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Autore: Atemlos    15/12/2013    1 recensioni
One-shot: DamonxEnzo.
"Nessuno dei due lo ebbe mai ammesso, ma com'era possibile non provare alcuni sentimenti in quelle determinate condizioni? Così vicini, eppure così lontani. Ogni volta che uno aveva bisogno di conforto, l'altro c'era. Ogni volta che uno aveva bisogno di sfogo, l'altro c'era. Per cinque anni, c'erano stati solo loro due. Come potevano non volersi, desiderarsi?"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Damon Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Autore: Atemlos.
Titolo: Don't leave me again.
Fandom: The Vampire Diaries.
Rating: Giallo.
Personaggi: Damon Salvatore; Enzo.
Coppia: DamonxEnzo. [Denzo]
Avvertimenti: Relazione - seppur complessa - tra due uomini; spoiler sugli episodi 5x09/5x10; non ammazzatemi siccome con questa OS ho spazzato via cinque stagioni di Delena.
Desclaimer: I personaggi appartengono agli aventi diritto e principalmente l'uno all'altro.


                                                                       


1954
Il suo corpo tremava, lì disteso su un freddo suolo. In un angolo, schiena poggiata al muro, Damon viveva un ennesimo incubo: pelle squarciata, tagliata con maestria, fiotti del proprio sangue in bocca, grida echeggianti lungo le pareti. Nel mezzo del nulla, spiattellato su una barella sporca e nauseante, il buio a circondarlo, oggetti affilati a tagliarlo e torturarlo. La persona a fargli tutto ciò non aveva un volto, erano infiniti quanto il dolore che provava; era sempre qualcuno di diverso, persone che - come una nuda verità - provenivano dal suo orrendo e dimenticato passato: l'amore perduto, il fratello, il padre, chiunque lui avesse deluso e ferito. Tutti loro desideravano ardentemente il suo dolore, ed esso arrivava inaspettato ma opprimente. 

Damon gridò un'ultima volta prima di riprendere coscienza, Enzo ad invocarlo per nome. Rimase senza respiro per lunghi attimi, ed anche se non aveva realmente bisogno d'aria, si sentì come se stesse affogando in fondo agli oceani più profondi. Cercò il compagno con lo sguardo, e solo questo gli bastò al fine che tornasse a respirare l'aria satura della cella. 
Enzo non disse o chiese nulla, non gli domandò se stesse bene o quale fosse il contenuto dei suoi incubi; semplicemente sapeva, perché ne era soggetto anche lui. 
Si guardarono negli occhi, il ricordo di un battito cardiaco nei petti, e lenti si trascinarono l'uno verso l'altro, raggiungendo lo stesso lato della cella. Schiena contro schiena, le sbarre gelide a separarli, attesero l'alba.

1955
«Usciremo mai di qui?» si domandò Enzo, un giorno, spalle al muro e braccia conserte. Damon osservò il suo volto dall'altro lato della cella adiacente. Passarono istanti prima che una risposta gli uscisse dalla bocca. «Troppi devono ancora morire per mano mia.»
Enzo rise, dopo due anni di anni di prigionia. 

1956
Per una settimana consecutiva di quello stesso anno, Enzo si offrì volontario ad essere torturato al posto di Damon. Non ebbe mai compreso il perché. 
Qualche giorno dopo, Damon raccontò ad Enzo di Katherine. 
«Che gran stronza.» fu il commento di quest'ultimo. 

1957
«Avevi ragione, probabilmente.» confessò Enzo, disteso al suolo con le mani sotto il capo. Damon gli lanciò uno sguardo interrogativo, la schiena contro le sbarre, voltatosi ad osservare l'altro. «Maggie» precisò. «Non avrebbe funzionato. Per un paio d'anni, forse... Ma ad un certo punto, il mostro che è in me avrebbe rovinato tutto. La morte l'avrebbe allontanata, in un modo o nell'altro.»
Damon si sdraiò, fissando il buio soffitto. «Ed una morte umana è molto migliore che una morte per mano di uno come noi.»

Enzo escogitò un piano di fuga e Damon diventò la loro unica speranza di evadere da quel luogo infernale.  
Entrambi avevano ancora gli incubi, dopo quattro anni, e si ritrovavano schiena contro schiena al fine di cancellare le terribili immagini dalle proprie menti.  Enzo si offriva per essere torturato al posto di Damon e questo, il giorni dopo, raccontava anche le più terribili cose che aveva fatto nel corso della sua vita. 

1958
A volte, Enzo sentiva il bisogno di toccare Damon. 
A volte, Damon sentiva il bisogno di toccare Enzo.
Nessuno dei due lo ebbe mai ammesso, ma com'era possibile non provare alcuni sentimenti in quelle determinate condizioni? Così vicini, eppure così lontani. Ogni volta che uno aveva bisogno di conforto, l'altro c'era. Ogni volta che uno aveva bisogno di sfogo, l'altro c'era. Per cinque anni, c'erano stati solo loro due. Come potevano non volersi, desiderarsi? 
Un giorno, Enzo toccò Damon. Fu strano sentire quel calore quasi umano. Si baciarono, nonostante le sbarre gelide che dividevano i loro corpi. Fu strano sentire le labbra dell'altro sulle proprie. Fu strano amarsi ed esserci in quel modo. Fu strano e confortante e bello, ma nessuno dei due lo ebbe mai ammesso.

Il giorno successivo, il piano di Enzo funzionò, ma solo per Damon. Egli spense le sue emozioni e se ne andò, lasciando Enzo alle spalle, in quella cella.
Fu terribile, il ricordo di quel calore quasi umano, oramai svanito. 
Enzo non spense mai le proprie emozioni.

2013
Enzo attese più di sessant'anni, per incontrare nuovamente Damon. Aveva atteso, tra un esperimento ed un altro, senza mai dimenticare il suo volto, le loro conversazioni, i loro incubi, le loro paure. 
La verità arrivò a lui spiattellata in pieno viso: Damon non rimembrava, non aveva dato importanza a quei loro cinque anni insieme, rinchiusi a soffrire la mancanza d'umanità. Enzo si sentì abbandonato per la seconda volta. 
Fece fuoriuscire la propria rabbia, la frustrazione, la delusione; a Damon sembrava solo importare della sua fidanzata, e ciò non fece altro che mandarlo fuori di testa.
Come poteva dimenticare, quando lui lo aveva pensato ogni dannato secondo per tutto quel tempo? Avrebbe voluto ucciderla, colei che occupava i pensieri di Damon.

«Sarebbe un bene per te capire cosa si prova a sentire la mancanza di una persona per più di mezzo secolo.» sputò Enzo, istanti prima che Damon gli si avvicinasse e trafiggesse il suo cuore con le proprie dita. Lo sentì battere nella propria testa. 
«Siamo mostri, cosa ti aspettavi?» mormorò acido Damon, attirando l'altro il più vicino possibile, con le dita a scavare nel suo petto. «Hai elaborato un piano di fuga, ho bevuto la tua porzione di sangue scaduto da dieci anni, la mia forza è cresciuta a dismisura mentre la tua pelle si seccava come una ferita. Ho ucciso tutti, ho cercato di portarti via con me, ma non mi è stato possibile.» continuò, sotto lo sguardo pieno di rabbia di Enzo. Deglutì il più facilmente possibile. «Ho dovuto spegnere le mie emozioni per te. Per non sentire il mio cuore abbattersi e rimanere lì, in quella cella insieme a te. Ho spento tutto. Non ho sentito più nulla.» concluse, stringendo con più forza il cuore sotto la propria mano, il sangue a colargli lungo l'avambraccio. 
Enzo sentì la forza abbandonarlo, ma vi era fin troppo abituato. «Ed ora cosa provi, Damon? Rimorso, dolore, gioia di vedermi in questo stato malandato? Mi odi, ti sono indifferente?» afferrò il suo braccio, quello con il quale stava soffocandogli il cuore, invitandolo a finire ciò che aveva iniziato. «Eri la persona più importante della mia vita e mi hai distrutto, lasciato lì a marcire. Che senso avrebbe perdonarti, adesso? Perché lo so cosa provi, abbiamo sempre provato le stesse identiche cose.»
Damon sentì il respiro assente mancargli, esattamente come nelle notti affette da incubi in quella cella. Allentò la presa sul cuore di Enzo, lo sguardo rabbioso lento a spostarsi dagli occhi di lui verso il basso, fino a fissarsi la sua bocca. La riconobbe, ricordò di averla toccata con la propria, in quella cella, prima di tradire Enzo - il quale ora lo guardava con pura rabbia mista a desiderio. 
«Non ho provato alcun rimorso per averti lasciato indietro.» mormorò Damon, più convinto che mai, avvicinando la propria bocca a quella di Enzo. Questo lasciò andare il braccio del Salvatore, così come lui andava sempre più allentando la presa sul cuore dell'italiano. Fu un bacio rancoroso, pieno di rabbia, dolore, sangue. Il secondo che si diedero, il secondo di una lunga serie.

2020
«Dimmi dove vuoi andare.» ordinò Damon, gli occhi puntati sulla strada. Era il suo turno al volante della Camaro, comprata per volere di Enzo. 
Questo guardava il paesaggio all'esterno del finestrino, senza rispondere nei primi istanti, cosa che fece non appena sentì gli occhi di Damon puntati su di lui. «Non ne sono sicuro...» sussurrò, il tono di voce basso. «Ci sono tanti luoghi da visitare, non saprei scegliere.»
Damon sfoggiò il suo ghigno migliore. «Allora non scegliere. Lasciamo tutto al caso. Fidati di me.» Enzo si portò la mano a lisciarsi la barba incolta. Fidarsi era un termine così complesso. 

2022
Si nutrirono di alcuni passanti, nel retro del locale. «Ti avevo avvertito, troppi devono ancora morire per mano mia.» Damon fremette contro la bocca di Enzo, le loro labbra insanguinate a toccarsi, mordersi, vittime lasciate al suolo come stracci. 

2023
Damon era un tale mistero per Enzo. Poteva ridere, mostrargli il più sarcastico dei sorrisi, toccarlo come se fosse l'unica cosa concreta al mondo eppure i suoi occhi rimanevano invariati, statici, ghiacciati. Avrebbe voluto affogarvici, rimuoverli dalle loro orbite, analizzarli per poi pentirsi di ciò che avrebbe trovato al loro interno. Perché Damon Salvatore era un mostro, un mostro come pochi possono definirsi d'essere. Aveva lasciato il fratello, Elena, qualsiasi problema incombesse su Mystic Falls per fuggire via con lui, dopo tutte le cose orribili che aveva inflitto a se stesso e agli altri; ma Damon era un mostro differente - Enzo lo sapeva - ben più terrificante: potevi cadere nella trappola ed innamorartene. 

2037
Avevano esplorato ogni angolo della terra, ad Enzo però non importava. Aveva notato come, nel corso degli anni, umani ed ogni essere dotato d'occhi osservavano Damon. Chiunque fosse a lui attorno, sembrava volersi ubriacare del suo modo di fare, di piacere a tutti; pregava anche per un solo minuto della sua attenzione. 
Questo costò la vita ad un'intera città, sotto la rabbia e gelosia incontrollata di Enzo. Damon non fece nulla per impedirlo.

2057
«C'è qualcosa che non ti ho mai detto.» confessò Enzo, disteso accanto a Damon. I loro vestiti erano sparpagliati in una stanza di motel, sebbene non avessero usato il letto, l'uno con il dorso della mano poggiato sull'addome dell'altro. Damon portò le proprie dita sulle labbra di Enzo, entrambi a fissare il soffitto, come nelle loro celle esattamente cent'anni prima. «Avevi ragione, probabilmente.» ammise il Salvatore, un tono cupo nella voce. «Abbiamo provato le stesse identiche cose.» si tirò su facendo leva sul gomito, sporgendosi sopra Enzo. «Da sempre

2060
Una nuova generazione dei Whitmore era nata. Damon ed Enzo la distrussero insieme, una notte d'inverno glaciale. Non lasciarono alcun sopravvissuto.
   
 
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