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Autore: Aout    15/12/2013    3 recensioni
[Ampissimi SPOILER di “Thor: The Dark World”, la one-shot si svolge in un tempo indefinito giusto dopo la fine del film]
Odino sembra cambiato negli ultimi tempi...
Io e voi sappiamo il perché, d’accordo, ma Thor & Co come la prenderanno?
Come far tornare il Padre degli Dei quello di una volta?
L’aiuto di una scaltra Darcy sarà fondamentale per la riuscita dell’impresa (contro ogni tentativo di Jane, e ce ne saranno un po’, di evitare il disastro).
E “Odino”? Come si difenderà?
Dal testo:
“Darcy sbuffò ancora e tornò a sfogliare svogliata il suo profilo Facebook.
Ian manco ce l’ha, un profilo Facebook. E Jane è una mogliettina ansiosa. E Erik ragiona meglio quando è in mutande. E il maritino della mogliettina è un dio che fa body building.
E quella strana qui in giro sarei io?

Poi un fulmine colpì la finestra a qualche metro davanti a lei e Darcy cadde dalla sedia.
Dannati crediti universitari.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darcy Lewis, Jane Foster, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Crisi di mezza età
 
 
 
Midgard, corte di Lady Jane e Lady Darcy
(e di Ian quando dimentica i soldi per il taxi)

Era una giornata noiosa.
Darcy era al tavolino della cucina. Stava seduta scomposta sulla sedia con il portatile a due centimetri dal naso e gli occhiali storti. Aveva la classica faccia da lunedì pomeriggio, troppa nebbia fuori dalla finestra e, in generale, ho-una-coinquilina-con-la-verve-di-un-mollusco.
Ovvio che la lingua, da parte sua, continuasse a funzionare benissimo. - ... e poi Ian mi ha portato al cinema a vedere quel film dei giochi affamati o qualcosa del genere. Hai presente? Quello con la ragazza, le frecce, il governo cattivo e i due ragazzi molto fighi e rivoluzionari... fra l’altro uno dei due mi ricorda qualcuno ma non riesco a capire chi... Va beh, comunque, fatto sta che a un certo punto... – Darcy alzò un secondo lo sguardo dal suo portatile interrompendo il monologo, guardò davanti a sé e sbuffò, - A un certo punto è arrivato Tony Stark e ha iniziato a ballare il Can-Can in mezzo alla sala, mentre Capitan America suonava il piano e Hulk il violino. Forte, no, Jane?
- Sì, sì, certo. Fortissimo. – rispose lei, distratta. Era vicino al lavandino e aveva lo sguardo perso fuori dalla finestra. Con ogni probabilità, stava asciugando la stessa tazzina da almeno mezzora.
Darcy si mise seduta più dritta e fissò la sua schiena con un sopraciglio sollevato. – Sì, ma peccato che Stark non sia molto portato per i balli da saloon, altrimenti sarebbe stato un bello spettacolo.
- Mmh mmh.
- Jane! – sbottò, chiudendo di scatto il computer, - Ma hai ascoltato almeno una virgola di quello che ti stavo dicendo?
Jane si scosse a quel rumore improvviso e la tazzina che aveva in mano cadde di nuovo nel lavandino pieno d’acqua con un sonoro blop.
- Dico, sono solo la tua stagista da ormai quasi tre anni, l’unico essere femminile con cui in questo periodo hai avuto a che fare praticamente ogni singolo giorno e, di conseguenza, quasi sicuramente la tua migliore amica, ovvio che non sei costretta a starmi a sentire ma... ma stammi a sentire almeno una volta ogni tanto, cavoli! Solo così, per sapere cosa si prova!
Jane osservò l’acqua del lavandino per un secondo, poi si asciugò le mani con uno straccio e alla fine si lasciò cadere su una delle sedie del tavolino, di fianco a lei, prendendo un respiro profondo.
- Scusa, Darcy. Oggi sono... ho la testa fra le nuvole.
- Sì, sì ho capito. – le rispose lei, alzando vistosamente gli occhi al cielo. Non che si aspettasse che Jane se ne accorgesse, eh. Probabilmente se ci fosse stato seriamente Stark lì, a invitarla a raggiungerlo sulla pista da ballo, lei si sarebbe limitata ad annuire per poi tornare a occhieggiare il cielo grigio londinese. – E quand’è che il nordico omaccione biondo ha intenzione di venire giù da quelle nuvole? Sul serio, Jane, sei inservibile quando lui non c’è.
Finalmente la sua coinquilina alzò lo sguardo e la squadrò piccata. – Questo non è assolutamente vero!
Darcy si limitò a schioccare le labbra indifferente, tornando ad aprire il portatile.
- Io non... faccio un sacco di cose quando lui non c’è! Oggi per esempio, oggi ho... ho... lavato i piatti, per cominciare! Visto? Già solo questo è più di quanto non abbia mai fatto tu in tre anni!
Darcy sbuffò in risposta. – Sì, certo, grande scienziata lavapiatti. Ma, per ritornare al punto, quand’è che si farà vedere, Asterix? Perché non ho idea di cosa si ingurgiti con Obelix nel grande reame dorato di... beh, hai capito. Ma fatto sta che il nostro frigorifero somiglia sempre più a un buco nero quando c’è lui nei paraggi e la cosa è francamente poco simpatica, soprattutto contando che la spesa la devo fare io e lo stipendio da stagista ha spesso il brutto vizio di non esistere.
Jane si alzò di scatto e tornò alla finestra. Poi si girò verso di lei, la fissò con un’occhiataccia e si diresse all’attaccapanni vicino all’ingresso. – A parte il fatto che la spesa la faccio sempre io, non lo so, ok? Non lo vedo da una settimana ed è libero di farsi vedere quando vuole e... e basta, ecco. Vado a fare una passeggiata adesso. Ciao. – concluse, senza guardarla.
Aprì la porta e se la sbatté alle spalle.
Darcy sbuffò ancora e tornò a sfogliare svogliata il suo profilo Facebook.
Ian manco ce l’ha, un profilo Facebook. E Jane è una mogliettina ansiosa. E Erik ragiona meglio quando è in mutande. E il maritino della mogliettina è un dio che fa body building.
E quella strana qui in giro sarei io?
Poi un fulmine colpì la finestra a qualche metro davanti a lei e Darcy cadde dalla sedia.
Dannati crediti universitari.
 
Jane non sapeva esattamente dove stesse andando. Case senza nome le passavano davanti agli occhi ed era abbastanza consapevole che, se avesse continuato così, presto sarebbe giunta in un vicolo sconosciuto e da lì a perdersi definitivamente in quella che chiamavano metropoli, ma che secondo lei assomigliava molto più a un labirinto, non ci sarebbe voluto niente. 
Ma quella era un’occasione particolare. Jane non amava camminare (era decisamente troppo pigra e aveva decisamente le gambe troppo corte) ma quella volta, stranamente, mettersi a passeggiare tranquilla per le strade di Londra sembrava l’unica cosa che potesse aiutarla a districare quel groviglio ingarbugliato che erano i suoi pensieri in quel momento. E poi, ammettiamolo, Darcy andava presa a piccole dosi e solo sotto stretto controllo medico.
Anche se ha ragione.
Jane scosse la testa per zittire la sua stupida vocina interiore.
Darcy ha ragione? Come, Darcy ha ragione? Lei senza Thor stava benissimo, figurarsi!
Come no...
- Zitta. – si disse ad alta voce e una passante con un cappello strano che camminava al suo fianco la fissò scettica e poi cambiò subito marciapiede. Jane sbuffò e accelerò il passo.
Thor non si faceva vedere da una settimana.
Otto giorni e una manciata di ore, in realtà.
Sette ore.
E quarantacinque minuti.
Dannazione!
Possibile che fosse così... adolescenziale? Cos’erano sette... d’accordo, otto giorni, in confronto ai due anni che aveva passato senza di lui, mentre suo cognato distruggeva New York in preda ad uno psicotico delirio di onnipotenza?
Oddio, ho veramente detto “mio cognato”?
Jane si fermò di colpo, scosse di nuovo la testa e ritornò sui suoi passi. Sarebbe tornata a casa, avrebbe preso in mano il suo bel taccuino in pelle e si sarebbe data da fare a rintracciare qualche buco nero da qualche parte, altroché.
Se non altro, l’avrebbe fatto per dimostrare a Darcy quando non fosse “inservibile”.
E poi avrebbe anche mangiato una bella scatola di gelato alla panna. E a Darcy non ne avrebbe data nemmeno una cucchiaiata!
Stava giusto meditando la sua terribile vendetta (e dove andare a prendere il gelato, visto che sì, Darcy non aveva torto a dire che il loro frigorifero era semivuoto in quel momento) quando andò a sbattere contro qualcosa di duro e ci mancò poco che non cadesse a terra a gambe all’aria.
- Auch.
- Jane, stai bene? Ti chiedo perdono, giuro che non era mia intenzione spaventarti.
Davanti a lei stava Thor, alto sempre più di quanto riuscisse a ricordare, una grossa manona sulla sua schiena ad impedirle di cadere a terra e i capelli biondi sparsi sulla corazza.
Corazza?
Jane si concesse una veloce occhiata ai dintorni e notò che due bambini si erano fermati dall’altra parte della strada e li osservavano a bocca spalancata.
- Ehm, sì, ciao anche a te. Perché ora non ci spostiamo da qui? – disse per poi sciogliersi dalla sua stretta, prenderlo sotto braccio e allontanarsi da quegli sguardi curiosi.
Verso un punto dove il mio muscoloso fidanzato non sia riconosciuto da qualcuno. Va bene anche una fiera medievale.
Thor comunque annuì e la seguì senza fiatare.
- Thor... ricordi che avevamo parlato di evitare, sai, comparsate improvvise in mezzo alla strada? Così, giusto per... – gli disse, sorridendo un po’ imbarazzata (adolescenziale, proprio) e guardandolo negli occhi.
In quel momento si accorse che qualcosa nel suo sguardo... non andava.
Oh, oh.
- Sì, Jane. Sei saggia e hai perfettamente ragione, ma temo che oggi altri pensieri occupassero la mia testa. Ti chiedo umilmente di perdonarmi.
Oh, oh. Oh.
- Thor stai... tutto ok? – chiese, ma non era sicura di volerlo sapere.
No, no non lo voglio decisamente sapere.
Quante altre razze che hanno evocativamente l’aggettivo “oscuro” nel loro nome ci saranno in giro pronte a distruggerci?
Thor ancora non la guardava. I suoi occhi azzurri erano puntati a terra e una ruga di preoccupazione si estendeva tra le sopraciglia contratte.
- Thor?
Lui si limitò ad alzare lo sguardo e a fissarlo nel suo. Jane boccheggiò un secondo, ma si riprese quasi subito. In fondo, ormai, si stava abituando. Più o meno.
Dopo aver ricominciato a respirare regolarmente tentò un sorriso incoraggiante. Pregò non sembrasse una smorfia.
- Mi dispiace, Jane. Molto tempo è passato dal nostro ultimo incontro, ma sappi che non intendevo farti attendere. Ad Asgard... c’è qualche problema.
Stavolta il cuore di Jane perse dei battiti e non c’era nessun imbarazzo sotto. Si chiese quando visibilmente fosse impallidita e, in ultima istanza, quanto fosse probabile che al prossimo passo il pavimento la raggiungesse.
Per l’amor del cielo, non svenire.
Ma tremava e, dannazione, non poteva fare finta di niente e smettere di avere paura.
Non dopo quello che era successo qualche mese prima.
- Jane, stai bene? Sembri pallida.
- Tutto... bene, Thor. Ma, ciò che è successo ad Asgard non è... niente di grave, vero?
Thor la fissò di nuovo, serio.
 
- Oh, siete già tornati? Niente gitarella romantica sotto la nebbia? Va beh. Comunque, Jane, se fossi così gentile da ricordare a fidanzato-dionordico-bodybuilder di fare più attenzione la prossima volta che decide di farci visita sarebbe davvero carino. Qualche decina di piccioni e, credo, anche la signora scorbutica dell’appartamento di sotto, hanno avuto una mezza crisi di panico.
Erano appena entrati e già Darcy aveva detto più parole di quante lei fosse abituata a dirne in un’intera giornata.
Stava per rispondere a tono quando intervenne Thor, il tono grave e profondamente rammaricato: - Lady Darcy, vi prego nuovamente di perdonarmi. Non era affatto mia intenzione...
- Tranquillo Thor, non è colpa tua. – disse Jane, sorridendogli e mandando una fulminante occhiataccia a quell’impicciona di Darcy che, in risposta, si limitò a sorridere, mentre li raggiungeva e tirava un pugnetto amichevole al pettorale metallico di Thor.
Oddio.
- Perdonato, Flagello dei condomini.
Thor la fissò con sguardo interrogativo.
- Beeene. Darcy, perché non prepari un caffè? Sai, gli ospiti. – intervenne lei. Meglio evitare i disastri. Indicando a Darcy di dirigersi verso la cucina e lasciarli da soli.
Sì, certo e domani nevica.
Darcy la fissò di rimando con un’espressione pressappoco uguale a quella di Thor di qualche decimo di secondo prima. – Un caffè? Io? Ti fideresti a bere un caffè preparato da me? E da quando?
Jane alzò gli occhi al cielo e, preso il braccio di Thor, si diresse con lui verso la cucina.
Buona, Darcy.
- Thor, mi pari fuori forma. Beh, muscoli a parte. Hai uno sguardo terrificante, che hai?
Da quanto tempo la voce “cercare nuova stagista, magari con lievi conoscenze in astrofisica” era nella sua lista delle cose da fare?
- Terrificante? Il mio sguardo vi spaventa? – disse Thor, sbigottito e sempre più dispiaciuto.
Darcy spalancò gli occhi. - No, no io intendevo...
- Darcy, - intervenne lei, - visto che sembravi particolarmente interessata, perché non vai a fare la spesa a cui tenevi tanto?
M tutti si limitarono a ignorarla. Aveva parlato veramente o era successo solo nella sua testa?
- Intendevo che hai una faccia... triste? Sconvolta? Pensierosa? – continuò Darcy, sorda ai suoi rimproveri, come al solito, - Non è che è successo qualcos’altro sulle nuvole, vero? Peggio di Beautiful, lì...
Thor la fissò scettico e poi scosse la testa. – No, solo... il Padre degli Dei, siamo preoccupati. Lui... è cambiato.
Ma ti stai veramente confidando con Darcy?
La sua stagista sollevò una mano e scacciò quella risposta come una mosca molesta.
Jane notò che sembrava sollevata, benché forse non volesse mostrarlo, come lei quando aveva appreso che le sue paure da probabile distruzione di altre città terrestri anglofone erano scomparse.
- Oh, beh, e che vi preoccupate a fare? Sarà la crisi di mezza età.
Uh, mamma.
- Thor, vuoi un caffè? – ignorala, - Sai, io faccio un ottimo caffè. – ignorala, ignorala, ignorala, - Te l’ho mai fatto assaggiare?
- Cosa intendete dire, Lady Darcy?
Meglio una camomilla. Per me. Una caraffa intera.
 
 
 
Intanto, a molti mondi di distanza...
beh, non così tanti. Sono solo nove in tutto.
Diciamo più a “un paio” di mondi di distanza...
 
Asgard era un disastro.
Qualche migliaia di anni di Amministrazione Odino erano riusciti a ridurlo a... come definirlo? Topaia? Postribolo? Forse “disastro” rimaneva ancora la parola più appropriata, anche se non rendeva sufficientemente bene la frustrazione che Loki sentiva montare dentro di sé ogni secondo di più.
“Sarei stato un dio benevolo” aveva detto, una volta, di un altro tempo, ma ormai non lo credeva più. Il solo motivo per cui non aveva incenerito ancora nessuno con lo scettro di Odino era semplicemente perché ancora non si era presentata l’occasione adatta.
E sono decisamente troppo benevolo. E poi è il mio scettro.
Loki scattò giù dallo scranno d’oro su cui stava seduto ogni singolo giorno da non ricordava nemmeno più quando e, solo in ultimo, quando udì i passi di qualcuno giungere dal corridoio antecedente la grande sala, si ricordò di rallentare il passo di quello che avrebbe dovuto essere un vecchio debole e stanco.
Ma io non sono né debole né stanco!
Prese un respiro profondo, sollevò lo sguardo e assunse una posa rilassata per accogliere il visitatore così come avrebbe fatto il Padre degli Dei.
Pazienza, Loki, pazienza.
Quando vide avvicinarsi una sagoma corazzata dalla stazza di un pentapalmo e anche con il suo odore trattenne a stento una smorfia. Poi, sorrise gentile.
- Volstagg, a cosa devo questa visita inaspettata e... gradita. Immagino ci siano motivi più che validi per interrompere le riflessioni del tuo re. – disse, con tono pacato, girandosi verso l’omaccione barbuto che stava in piedi a qualche metro da lui. Poi sbottò: - Non ti inginocchi, di fronte al tuo re?
Volstagg spalancò gli occhi, scosse la testa, annuì subito dopo e alla fine crollò a terra, pestando un ginocchio sul pavimento chiaro.
Loki nascose un sorriso voltando la testa e dirigendosi verso il trono. – Quindi, dicevamo, qual era il motivo per cui rubi del tempo al tuo re? – disse, sedendosi sul grande scranno appena ricostruito, la testa alta e le braccia poggiate fiere sui braccioli dorati.
Ammetto che qualche piccola soddisfazione ogni tanto c’è, nell’essere un re. Solo un folle sosterrebbe il contrario.
- Padre degli Dei. - disse Volstagg, distraendolo dalle sue ben più alte riflessioni, la voce stranamente insicura e quasi tremante. Bene, sembra che cominci ad incutere il giusto rispetto. – Oggi, alla taverna, una guardia è venuta per... chiuderla. Ha detto che era un vostro ordine, ma, immagino, fosse in errore...
Loki assottigliò lo sguardo e fissò Volstagg dritto negli occhi chiari. Lui parve rimpicciolirsi e spostò lo sguardo. Loki si sforzò di nascondere un altro sorriso. – Ti sbagli, valoroso Volstagg. Quella guardia è stata espressamente incaricata da me di chiudere la taverna, ricettacolo di perdizione e fumi alcolici che altro non fanno se non annebbiare la mente e sottrarre tempo fruttuoso al grande pop...
- E per quanto tempo avete intenzione di farla restare chiusa? – lo interruppe il suddito, alzando la voce decisamente al di sopra di quanto gli si confacesse.
Loki lo fissò di nuovo e questa volta nulla nel suo sguardo poteva far supporre un qualche traccia di ilarità. – Per tutto il tempo che sarà necessario a riportare la morale comune sulla giusta via. Per sempre forse, perché no?
Volstagg impallidì visibilmente e aprì la bocca per dire qualcosa. Poi la richiuse, la riaprì e le
uniche cose che Loki poté comprendere nel discorso che seguì includevano la parole “birra”, “donne”, “come potete” e “birra”, di nuovo. Tutte cose che non erano, ovviamente, sufficienti ad intaccare la sua autorità.
- Posso perché sono il re, villano. E tu, dimmi, che diritto hai di contraddire le decisioni del re, Padre degli Dei, Signore della Sapienza, Conoscitore di tutte le cose antiche e profonde, Antico Sacerdote, Odino figlio di Borr? – disse con tono imperioso, alzandosi in piedi, sicuro di fare un certo effetto da quella prospettiva. Volstagg sembrava farsi sempre più piccolo e Loki poteva vederlo perfino dal solo occhio che gli era permesso mostrare al mondo.
Volstagg chinò il capo, si promulgò in una serie sconnessa di scuse che certo lui non aveva il tempo di stare a sentire e, per quanto la cosa lo infastidisse, se ne andò sulle sue gambe, ferito solo nell’animo.
Troppo, troppo benevolo.
 
 
Midgard. Nebbia agli irti colli e temperature in diminuzione.
 
- Ne siete sicura, Lady Darcy?
- Certo che ne sono sicura. Sono famosa per la mia saggezza qui su Mid... qui, insomma, ecco.
Thor sembrava spaventosamente concentrato, fissava Darcy e pareva che, al contempo, stesse cercando di decifrare i misteri dell’universo. Poi sorrise e tutto il suo volto si distese.
Oh, no. No no no no no.
Jane alzò gli occhi al cielo esasperata.
- Thor, ascolta, non credo che dare retta a Darcy...
Un fortissimo rumore improvviso interruppe il suo tentativo di mettere in ordine le cose. Fu talmente forte che il rinculo la spinse all’indietro e furono solo le braccia di Thor ad impedirle di finire con il sedere per terra. Sono io, o oggi ho un pessimo equilibrio?
Un secondo dopo un tragicamente familiare lampo di luce, fecero ingresso dalla porta finestra due omoni barbuti e vestiti... come Thor, limitiamoci a dire questo.
- Fandral, Volstagg, cosa vi ha portati qui su Midgard? Qualcosa turba la dimora degli Æsir?
L’uomo biondo e quello con la barba rossa (non sapeva chi fosse chi e la cosa avrebbe presto cominciato a farsi imbarazzante, contando che non era nemmeno la prima volta che li incontrava) chinarono rispettosamente la testa verso Thor e poi quello meno piazzato (sì, insomma, il biondo. Fandral, può essere?) disse, solenne, avvicinandosi a lui e poggiandogli una mano sulla spalla: - Thor, abbiamo condiviso molte battaglie, alcune vittoriose, altre drammatiche. Ci conosciamo da tanto tempo e devo dirtelo: il Padre degli Dei ha proprio perso la testa.
Thor assunse un’espressione furiosa. Si erse in tutta la sua (notevole) altezza e spostò con uno schiaffo la mano di Fandral dalla sua spalla. – Come osi...?
- Thor! - intervenne l’altro, quello con il nome difficile che era troppo pretendere da una semplice astrofisica di ricordare, - Fandral non mente. Il re, lui... prima la faccenda dell’esercito! La guardia reale e poi... e poi oggi ha chiuso la taverna! Per sempre!
Thor rispose al suo sguardo afflitto con un’espressione altrettanto sorpresa e triste.
- Ed è così grave non avere una taverna? – chiese lei, ingenua. Non aveva esattamente deciso di aprire la bocca e dargli fiato, ma il pensiero si era tradotto in azione troppo in fretta perché potesse fermarlo.
Le risposero tre paia di occhi spalancati e sconvolti.
Darcy le si avvicinò, la prese per un braccio e disse, poco sicura, - Ma certo, Jane! Che dici? Ovvio che sia essenziale, no? No? – per poi aggiungere a bassa voce e scotendo la testa: - Ma dico, hai visto le loro spade?! Ssh!
Jane alzò gli occhi al cielo. – Senti, Thor...
Thor si girò improvvisamente verso i compagni e la sua espressione sconvolta si tramutò in una decisa e risoluta. – Traquilli, amici miei. La saggia Lady Darcy ha trovato una possibile causa all’evoluzione degli ultimi eventi. E anche una soluzione!
Ma dico, com’è che nessuno mi presta attenzione? La maledizione delle basse...
Fandral fissò Darcy con... ammirazione? Sul serio? Poi le si avvicinò, si mise in ginocchio e le baciò la mano con trasporto. Nausea. -  Lady Darcy, la vostra immensa saggezza ha salvato il nostro regno millenario dal caos. Vi ringrazio a nome di tutti infinitamente per questo.
Darcy rimase a bocca spalancata per dieci secondi buoni, poi si schiarì la voce e cinguettò un “figurati” molto, molto, poco appropriato.
 
 
Regno degli Æsir, seconda stella a destra e poi dritto fino al... cioè, avete presente Svartalfheim? Ecco, arrivate lì e poi andate dritto, dritto, superate Midgard, arrivate a Álfheimr e siete ad un tratto di cielo da Asgard.
Polvere di fata non richiesta, ma apprezzata.
 
Loki aveva convissuto con Thor per quello che un qualunque mortale avrebbe comodamente potuto definire un’eternità. Lungo tutto questo tempo aveva capito due cose di lui: la prima, era che era affamato di gloria come un pentapalmo di fronte a una carcassa sanguinolenta (beh, almeno lo era stato fino a quell’assurda crisi di coscienza di un paio d’anni prima... ancora quella tendeva a sfuggire alla sua, pur sempre grande, intelligenza), la seconda cosa era che, senza assolutamente alcuno sforzo, potevi riconoscere il suo arrivo da una qualunque parte del palazzo, vista l’immensa poca grazia con cui pestava pesante i piedi quando camminava, torturando il pavimento dorato su cui tanti grandi re antichi erano passati prima di lui.
- Figlio. - esordì, sforzandosi di mantenere un’aria tranquilla. Un grande maestro degli inganni, altroché! Chi altri avrebbe potuto recitare la sua parte in modo così meravigliosamente perfetto? – Sei molto gentile a venire a far visita al tuo vecchio padre.
La tua sciocca donna misgardiana non ti sollazza abbastanza, Thor? E devi venire a infastidire me per questo?
- Padre, io ritengo che... che dobbiamo parlare. – disse Thor, risoluto, tenendo la testa alta e gli occhi chiari fissi nello specchio dei suoi.
Loki (o Odino, che dir si voglia) inclinò il capo di lato e alzò circospetto un sopraciglio. Un brivido di sospetto salì la sua spina dorsale.
Che cosa sta succedendo?
Thor sorrise.
 
- Oh. internet, la nuova grande autostrada della modernità! (Perché mi guardi così, Jane? Guarda che sto pur sempre studiando Scienze Politiche!) Mi chiedo come facciate a vivere senza, lassù.
Lady Darcy lo aveva fatto sedere davanti al piccolo tavolo della piccola cucina della loro piccola casa. Era tutto piccolo, lì, mentre Jane, come spesso si ritrovava a pensare Thor, senza tuttavia avere mai il coraggio (o la stupidità) di dirlo ad alta voce, avrebbe meritato molto di più. Una reggia piena di lussi, più di quanto una regina avrebbe mai potuto desiderare ma... ma a Jane piaceva Midgard e poi, doveva ammetterlo, anche se ad Asgard avevano le Fucine dell’Anima, certo non avrebbero mai potuto offrirle una scatola quadrata scura con dei pulsantini come quella su cui Lady Darcy puntava lo sguardo in quel momento.
- Mmh... e questa scatoletta come ci sarebbe d’aiuto, Lady Darcy? Non confido molto nella magia... – disse Volstagg, lo sguardo diffidente (non molto meno del suo, doveva ammetterlo) verso quello strano oggetto.
Lady Darcy si girò e lo fissò scettica. – Questa non è magia, è scienza. – disse, il tono solenne, - Ma qui non sono io l’esperta quindi lasciamo perdere... allora, che dovevo cercare? Ah, già.
Lady Darcy si sporse in avanti e cominciò a picchiettare velocemente sulla parte orizzontale della scatoletta. La parte verticale invece (Desktop, Thor, si chiama “desktop”. Ripeti dopo di me: D-E-S-K-T-O-P) aveva preso in risposta ad illuminarsi. Quando Lady Darcy toccò con il dito la parte orizzontale, sia lui che i suoi compagni fecero un passo indietro. Nel suo caso, con tutta la sedia.
- Suvvia, giuro che non morde. – disse Darcy, con un sorrisetto, per poi continuare, indicando lo “desktop”, – Comunque, eccoci dove dicevo io. Vedi? “Crisi di mezza età: perché e come risolverla.” Sono o non sono assolutamente fantastica nella risoluzione dei problemi?
Thor aggrottò le sopracciglia cercando lo sguardo di sostegno dei suoi compagni. Ma le loro espressioni perplesse non furono molto d’aiuto, a dirla tutta.
- Vediamo, vediamo... tuo padre ha comprato una nuova macchina sportiva di recente? Beh, immagino che da voi le macchine non ci siano... allora... un nuovo cavallo rosso fiammante, magari? – Thor la fissò, aprì la bocca e scosse la testa, incerto, - Ok, ok, ho capito... qui dice che gli uomini tendono a... uhm, “vestirsi con abiti più giovanili e assumere in generale gli atteggiamenti delle generazioni successive alla loro”. Dice che lo fanno perché... uff, un sacco di blablabla inutili... ah, “perché scoprono di stare invecchiando”. Mmh... e beh!
Thor era ancora a bocca aperta e, siccome si era perso un paio di minuti prima e ammetterlo gli sarebbe costato una certa fatica, si limitò a riscuotere la testa.
Fortuna che venne in suo aiuto la bellissima Jane. – Thor. - disse, avvicinandosi e poggiando una mano gentile sulla sua spalla, - Non è che, magari, tuo padre potrebbe essere rimasto un po’ scosso dagli... ultimi eventi. Tua madre, innanzitutto e poi... tuo fratello. Insomma, è abbastanza logico che si senta “vecchio”. A quanto ho capito poi tu hai rinunciato al trono (a proposito gradirei parlarne con te, prima o poi) quindi per lui non deve essere affatto facile... è solo e...
Thor la fissò negli occhi con ammirazione. Jane si interruppe e sussurrò un “che c’è?”. Poi Thor si alzò, la prese tra le braccia e la baciò con trasporto.
Non sapeva esattamente per quanto tempo fossero rimasti così, in un istante eterno, ma quando si separarono Thor si riscoprì innamorato di lei ancora di più.
- Sei meravigliosa. – disse, la voce profonda e piena di orgoglio.
Jane borbottò qualcosa, Lady Darcy sbuffò e i suoi due compagni scherzarono e fischiarono. Ma lui non li sentì, c’era solo lei.
- Ohi? Ci siamo imbambolati? – Lady Darcy interruppe il magico idillio.
Thor si rivolse a Jane, non aveva ancora smesso di fissarla negli occhi, - Sei la persona più savia che io conosca, Jane.
- Ohilà? Di me e dei due vichinghi qui non frega più niente a nessuno? Non vuoi sapere come si risolve la crisi, Blondie?
Thor, ancora con una Jane rimasta senza parole tra le braccia, si girò verso Lady Darcy, serio anche se ancora sorridente per il momento appena passato,  – Certo, Lady Darcy, ti prego di illuminarmi.
Darcy alzò gli occhi al cielo e poi si sedette dove c’era lui prima, davanti alla scatolina luminosa. – Dunque, dunque... mmh, non è che ci sia un modo specifico. Qui dice che devi... mmh, beh, non sarà certo così difficile...
 

- Thor, che... c’è? – Loki cominciava a preoccuparsi. Che avessero cominciato a nutrire dei sospetti nei suoi confronti? Insomma non... non poteva essere, giusto? Lui era stato perfetto nella sua parte!
- Padre. – disse Thor, il tono pacato e l’ombra di qualcosa a illuminargli lo sguardo, - Mi rendo conto di che periodo difficile debba essere questo per voi. Quando dolore e quanta pena debbano albergare nel vostro cuore e... me ne dispiaccio. Immagino che, anche se al momento mi è parso prendeste bene la mia decisione, vi sia costato molto accettare la mia rinuncia al trono.
Loki lo fissò di rimando con uno sguardo scettico. Poi, inevitabilmente (e lui provò a evitarlo, ma senza riuscirci) un sorriso canzonatorio apparve sul suo volto. – Credi che non sia più in grado di reggere il mio regno? Mi stai dicendo questo, dietro alle righe, figlio? – lo schernì, crudele.
Thor fece un passò indietro e un’ombra di tristezza passò nel sguardo. Poi, l’espressione si fece più dura. – Assolutamente no, padre. Ma tutti sono preoccupati per voi, per tutti i cambiamenti che state introducendo negli ultimi tempi. Ridurre le guardie di palazzo adibite alla vostra sicurezza, innanzitutto. - la magia non dura continuativamente, ogni tanto devo necessariamente tornare me stesso, stolto. Ma che pro ci sarebbe a farti partecipe di una simile informazione? – Oppure eliminare parte dei compartimenti dell’esercito. Asgard è tanto rispettato proprio grazie all’esercito. Soldato è ciò che sognano di diventare i bambini quando capiscono cosa significhi sognare. Le mogli desiderano un soldato come compagno e grazie ai soldati la popolazione si sente al sicuro. – Forse. Ma, così facendo, il nostro regno si impoverisce ogni secondo che passa. E l’agricoltura? Il commercio? La cultura? Ma che le spiego a fare, queste cose, a un idiota come te, fratello! – E, anche la taverna. – per me stesso! Scommetto che il punto focale era questo, vero? – Lì, fin dalla notte dei tempi si sono festeggiate le grandi battaglie vittoriose e si sono pianti i compagni scomparsi in quelle perdute. La guerra è stata l’animo del nostro popolo per tanti secoli e voi volete eliminarla dalla loro vita con un colpo di spada. Credete davvero che potranno accettarlo così, senza nulla ribattere? Ditemi padre, temete forse di perdere qualcun’altro a voi caro per colpa della guerra? – Loki non era ben consapevole di cosa lo trattenesse dal colpire violentemente Thor in testa, - Perché se così non fosse, potrei quasi dire che non siete voi, quello che ho dinnanzi in questo momento.
Loki alzò improvvisamente lo sguardo verso di lui e per una decina di secondi smise di respirare.
Sai, Thor, e vuoi trarmi in inganno? O forse non sai e cerchi veramente di risollevare il morale di un povero vecchio affogato nel dolore?
Loki si allontanò di un passo e voltò la testa.
Quale delle due, fratello? Quale delle due ipotesi potrebbe essere quella giusta?
Loki si girò di nuovo verso di lui e fissò il pavimento con lo sguardo rammaricato e triste e angosciato. Fece il meglio che poté.
Perché non sei né abbastanza intelligente né abbastanza furbo per ingannarmi. Non più, ho imparato.
- Figlio io... credo tu abbia ragione. È il dolore, mi ha... fatto perdere la testa. Credo che mi ritirerò nella mia stanza a riflettere, ora. Ritroviamoci a cena, figlio, e ne riparleremo.
Appena mi faccio venire in mente una scusa più decente.
 
 
Midgard, qualche ora dopo.
Sì, sempre lì. Che vi aspettavate? Una retrospettiva sulle pianure infuocate di Múspellsheimr?
 
Jane osservava fuori dalla finestra, di nuovo.
Oh, mica è colpa mia se non usa mai la porta.
- E dai, piantala di fare quella faccia. Con il mio aiuto Thor non può fallire, vedrai. Anche se ancora non so come farà a “trovare la radice del problema, dimostrargli affetto, accettazione e creare un dialogo costruttivo e sano che dimostri...” beh, qualunque altra cosa dicesse quel sito.
- Sì, Darcy, grazie davvero. – disse velatamente ironica, rivolta verso la coinquilina, appena entrata in cucina, di ritorno da un’uscita con Ian, - Senti, mi faresti il favore di andare a recuperare il microscopio che ho lasciato fuori, già che ci sei? Ho paura pioverà.
Darcy le sbuffò in risposta e si avviò alla porta-finestra.
Dove sei, Thor?
Si chiese, consapevole che era per lo meno la ventesima volta che se lo domandava nell’arco di una giornata e che, a quel punto, forse avrebbe fatto bene a cominciare a preoccuparsi. O ad andare a disintossicarsi in clinica dal suo “fidanzato-dionordico-bodybuilder”.
Torna e non abbandonarmi ancora. Anche perché, se no, col cavolo che mi vedi di nuovo!
Non che il bacio di oggi sia stato malvagio...
- Jane! Jane, vieni qui, subito!
Jane saltò e la tazzina (sempre quella) che aveva in mano finì a sbriciolarsi per terra in un milione di pezzi. Darcy urlava a squarciagola dal terrazzo e lei sentì che non ce l’avrebbe fatta a sopportare altro stress.
- Jane! – urlò Darcy di nuovo e Jane finalmente si riscosse. Superata con un balzo la tazzina rotta per terra, si diresse alla porta finestra e la spalancò con forza.
Capì subito il perché di quel baccano.
Una persona razionale avrebbe appreso la scoperta con un sospiro di sollievo, anche perché non era niente in confronto alle terribili cose che le erano venute in mente, ma... ma Jane rimase comunque a fissare il pavimento piastrellato del terrazzo con la bocca aperta e gli occhi fuori dalla orbite.
E adesso che dico al proprietario?
- Sai, credo che i nani di Erebor si siano fatti dare un aiutino da quel tizio dagli occhi arancioni di cui mi hai parlato. Che facciamo? Diciamo che è un nuovo tipo di pavimentazione?
Jane si limitò a scuotere la testa impotente di fronte alle rune impresse a fuoco sull’ex bellissimo pavimento della sua terrazza.
Mi sa che è tempo di lasciare Londra...
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: Salve gente! Siete davvero arrivati alla fine di questa one-shot? Wow, sono colpita... grazie mille anche solo per questo!
Per quanto riguarda la fanfiction, ovvio che il tutto nasca dopo aver visto Thor: The Dark World. In linea di massima direi che mi è piaciuto molto, come film. Beh, a parte Thor, che possiede solo un vestito e per nasconderlo indossa una tonaca blu, oppure il cattivo con le treccine. (Ma dico, ve lo immaginate il capo super dei cattttivi che la mattina si sveglia e si fa la treccia?)
Comunque, per tornare al punto, non volevo scrivere niente di tragico e temo, in effetti, di aver un tantino esagerato nell’altro senso... spero che nessuno vi risulti OOC, ho tentato di evitarlo, ma stavolta non sono certissima di esserci riuscita (Sì, Loki, sto parlando di te. Potresti smetterla un attimo di zabettare?)
La frase “Seconda stella a destra e poi dritto fino al...” (con “polvere di fata” annessa) si riferisce a Peter Pan. Tutti i regni nominati lì e altrove sono i famosi “nove mondi” che nel film vengono citati una volta sì e una pure.
Ok, ho finito, grazie mille di nuovo per essere giunti fin qui (se siete giunti fin qui...)
Alla prossima,
Aout ;)
 
PS So di non aver mai nominato l’attuale ubicazione di Odino. Sappiate, comunque, che secondo me l’ipotesi “è nello sgabuzzino e se ne accorgeranno durante le pulizie di primavera” è quella più probabile, solo che farlo dire a Loki mi sarebbe sembrato un po’ strano...




 
  
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