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Autore: Hermione Weasley    12/05/2008    1 recensioni
Forse... forse ha imparato qualcosa da quel breve periodo di tempo che hanno trascorso insieme. E gli viene da sorridere. Fautore della sua stessa disgrazia.
Stavolta è stato lui a non calcolare tutte le variabili.
Ed è una sordida, grottesca risata quella che vorrebbe sgorgare dalle sue labbra secche.
[Sylar/Maya]
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sylar
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Finisce qua :) Scusate per il ritardo, ma non ero molto sicura del finale. Rileggendolo, mi piace, e chissà se non avrà pure uno continuo. Chissà.


Tell Me I'm Angel, Take This To My Grave.
Parte Quarta

And say,
What I wanna say
Tell me I'm an angel,
Take this to my grave.
Tell me I'm a bad man,
Kick me like a stray.
Tell me I'm an angel,
Take this to my grave.

My Chemical Romance - House of Wolves




E il sorriso non cade quando l'ennesimo sparo infrange il silenzio.
La traiettoria è precisa, la parabola perfetta, il bersaglio immobile, pronto per essere colpito.

Nessuna variabile da considerare.


*

O forse sì.

*

Sente solo sangue caldo colargli addosso, macchiargli la maglia bianca.
Ma non sente alcun dolore, solo un grande, enorme vuoto all'altezza del petto.

Non gli passa davanti tutta la sua vita.
Semplicemente perché non sta morendo.

- No...

E' la voce di Mohinder che infrange nuovamente il silenzio.

- No, maledizione, no!

Impreca, ma Sylar non capisce perché, o forse non lo ascolta, non gli sta prestando realmente attenzione.

Si ritrova invece ad osservare due grandi occhi neri, spalancati, in fissa dei suoi.

- Maya...

Mormora soltanto, aspettandosi di vederla rialzarsi e rimettersi in piedi.
Ma non si muove, la sente solo tremare sotto le sue mani.

Le si è gettata addosso.

Nessuna variabile da considerare.

- Maya.

Ripete, con una strana nota della voce, fastidio o impazienza, questo non lo sa.

L'unica cosa di cui è totalmente convinto è che macchiarsi le mani del suo sangue non è come se l'era immaginato.
E' caldo, e sembra bruciarlo, ustionarlo -

Ma non è stato lui a far fuoco stavolta.
Non è stato lui a decidere della sua vita in un attimo di rabbia.

Sgrana gli occhi quando si rende conto che il battito del cuore di lei è sempre più flebile e lento, come un'eco lontana che va via via affievolendosi.

- I-io...

Un tonfo improvviso: Mohinder ha lasciato cadere la pistola a terra.

- L'hai uccisa, Suresh.

E l'accusa suona disgustata, terrorizzata, impanicata e non ammette repliche.

- Non l'ho fatto apposta.

La stringe tra le braccia, tentando di tenerla su, ignorando il sangue che gli impregna i vestiti e le mani e macchia le lenzuola chiare.

- L'HAI UCCISA!

Urla.
E non pensa che si è gettata là nel mezzo solo per non veder lui in quelle condizioni.

Non l'avrebbe sopportato, forse.
O semplicemente non ci ha pensato, e ha fatto la prima cosa che le è passata nella testa.

- Davvero non...
- Sta' zitto, Suresh!

Non smette di fissare quegli occhi vuoti, che tentano disperatamente di guardarlo e vederlo sul serio.

- Gabriel...

Bisbiglia con un esile soffio di voce.

Trema di colpo, e crede che sia lei, non capisce che in realtà sono le sue mani a non voler restare ferme.

- Maya, non... non parlare.
- Mi d-dispiace...
- Lo so.

Vorrebbe dirle qualcos'altro, ma non trova le parole.
Sente solo un'orrenda sensazione all'altezza del cuore, e una rabbia estranea ribollirgli furiosamente nelle vene, togliendogli per un attimo il respiro.

- Il sangue della cheerleader, Suresh.
- Non ce n'è... non ne abbiamo più.

Ma non alza lo sguardo per guardarlo, è troppo occupato a cogliere qualsiasi parola o scintillio negli occhi di Maya, che sembra farsi fredda di colpo.

Non vuole che muoia.

- Non...
- Sssh.

Per la prima volta ha paura. Una paura del diavolo.
Paura di sentirle dire qualcosa che non sarebbe capace di gestire.

Qualcosa con cui né Sylar, né Gabriel, potrebbero mai convivere.

Adam.

E' un pensiero che lo colpisce improvvisamente, senza alcun preavviso.
Serra improvvisamente la presa su di lei, tirandola su e scendendo giù dal letto.
Rabbrividisce al contatto dei piedi scalzi col pavimento freddo.

Non è sicuro che le gambe siano in grado di sorreggerlo, ed è convinto di non poterla portare da solo.

Deve portarla da Adam.

- Dove stai andando? Dobbiamo portarla in ospedale.
- Sta morendo.
- Lì riusciranno ad aiut-
- No, taci e basta.

Deve andarsene da lì. O sarà troppo tardi.

Troppo tardi.

Le passa le braccia sotto alle ginocchia, tirandola su a stento, sentendo le ginocchia tremargli incontrollabilmente sotto al peso di lei.

- Lasciami passare.

Esita.

- Non posso, lo sai.
- Credi che mi interessi?

Sa di poter giocare sul senso di colpa. Sa com'è fatto, sa come funziona la sua logica.

- Non posso lasciarti andare.

Si tortura le dita, non sa cosa fare.

- Non mi lasci altra scelta, Dr. Suresh.

*

Non credeva che sarebbe stato così facile.

*

- Non posso fare miracoli.

Vorrebbe ridergli in faccia.

- Tu vivi in eterno.

Ribatte senza voltarsi per poterlo guardare. E allora è Adam a ridere.

- Tendo a dimenticarlo.

Silenzio.

- Potevi almeno vestirti.

Commenta di nuovo.
Non si è ancora abituato alle sue idiozie totalmente fuori luogo.

- Più tardi. Prima voglio assicurarmi che tu non sia completamente inutile.
- Ne abbiamo già parlato, Sylar.

Lo sta prendendo in giro, come sempre.
E come sempre, Sylar finisce per ignorarlo.

- Quando si sarà ripresa dovremmo riportarla da qualche parte.

Mormora, più a se stesso che all'altro.

- Credevo volessi tenerla.

Borbotta in risposta, come se stesse parlando di un cane.

No, non è possibile.

- Non posso.
- Aaah, e chi l'ha detto?
- Sta' zitto, Monroe.
- Sei crudele.
- Sta' zitto e basta.

Non lo sente ribattere, si è già stufato.
Ha già imparato a conoscerlo. Non è un tipo poi così interessante.

- Si riprenderà. Dalle solo un po' di tempo.

*

Solo un po' di tempo.

  
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