Serie TV > Once Upon a Time
Ricorda la storia  |      
Autore: vex194    15/12/2013    5 recensioni
[CaptainSwan | Possibile OOC | Piccoli spoiler della terza stagione | Parte dalla 3x10, ma non segue le vicende della puntata]
[...]Era passato del tempo dall’avventura di Neverland, più di quanto Emma ne avesse percepito sulla sua pelle. Erano cambiate cose, erano cambiati rapporti – specialmente quelli – e la sua vita sembrava andare nel verso giusto, una volta tanto.[...]
[...]Emma Swan non era fatta per le relazioni.
Ma... in fondo, nella vita, quale persona sana di mente non rischierebbe per qualcosa che potrebbe renderla libero e felice?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Until I Met You

 

Emma Swan non era fatta per le relazioni.

Beh, una volta forse lo era, ma poi la vita le aveva voltato le spalle e la convinzione di avere un’ esistenza serena, con addirittura una persona che potesse amarla, l’aveva completamente abbandonata. Anche l’idea di avere una famiglia – un padre e una madre – l’aveva lasciata, ma poi era successo.

Un fulmine a ciel sereno.

Henry si era presentato davanti alla porta della sua casa, a Boston, riuscendo a sconvolgerle la vita in così poco tempo che neanche lei se ne accorse.

Era stato tutto così insensato.

Dall’ aver spezzato la maledizione – rischiando anche di perdere Henry – fino ad accettare il fatto di essere la Salvatrice e che i suoi genitori fossero Mary Margaret e David. Voleva chiamarli così perché – seriamente – pensare a loro come Biancaneve e il Principe Azzurro era ancora troppo, troppo assurdo.

Assurdo.

Forse non era la parola adatta in quel momento, anche se salire sulla nave di Hook non era proprio normale.

Era passato del tempo dall’avventura di Neverland, più di quanto Emma ne avesse percepito sulla sua pelle. Erano cambiate cose, erano cambiati rapporti – specialmente quelli – e la sua vita sembrava andare nel verso giusto, una volta tanto.

In tutta quella positività che circondava Emma, oltre ovviamente a Henry , c’era anche lui.

Hook.

Non c’era Neal.

Non c’era David.

C’era Hook.

Dopo quel bacio a Neverland, le cose tra di loro, erano cambiate.

Quando le loro labbra si erano toccate – quando Emma lo aveva attirato a sé in un desiderio bruciante di stare a contatto con lui – qualcosa in lei era automaticamente scattato. Era qualcosa di estraneo, qualcosa che le suggeriva di avvicinarsi a lui, perché poteva farlo, ma poi i ricordi di una vita passata a soffrire le si riproponevano come un nastro in continuo movimento e si ritraeva, esattamente come aveva fatto la sera prima.

Si trovavano da Granny’s. Emma era con Henry e Mary Margaret, mentre lui se ne stava seduto al bancone, con un grosso boccale di birra e ogni tanto lanciava un’occhiata in direzione della bionda. Era quello che succedeva tra di loro, una serie infinita di sguardi che dicevano tutto e niente. Quando Emma si alzò dal tavolo, diretta in bagno, si sentì strana. Un nodo allo stomaco le stava facendo passare la voglia di cenare e, quando uscì dalla toilette delle signore, vedere Hook - andandoci a sbattere contro, oltretutto – non aiutava.

Ancora una volta quel nodo le strinse lo stomaco e, come delle molle automatiche, le sue difese si erano alzate, come muri impenetrabili. Eccolo lì il problema. Per tutti erano impenetrabili, quei muri. Per tutti tranne che per lui.

C’era stato uno scambio di sguardi – i soliti sguardi che, Emma, stava faticando a tenere a bada negli ultimi tempi – e poi, quando lei alzò gli occhi al cielo liquidandolo con un “Vado a cena”  detto a mezza voce, per poi scansarlo con l’intento di tornare da Henry e Mary Margaret, Hook l’aveva bloccata con la mano buona e le diede il più grande shock che Emma dovette affrontare in quei dieci secondi. La baciò. La baciò in modo delicato. Non fu irruento, ma fu estremamente impulsivo.

Il risultato, sfortunatamente per Hook, non fu dei migliori. Si beccò un’occhiata inceneritrice, un mezzo pugno in faccia e un ringhio che sapeva tanto di “Non provarci mai più, o la prossima volta il pugno te lo becchi più forte”.

Quel momento, nella mente di Emma, si era ripetuto almeno un milione di volte, per tutta la sera, per tutta la notte, per tutta la mattina del giorno dopo e per tutto il pomeriggio, finché non decise di uscire a fare due passi per levarsi quelle immagini dalla testa. Ovviamente si era ritrovata lì. Era illogico come camminasse tutte le volte senza una meta precisa, per poi ritrovarsi sempre lì, al porto.

La Jolly Roger si alzava maestosa, tra le piccole onde che si andavano a scontrare con il legno chiaro della nave. Emma fece il primo passo verso lo scalino che precedeva tutti gli altri, fino a ritrovarsi a bordo, chiedendosi perché diavolo era finita lì e perché era salita.

Era come se il suo corpo comandasse la sua mente, solitamente però, la mente sovrastava il resto prima di camminare oltre. Quella volta aveva camminato troppo, ma proprio quando riuscì a far prevalere la ragione e a girare i tacchi per scendere da quella maledetta nave, ecco che Emma si dovette fermare sui suoi stessi passi, perché una voce la richiamò.

“Cosa ti porta sulla mia nave, Swan?”

La sua voce risuonò forte e anche un po’ divertita, forse perché aveva chiaramente captato l’ira nascente di Emma, verso se stessa e anche verso il suo corpo che vagava per Storybrooke come se avesse vita proprio, portandola sempre in quel dannato posto.

Lui si divertiva a vederla uscire di testa.

Emma si girò di scatto, piantando le suole degli stivali neri bene a terra, stringendo le mani coperte dai guanti di pelle a pugno, in un modo così forte che pensava che le si sarebbe spaccata qualche falange per la brutalità che stava usando.

“Magari la mia voglia di concludere quello che avevo iniziato ieri sera” rispose lei, facendo un passo avanti, lasciando che i lunghi capelli svolazzassero al di sotto del cappellino di lana.

Hook sorrise nel suo solito modo, accentuando però la maliziosità che faceva parte del suo essere. Quel sorriso colpì Emma; la colpì allo stomaco, ma in un modo sbagliato. In un modo estremamente sbagliato. Perché si sentivo in quel modo, quando era vicino a lui? Perché quando lui sorrideva, o si avvicinava troppo, bruciando la linea invisibile che Emma considerava come il limite di sicurezza, o faceva una di quelle pessime battute a sfondo sessuale, il suo corpo si scombussolava in quel modo, tanto che Emma doveva stringere le gambe il più possibile tra di loro?

Dannato pirata!, pensò Emma.

“Beh, l’iniziativa l’ho presa io, ma se vuoi continuare... io sono più che disponibile, amore”

Eccola lì, di nuovo. L’inarrestabile sensazione che l’avvolgeva in quelle precise occasioni, specialmente nelle zone che sarebbero dovute restare immutate, ma che invece rispondevano in modo fin troppo evidente.

Emma sentì una fitta al basso ventre, così incrociò le gambe tra di loro, mettendo il piede sinistro dietro quello destro, stringendo il più possibile. Infilò le mani nelle tasche della sua inseparabile giacca rossa e cercò di assumere l’espressione più dura possibile, ma evidentemente non lo era abbastanza, in quanto Hook sembrò notare che c’era qualcosa di scombussolato in lei.

“Devi fare pipì, per caso?” domandò lui, appoggiandosi alla ringhiera di legno spesso che precedeva la prima piccola rampa di scale, che portava lì dove c’era il timone della Jolly Roger.

Emma restò in silenzio, prendendosi qualche minuto in più, guardandolo negli occhi. Quei dannati occhi, sembravano... in quel momento non le veniva un aggettivo preciso. Erano semplicemente... i suoi occhi.

“Perché l’hai fatto?”

Hook restò fintamente sorpreso dalla domanda, in quanto sapeva perfettamente a cosa Emma si riferiva.

“Fatto cosa?” rispose innocentemente il pirata, incrociando le braccia al petto, facendo brillare il metallo dell’uncino sotto la luce del sole.

Emma si avvicinò velocemente a lui, ritrovandosi a poche spanne dal viso del pirata, inalando l’odore di rum e salsedine, fino a farsi bruciare i polmoni.

“Sai bene di cosa parlo, Hook!” gli ringhiò addosso Emma.

Hook spense il suo sorriso malizioso e abbassò il suo sguardo verso quello di Emma che, inconsapevolmente, era caduto sulle labbra del pirata. Un nuovo sorriso gli spuntò sul viso, ma era intriso di soddisfazione che andava direttamente a gonfiare il suo ego - già di per sé incontenibile.

“Parli di questo, giusto Swan?” e prima che Emma gli chiedesse qualsiasi cosa, posò la sua bocca su quella della donna davanti a sé.

Emma sbarrò gli occhi, incredula. Sentiva il cuore battere furioso contro la sua cassa toracica. Poteva percepire le vene bruciare, insieme alle gote che si erano colorate più del solito. Forse per il bacio o forse per il freddo pungente. Lei si convinse che era la seconda cosa, così si staccò immediatamente da lui, dandogli una spinta con entrambe le mani sul petto.

Ascoltava il suo cuore scandagliare con un ritmo furioso nel suo di petto, sentiva il calore bruciante che andava espandendosi in tutto il corpo, facendola tremare. Tutto quello la stava sovrastando come un’onda anomala sovrasta un’intera città, facendo vacillare i suoi muri.

“Ti sei svegliata male, amore?”

Hook giocò con i capelli di Emma, sfiorando la pelle del viso, ustionandola in modo visibile solo a lei e forse era quel gesto – così semplice, ma così efficace – che sgretolò tutto. I mattoni caddero, uno alla volta, creando macerie di cui Emma non si preoccupò. Afferrò Hook per il bavero della camicia e lo attirò a sé in modo prepotente e violento, facendo scontrare le loro labbra, lasciando entrambi senza fiato per respirare. Quando Emma si staccò da lui, riprese fiato e, in un ultimo impeto di lucidità, riuscì a mormorare una sola frase.

“Non ti montare la testa”

Poche parola, sussurrate dalla sua voce femminile ed eccitata e poi solo movimenti frenetici che li accompagnarono al di sotto della nave, lungo le scale, fino ad arrivare nell’alloggio del capitano. Quel piccolo spazio stava per diventare spettatore di qualcosa di cui Emma sembrava sicura. Almeno in quel momento.

 Passione, frenesia, desiderio, bisogno. Tutti insieme in un unico momento.

Emma si ritrovò sdraiata sul piccolo letto morbido con la bocca di Hook che percorreva ogni centimetro di pelle scoperta - la maglietta era volata chissà dove insieme agli stivali e alla camicia del pirata. La mano destra dell’uomo percorreva la ruvida stoffa dei jeans, accarezzando con ardore la gambe destra, salendo sempre più, soffermandosi poi sulla parte posteriore di Emma. Accarezzò il bottone di metallo, ma lei lo precedette. Con un gesto fulmineo lo slacciò, tirando giù poi la zip e, facendosi aiutare da Hook e la sua unica mano, riuscì a liberarsi da quel tessuto costrittore.

“Sei consapevole di quello che sta per accadere, Swan?” sussurrò roco lui, mentre mordicchiava il lobo sinistro dell’orecchio di Emma.

“Ho quasi trent’anni, so perfettamente ciò che sta per accadere” rispose lei, tradendosi con la sua stessa voce, tremante dal piacere.

“Mi riferisco al fatto che stai per urlare come non hai mai fatto in vita tua”

Hook spinse il bacino verso quello di Emma, facendole sentire quello che l’aspettava dietro a quei pantaloni di pelle di cui ancora non si erano liberati. Le sfuggì un gemito, ma subito si morse forse il labbro inferiore, non gli avrebbe dato la soddisfazione di sentirla gemere o urlare.

Lui ridacchiò a quel movimento istantaneo di Emma, andando a liberarsi poi dei suoi pantaloni e sovrastandola ancor di più con il suo corpo. La baciò di nuovo, con impeto e trasporto, cercando la sua lingua e trovandola immediatamente. Era ruvida, calda, umida.

La donna rabbrividì quando l’uncino trovò la sua pelle. Anche con quel pezzo di metallo al posto della mano sinistra, il suo tocco era delicato. Percorse una distanza che sembrava infinita, fino ad arrivare al tessuto nero delle mutandine, le scostò con delicatezza – attento a non ferirla – e le fece scendere fino alle caviglie sottili, aiutandosi con l’altra mano.

Sembravano secondi interminabili, ma Hook non ci pensò due volte e si inserì in Emma, con una spinta profonda e neanche troppo delicata.

Continuarono in quel modo, su quel letto, unendosi di nuovo e di nuovo, finché non caddero stremati sulle coperte che li avvolgevano parzialmente, facendo scorrere il tempo attorno a loro.

 

 

 

 

Era notte, quando Emma aprì gli occhi. Il letto era estremamente piccolo per due persone, ma stranamente avevano trovato un modo per entrare entrambi sul materasso, stando particolarmente vicini, ovviamente. Si tirò su a sedere, portandosi un lenzuolo da colore ignoto a coprirsi il seno. Si guardò attorno, catturando il disordine dovuto al loro impeto di passione irrefrenabile che era sfociato in quello che era davvero stato il miglior sesso della sua vita, ma questo ovviamente l’avrebbe omesso a Hook.

Si toccò le labbra, trovandosi poi a sorridere lievemente e inconsapevolmente ai ricordi di lei e Hook. Si sentiva bene e, dentro di sé, poteva percepire uno spiraglio di serenità che catturava la sua anima... e il suo cuore.

“Tutto okay?”

La voce di Hook, impastata dal sonno, le arrivò alle orecchie. Strinse forte le labbra tra di loro e cercò di trattenere quell’improvviso moto di benessere che la stava investendo.

“Ti ricordi quello che è successo a Neverland? Quando mi hai detto che avresti conquistato il mio cuore?” domandò Emma, mantenendo un tono di voce estremamente basso, per paura di rovinare quella pace che la circondava.

“Sì”

La voce di Hook era chiara, decisa e palesemente intrisa di ovvietà. Come avrebbe potuto dimenticarsi di quel momento? Uno dei tanti, che avevano passato insieme su quell’isola maledetta.

Emma girò leggermente il capo, guardandolo con la coda dell’occhio.

“Penso che tu ce l’abbia fatta. Hai conquistato il mio cuore... Killian”

Era la prima volta, da quando lo aveva incontrato, che lo chiamava per nome. Lui sussultò leggermente, ma poi si tirò su a sedere anche lui, posando le labbra sulla spalla nuda di Emma. La baciò delicatamente, sfiorandole appena la pelle nuda, scostando poi i lunghi capelli biondi verso destra, lasciando scoperta ancora di più quella parte del suo corpo. I baci diventarono più decisi e, pian piano, risalì verso la mascella, fino ad arrivare alle labbra.

“Penso di meritarmi un premio, allora” soffiò sulla sua bocca.

Emma si fece sdraiare. Per un attimo pensò a Mary Margaret e a David che, sicuramente, erano preoccupati della sua improvvisa scomparsa. Pensò al suo cellulare dalla batteria completamente morta e pensò ad Henry. Come avrebbe spiegato la sua assenza? Ci avrebbe pensato più tardi e, con la mente, tornò al presente.

E di nuovo si ritrovarono a stare lì, in quel letto, a rotolarsi tra le lenzuola e a fare cose che sarebbero rimaste tra di loro... forse.

Emma Swan non era fatta per le relazioni.

Ma... in fondo, nella vita, quale persona sana di mente non rischierebbe per qualcosa che potrebbe renderla libero e felice?

 

 

 

_______________________________________________

Parto dicendo che l’ultima frase, non è mia. L’ho trovata in una pagina di Facebook, tale I sentieri dei papaveri .

Iniziamo a parlare di questa piccola shot. Allora, cosa posso dire? Il titolo. Credo che sia abbastanza ovvio da dove l’ho pescato e poi mi scuso per l’OOC. Non linciatemi, ma anche se ho scritto questa roba qua, non mi sento comunque all’altezza di personaggi di questo calibro. Sappiamo tutti quanto, sia Emma sia Hook, siano complicati e difficili da gestire, figuriamoci entrare nelle loro testoline e capire cosa gli passa lì dentro. Mi scuso anche se posso essere stata volgare, ma come potevo non fargli fare gli zozzoni a questi due? Sprizzano sesso da ogni poro e, se non c’è stato il PornoInTheJungle che ci sarebbe stato tutto con quel bacio, io aspetto il PornoInTheWoods, visto che nella 3x14 c’è una scena CS movimentata in un boschetto. Ovviamente non accadrà mai quello che penso io – e quello che penso io è da censura – ma la speranza è l’ultima a morire. Bene, ora che ho sclerato abbastanza, posso anche dileguarmi. Grazie mille a chi ha letto ;)

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: vex194