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Autore: AnAngelFallenFromGrace    12/05/2008    3 recensioni
Cosa succede quando il passato torna all'improvviso a ribussare alla tua porta? Quando meno te lo aspetti, quando la vita sembra aver perso il suo significato e ogni giorno appare più triste e difficile del precedente. E' proprio allora che qualcosa accade e finalmente si ritorna a vivere. Per chi ancora crede che il primo amore non si scorda mai. Per chi è convinto che siano solo sciocchezze, ma ogni tanto ci pensa ancora. Per chi non crede nell'amore, ma che forse un giorno cambierà idea.
Cos'è successo a Ville poco prima di conoscere la sua Elisa, protagonista di 'Lost in your eyes'? Fic appena antecedente all'altra, con la quale svillupperà un legame^^
Dedicata a tutte le Angels e in particolare a Puz, che ha contribuito al partorimento su efp e senza la cui pazienza e infinità abilità mors sarebbe perduta. Grazie *.*
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per chi ancora crede che il primo amore

non si scorda mai.

Per chi è convinto che siano solo sciocchezze,

ma ogni tanto ci pensa ancora.

Per chi non crede nell’amore,

ma che forse un giorno cambierà idea.


Echoes from the past


Prologue


 Helsinki, 1992


La ragazza nascose il viso tra le ginocchia che teneva strette in un abbraccio, lasciando che i lunghi capelli biondi le ricadessero davanti.

Non c’è nulla da fare” bisbigliò in un singhiozzo sommesso “Sono costretta a partire, Ville”

Il sedicenne la raggiunse, sedendole accanto e iniziando a carezzare con dolcezza i lunghi fili dorati. “Shh, non vorrai mica farci affogare?” cercò di sdrammatizzare, asciugandosi velocemente una lacrima, prima che lei potesse accorgersene. Non doveva piangere. Non doveva, per lei. L’avrebbe fatta soffrire ancora di più.


La ragazza sollevò un poco il capo, quel tanto che bastava per mostrare un leggero e insicuro sorriso, sorriso che però non riusciva a raggiungere i grandi occhi nocciola, umidi di pianto.

Non voglio lasciarti ” biascicò lei, prendendo una mano di Ville e aggrappandocisi con forza, come se stesse per sprofondare e quello fosse l’ ultimo appiglio rimasto a sostenerla

Lui portò le fragili dita alla bocca e sfiorò la pelle morbida con labbra tremanti.

Non voglio lasciarti andare Tarja” mormorò con voce roca, mentre le lacrime rompevano gli argini della decisione .


Si maledisse per la sua debolezza “Non è giusto”

La vita non è mai giusta ”gli fece eco lei con rassegnazione “E’ uno schifo!” proclamò piena di rabbia, scagliando il primo oggetto capitato a tiro.

No, non finirà così” le assicurò Ville, avvicinandola a sé e stringendola teneramente. Tarja abbandonò la testa contro il suo petto, allacciando le braccia intorno alla sua vita.

Non so come, non so quando. So solo che succederà”

Lei si risollevò ancora una volta , per scrutare nei suoi bellissimi occhi verdi “Me lo prometti?”

Te lo prometto: questa non sarà la fine ” Tarja si perse in quei pozzi profondi di sincerità e amore senza riserve.

Le loro labbra si incontrarono per sigillare la promessa e, mentre si baciavano con trasporto, Ville giurò a se stesso che non sarebbe stata l’ultima volta.




Seattle, Fifteen years later


Seduto al bancone di un bar nel centro di Seattle osservavo con aria stanca il bicchiere di vodka che mi stava davanti .

Mi ero ripromesso di farla finita almeno con i superalcolici - abbandonare la birra era fuori questione per me - ma si sa, le decisioni prese dopo l’ ennesima sbornia colossale non sono mai troppo attendibili.

Certo sarebbe stato molto meglio per la mia salute fisica e mentale lasciare quel bicchiere dov’era.

Da altra parte, un solo bicchiere non mi avrebbe fatto certo ubriacare, ma almeno mi avrebbe tirato un po’ su di morale e…


Hey, tutto bene amico?” Domandò il barista, sottraendomi ai miei disconnessi pensieri.

Tutto a posto, sto solo pensando a cosa fare della mia vita” risposi sinceramente.

Beh non credo che troverai la risposta in quel bicchiere”.

Spiritoso il ragazzo. Resistetti all’impulso di tirargli un pugno sul naso.

In fondo voleva recitare la parte del confidente delle povere anime perdute ed io ero incazzato soprattutto con me stesso.

Grazie del consiglio” borbottai, tornando a fissare il bicchiere.

Hey, solo perché mi ero trattenuto dallo scatenare una rissa non voleva dire che ero pronto a spiattellare la mia vita privata ad un coglione con lo straccio in mano.

Almeno non ancora.


Certo quella situazione doveva finire.

Ancora una volta mi ero ritrovato a blaterare con me stesso, come un pazzo.

Forse preoccuparsi della mia salute mentale non era poi più necessario.

Probabilmente non era rimasto più nulla di cui preoccuparsi.


Ero in quello stato da mesi, da quando Jonna mi aveva lasciato.

Ormai nemmeno i miei amici mi sopportavano più e, nonostante fossi troppo orgoglioso per ammetterlo, era solo colpa mia.

Erano diventati sempre più rari i momenti in cui potevo dirmi sobrio, e questo aveva iniziato ad incidere anche sulla mia musica.

Non sono mai stato considerato una persona troppo solare (sono in molti a giudicare i testi delle mie canzoni a dir poco deprimenti) ma ero in uno stato pietoso.

Dicono che quando uno ha toccato il fondo non può far altro che risalire; chissà per quale arcano motivo questo saggio proverbio non era valso per me: avevo continuato a scavare. A scavarmi la fossa. Ma questo è un’altra storia.


Dopo un concerto andato decisamente male e l’ennesima sfuriata con i ragazzi, avevo deciso di prendermi una vacanza da tutto e da tutti.

Ma in quel momento, seduto a quel bancone, mentre il locale andava a poco a poco riempiendosi, mi resi conto di quanto poco fosse servito.


Mandai giù in un solo sorso il bicchiere di vodka.

Ebbene sì, la carne è debole.

Pene d’amore?” domandò una voce femminile alla mia sinistra. Cazzo, ma avevo un cartello attaccato in fronte con su scritto ‘Rompete i coglioni’? Quasi quasi preferivo le orde di far urlanti al gruppo di sostegno per tristi e depressi. Quasi.

Mi voltai, trovandomi davanti una ragazza che avrà avuto più o meno la mia età, i lunghi capelli castani sciolti sulle spalle, e gli occhi un po’ troppo vicini e gli zigomi decisamente pronunciati Non era certo una gran bellezza, ma aveva, come dire, altri pregi…che cercava di mettere bene in mostra. Forse, dopotutto, non era del telefono amico; no, temo che le sue intenzioni non fossero così caste. Ma non ero interessato. Nutrivo troppi risentimenti verso il gentil sesso al momento. I’m a solitary man, baby.


Cercai di liquidarla il più in fretta possibile: “Nessun problema dolcezza. E scusami, ma devo proprio andare”. Mi alzai tirando fuori dalle tasche il denaro per pagare il mio drink e lo lasciai sul bancone.

Indispettita la ragazza mi squadrò un momento con sufficienza: “Come vuoi “sibilò, prima di voltarsi dall’ altra parte.

Non vorrei sbagliarmi, ma mi parve di sentirla anche darmi dello stronzo.


Uscii dal locale e mi accesi una sigaretta. L’aria era fredda e il vento sibilava attraverso i miei vestiti, gelandomi le ossa fino al midollo e ghiacciandomi il cervello.

Mentre camminavo, iniziò anche a piovere: solitamente la pioggia non mi disturba, ma non si trattava di qualche goccia, stava letteralmente diluviando.

Mandando a quel paese il tempo, mi misi a correre sotto l’ acqua, ma quando finalmente raggiunsi il mio hotel ero ormai completamente zuppo.


Gocciolando come uno straccio strizzato entrai nella hall, beccandomi uno sguardo pieno d’odio da parte del calvo conciérge, vestito in modo impeccabile, la qui testa sembrava una palla da biliardo perfettamente lucidata.

Sta a vedere che adesso era colpa mia se era esploso un acquazzone!

Mi domandai per quale dannato motivo mi fossi fatto mettere in un hotel di lusso pieno di gente con la puzza sotto al naso, quando anche un fottuto ostello sarebbe andato benissimo.

Non ero certo dell’ umore di ostentare la mia ricchezza. Volevo... o non avevo idea di cosa volessi. Un miracolo forse? Mi avrebbe fatto comodo.

Ma di certo Dio, ammettendo la sua esistenza, non avrebbe perso il suo tempo con un miscredente come me.



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Tarattatatatataaaaaaaaaa!

Ed eccomi qui con una nuova fic! Cioè…poi nuova non è xD In realtà questa storia ha quasi un anno ormai. Soltanto che per la stupidità e pigrizia di Mors è rimasta ad ammuffire sul quaderno per lungo, lungo tempo.

Ma proprio l’altro giorno, mentre pensavo a come concludere ‘Lost in your eyes’ ho deciso di legare insieme le due storie. Si, lo so che adesso non si capisce nulla xD Ma presto comprenderete il nesso! Oddio, non so quanto presto xD Comunque teoricamente questa storia ha luogo poco prima dell’altra, diciamo sempre nel periodo dopo l’uscita di dark light, quando Ville stava male dopo essere stato lasciato da Jonna.

E’ solo un piccolo prologo! Fatemi sapere cosa ne pensate^^

Ciaoo!

La vostra

Fallen Angel




Ahhh naturalmente questa storia è totalmente frutto della mia fantasia, non è stata scritta a scopo di lucro e non ha nessuna attinenza con la realtà. Inoltre, non ha intenzione di offendere i personaggi citati in alcun modo.


  
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