Sciocca
Leyla fece un
passo indietro, il fiato corto che le si condensava davanti agli
occhi con indescrivibile velocità. Non vi badava troppo: era più
impegnata a guardarsi da un paio di artigli affilati a qualche metro
da sé.
Ritrasse nuovamente la sua figura agitata, confusa, bramosa di fuggire ma
troppo sciocca per farlo davvero: le sarebbe bastato scartare di
lato, trovare quella poca adrenalina che aveva ancora in corpo e
darsela a gambe, scappare, correre via, salvarsi.
Sciocca,
si ripeté, per la prima volta convinta di esserlo davvero. Quella
parola – quell'insulto
– le riecheggiava nella mente da quando suo padre glielo aveva
urlato in faccia.
«Sciocca!
Non sei la figlia che ho cresciuto!»
le aveva detto, la rabbia e la cattiveria dipinte sul suo volto. «Se
lo fossi, non vorresti scappare con quel... con quel... mostro!»
Strinse
i pugni, Leyla. Strinse i pugni e sorrise allo stesso tempo, amara:
sarebbe scappata con Thomas, oh sì - lo amava da morire. Sarebbe
fuggita – era
fuggita
– per morire d'amore, eppure non stava fuggendo per vivere la vita.
Ma
non era stato questo paradosso a farla sorridere, quasi ghignare di
una diabolica smorfia.
Si
spostò ancora, più indietro che poté, fino a sentire il freddo
muro di marmo contro il tessuto leggero che le copriva la schiena.
Quella
strana espressione di isterìa l'aveva già abbandonata: non c'era
nulla di divertente, nulla di cui rallegrarsi nello scoprire che suo
padre non era andato poi tanto lontano dalla verità.
Un
ringhio sommesso la strappò dai suoi pensieri: il sangue, che
probabilmente aveva continuato a scorrere nelle sue vene, si raggelò
di colpo, mandandole brividi lunga la colonna vertebrale.
«Aspetta,
io-» tentò, ma un secondo guaito le fece morire le parole in gola.
Sciocca.
Si aspettava davvero di poter ragionare con un
mostro?
«Ti
prego-» azzardò ancora, prima di sentire le zanne di quella
creatura sulla sua carne viva.
«Thomas...»
esalò, ma Thomas non la sentì neppure: strattonò con un morso di
inaudito vigore il braccio della giovane, rantolando famelico.
Solo
in quel momento Leyla si accorse del vento sferzante che muoveva le
foglie, i rami, gli alberi, il suo vestito.
Cadde
a terra battendo la testa; non fece in tempo neanche ad incassare
l'impatto: gli occhi le si chiusero, avvolgendola in una tenebrosa,
impervia notte perenne.
Parole: 384
Nota
dell'autrice:
Buonasera a tutti voi! :)
Finalmente,
dopo diverso tempo di totale mancanza d'ispirazione, durante il
compito in classe di Matematica, ho avuto l'idea per questa breve
Flash! Non ho molto da dire al riguardo, se non che l'interpretazione
del testo è assolutamente libera e che potrei avere un progettino
per il possibile prequel. Ma non garantisco niente!
È
la prima Storia Originale che pubblico sul sito! Sono un po'
emozionata! :')
Ringrazio
infinitamente chi leggerà, chi recensirà (pareri positivi e
negativi sono egualmente ben accetti, non temete!) e chi avrà
semplicemente aperto questa storia! :D
Un
bacione a tutti! :)
Julie_Julia