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Autore: MariePoH    15/12/2013    1 recensioni
Grido nel silenzio, ho bisogno di aiuto.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-“Come stai?”
-“Sopravvivo”
-“Fa male?”
-“Cosa?”
-“Sentirsi così, insomma, in bilico”
-“Si, ma dopo un po’ ci si abitua”
-“Abitua a cosa?”
-“Al dolore, alle lacrime, alle notte insonni, al silenzio”
-“Non ti dispiace lasciarti andare?”
-“A volte, lasciarsi andare è l’unico modo per non soffrire”
-“Si, ma dopo stai peggio”
-“Non c’è mai fine al peggio”
-“Perché non chiedi aiuto?”
-“Sono tutti troppo sordi per sentire che sto urlando in silenzio”
 
Queste frasi che trovo su facebook a volte mi colpiscono immensamente. E mi fanno sentire un po’ meno sola. Chiunque abbia scritto questa sorta di dialogo, di sicuro non l’ha fatto in un momento di allegria. Anzi. Sono tutti troppo sordi per sentire che sto urlando in silenzio. O come direbbe Rose: “Mi sento come in una stanza affollata, piena di gente, che sto urlando e nessuno mi sente”.
Il concetto è quello.
Quello dell’urlare in solitudine.
Che l’urlo alla fine non è un vero e proprio urlo.
E’ un taglio che squarcia la notte profonda e la pelle.
Il sangue caldo che si affaccia quasi timorosamente lungo quella esile linea e poi sgorga. Il mio urlo.
E’ un grido di aiuto, ma sembra un cerchio infinito: io chiedo aiuto, nessuno se ne accorge, nessuno mi sente, mi sento sola e… richiedo aiuto.
Non è il modo migliore, sicuramente non lo è.
Ma il sangue che talvolta macchia i vestiti, o che non smette di uscire, mi fa sentire viva.
Non proprio sulla cima più alta del monte, magari con un piede già nella fossa. Ma viva.
Perché i morti non sanguinano. Non provano dolore. Non se lo arrecano.
Beati loro, penso a volte, beati loro.
Ma non voglio lasciarmi andare, voglio combattere e andare avanti, voglio alzarmi, alzare le braccia e vincere questa battaglia.
Quante persone sanno ciò che faccio, quante persone lo ignorano. Quasi tutte.
E chi non lo ignora non mi può aiutare, non perché non voglio essere aiutata, ma perché ancora non sono pronta.
E tutti quei “Perché lo fai?”,”Ti fa sentire meglio?” inutili. Inutili.
Chi chiede questo non ha capito. Non ha capito che io non ho capito. Che non lo so. Quando in verità le motivazioni le ho.
Ne ho a centinaia.
Ma non ne so esternare nemmeno una. Anche perché non è mai una sola cosa. Sono tante messe insieme, che si abbattono su di me come un’onda e mi strappano il suolo da sotto i piedi, facendomi cadere.
Ma nel momento che quella lama lacera la mia pelle, il mio braccio, il mio fianco, la mia spalla, le mie caviglie… In quel momento è tutto chiaro. So esattamente perché lo faccio e continuerò. E’ liberatorio, un minimo.
“No regrets, no, they only hurt” dice Robbie Williams. Fanno solo male, solo male.
Se anche mi sto distruggendo posso dire che sto imparando la lezione.
Cogli l’attimo.
Rincorri ciò di cui hai bisogno e che ti tiene in vita. Lontana dal pericolo.
E ricompare la stessa domanda. Perché non lo faccio in questo momento?
Perché ho bisogno di qualcuno che mi prenda la mano, la stringa, mi alzi e che faccia i primi passi con me.
Non ho bisogno di attenzioni ogni tanto o di un “ma lo fai ancora?”.
Noh ho bisogno di parlare per Gossip.
Ho bisogno di parlare per salvarmi, per non finire in questo pozzo oscuro.
AIUTO.
 
 
MariePoH
L a frase iniziale è presa dalla pagina “Amore a distanza” di Facebook. Il resto è esperienza. Forse è leggermente confusa, ma è un vortice di pensieri di cui volevo liberarmi.
Se lasciate una recensione, anche negativa, ve ne sarei molto grata. Grazie e alla prossima J
 
  
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