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Autore: ManuFury    14/12/2013    7 recensioni
E anche se abbiamo corso troppo non ci mancherà mai il fiato, corriamo verso il futuro e non scappiamo dal passato.
[...]
E quando il cielo grigio fa pandan con il tuo umore, solo se sarai felice ci sarà un giorno migliore.

***
Brevi squarci della mia vita... a cavallo tra il presente e il passato...
A mostravi il Serapion di ora e il Serapion di prima, quello che ero prima di commettere il peggior errore della mia vita...
1# "“Da quando non ti piace il the?” Sconcerto nel mio tono. Forse troppo se penso che certe inflessioni non le uso nemmeno di fronte ai miei superiori quando questi mi devono fare una ramanzina.
2# "Il bacio è l’etereo incontro di due anime che si sfiorano, prima di incontrarsi con i corpi." (Seconda Classificata al Contest: "Fattela 'Na Risata [60 Prompts]" indetto da slanif)
3# Perché voglio raccontare una favola finta tratta da una storia vera... (Terza Classificata al Contest: "I'm on a roller coaster thet only goes up" indetto da M4RT1)
Genere: Generale, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fratres in Armis'
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[Questa storia si è classificata QUARTA a pari merito (con Jaja'Chan) al Contest: "Fratelli, comunque sia" indetto originalmente da Dark_Wolf e giudicato in seguito da Roses 98]


Prompt: 2 - The
Titolo: Non ci pensi mai - Il Gioco Preferito di Klaudiya
Autore: ManuFury
Fandom: Originali - Introspettivo
Personaggi: Serapion I. Petrov (POV) – Klaudiya T. Petrov (accenni a Kapiton A. Petrov)
Genere: Introspettivo - Triste
Rating: Giallo
Avvertimenti: Raccolta 
Lunghezza: 1489 Parole / 3 Pagine 
 
 
IL GIOCO PREFERITO DI KLAUDIYA
 
 

 
Studio i tratti della ragazza seduta di fronte a me così come osserverei quelli di una sconosciuta. I capelli scuri e lisci le scendono dolcemente, incorniciandole il viso chiaro, buttandosi poi come una cascata sul petto, fino ai seni prosperi, ampiamente esposti grazie a una generosa scollatura. Gli occhi azzurri come il cielo sono sfuggenti: scattano da una parte all’altra come se dovessero tenere tutto sotto controllo. Anche la mascella non ha pace, mastica rumorosamente una gomma e sembra quasi che abbia un tagliaerba in bocca per quanto è rumorosa.
Quattro anni e stento a riconoscerla, se non fosse stato per il celeste dei suoi occhi… mi faccio schifo da solo: perché questa è una cosa di quelle cose che tra fratelli non dovrebbe accadere, soprattutto ora che ci siamo solo più noi.
“Allora? Dove sta la fregatura?” Mi domanda la ragazza, sputando a terra la gomma da masticare, accavallando poi lentamente le gambe: indossa degli short di jeans così corti che per un attimo mi sembra di intravedere la sua biancheria intima.
“Nessuna fregatura. Volevo solo vederti.” Alzo gli occhi al suo viso chiaro e fresco, così liscio da sembrare di porcellana. Lei mi guarda a sua volta, solo in un secondo momento ridacchia piano.
“Sery, Sery. Sai che dopo tutto quello che è successo una frase del genere, detta da te oltre tutto, è così…”
“Buon pomeriggio. Gradite ordinare?” La interrompe la cameriera. Non l’ho nemmeno sentita arrivare talmente erano preso dalle parole che Klaudiya stava per pronunciare: immagino che volesse terminare la frase con un patetico o con qualcosa di più offensivo. Guardandola nelle sue iridi chiare, propendo più per la seconda ipotesi.
Sospiro, portando la mia attenzione alla cameriera ferma a fianco del tavolino dove ci siamo seduti. Sorride. È l’unica in questo ristretto gruppo ad essere felice, almeno all’apparenza.
“Volentieri signorina. – Mi costringo a sorridere a mia volta e questo si rafforza quando il mio stupido cervello inquadra la ragazza: bel visino, capelli corti e scuri, occhi castani. Per un attimo vorrei quasi provarci con lei, a dimostrare alla mia dolce sorellina che sono quello di sempre. Ma non ci riesco. – Io un caffè corretto, per lei un the.”
“The un corno. Caffè corretto anch’io.” Mi interrompe bruscamente Klaudiya.
La cameriera dice qualcosa che non capisco, allontanandosi qualche secondo dopo.
Mi volto lentamente verso mia sorella, seduta di fronte a me. Mi sento sconcertato da quell’affermazione, non tanto per il suo desiderio di volere un caffè corretto, sono l’ultimo uomo sulla terra a dover fare la predica a qualcuno per quanto riguarda l’alcool; quello che mi scandalizza veramente è la sua risposta riguardo al the.
Lei mi guarda, alzando con irritazione un sopracciglio sottile, mentre la calma resta immutata nell’azzurro dei suoi occhi.
“Beh?” Borbotta a metà tra l’adirato e il divertito, la mia espressione deve essere veramente esilarante per farla reagire in questo modo.
“Da quando non ti piace il the?” Sconcerto nel mio tono. Forse troppo se penso che certe inflessioni non le uso nemmeno di fronte ai miei superiori quando questi mi devono fare una ramanzina. Soprattutto non dovrei usare certe espressioni con mia sorella. Con lei dovrei dimostrarmi forte e sicuro, il Serapion strafottente che tutti al campo hanno imparato a conoscere.
“Da sempre, lo odio.” Risponde così tranquillamente da lasciarmi senza parole e lasciare senza parole uno come me è difficile.
Mi domando se questa giovane sia davvero chi dice di essere, forse non è così: forse sono finito in uno scadente film di fantascienza dove gli alieni si sostituiscono agli esseri umani, prendendo di essi solo l’aspetto fisico e la voce. Sì, immagino che sia così, spiegherebbe molte cose.
Klaudiya nemmeno mi guarda, non bada alle mie seghe mentali presa com’è dalle sue unghie smaltate, in tinta perfetta con i suoi occhi.
“È… è impossibile che non ti piaccia il the.” Sbotto.
Lei sbuffa e alza gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto, innervosita.
“Vorrei tanto sapere a che ti riferisci.” L’irritazione con cui mi risponde mi fa venire voglia di alzarmi e di darle uno schiaffo; ma la freddezza che c’è nella sua voce mi fa restare seduto.
Devo proprio essere in un fottuto film, questa non può essere mia sorella.
“Mi riferisco – inizio a bassa voce, con gli occhi abbassati al tavolino di plastica bianca. – A prima.”
 
***
 
Papà e mamma ancora litigano. Il volume delle loro voci si è alzato di parecchio e so che presto passeranno alle mani.
Scuoto sconsolato la testa mentre chiudo la porta della nostra cameretta, attenuando le grida e gli insulti, non di molto, il legno della porta è sottile, ma è meglio di niente.
Subito dopo torno a sedermi a terra, su un logoro tappeto verde e rivolgo un sorriso alla bimba che ho di fronte.
“Mi deve scusare per l’attesa, Duchessa.” Affermo con voce nasale, cercando di imitare uno di quei nobili tirati a lucido delle serie televisive del sabato mattina. Klaudiya ridacchia per il mio tono, tornando poi serissima e composta, come una vera nobildonna.
“Figurati Conte – mi dice con voce altezzosa – posso offriti una tazza di buon the mentre attendiamo che il Colonnello si unisca a noi?” Nel dirlo rivolge un’occhiata di fuoco al bambino all’altro angolo della stanza. Kapiton non ci calcola minimamente, continuando a giocare con i suoi quattro soldatini, uno dei quali ormai talmente consumato da aver perso la testa. Mi sono ripromesso di farli diventare cinque, questo Natale.
“Oh dolce Duchessa, ne sarei onorato. – Sorrido di nuovo, prendendo la tazzina scheggiata che la bambina mi sta porgendo. È vuota, ovviamente, ma me la porto lo stesso vicino al naso, per assaporarne l’aroma e solo dopo la avvicino alle labbra a berne il contenuto invisibile. – Come potrei non accettare, visto che il suo, bellissima Duchessa, è il the migliore di tutta l’Europa?”
Gli occhi azzurrissimi della bimba si fanno grandi grandi e le gote si colorano di rosso per l’imbarazzo.
“Lo credi sul serio?” Mi domanda colma d’emozione. Le sorrido ancora, trovandola così adorabile.
“Ma certo.” Esclamo ad alta voce, anche per mascherare la furiosa lite tra i nostri genitori, al piano di sotto, sento un vetro rompersi, un piatto o un vaso, forse.
Klaudiya non ci bada, so che non aspettava pretesto migliore per saltarmi al collo, abbracciandomi forte forte, con il visino che affonda in una mia spalla robusta.
“Piano Duchessa, mi farete rovesciare il the.” Ridacchiamo entrambi, mentre a mia volta l’abbraccio, passandole l’arto libero attorno alle spalle magre.
“Sery – mi sussurra alzando il visino chiaro e dolce così da essere più vicina al mio orecchio. – Ti posso confidare un segreto?”
“Sono tutto orecchie.” Le bisbiglio a mia volta, sembriamo tanto due spie in un film d’azione.
“Io non ti scambierei con nessun altro fratello al mondo.” Confessa a bassa voce, stringendomi di più e sono certo che l’impatto emotivo di questo abbraccio e di queste semplici parole non potrà mai essere descritto da nessuno.
 
***
 
“A prima.” Ripeto. A quando eravamo bambini, vorrei aggiungere, ma lo faccio solo nella mia testa, gli occhi ancora rigorosamente abbassati al tavolino bianco.
“Anni di miseria che cerco di dimenticare.” È la sua crudele risposta. Parole forti che hanno una potenza emotiva diversa, più paragonabile a un pugno nello stomaco e a un calcio nei coglioni per quanto fanno male. Sento il cuore lacerarsi come colpito da un coltello e resto in silenzio, il capo abbassato e l’anima a pezzi.
Vorrei chiedere a questa ragazza che credevo di conoscere se si ricorda di una bimba con le trecce e gli occhi celesti e limpidi quanto il cielo, che rideva nel giocare con suo fratello a prendere il the, che lo abbracciava forte e gli sussurrava un segreto.
Vorrei dire a questa ragazza che è stato quel segreto a permettermi di andare avanti in questi anni.
Ma non lo faccio.
Lei è cambiata e anche io sono cambiato, in peggio. Non sono più quel ragazzino con tante aspettative che si sedeva su un tappeto logoro a prendere un the immaginario con la propria sorellina.
Cosa sono? Un assassino, un avanzo di galera coperto di tatuaggi dalla testa ai piedi.
Ecco quello che sono.
Butto sul tavolo una banconota stropicciata e mi alzo senza aver ancora consumato.
“Dove vai?” Domanda Klaudiya alzando lo sguardo nella mia direzione.
Le volto le spalle senza nemmeno risponderle, non ne vale la pena. Ora ho capito che il mio primo pensiero era giusto: quella non è mia sorella, è solo un’estranea.
Mi allontano in silenzio, con l’amaro sulla labbra e un vuoto nel petto. Devo chiuderla con i sentimentalismi del passato, fanno solo male.
Sento quegli occhi azzurri puntarsi sulle mie spalle come aghi di ghiaccio, ma non fanno null’altro. Restano lì e mi fissano.
Scuoto la testa. Sono altri occhi quelli che mi stanno guardando, gli occhi di un’estranea non quelli di una bambina il cui gioco preferito era prendere il the con suo fratello.
 
 
 
***
 
HOLA! ^_^
 
Dopo diverso tempo passato nell’ombra eccomi di nuovo qui a scrivere sul carissimo Serapion! ^^
Volevo annunciare l’apertura di questa Raccolta (20 One – Shot ispirazione volendo) scritta per la Challenge “Slice of Life” indetta da areon.
Il tema è molto semplice, raccontare momenti di vita quotidiana dei nostri personaggi.
E qui entra in scena il caro Sery, se volete un ordine temporale in cui collocare la storia, direi qualche mese dopo l’uscita di prigione e prima della missione al Laboratorio (che posterò tra poco, Università e tempo permettendo! XD).
Beh, che altro posso dirvi?
Ah sì, sappiatelo, Klaudiya non la sopporto nemmeno io… u_u ma è fondamentale per il futuro, leggete e vedrete! ;)
Oh, altra cosa, prima che mi dimentico. Una parte dell’ispirazione mi è arrivata grazie alla Challange “La sfida dei duecento prompt” indetta da msp17 con il prompt bonus 14) Azzurro.
La storia partecipa al Contest: "Autumn Contest" indetto da My Pride.
Per ultimo, vorrei ringraziare sia areon che msp17 perché queste due ragazze mi stano fornendo un sacco d’ispirazione!
DANKE! =D
Ci si sente presto e, se volete, lasciate un commentino, please! ;)
ByeBye
 
ManuFury! ^_^  
  
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