Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: Kobra    14/12/2013    1 recensioni
Una ragazza di diciotto anni,un diario,una storia. Che potrebbe succedere?
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Diario di una ricoverata

 
“Mercoledì 13 Aprile,
Mi chiamo Gwen,ho diciotto anni. Vivo nel manicomio di … Non so bene dove mi trovi. Dopo quasi tutta la mia vita passata in questo fottuto manicomio non so neanche in che Stato mi trovo. Vi chiederete perché sto scrivendo questo stupido diario. La risposta è semplice. Lo psichiatra mi ha detto di scriverlo quando ho voglia di sfogarmi,ma io non capisco. Ho già qualcuno con cui sfogarmi. Evelyn. Chi è Evelyn? E’ la mia peggior nemica,quella più cattiva che una possa avere. Siamo cresciute insieme,nate nello stesso giorno,vissute nella stessa casa,ma nessuno si accorgeva di lei. Solo io. Non permettetevi neanche minimamente di pensare che sia solo una stupida amica immaginaria,non lo è. Lei esiste,esiste troppo per i miei gusti.  E’ colpa sua se mi trovo qui,non dovrei essere qui dentro. Ha ucciso i miei genitori … E dopo mi ha accusato ingiustamente. E’ sempre stata solita darmi la colpa,ma per cose futili. Non pensavo arrivasse a questo punto. Io la  odio. Tuttavia,farei qualsiasi cosa per lei. Non so spiegarmi bene questa cosa,neanche chi lavora qui. In realtà,chi lavora qui non mi ha mai creduto sulla sua esistenza,non l’hanno mai vista. Questo aggrava la mia situazione quando io insisto sul fatto che lei ci sia. Dannatamente furba. Si nasconde negli angoli bui della stanza. Non so come ci riesca,è come se si mimetizzasse ogni volta che entra qualcuno. Tzè, non ha neanche il coraggio di farsi vedere dagli altri.  Solo da me. Come quando uccise i miei genitori pugnalandoli. A lei piaceva vedere il loro sangue che scorreva. La rasserenava. Quando gli agenti di polizia arrivarono mi gettò accanto il coltello. Me ne stavo a terra a piangere tenendomi con le mani con le ginocchia al petto. E cos altro avrei potuto fare se non piagnucolare come uno stupido neonato?! Se avessi provato a fermarla avrebbe ucciso anche me,non volevo morire. Se ci ripenso ora mi faccio schifo da sola,come ho potuto? COME?! Comunque,scrivere questa cretinata di diario non può aiutarmi a calmarmi,gli psichiatri dovrebbero capirlo. D’altro canto,è il loro lavoro o no?”
 
“Martedì 26 Aprile,
Ed eccomi qui di nuovo a scrivere su questi inutili fogli di carta. Che dovrei scrivere?! Che non dovrei essere ricoverata qui da tredici anni? Che non sono pazza? Che non ho ucciso IO i miei genitori? Già detto,già sentito,mai creduto. Ora che ci penso … Evelyn dovrebbe ancora avere il fantomatico coltello con cui ha fatto quella strage genitoriale,quella con cui sono stata etichettata come “un caso di disturbi mentali acuti” (come direbbero gli psichiatri). Se lo è tenuto come souvenir,come premio della mia disfatta. E’ contenta in tutta la sua cattiveria,si ricorda che ha vinto,che mi ha battuto. A pensarci bene,sembra uno spreco anche a me buttarlo. Siamo parecchio uguali (non caratterialmente),potremo sembrare gemelle agli occhi della gente se solo gli altri la vedessero. Gli stessi  capelli lunghi ,la stessa forma degli occhi e della bocca,stessa pelle pallida,stessa corporatura bassa e formosa. Solo con il diverso colore dei primi e dei secondi: i miei occhi sono di un grigio chiaro da farmi sembrare quasi cieca,i miei capelli sono di un nero corvino; i suoi occhi,invece,sono neri come il buio più profondo e i suoi capelli sono di un rosso sangue innaturale (non erano sempre stati così). Qui dentro tutti (pazienti compresi) mi dicono che è un peccato che io stia qui. Dicono che io sia bella,presumo che anche lei lo sia allora. Entrambe abbiamo anche una memoria parecchio elastica,ricordo tutti gli avvenimenti della mia vita. Ricordo anche cosa accadde quando nacqui. Cioè … Uhm,non mi ricordo molto,ho ricordi molto offuscati. Allora,vediamo un po’… Be’,c’era molto sangue dappertutto,mia madre era sfinita su un letto d’ospedale,mio padre le stava accanto tenendole la mano,il dottore teneva con due mani il mio corpo … Uhn,le solite cose … Oh,si.  Il mio corpo non era solo uno,ma due attaccati. Poi devono avermi staccato levandomi quel corpo morto di fianco … Basta non ricordo altro. Ma non è facile ricordarsi cosa è accaduto alla propria nascita. Mmm … Qui dentro sembra notte fonda e sono a malapena le sei del pomeriggio,stanno già venendo a vedere se dormiamo … Vorrei sapere quando finirà questa prigionia,spero molto presto,dico bene?”
 
“Lunedì 9 Maggio,
E sto riscrivendo ancora su questo inutile diario,trovo ancora che sia del tutto una perdita di tempo. Ieri mi hanno chiamata per  la solita visita mensile. Stavolta ho cercato di non parlare di Evelyn per non farmi rinchiudere ancora. Dopo le varie domande e test mi hanno congedato. Mentre mi riaccompagnavano nella mia stanza sentivo gli psichiatri discutere. Tutti i miei sensi erano incentrati sulla loro conversazione. Dicevano che ormai ero guarita,non c’era più alcun bisogno di tenermi qui. Dicevano che se mi fossi comportata bene nel prossimo mese mi avrebbero fatta uscire. Non ci potevo credere. Solo un altro mese di prigionia qui mi separava dalla libertà,solo uno! Era come una passeggiata per me che avevo passato quasi la mia esistenza qui dentro. Ho un sorriso stampato in faccia da giorni,Evelyn lo ha notato. Dalla sua espressione direi che non le piace affatto. Le brucia il fatto che io la abbia battuta. Ora è lei la vinta. Ho chiesto ai volontari se,dopo la mia uscita dal manicomio,potessero chiudere a chiave la mia stanza. Mi inventai la scusa che volevo lasciarla in ordine com’era  ad un prossimo paziente. Acconsentirono alla mia richiesta. In realtà ci avrei rimasto lei lì dentro,non l’avrei mai più fatta uscire da lì. Non mi interessa se diventerà problema di qualcun altro,non voglio più rivederla.
Eccola lì,seduta nel suo angolo buio. Mi sta fissando con un’espressione poco contenta in volto. Mi dispiace,Evelyn,siamo giunte al capolinea. Ti farò soffrire come tu hai fatto soffrire me. Oh,si è alzata. Ha ancora in mano il suo coltello. Uhm? Viene verso di me. Non puoi uccidermi,non te lo permetterò. Uscirò da qui dentro costi quel che costi! ………………………. Mi … Ha dato il coltello? Che vuol dire? … La sto guardando in faccia,mi sembra di specchiarmi. La sua espressione parla da sola … …”

Come,Evelyn? Dici che dovrei ucciderli tutti? … Non ti ho mai sopportata,ma devo dire che questa idea mi alletta.  
…………………………………                                                                     
 
E va bene. Ho già detto che farei di tutto per te …
Usciremo da qui insieme …  
 
Ti voglio bene,sorella.                                                                        
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Kobra