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Autore: Marge    15/12/2013    4 recensioni
Cinque drabble su cinque diversi personaggi che si ritrovano nello stesso luogo, una sera fra tante, e sperimentano il sentimento umano più universale: la solitudine. Non è poi difficile sentirsi soli quando si è in mezzo a tante persone.
Partecipa al contest "Gimme five" sul forum EFP.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BIRRETTA STASERA?



TACCUINO PIENO DI ORDINAZIONI

“Avete già deciso cosa prendere? No? Vi lascio qualche minuto allora, ripasso fra poco.”
Ennesimo gruppo di trentenni mal assortiti.
A volte anche io, con i miei amici, mi siedo in un pub qualsiasi, giusto per fare due chiacchiere.
Abbiamo preso tutti strade diverse. Ci si vede per aggiornarci. Ognuno parla di sé. Ascoltiamo poco.
“Posso avere una crepe nutella e cocco, ma senza cocco?” domanda una ragazza. Gli amici scoppiano a ridere.
Corro su e giù, porto vassoi, sparecchio. Sembra che tutti, qui, siano impegnati in una qualche forma di raffinata relazione sociale.
Io a chi mi relaziono, stasera?


LA VOCE DELLA VERITÀ

Che palle. Ma perché ogni volta mi faccio coinvolgere? Ma chissene frega se un tempo eravamo compagni. Che cazzo dobbiamo dirci ancora, dopo tutti questi anni?
Me ne strasbatto le palle del tuo nuovo fidanzato. O del lavoro che stai cercando. Ma davvero credete che vi importi di quello che ho da raccontare io?
Mi piace solo rivedere l’Ilaria. Ogni volta che parla mi concentro sulle sue labbra e mi ricordo di quando mi succhiava il cazzo, tutta gridolini e rossori, ché era la prima volta, per lei.
Bei tempi, quelli. Adesso pure farsi fare un pompino è diventato difficile.


DO YOU SPEAK ITALIAN? NO? WHY?

Non è stata una grande idea farmi trascinare qui da Anna. Sono tutti italiani ed io non capisco molto. Si fa presto a dire: con l’inglese puoi girare il mondo. Dipende se il mondo lo sa, l’inglese. Io, con le mie due parole in croce di questa lingua musicale e complicata che studio da soli due mesi, in questa baraonda fumosa e caotica non capisco nulla. Tutti vecchi compagni di scuola, e tutti italiani. Non capisco nulla, solo “cazzo” e “ciao”.
Quasi mi metto a parlare con l’extracomunitario: forse lui lo sa, l’inglese, e magari si sente sperso come me.


VUOTA

Non sarei dovuta uscire, non ancora.
Mi manca l’aria, conto fino a tre, respiro.
“Tutto bene?” chiede Anna. Annuisco. Bevo un sorso della mia Guinnes.
Credevo non avrei potuto bere alcool per nove mesi, almeno.
Dicono che è normale, il 10% delle gravidanze accertate termina spontaneamente nel primo trimestre. È Madre Natura, ci pensa lei.
Cosa c’era che non andava nel mio bambino, Madre Natura?
Bevo un sorso, un altro ancora. Devo riempirmi. Ho paura che se qualcuno mi tocchi, si senta il vuoto risuonante che fa il mio corpo.
Cosa ci faccio qui, tra persone che non sanno nulla?


ANCHE LE ROSE HANNO LE SPINE

“Vuoi rosa?”
Una breve occhiata.
“No, grazie.”
“Dai rosa bella, rosa fresca. Solo un euro. Compra rosa.” La regola è insistere, insistere sempre: alla fine, per pietà o sfinimento, qualcuna la vendi.
“Ho detto di no, grazie” risponde ancora la ragazza, e scuote una mano nella mia direzione senza più guardarmi.
“Tutto mazzo solo dieci euro. Rose belle” ripeto.
Mi ignora e parla con i compagni del tavolo. Rimango in piedi, accanto a loro, per qualche secondo ancora: i bicchieri colmi, le mani che gesticolano nell’aria, la conversazione animata che io non capisco. Sospiro, passo al tavolo accanto: “Vuoi rosa?”


***

Questa raccolta di cinque drabble è stata scritta per il contest “Gimme Five” di Giuns sul forum di EFP. La citazione che ho scelto è stata: “Credo che il senso di solitudine sia una delle esperienze più universali. Probabilmente ci sono un sacco di persone che provano la stessa sensazione. Forse è perché ci sentiamo abbandonati da tutti, o perché capiamo di non essere autosufficienti come credevamo, o perché sappiamo che dovevamo comportarci in modo diverso, o perché scopriamo di non essere bravi come credevamo; qualunque sia il motivo, quando tocchi il fondo puoi sempre scegliere: lasciarti andare all'autocommiserazione o stringere i denti. Sta a te.”.
L’idea è stata quella di comporre un quadro di un ambiente definito – un pub – in cui persone diversissime tra loro, che si trovano lì per ragioni ugualmente differenti, sperimentano comunque tutte lo stesso sentimento: la solitudine, che, proprio come dice la citazione, è una esperienza universale. Ammetto che sarei potuta andare avanti parecchio, non solo per cinque drabble, ma ho deciso, tra le varie idee che ho avuto, di scegliere cinque persone il più possibile diverse fra loro, proprio per dare risalto all’universalità della solitudine, e di ordinarle secondo il grado di solitudine della voce parlante. Probabilmente questo è anche abbastanza soggettivo, ma io ci ho provato.
Nota tecnica: sul mio Word ogni drabble è composta esattamente da 100 parole.
  
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