Se tu non fossi mia sorella, saresti già morta.”
 
Petra lo guardò male: “Sei così antipatico, pensavo fosse una cosa carina da dire, sai.”
 
Il ragazzo si era stancato di quell’insulso discorso. Voleva solo riposare un po’ prima di pranzo, stando su internet e magari iniziando quel libro che aveva comprato settimane prima, ma che non aveva ancora toccato a causa dell’enorme quantità di compiti che aveva avuto. Sbuffando, si girò in direzione di sua sorella e, molto educatamente, chiese: “Potresti per favore uscire?”
 
Petra sapeva che sarebbe stato inutile controbattere: quando Levi voleva stare da solo, nessuno era capace di fargli cambiare idea. “Ok allora, idiota di un fratello”
 
“E chiudi quella maledetta porta!”
 
Slam.
 
Ora avrebbe potuto godersi la sua solitudine in pace. Fece partire un disco dei Genesis, e ascoltando la melodia sognante, controllò le sue email. Ma dopo poco preferì spegnere il computer e distendersi a letto, mentre il dolce suono del flauto, e quello lieve della chitarra si propagavano nell’aria. Era così rilassato che credeva che sarebbe potuto rimanere così per sempre.
 
Con gli occhi chiusi, lasciò che la sua mente vagasse, e dopo qualche minuto stava riflettendo riguardo a quella ragazza esaltata, Hanji.
 
Erano nella stessa classe, e a lui era sembrata una persona interessante, ma dopo qualche tempo, senza apparente motivo, avevano smesso di sentirsi. Lei era sempre occupata in mille affari, almeno così pareva.
 
E comunque era troppo confusionaria.
 
Ma solo per una volta, sarebbe stato carino e simpatico; l’avrebbe accompagnata a quel concerto.
  
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