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Autore: nobodyishopeless    15/12/2013    5 recensioni
Dopo il suicidio di Alessio, Maya sviluppa una sorta di attaccamento alle persone, si innamora e si fidanza con un ex compagno di classe di Alessio e torna lentamente a vivere e essere serena, ma quando rivede il fantasma di Alessio che le chiede di fare giustizia, di mettere da parte i suoi principi e vendicarlo, ma quale è la differenza tra realtà e sogno? Tra limiti e impossibilità?
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“La verità è che non c’è verità,
che nessuno se ne va mai davvero
e nessuno resta per sempre.”
–Kurt Cobain


Quando la morte tocca la vita di una persona, questa persona cambia. Non riesce più a vedere  le cose nello stesso modo. C’è chi apprezza di più la vita in tutte le sue forme e giunge ad apprezzare anche i piccoli gesti quotidiani, ma c’è anche chi si lascia andare , non reagisce più, non trova motivi di alzarsi al mattino e vivere e non è in grado di addormentarsi la sera, rimane semplicemente distesa sul letto a guardare il soffitto aspettando la fine. A me non accadde nessuna delle due opzioni, ero sempre stata diversa  dagli altri, dopo il suicidio di Alessio sviluppai una sorta di attaccamento alle persone, non alla vita, alle persone. Della mia vita non mi importava granché, ma della vita delle persone che amavo sì. Ogni giorno avevo il terrore che le persone che amavo morissero, se ne andassero, sparissero per non tornare mai più, con Alessio era accaduto in un attimo e né io, né i nostri amici, né i suoi genitori ci eravamo accorti di nulla. Ero quindi molto attenta agli altri. I giorni, che inizialmente sembravano non passare mai, cominciarono a scorrere rapidi. Ogni giorno sembrava di vederlo fuori da scuola, in palestra, in centro.. alla fine erano solo persone che gli somigliavano, la mia mente distorceva immagini, le mutava plasmandole solo per farmi del male. Credo avessi paura di dimenticare, inizialmente, ma non mi ci volle molto per capire che non sarei mai stata in grado di dimenticare, forse in futuro sarei stata in grado di comprendere, capire il suo gesto disperato, ma non sarei mai stata capace di dimenticare quel dolore tremendo, non sapevo neanche se avercela con lui per avermi abbandonata o ammirarlo per il coraggio che aveva avuto nel morire.
Dopo un paio di mesi smisi di piangere e cominciai invece a vederlo, erano visioni in piena regola lui stava sempre innanzi o accanto a me e parlava, commentava i luoghi in cui mi trovavo o le persone con cui uscivo. In quel periodo trovai l’amore in Nicola, che fra l’altro, era un compagno di classe di Alessio. Non avevo mai creduto nell’amore, ma d’altronde come poteva una ragazzina di quindici anni  sapere qualcosa dell’amore? Nicola mi capiva e mi amava a modo suo. Non gli piacevano le effusioni in pubblico e le smancerie, il massimo che mi concedeva davanti agli altri era tenermi per mano, cingermi la vita, abbracciarmi o palparmi il sedere. Passò il tempo e le visioni di Alessio diminuirono fino a sparire grazie a Nicola avevo ripreso a vivere e avevo imparato ad amare. Il tempo passò, era trascorso un anno dalla sua morte, e il clima natalizio cominciava a  farsi sentire tramite luci colorate e fiocchi di neve che avevano già iniziato a scendere dalle nuvole. Mancava una settimana a Natale e avrei passato la vigilia a casa di Nicola con la sua famiglia, voleva ufficialmente presentarmi come la sua fidanzata ed ero molto emozionata. Suonarono al campanello, mi misi la sciarpa e scesi le scale, l’auto di Nicola mi stava aspettando con i fari accesi. Appena entrai venni accolta dal calore del riscaldamento e dalle note di “Burn” di Ellie Goulding , stampai un bacio sulle labbra piene del mio ragazzo e non vidi l’ora di comperare i regali. Dopo poco parcheggiammo nel parcheggio del centro commerciale ed entrammo nel grande edificio, non volevo certo presentarmi a mani vuote dai miei suoceri, era tardo pomeriggio e il cielo era già un manto di oscurità. Il centro commerciale odorava di vita e cosmetici, facemmo i nostri acquisti in un tempo relativamente breve.
-E’ inutile che continui a fissarmi.. il tuo regalo l’ho preso ieri con le ragazze e non ti dirò cos’è fino alla vigilia, dopo che lo avrai scartato!- esclamai sentendo i suoi occhi insistenti posarsi su di me. Mi rivolse un giocoso sguardo triste facendomi ridacchiare. Verso le otto mi riaccompagnò a casa e gli proposi di restare a pranzo da me, i miei erano a cena dalla nonna e mia sorella gemella non sarebbe tornata prima di mezzanotte. Cenammo quindi insieme con delle semplici piadine cucinate in fretta e furia. Poi salimmo le scale, mi feci inseguire di corsa fino a dentro la mia camera, una volta dentro la stanza Nicola mi abbracciò da dietro e cominciò a baciarmi il collo alternandoci qualche morso facendomi accorciare il fiato, mi tolse il maglioncino verde e mi voltai verso di lui baciandolo sulle labbra intensamente, facendo incontrare le nostre lingue mentre i fuochi d’artificio esplodevano in me senza sosta. D’inverno faceva molto freddo quando ci spogliavamo per fare l’amore, ma poi ci scaldavamo nutrendoci l’uno dell’altro, sussurrandoci cose che non sapevamo, respirando l’uno sul collo dell’altro, affondando reciprocamente nelle nostre carni bollenti producendo sudore e gemiti.
***
Mi alzai dal letto cominciando a sentire freddo, afferrai un cardigan dalla sedia di legno accanto al mio letto e me lo misi, mi trovai a guardare fuori dalla finestra, guardai il cielo senza stelle  e la luna lucente nascosta dalle nubi, osservai l’enorme pioppo che mi stava davanti. Nicola mi abbracciò da dietro ancora nudo, guardò anche lui al di fuori del vetro freddo, sentivo il fiato sul mio collo. Non potevo dire di essere felice, ma serena, serena sì. La serenità è più stabile, la felicità è invece momentanea, mentre il mio stato durava ormai da parecchi mesi. Ad un tratto, un soffio di vento che portò con sé un grido, ma parevo averlo sentito solo io, mentre Nicola si allacciava i jeans facendo tintinnare la fibbia della cintura. La mia attenzione si concentrò sul pioppo, su cui improvvisamente si materializzò un figura impiccata col cappuccio e le mani che tirate su. Un urlo mi morì in gola, sostituito però da un potente gemito di dolore, che catturò l’attenzione di Nicola, che arrivò accanto a me.
-Che succede?- chiese prima di mettere a fuoco l’immagine che stavo ancora guardando. Mentre io paralizzata restai a fissare Alessio impiccato, il mio ragazzo spalancò le labbra scioccato. Deglutii e sentimmo un boato, come un tuono seguito poi da un abbagliante lampo che irradiò anche l’interno della stanza. Quando la luce cessò, la figura di Alessio era proprio di fronte a noi sul balcone, con i polsi bene in vista cosparsi di cicatrici lasciate da ferite auto inflitte, ci separava solo una leggera lastra di vetro. Io e Nicola ci guardammo negli occhi e capimmo di essere di fronte ad un fantasma. Alessio attraversò il vetro facendoci fare un balzo all’indietro.
-Ma che diavolo sei tu?- chiesi tremante ad Alessio.
-Lo sai cosa sono..- sibilò lui guardandomi.
-Ale perché sei qui? Tu sei morto.. non dovresti essere qui!- sostenne Nicola scuotendo la testa per poi fare un passo verso di lui.
- Dovrei invece.- lo contraddisse lui.- I colpevoli della mia morte non hanno ancora pagato.- continuò facendoci inquietare parecchio. Perché era lì da noi? Eravamo noi forse i colpevoli? Dubito che fosse possibile.
-Di chi si tratta?- gli domandai
-Li vedete tutti i giorni a scuola, ma non sono pericolosi per voi!- mi rispose Alessio enigmatico. Lo abbracciai non trattenendo più quell’istinto, odorava di morte ma se inalavo per bene il suo profumo potevo ancora avvertirne una leggera traccia di limone  e zucchero. Ci staccammo lentamente e ci sedemmo sul grande tappeto zebrato che fungeva da scendiletto. Io ero seduta accanto a Nicola con le gambe incrociate, Alessio invece ci stava di fronte anche lui seduto.
-Chi è stato a spingerti a farlo?- chiese Nicola rompendo il silenzio. Alessio spostò lo sguardo da lui a me, sospirò.
-Maya..- cominciò a sussurrarmi- Tu lo sai chi è stato… ricordati chi hai visto quando non stavi osservando.- mi disse con il suo atteggiamento enigmatico.
-E cosa dovremmo fare noi, una volta trovati i colpevoli?- domandò ancora Nicola.
-Giustizia, con tutti e quattro!- sibilò Ale donandoci un altro indizio importante, il numero dei colpevoli.
-E’ contro i miei principi, Ale, lo sai!- esclamai in replica, Alessio mi guardò amaramente.
-Allora resterò per sempre tra la vita e la morte, non avrò mai pace, Maya.- mi disse lui abbassando lo sguardo. Nicola mi guardò e con un solo sguardo compresi che dovevo mettere da parte tutti i miei principi e pensare a ciò che avrebbe voluto Alessio.
-Lo farò.- accettai.
-Lo sapevo di poter contare su di voi!- esclamò Alessio sorridendo entusiasta. Ma in un attimo scomparve, lasciandoci da soli un’altra volta. Nicola mi guardò mentre mi passavo una mano sul viso cercando di riflettere.
-Ciò che hai visto mentre non stavi osservando.- sussurrò Nicola, ad un tratto gli occhi gli si illuminarono –Pensa all’ultima volta che hai avuto un qualche contatto con Alessio, quando era ancora vivo..- considerò Nicola. Riflettei cercai di pensare, di ricordare, pensai all’ultimo contatto che avevo avuto. Il ricordo si fece spazio nella mia mente.
-Facebook..- mormorai ricordando. Mi alzai di colpo e mi diressi alla scrivania seguita da Nicola, andai sul profilo di Alessio sommerso di post di addio e deprimenti. Il suo ultimo post risaliva al 4 dicembre del 2011.
“La scelta di vita e morte a volte è decisa dagli altri.” Un messaggio d’addio  ambiguo e poco chiario.
-Quattro mi piace oltre il tuo.- mi fece notare. Lessi i nomi che avevo sentito così tante volte.
-Luca Perni, Edoardo Falletto, Maria Morin e Giovanni Massa.- dissi ad alta voce, vidi Nicola stringere i pugni, la rabbia covata tanto a lungo stava finalmente per trovare uno sfogo. Conoscevo i nomi di fama, e avevo sempre sospettato che si trattasse di loro in realtà, ricordavo le battute sull’orientamento sessuale di Alessio, alcune veramente disgustose, in seconda liceo lo avevano addossato a un muro e messo a forza del rossetto rosso e un reggiseno, ricordavo ancora come si era sfogato sulla mia spalla piangendo forte con singulti che lo scuotevano. Luca era figlio di un operaio, la madre era morta quando era piccolo e lui si trovava solo in casa ogni giorno. Edoardo era un fighetto se l’è sempre tirata alla grande come se fosse il padrone del mondo era arrogante e presuntuoso. Maria era la loro puttana, se li scopava regolarmente tutti e tre ed era una sciacquetta che ci aveva provato anche con Nicola, quando ci eravamo appena messi assieme. Giovanni, il tipico figlio di papà che non ha mai dovuto faticare nella vita per avere le cose, lui ha sempre avuto tutto e subito e non sapeva cos’ era il dolore, la fatica e anche la soddisfazione.
-Avrei dovuto capirlo che si trattava di loro!- esclamò Nicola con disprezzo. Il silenzio calò nella stanza  seguito da un opprimente senso di consapevolezza.
-Ora che facciamo?- chiesi a Nicola.
Lui si fece pensiero e lanciò un’occhiata alla sveglia digitale sul mio comodino, erano le nove e mezzo.
-Agiremo subito.. io lo so dove si incontrano…- rispose lui.
-Dove?- domandai curiosa sentendo l’angoscia premere sul mio stomaco.
-Al vecchio campo da calcio, stanno sempre loro quattro a bere birra, fumare spinelli e non fare un cazzo, se non scegliere le vittime da tormentare. Mary mi ci ha invitato un mese fa, ma non ho certo accettato.. lo sai come odio quel quartetto del diavolo.- mi rispose guardando fuori dalla finestra.
Così entrai nella vecchia armeria di mio nonno, nel sottoscala. Mio nonno paterno era il maresciallo dei carabinieri del luogo, ed era appassionato di armi. Mio padre per ricordarlo le puliva ogni giorno e ne aveva fatta un armeria da collezione. Nicola mi seguì e lanciò un’occhiata al vasto campionario che stava davanti a noi. Passò il dito su un coltello affilato, lo prese, poi io afferrai due pistole, una a testa.
-Usiamo le pistole solo in caso di estrema necessità.. voglio che soffrano mentre muoiono.- sibilò il mio ragazzo stringendo il manico del coltello. Presi anche io un coltello, ma quella situazione non mi piaceva affatto. Mi vestii pesante e presi un paio di guanti di pelle nera. In auto mettemmo a punto un piano che avrebbe sicuramente dato successo, almeno era quello che avrei voluto e che speravo con tutta me stessa. Arrivammo dietro al parco e lui mi lasciò lì. Scesi con le due pistole nascoste dietro la schiena. Nicola aveva attirato Maria con un sms dicendole di raggiungerla in parcheggio, aveva detto che avrei dovuto aspettare un suo messaggio prima di procedere con la nostra strategia. Il cuore batteva a mille e in quel luogo isolato sarebbe stato possibile qualunque cosa. Non mi rendevo ancora conto di tutto quello che stava accadendo, non mi rendevo conto di quello che stavo per fare. Un pensiero che inizialmente mi parve assurdo, e se tutto ciò che avevo fino ad allora vissuto fosse un sogno, se ciò che stavo per fare non fosse reale? Ma dovetti scacciare quell’idea in fretta, poiché il mio telefono vibrò.
Da: Nico <3
“Vai, ora!”
Senza esitare e senza fare rumore mi avvicinai ai due ragazzi che mi davano le spalle, Giovanni e Luca, Edoardo invece mi dava anche lui le spalle ma era più avanti, fulminea colpii le teste dei due ragazzi di fronte a me con i manici delle due pistole che tenevo fra le mani, una scarica di adrenalina partì nel mio corpo facendomi rabbrividire. I due caddero a terra senza un fiato producendo però un rumore sordo che fece voltare Edoardo che aveva in mano una bottiglia di rhum.  “E ora che faccio?” pensai. Ma la risposta arrivò rapida, Nicola stordì anche lui facendomi sobbalzare. Poi trascinò il corpo di Edoardo accanto a quelli di Luca e Giovanni.
-Stai qui vado a prendere Maria e la metto con gli altri..- disse senza battere ciglio con voce fredda e distaccata il mio ragazzo. Lo aspettai e tornò dopo un paio di minuti, mi sposai una ciocca di capelli dietro l’orecchio nervosa.
Mi mise in mano un coltello e se ne tenne uno lui, la lama affilata rifletteva la mia immagine. Guardai Nicola leggermente intimorita  e preoccupata.
-Io non so se ce la faccio..- mi lasciai sfuggire.
-Perché no?- mi chiese
-Perché sono persone… và contro i miei principi!- esclamai mordendomi il labbro inferiore.
-Anche Alessio lo era.- mi fece notare.
-Questo è assurdo, come può accadere questo?- chiesi alzando la voce.
-Secondo te? Non crederai che tutto questo sia reale?- mi domandò a sua volta retorico. Sgranai gli occhi.
-Questo è il tuo sogno… decidi cosa fare.- rincarò poi la dose.
-Salvi Alessio, o questi quattro stronzi che indurranno al suicidio qualcun altro?- domandò ancora gonfiandomi la testa di mille parole.
-Scegli!- continuò Nicola.
La lama affondò decisa con tutta la forza che un corpicino come il mio può dare. Affondò senza esitazione, senza rimorso, senza paure, sapendo ciò che vuole provocare. Mi rialzai e mi guardai le mani insanguinate quasi quanto la lama, un tempo argentea. Il coltello mi cade dalle mani. Un grido esce dalle mie labbra, e fu in quel momento che i due mondi, sogno e realtà, si allinearono. Due mani mi scuotono le braccia in modo deciso e disperato.
-Svegliati Maya! Svegliati!- sentii gridare dalla voce di Nicola, e fu in quel momento che mi risvegliai nuda sotto il piumone accanto a Nicola che mi fissava preoccupato. Mi sedetti sul letto e presi la testa tra le mani, mentre una mano di Nicola mi accarezzava la spalla consolatoria. Alzai lo sguardo e lo puntai sulla porta finestra, mi alzai dal letto, fuori era buio e freddo. Mi avvicinai alla finestra e osservai l’enorme pioppo. Alessio non c’era.. forse sarebbe comparso da lì a poco. Il mio ragazzo mi abbracciò da dietro stringendomi forte, posò il mento sulla mia spalla e guardò anche lui fuori dal vetro.
-Cosa fissi amore mio?- mi chiese in un sussurro. Passai lo sguardo dal pioppo al vetro che rifletteva la nostra immagine.
-Noi.- risposi sorridendo. Quel sorriso contagiò anche Nicola, che mi fece voltare e sigillò quella giornata con il bacio migliore della nostra storia. Un bacio che i sogni non avrebbero mai potuto imitare.



 
Fanfiction per il concorso del gruppo Facebook
“Le ragazze e i ragazzi della porta accanto (EFP Wibsite)".
Grazie a chiunque sia arrivato fino a qui. Vi lascio con i tre personaggi principali.
A presto, Mar.
Maya:
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Nicola:
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Alessio:
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