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Autore: My name is Freedom    15/12/2013    0 recensioni
"Io ti vedo.." sussurra con aria inquietante Louis al di là del vetro che si appresta a pulire.
"Anche io!" risponde allo stesso modo Harry.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Io ti vedo.." sussurra con aria inquietante Louis al di là del vetro che si appresta a pulire.
"Anche io!" risponde allo stesso modo Harry.
 
I due si sono incontrati nell'istituto dove sono obbligati a stare per scontare cinque settimane di servizio sociale insieme ad altre due: Eleanor, capelli lunghi e occhi neri, alta, magra, carattere fin troppo irritante e infantile e Kelly, tutto l'opposto rispetto all'altra, capelli a caschetto biondi, occhi azzurri, bassa e magra, dolce e gentile con chiunque. Non si può dire che siano ragazzi modelli, Harry è stato arrestato per aver ucciso di botte il patrigno, Louis ha tentato di dar fuoco all'ufficio del suo dirigente scolastico, Kelly spacciava nelle discoteche londinesi, nonostante il bel faccino d'angelo ed El è stata scoperta in aeroporto con dei documenti falsi, stava cercando di lasciare  la sua città per andare ad Amsterdam.
 
I ragazzi stanno pulendo le stanze dell'istituto sociale mentre parlano di quello che faranno questa sera:
"C'è una festa nel mio quartiere, dovrebbe essere una gran figata, che ne dite?" Propone El, strizzando un occhiolino a Louis.
"Direi che può andare, no?" risponde l'altra mentre raccoglie cartacce da terra.
 
La situazione tra i quattro non è semplice, Harry ed Eleanor non si sopportano e non lo nascondono, Kelly e Louis sono amici da prima che iniziassero i servizi sociali, ma varie volte finiscono per litigare per difendere gli altri due.
 
"Chi la organizza? Siamo sicuri che non sia gente insopportabile come te? Ho meglio da fare che andare ad un pigiama party con quattro oche." Chiede serio Harry
"Puoi anche rimanere a casa per quanto mi riguarda, o magari cambiare festa così non vedrei quella faccia da schiaffi tutto il giorno!"
"Se non fosse l'unica nelle vicinanze lo farei senza pensarci due volte, fidati donna!" La tensione che si crea ogni volta che i due sono nella stessa stanza inizia ad aumentare.
"Ragazzi smettetela, cazzo! Io un altro giorno così non lo reggo, figuriamoci tre settimane!" Grida Louis per attirare l'attenzione su di se
"Scusa Lou!" Risponde El con voce dolce, sbattendo varie volte le ciglia: "ha iniziato lui!" Continua con atteggiamento non poco infantile.
"Sei patetica! E tu stai sempre a difenderla per garantirti la scopata del giorno, complimenti!" Detto ciò Harry getta la spugna con la quale sta pulendo nel secchio e se ne va infastidito. E' furioso, in qualche modo ogni volta che Louis si comporta così si sente tradito; il loro rapporto è un'amicizia un po' complicata, il primo giorno che hanno lavorato insieme c'è stato un bacio da parte del maggiore "per provare" dice lui, ne sono seguiti altri, ma non sono mai andati oltre a quel gesto ritenuto "niente di che" da parte di Louis e "importante" dall'altro.
Non è un segreto che Harry abbia una cotta per il più grande, ma non si è mai comportato così, questo spiega la reazione di Louis, abbastanza sconvolto. Dopo aver rassicurato El in modo da non aver problemi per potersela portare a letto la sera stessa, esce dalla stanza alla ricerca del compagno, che pare essersi volatilizzato, inconsapevole del fatto che da quel momento in poi sarebbe diventato la sua più grande ossessione.
 
"Harry!" Grida.
"Harry!" Niente.
"Hazza!" Questo è il soprannome con il quale Louis chiama Harry subito dopo i loro baci rubati e segreti.
Trovato.
Il minore è rannicchiato negli spogliatoi, tra un armadietto e l'altro, in modo da non farsi vedere, cuffie alle orecchie, sigaretta in mano, braccia poggiate alle ginocchia rannicchiate contro il petto e sguardo rabbioso di un verde più tendente al nero che al solito smeraldo.
Vede Louis.
Percorre con gli occhi l'intero corpo fino ad arrivare ai tanto temuti occhi azzurri che lo sanno fregare sempre, sono  una calamita per il piccolo Harry, quel blu che gli fa pensare al cielo, al mare e tutto ciò che ricorda qualcosa di bello e solare.
"Che vuoi? Non mi sembra che siano già arrivate le tre, visto che non è neanche mezzogiorno! Dovresti tornare a lavorare.."
"Che ti prende?" La voce squillante, quasi fastidiosa di Louis fa aumentare il nervosismo dell'altro, il quale si riposiziona la cuffietta all'orecchio, precedentemente tolta, senza curarsi della domanda che gli è stata posta. Il maggiore però non ha intenzione di arrendersi, forse consapevole del fatto che se continua a tormentarlo, Harry parlerà di tutto ciò che vuole sentirsi dire, così si siede davanti a lui, gli sfila nuovamente la cuffietta con infinita calma, riuscendo a sentire la canzone che lo distrae dalle sue parole: Some Love.
"Mi dici che è successo? Non sarai mica geloso? Io non sono come te, lo sai.."
Louis, senza rendersene conto, ha appena distrutto il suo piccolo Hazza , che però non mostra alcuna espressione , resta neutro, né triste, né felice, come se non avesse neanche sentito le sue parole, pronunciate con estrema sicurezza. Ma in realtà il piccolo Hazza sta pensando, pensa se davvero è consapevole del fatto che il suo compagno non sia come lui, al motivo per il quale ha pronunciato quel "io non sono come te" quasi come un'accusa o un insulto, pensa a quanto possa essere fragile se solo cinque parole uscite da quelle esili labbra possano averlo frantumato in milioni di pezzi.
"Vattene!" Si limita a dire con estrema tranquillità, recuperando dalla sua mano la cuffia e indossandola.
Ed eccolo. L'ennesimo bacio. La coerenza di Louis..
Harry ha smesso di pensare, di porsi domande, l'unica cosa che è in grado di fare è muovere la lingua alla ricerca di quella dell'altro, sapendo che per lui sarà solo un altro dei tanti baci insignificanti da parte di un ragazzino che si diverte a fare il gay e attirare la sua attenzione. Questa volta però c'è qualcosa di diverso, appare un bacio più ricercato, anche da parte di quello che finge di essere etero, più passionale, quasi.. più vero.
Il maggiore poggia una mano sulla guancia di Harry e l'altra su un ginocchio per poter trovare la spinta per forzare di più le labbra su quelle dell'altro, ma, non appena le sue dita sfiorano l'uniforme arancione del più piccolo, quest'ultimo si ritira, non concludendo il bacio e lasciando Louis con gli occhi sbarrati e scioccato, non sa il perchè Harry si sia staccato, né perchè ora ha la testa china e le guancie rosse.
Istintivamente cerca solo di scusarsi con un banale "Ho fatto qualcosa di sbagliato, Haz?"
"N-no. Devo tornare a lavoro" Mente il minore, alzandosi velocemente, ma Louis, dotato di riflessi notevolmente più buoni di quelli del compagno, lo afferra per un braccio facendolo ricadere a terra, più vicino al suo volto.
"Dimmi cosa c'è che non va? Ti prego!" Sussurra imbarazzato, non è il tipo di implorare le persone a parlare, è troppo orgoglioso per farlo, ma questa volta è davvero curioso di sapere perchè il suo Hazza ha avuto questa reazione,alla fine non è cambiato nulla rispetto agli altri giorni, perchè in effetti Eleanor e Louis non fanno altro che punzecchiarsi ogni secondo, con battutine e frasi spiritose e perverse e l'altro non fa mai scenate di gelosia, tiene la rabbia dentro, abbassa la testa, distoglie lo sguardo e torna a pulire.
Neanche Harry è il tipo di rispondere facilmente alle domande del collega, soprattutto di questo genere, tolte le volte che si fissa a guardare i suoi occhi, che lo fanno cedere improvvisamente, eppure questa volta, anche con gli occhi bassi a guardare le scarpe, Harry parla:
"Tutto Tomlinson, non c'è nulla che vada bene!" Alza lo sguardo, lo fissa, ma non è per questo che ha deciso di parlare, è più uno sfogo di problemi accumulati, una rabbia troppo repressa, un macigno troppo grande da portare dentro, delle parole che vogliono uscire per essere spiattellate in faccia a quello che è la causa per eccellenza di tutte le sue complicazioni e allora continua: "Io non vado bene, perchè TU mi fai sentire sempre così maledettamente sbagliato! TU non vai bene perchè hai quel fottuto sorriso e quei fottutissimi occhi che io non riesco ad evitare! L'oca che è nell'altra stanza non va bene perchè per TE è sempre così attraente e sexy da meritarsi ogni giorno un giro gratis sul tuo fottuto cazzo."
Dopo ciò Louis non può far a meno di ridere, abbastanza forte da far sorridere anche l'amico.
"Scusa ma sembri davvero una checca isterica!" Continua a ridere, facendo però smettere il minore, infastidito per il suo comportamento infantile.
"Fanculo Tomlinson!" Sputa Harry, alzandosi di colpo e lasciando la stanza, lasciando nuovamente il compagno senza parole.
 
Kelly ed Eleanor stanno ridendo mentre puliscono il cortile davanti all'istituto ed Harry, appena uscito, può sentire la voce fastidiosa di El: "Stasera voglio rendere la cosa ufficiale, non posso negare di avere un po' di paura, anche se sono consapevole del fatto che nella sua testa c'è solo un nome: Eleanor Calder!" Si porta una mano alla bocca, ridendo come una di quelle viziate esibizioniste ed Harry non può far a meno di sperare che a forza di ridere gli si blocchi la mascella.
"Kelly, stasera ti serve un passaggio?" Grida.
"Si tesoro, grazie!" Risponde la ragazza correndogli addosso e baciandogli la guancia.
"Ti verrà il colera!" Provoca Eleanor.
"Meglio il colera che la clamidia!" strizza un occhiolino Harry, facendo infuriare questa, che non perde occasione di correre tra le braccia di Louis, appena uscito dall'istituto, e stampargli un bacio in bocca, consapevole di cogliere il punto debole del suo rivale.
Questa volta però viene spinta via quasi con disprezzo e "Levati un po', non fare la bambina!" gli viene detto da Louis.
"Non fare il bastardo Lou! Se la devi trattare così almeno non scopartela ogni sera" Interviene Kelly con estrema tranquillità, in modo da non scatenare l'ennesima litigata, ma questo non l'ascolta minimamente e raggiunge Harry, battendogli una pacca sulla spalla.
"Andiamo a pulire gli uffici?" Propone, arruffianandosi.
"Io ho terminato il turno." Rifiuta l'altro girando le spalle e andandosene.
Louis non lo ferma, si limita ad abbassare gli occhi e tornare a lavorare.
Le tre del pomeriggio non arrivano mai, l'ufficio dell'assistente sociale risulta davvero poco interessante: muri bianchi, mobili apparentemente antichi di un marrone fin troppo scuro, libreria colma di libri impolverati, che è consapevole che dovrà pulire uno ad uno. Ma quello che attrae l'attenzione di Louis è la scrivania, ci sono vari fogli sparsi, un computer portatile e varie foto della famiglia del suo tutore. Sposta e legge vari documenti, fino a trovare le cartelle di tutti coloro che devono scontare la sua stessa pena. Eleanor Calder, Louis Tomlinson, Kelly Walton.
Manca qualcuno.
Muove freneticamente quei pezzi di carta misti a raccoglitori con varie etichette.
Tasse. Cause Giudiziarie. Certificati Medici.
Cartella Clinica H.S.
Il respiro di Louis inizia a farsi pesante, apre la cartella, quando improvvisamente, dalla finestra di vetro dell'ufficio che si affaccia al corridoio, nota l'arrivo dell'assistente. La chiude di fretta, apre la zip dell'uniforme e la infila dentro, richiudendo velocemente la lampo, prende lo straccio dallo scaffale della libreria e finge di pulire.
Non appena la porta si apre la voce potente e roca dell'uomo reclama: "Spero per te che non hai toccato nulla, sono le due e venti, puoi anche andartene, oggi non ho voglia di starvi dietro."
Louis lascia l'ufficio e, una volta essersi tolto l'uniforme e aver infilato la cartellina in borsa, si appresta a correre a casa, curioso di saperne il contenuto, inconsapevole del fatto che quel pezzo di carta sarebbe stato l'inizio dei suoi incubi.
 
"Harry, hai preso quello che ti ha chiesto Malcom?" Chiede sua madre Zoey, una donna di soli trentacinque anni, rimasta incinta a diciassette per essere stata violentata da un cinquantenne, vecchio vicino di casa che ha approfittato di lei in una notte di mezza estate e che, dopo la nascita di Harry, si è suicidato ingerendo detersivo, Zoey è solita dire che è stata un ottimo modo per uccidersi, poiché paradossalmente poteva sentirsi 'pulito dentro'.
I capelli lunghi neri si liberano sulle piccole spalle, i suoi occhi verdi, come quelli del figlio, sono rivolti ad Harry in attesa di una risposta. Tra Zoey e il 'suo bambino', come lo chiama lei, c'è un ottimo rapporto, insieme ne hanno passate tante, rafforzando sempre di più il loro legame. Lei ha saputo subito dell'omosessualità del figlio, già a 15 anni Harry ha iniziato ad affrontare il problema con la madre, dicendogli che si sentiva attratto da un suo compagno di classe e lei gli è stata accanto, lo ha aiutato a capire chi fosse, fino a quando non è stato pronto a fare coming out con gli amici, lei c'era quando questi lo hanno deriso e umiliato, lei c'era quando ha cercato di tagliarsi le vene con una limetta, stanco della cattiveria della gente, lei c'era quando, dopo qualche anno, ha ucciso il patrigno per averlo visto menare sua madre, c'era quando lo hanno obbligato ad andare ad alcune sedute con uno psicologo. Lei c'è e c'è sempre stata.
"Sì mamma, è nello zaino! Malcom arriva più tardi, ora è impegnato con Gemma, la peste voleva andare al parco." La piccola Gemma è una bambina di cinque anni, bella come una bambola di porcellana, bionda con gli occhi azzurri, riccioli perfetti che gli fasciano il viso, fin troppo intelligente per la sua età, in parte è grazie a lei che Harry ha scoperto il suo interesse per Louis, solo vedendo un breve video dove i due si tiravano frecciatine e bisticciavano, lei aveva capito che in quei gesti non poteva esserci solo amicizia, il modo in cui si guardano, lo aveva paragonato al modo in cui il suo papà, guardava la sua mamma, quando era ancora viva. Malcom era il suo angelo custode, suo padre, attuale compagno di Zoey, l'unico uomo che Harry aveva accettato nella vita di sua madre, un quarantenne gentile e premuroso, vedovo da due anni di una donna bellissima, morta di cancro al seno quando Gemma aveva solo tre anni, lui la descrive come una dea e ne parla spesso alla sua piccola, che non osa chiamare Zoey 'mamma', per rispetto della sua vera madre, ma che stravede per lei e per il suo intoccabile Harry.
Per la prima volta dopo tanto tempo, Harry sente di appartenere ad una famiglia rispettabile.
"Grazie piccolino, quegli attrezzi gli servono come il pane, deve finire di costruire l'armadio per la cameretta di Gemma!" Subito dopo qualche mese Zoey e Malcom sono andati a convivere ed Harry non ha avuto nessun dubbio su di lui, con grande sorpresa della madre, visto che per i precedenti compagni si lamentava anche del fatto che Zoey tornava troppo tardi la sera, anche se si presentava a casa alle dieci, per far compagnia al figlio, davanti ad una tazza di the. Fino a pochi giorni fa la piccola Gemma dormiva nello stesso letto di Harry e lui non si era mai permesso di lamentarsi, amava coccolarla prima che si addormentasse, amava l'odore dei suoi ricci biondi e il fatto che la mattina dopo si risvegliava puntualmente senza coperta e con la piccola rannicchiata sopra la sua pancia, ma secondo i genitori ormai è cresciuto e è  giusto avere una camera tutta per lui, in caso volesse portare dei ragazzi a casa; Malcom, come Zoey, non è mai stato contrario a questo, lo ha sempre sostenuto e ha anche cercato di dargli delle dritte quei pomeriggi dove si ritrovano a giocare a Golf lui ed Harry, ma come risposta ha sempre un sorriso finto e delle guancie rosse come tempera.
Harry sorride e abbraccia la madre, baciandogli delicatamente la fronte, l'altezza dei due è notevolmente differente, il figlio supera Zoey di ben 13 centimetri e questo li rende davvero adorabili.
"Resti per cena?"
"Devo andare ad una festa!"
"Ci sarà qualcuno di interessante?" Strizza un occhiolino lei, non ricevendo neanche una minima risposta, solo delle guance che improvvisamente diventano rosse e un sorriso che si allarga da una parte all'altra del volto, fino a quando Harry smette di fantasticare su Louis e torna alla realtà, allora quel sorriso si trasforma in durezza, muscoli testi e uno sguardo assente.
"No, non posso permettermelo!"
Una piccola lacrima scende sul volto della madre che prende il mento del figlio e lo solleva per poterlo guardare in faccia.
"Non hai nulla che non vada, amore! E' solo una macchiolina nera su un intero foglio bianco, passerà!"
Harry sorride a Zoey per rassicurarla e le asciuga il viso con il pollice, ma sa bene che quella macchiolina nera potrebbe prendere l'intero foglio quando meno se lo aspetta.
 
Louis è arrivato a casa, sale le scale, ma la voce di sua sorella gemella Lottie lo blocca.
"Tesoro, ha chiamato la rompi-palle ambulante!" Grida dal piano di sotto. Louis Raggiunge la camera da letto, aspettando che sua sorella lo raggiunga; il loro rapporto è diverso da quello di due normali gemelli, lui è più un migliore amico per lei, sa tutto di lei e lei sa ogni singola mossa del fratello, si danno consigli e si coprono a vicenda con i loro genitori, mai stati davvero presenti nella loro vita, sono sempre stati uno la forza dell'altro, inseparabili.
"Buongiorno scricciolo!" sorride Lou, appena Lottie entra in stanza.
"Hai sentito che ti ho detto?"
"Purtroppo sì, che vuole Eleanor?" Chiede scocciato.
"Chiede se la passi a prendere a casa un'ora prima del solito, deve parlarti, ha anche iniziato a farmi un resoconto di cosa volesse dirti, ma mi sono fermata al 'so che nella sua vita ci sono solo io, ma vorrei rendere la cosa ufficiale, insomma voglio fargli conoscere la mia famiglia', ho subito capito che era una gran cazzata e ho poggiato il telefono sulla scrivania, mentre lei continuava ad elogiarsi" Il carattere di Lottie non dista molto da quello del fratello, sono praticamente identici, gemelli nel vero senso della parola, l'unica cosa che cambia è il sesso, altrimenti persino le voci si assomigliano un bel po', forse è per questo che vanno così d'accordo, Lottie è la versione femminile di Lou, lei è consapevole del fatto che quello che dice El a suo fratello interesserà meno di zero, mentre se la chiamata è da parte di Harry, deve stare attenta ad ogni singola virgola altrimenti il fratello sarebbe capace di non parlargli più per una settimana e per i loro canoni è davvero tantissimo.
Eleanor per Louis è solo un passatempo, non ha intenzione di farsi un futuro con lei, soprattutto dopo aver conosciuto Hazza, che gli ha cambiato totalmente la vita, che nonostante cerca di negarlo, ama più di ogni altra persona e di questo Lottie ne è a conoscenza.
"Ci sarà stasera Harry?" Chiede.
Il pensiero delle sue iridi verdi e delle sue fossette porta Lou a ripensare alla cartellina rubata nell'ufficio dell'assistente sociale e si affretta a tirarla fuori dalla borsa divorato dalla curiosità. La sorella ferma a fissarlo, non ripete la domanda, ma guarda, anch'essa interessata, il fratello aprire il fascicolo ed estrarne fogli illeggibili con una chiara calligrafia da medico, scorre veloce gli occhi tra le varie righe, gli bastano poche parole per fargli mancare un battito: 'Il paziente presenta un chiaro esempio di Soffio Cardiaco [...] Attenzione: il paziente non può assolutamente sottoporsi a sforzi'
Istintivamente Louis porta una mano alla bocca, continuando a sfogliare e a leggere quelli che sembrano geroglifici, sparge i fogli sul letto in cerca di una risposta, di una qualsiasi frase, o parola, o lettera che avesse smentito ciò che aveva letto precedentemente.
Niente.
Sistema i fogli nella cartella e la richiude.
"Io esco!"
"Vengo con te!" Si precipita Lottie, preoccupata per il fratello.
"No! Tu non centri, è una questione privata, mia e di Harry!"
"Non fare cazzate Lou, so quanto tieni a lui, calmati! Per favore.." Le sue parole colpiscono il fratello, che per un attimo sembra essersi tranquillizzato, bacia la fronte di sua sorella ed entra in macchina, sfrecciando via.
 
L'istituto è vuoto, luci spente, tranne una che si accende a intermittenza. Due assistenti stanno parlando in un ufficio, troppo occupati a sorseggiare il loro caffè per poter vedere Louis intrufolarsi dentro. Scivola lungo il muro per non farsi notare, entra nell'ufficio del suo tutore e accende la luce. Tutto è rimasto come lo ha lascato poche ore fa. Ripone la cartella sopra alla scrivania e, poco prima di uscire, la luce spenta poco prima, si gira a guardare nuovamente quel fascicolo e si ferma a pensare che il colore è quasi uguale al verde smeraldo delle iridi di Harry, che i ricami che sono stati fatti possono ricordare vagamente i suoi ricci e che l'inchiostro con cui c'è stato scritto sopra è simile al nero dei suoi tatuaggi. E, senza neanche accorgersene, una lacrima si sta già facendo strada lungo la sua guancia.
Il rumore della porta che si chiude fa voltare i due consulenti sociali, ma dopo qualche secondo riprendono a ridere e scherzare, senza rendersi conto di nulla.
Louis è nell'auto, ancora ferma al parcheggio, mani al volante e fronte abbassata, musica abbastanza alta da mascherare i suoi singhiozzi, ma non tanto da attirare l'attenzione di chi passa accanto.
I sensi di colpa lo stanno uccidendo.
Non ha mai dato molta importanza a quel ragazzo, o almeno non tanto quanto se la merita: un bacio ogni tanto, una battutina sporca, una frecciatina offensiva, questo era il suo modo di dimostrare il suo affetto. Aveva paura, era terribilmente spaventato dai sentimenti che provava per quel ragazzo, soprattutto i primi tempi, quando aveva iniziato a provare attrazione per la prima volta verso un uomo e così aveva pensato che trattarlo male avesse fatto allontanare quel pensiero ossessivo di poterlo baciare, sfiorare, toccare, ma ogni volta che il suo tono si faceva più perfido sentiva un peso allo stomaco, un dolore lancinante che lo faceva sentire maledettamente infantile e avrebbe tanto voluto consolarlo del male che lui stesso gli provocava e tante volte cedeva alla tentazione di assaporare le sue labbra, di assaggiare il suo sapore e toccare la sua pelle, ma non ci metteva tanto a farsi salire nuovamente l'ansia e riprendeva a trattarlo male, quelle erano le volte che metteva a dura prova il cuore di Harry, quei giorni che lo illudeva che poteva esserci qualcosa tra loro e pochi secondi dopo gli strappa ogni speranza. Non sapeva la sua storia, non sapeva dei suoi problemi e forse non era neanche consapevole di quello che provocava nella mente di Harry, ma di una cosa era a conoscenza: quel ragazzo era diventato la sua ossessione.
Ed è ora che Louis se ne rende conto, ora che probabilmente ha perso ogni possibilità con lui, nel momento in cui ha scoperto che potrebbe perderlo, che il riccio potrebbe non stare sempre al suo fianco, sta prendendo atto di tutti i sbagli che ha compiuto, di tutte le notti passate con Eleanor pensando al suo Hazza, ai suoi capelli ribelli, ai suoi tatuaggi con la voglia di scoprirne altri, magari quelli che l'uniforme arancione copriva, a ogni attimo perso a tuffarsi nei suoi occhi verdi, gli stessi che quando si specchiavano nel suo celeste, apparivano davvero la fine del mondo.
Ricorda, in questo momento, la prima volta che lo ha visto, non il primo giorno di lavori sociali, ma prima. Circa un mese.
 
Centrale di polizia.
9 luglio 2009.
Louis è seduto su una sedia aspettando l'arrivo dei genitori, mentre due poliziotti davanti a lui continuano a gridargli contro, interessati a sapere le motivazioni del suo atto vandalico, ma il ragazzo non risponde, con occhi strafottenti fissa i due agenti e sorride, gesto che li fa infuriare ancora di più, facendo partire alcune minacce.
"Per quale cazzo di motivo hai tentato di dar fuoco a quell'ufficio? Giuro che se non rispondi ti faccio scontare il triplo dei lavori socialmente utili." Grida uno.
"Sei solo un ragazzino strafottente, immaturo e codardo. Parla se hai il coraggio, no?" Provoca l'altro, sperando di far uscire anche solo una vocale dalla bocca di quel moccioso, che però appare davvero troppo sicuro di se per cedere. Li continua a fissare, li scruta, li studia, ma rimane in silenzio, fino a quando i suoi occhi non si spostano alla scena che si sta verificando dietro a quei due sbirri: un altro adolescente, forse poco più piccolo di lui di qualche anno, entra nella centrale seguito da altri due poliziotti, manette ai polsi e testa china, al contrario di Louis, appare davvero sconvolto, lacrime agli occhi e vestiti strappati.
"Calmati ragazzo, sei ancora minorenne, non potranno farti nulla, nessun carcere, dirai che ti sei difeso! Dirai solo la verità!" Dice un uomo, chino davanti a lui, inginocchiato tra le gambe del giovane che si è appena seduto, ma anche Harry non emette un fiato. Solo allora Louis si inizia a sentire in colpa, più debole, più vulnerabile, man mano che fissa quelle iridi verdi, la sua sicurezza diminuisce, ma, anche non volendo, non riesce a smettere di scrutarle.
 
Le grida di un bambino risuonano nel parcheggio e Louis è costretto ad aprire gli occhi ancora colmi di lacrime. Guarda l'orologio, sono le cinque, il sole è quasi sceso del tutto, si asciuga le guancie, accende il motore e pensa un'ultima volta al contenuto di quella cartella, dopo di che i fari dell'auto stanno già segnando la strada che sta percorrendo.
 
La casa davanti alla quale a parcheggiato è grande, bianca con un bel giardino curato, dei simpatici nanetti accanto ad un dondolo, spostato leggermente dal vento, un tavolino e due sedie di plastica con un bel vaso al centro con dei fiori incantevoli: non ti scordar di me. Louis sale le scale che portano alla porta dell'abitazione ed esita solo qualche istante prima di suonare, indeciso se andarsene o restare per avere delle spiegazioni dal suo Harry, dopo di che fa un respiro profondo, come per prendere il coraggio, e preme il campanello.
E' Zoey ad aprire e, non appena vede il ragazzo, riconosce subito quel corpo esile, quegli occhi azzurri e quel faccino stronzo, tanto descritti dal suo bambino e, senza chiedere nulla, lo invita ad entrare e chiama Harry, tornando in cucina per lasciarli soli. Quest'ultimo si affretta a correre giù per le scale, in pigiama, sicuro di vedere il viso dolce di Gemma, quando davanti agli occhi gli si para Louis, in lacrime dal primo momento che lo ha visto scendere il primo scalino, il volto di Harry si fa serio, neanche tanto stupito, ma rigido, arrabbiato e ancora deluso.
"Che cazzo ci fai qui?" Sputa furioso, non ha mai portato a casa altri ragazzi prima, ha sempre pensato fosse una mancanza di rispetto nei confronti della madre e del resto della famiglia. Solo una persona era riuscita a varcare quella porta, il suo ex ragazzo, ma solo dopo averlo conosciuto bene, consapevole che non lo avrebbe mai tradito, che si poteva fidate e sicuramente Louis non è il tipo su cui fare affidamento e questo lo fa sentire scoperto, debole e fragile.
"Perchè non me lo hai detto?! Sei uno stronzo, tu me lo dovevi dire, dovevi avvertirmi, avresti dovuto venire da me e spiegarmi cosa avevi, cosa ti stava succedendo.." Il maggiore continua a gridare in faccia al più piccolo, che ha la testa china, le lacrime agli occhi e gli stringe la mano, gesto che Louis non ha neanche percepito, continua a strepitare, pericolosamente vicino al volto dell'altro.
"Lo sono dovuto venire a sapere da dei stupidi fogli, rubati all'ufficio dell'assistente, ti sembra normale?! Tu che dicevi di tenerci tanto, tu che mi toccavi come fossi di cristallo per paura di rompermi, hai dimenticato di dirmi che quello più fragile tra i due, quello che si poteva spezzare da un momento all'altro, eri tu.." A quelle parole Harry si precipita sulle sue labbra, forse per paura delle parole che possono seguire, o per essere troppo stanco di sentirsi per l'ennesima volta compatito, o forse solo per voglia. Lo bacia piano, quasi non muove le labbra, le assapora, ci passa la lingua, le morde, sempre con estrema lentezza, come se fosse per l'ultima volta sue, come se fosse l'ultimo contatto prima di andarsene.
"Non è uno scherzo Haz, dovevi dirmelo, io ci sarei stato per te, ci sarò sempre per te." Gli sussurra Lou all'orecchio, lasciando cadere una lacrima sulla sua guancia, ed è qui che Harry capisce che per la prima volta, non sono menzogne quelle che sta farneticando, è solo la verità, per la prima volta quel ragazzo ha davvero paura.
Il minore, con la mano ancora incastrata tra quelle dell'altro, lo trascina in camera e chiude dietro di se la porta: "Non avrei mai voluto essere trattato bene da te solo perchè ti facevo pena, ogni volta che mi tratti male, sotto sotto mi fai felice, perchè tu, Eleanor e Kelly siete l'unici a non sapere del mio problema e gli unici a trattarmi come qualsiasi altra persona!" Louis lo bacia, ripetutamente, tante volte dimenticandosi come si respira, ma non smette, almeno fino a quando i singhiozzi dell'altro non invadono la stanza e alcune parole, rotte dal pianto, iniziano ad uscire dalle sue labbra.
"Non devi dirlo a nessuno!"
"Shh, è tutto ok, sarà il nostro piccolo segreto!" sussurra il maggiore al compagno che non può far a meno di poggiargli una mano tra i capelli spettinati.
L'orologio segna le sei e venti del pomeriggio, la scritta rossa sullo schermo indica che devono iniziare a prepararsi per andare alla festa. Ed è qui che Louis rovina tutta l'importanza di quel pomeriggio.
"Cazzo, Eleanor!" Pronuncia, facendo crollare il bel sorriso di Harry, costringendolo ad annuire e sussurrare un "Tu non sei come me.." quasi per auto-convincersene.
"Non ho forse due braccia, due gambe, due occhi e una bocca come te, Haz?" Si avvicina Lou, alzando il mento dell'amico. Harry è visibilmente sorpreso da quelle parole, fino a poco fa era il maggiore ad averle dette e ora sembra come se gli danno fastidio pronunciate dalle labbra dell'altro, che però non abbassa la guardia.
"Oh no, caro mio, le tue braccia sono decisamente più colorate delle mie.." Dice, sfiorandogli a malapena i tatuaggi: "Le tue gambe molto più esili.." La mano a scorrere sulla coscia di un Louis seduto sul letto, immobile ed eccitato al tocca di Harry, che prosegue il suo discorso, pronto ad arrivare al punto.
"I tuoi occhi notevolmente più belli e profondi da osservare" Si avvicina, il viso quasi attaccato a quello del compagno, i respiri affannati a intrecciarsi tra di loro: "La tua bocca sicuramente più sottile ed esile.." Gli passa un dito sul labbro inferiore: "..che costringe le persone ad esserne attratti. Ovviamente con un sapore migliore del mio!" Lo bacia, facendo sfiorare solo per un millesimo di secondo le loro lingue e distaccandosi troppo presto: "Ma vedi Lou, dopotutto, su una cosa siamo davvero simili: non siamo etero." Dice con la fronte appoggiata a quella dell'altro, che non si accorge neanche della provocazione appena fattagli, troppo concentrato sul cercare di trattenersi dal saltargli addosso, ma con scarsi risultati.
Infatti, non appena Harry ha smesso di parlare, dopo l'ultima vocale pronunciata, gli si fionda sopra, costringendolo a sdraiarsi sotto di lui.
Questo è solo uno dei primi sbagli di Louis.
La sua mano cerca ansiosa quella di Harry che non smette di sorridere, attaccato alle labbra del compagno, curioso esamina ogni dettaglio dei suoi tatuaggi, gli bacia il petto, percorre con il dito la pancia, fino alla peluria sotto l'ombelico, risalendo poi lentamente verso il mento, le guancie e tuffandosi ancora su quelle esili labbra che gli sono state per troppo tempo negate. Louis fermo sopra di lui, beandosi ingenuamente di ogni suo tocco, viene ribaltato dal suo Hazza, che gli ha appena fregato il compito privilegiato di stare sopra.
"Qui comando io!" Sussurra al maggiore che sorride, con le mani sulle guancie dell'altro e i piedi intrecciati al suo bacino.
"A me basti tu!" Si fa scappare.
Ennesimo sbaglio, Louis.
Ed è a queste parole che iniziano freneticamente a spogliarsi a vicenda e ansimare, e allora i respiri si mischiano, i corpi si uniscono, le mani si trovano e gli occhi si fondono.
La sveglia suona e Louis, stretto al corpo del suo compagno, non si capacita del motivo, poiché la scritta rossa che lampeggia sul comodino segna le nove e dieci della sera e non ci sarebbe motivo di impostare la svegli a quell'ora, se non per Harry, che decide finalmente di aprire gli occhi e guardare fisso le iridi blu dell'altro.
"Le mie medicine."
Lo sguardo è serio, non come quello di poco prima, la voce spezzata, quasi con disprezzo toglie il braccio di Louis dai suoi fianchi e si alza, lasciandogli una voragine nel petto. Ingerisce una pasticca, aiutandosi con dell'acqua, prende una sigaretta dal pacchetto sopra al comodino e se la infila in bocca, avvicinandosi alla finestra e fissando la strada sottostante.
Il maggiore, ancora sdraiato sul letto, con il peso su un gomito conficcato nel materasso lo sta fissando, vorrebbe dirgli tante cose, ma rimane in silenzio.
Altro errore, Louis.
"Non dovresti andare da Eleanor?" afferma Harry con durezza e rabbia, che l'altro evita di cogliere.
"Ho meglio da fare al momento!" Risponde, alzandosi e abbracciandolo, poggia le mani sulla pancia, il mento sulla spalla e gli lascia un leggero bacio sul collo.
"Va via Louis!" Sputa Harry e l'altro non reclama, muto abbassa le mani lungo i fianchi, si riveste e obbedisce.
Non avresti dovuto sbagliare così tanto, Louis.
La porta sbatte e, solo dopo aver udito un 'Arrivederci signora Styles!' Harry, può finalmente piangere, singhiozzare, prendere un tagliacarte dalla scrivania e accucciarsi a terra. Il sangue che scorre sul braccio quando la lama taglia la pelle è fluido, di un rosso scuro, sul polso è incisa una L, accanto al tatuaggio 'Thing I Can't!'. Si sente libero, libero da ogni peso, da ogni sbagli, da ogni problema, da ogni malattia..
Solo quando si gira e vede il volto della madre colmo di lacrime si rende conto del casino che ha appena combinato.
"Erano tre anni che non lo facevi più, che è successo piccolo?" Zoey ormai non se la prende, neanche urla o si preoccupa, la pelle del suo bambino è fin troppo segnata per riconoscere quale sia stato il primo taglio inflitto. Zoey ormai è infinitamente stanca. Si avvicina e lo abbraccia, il suo petto copre il suono dei singhiozzi e delle grida, la sua maglietta tampona il sangue che scorre abbondante dal braccio. Lei non è l'unica ad essere infinitamente stanca.
Harry ora è accasciato a terra, tra le braccia della madre, in preda ad una crisi che neanche il miglior medico potrebbe curare.
 
E' immobile su quel letto di ospedale, circondato dalla sua famiglia e dai suoi amici, Zoey è scioccata, stretta a Malcom che fissa la piccola Gemma, attaccata al braccio di Harry, mentre piange e bacia la G tatuata sulla mano del fratello, Louis con una mano accarezza i capelli della bambina, come per tranquillizzarla, e con l'altra il viso del suo compagno. Lo guarda, sperando che riapra gli occhi, non importa quando, aspetterebbe ore, giorni, settimane, mesi, anche anni se necessario, perchè quello che lega i due ragazzi è spiegabile solo con una parola: dipendenza, ecco perchè a Lou non era bastato un solo bacio da quando lo aveva conosciuto, dalla prima volta che aveva assaporato quelle labbra, ne era rimasto dipendente e, come qualsiasi altra droga, avrebbe potuto provare a farne a meno, ma non ci sarebbe mai riuscito.
Eleanor e Kelly sono davanti ad Harry, una in lacrime e l'altra annoiata, guarda continuamente l'orologio e sbuffa, si avvicina spesso a Louis, solo per cercare di allontanarlo da quella stanza, sicuramente non per il suo bene, ma per quello di lei stessa, ma viene sempre cacciata in malo modo e spinta via.
Sono passate quarantotto ore da quando il loro compagno è in coma, Lou è l'unico che è rimasto lì ogni secondo, insieme alla piccola Gemma e a Zoey,  senza essersi mai alzato da quella poltroncina, Kelly si è allontanata raramente solo per prendere un caffè, o qualcosa da mettere sotto i denti per lei e gli altri, Louis è sempre stato l'unico ad aver rifiutato ogni tipo di cibo, il suo stomaco è chiuso, si contorce, forse per i sensi di colpa, forse perchè, dopo essersi reso conto dei sentimenti che prova per l'altro, deve essere testimone di quello che lui stesso gli ha provocato.
Gli passa una mano sul braccio, fino ad arrivare al polso ed è ora che vede quella stupida L, incisa a sangue, una ferita troppo profonda per un corpo fragile come quello del suo Hazza, piange, singhiozza, quasi urla al ricordo di qualche notte prima, pensa come sarebbe andata la festa se non fosse andato a cercare Harry, pensa se quest'ultimo avrebbe ugualmente preso una lama per potersi segnare, pensa a quando, dopo essere uscito da quella casa, era andato a sedersi su un ponticello per riflettere a tutti quei sbagli, quegli errori e non si capacita del fatto che, dopo tutto quello che è successo ad Harry, lui non si senta in colpa, o almeno non per quello che è successo quella notte.
La voce di El rompe il silenzio, accompagnato solo da pianti e gemiti.
"Era solo un coglione, cavolo! Guardate che sfigato, si tagliava le braccia, povera vittima, se lo è voluto, è stato solo troppo fortunato le altre volte che lo ha fatto!" Zoey la fissa pietrificata, quasi la uccide con lo sguardo e subito dopo nasconde il viso sul petto del compagno, Malcom apra la bocca per dire qualcosa ma le urla di Louis lo precedono:
"Sei solo una stronza!" Grida, alzando per la prima volta dopo due giorni gli occhi da quelli di Harry.
"Vattene, non ti rendi conto di quello che stai dicendo? E' un ragazzo anche più piccolo di te e tu gli hai appena augurato la morte, ma quanto puoi essere perfida e infantile, Eleanor? Sparisci, altrimenti quella poco fortunata a rimanere viva sarai tu. Presto, molto presto." I suoi occhi sono diventati piccole fessure, rossi e gonfi per le lacrime che non hanno mai smesso di cadere.
"Sei solo un illuso, lui si stancherà di te, per lui non sei importante, ha solo bisogno di attenzioni, quando gliele avrai date, lui cambierà persona! Allora tu mi tornerai a cercare.."
"Va via, Eleanor! Ripeti solo una volta una cosa del genere e giuro che non mi farò problemi a prenderti a pugni!" Sputa Louis, mentre Eleanor lascia la stanza ancora pienamente sicura di se.
Senza neanche accorgersene Gemma gli ha afferrato la mano e lo guarda dal basso, quando Louis se ne accorge, gli passa una mano tra i capelli e si accuccia accanto a lei.
"Andrà tutto bene, piccola!" La consola prendendola tra le sue braccia e facendola sedere sul letto, accanto ad Harry, gli prende la mano e continua dicendo: "Lui è forte, il tuo fratellino si riprenderà presto, vuoi sapere un segreto?" Sussurra nell'orecchio della bambina, che subito annuisce non distogliendo lo sguardo dal corpo inerme di Harry. "L'ultima volta che l'ho visto mi ha promesso che sarebbe restato con me, con noi, o meglio me lo hanno promesso i suoi occhi!"
Allora una mano di Louis viene leggermente stretta, degli occhi verdi si aprono e una voce roca inizia a farsi sentire: "Mi sei mancata, principessa!" Zoey e Malcom si precipitano ad abbracciare Harry, finalmente sveglio, Gemma piange lacrime di gioia e sale sulla pancia del fratello abbracciandolo forte, ma Louis, forse ancora colpevole, si scansa, si appoggia all'uscio della porta e fissa quella famiglia scambiarsi abbracci e baci a volontà e, dopo qualche secondo, senza aver detto una parola, fissa il vuoto e trascina i piedi fuori dalla stanza.
 
"Dovresti tornare a casa Lou!" La voce di Lottie al telefono risuona nella sala d'aspetto
"Lou ha bisogno di me ora, non posso lasciarlo solo!"
"Che senso ha stare lì, se tutto il giorno lo fissi dalla porta e non gli dici neanche mezza parola? Dovresti fare un bagno, sono cinque giorni che vai avanti come un barbone! C'è la sua famiglia, c'è Kelly, sai che ci tiene anche lei e che non gli farà mancare niente!"
"Lei non sono io, lui ha bisogno di me. Forse stanotte, quando starà dormendo, tornerò a casa per sistemarmi e poi tornerò di nuovo, in modo che lui non se ne accorga!"
"Ti ha detto qualcosa?"
"Ieri mi ha chiesto di entrare in camera e sedermi accanto a lui!"
Louis abbassa lo sguardo sconfitto.
Hai sbagliato, Louis!
"E tu?" Domanda curiosa la sorella.
"Ho rifiutato, o meglio me ne sono andato, sono venuto qua, nella sala d'attesa a piangere."
"Perchè, Louis? Lui voleva stare con te, voleva parlarti,perchè sei scappato?"
"Tu non capisci, è colpa mia se lui è su quel letto, solo colpa mia! Io l'ho costretto a venire a letto con me, l'ho fatto infuriare, l'ho deluso, come sempre!" Prende la testa tra le mani e rannicchia le ginocchia al petto, seduto su una panchina di ferro, si fa piccolo piccolo, quasi avesse paura di lui stesso.
"Tu non sei così Lou, Harry sapeva quello che stava facendo, tu sei speciale e questo lui lo sa, sei la stessa persona che mi ha salvato il culo quando nostra madre mi ha trovato il grinder, quello che mi aiutato a difendermi da quel coglione del mio ex ragazzo, sei lo stesso fratello che mi abbraccia la notte prima di addormentarmi e mi bacia la fronte quando vado dal dentista perchè sai che ne ho il terrore, tu sei buono Lou, sei migliore di quanto tu creda!" La voce di Lottie si è fatta profondamente dolce.
"Ci vediamo stasera tesoro, Harry ora ha bisogno di sentire la mia voce! Lui si merita di meglio!"
 
La camera è quasi vuota, c'è solo un mobiletto verde chiaro, un comodino dello stesso colore accanto al letto bianco e una finestra abbastanza grande. Una timica camera di ospedale.
Harry si volta verso la porta e abbassa la testa non appena vede quegli occhi azzurri, poi torna a fissare la finestra, sapendo che a ogni sua supplica o parola Lou se ne sarebbe andato, si siede sul letto e mette play sulla radio sopra al comodino.
Una piccola mano gli si poggia sulla spalla e qualcuno gli si siede accanto, si gira e vede Louis, accanto a lui, a soli pochi centimetri dal suo viso e dopo tanto tempo può vedere nuovamente quel sorriso aprirsi da una guancia all'altra.
"Era cosi tanto che non ti vedevo sorridere!" Sussurra Harry.
I suoi occhi immersi in quelli del compagno, che piano gli prende la mano e abbassa la testa, sussurrando un debole "scusa!", l'altro sgrana gli occhi e stringe le dita tra quelle del più grande.
"Non è colpa tua, Lou!"
"Sono stato uno stupido, sapevo che non avresti dovuto fare sforzi, ti ho costretto a venire con me, ti ho fatto incavolare e poi ti ho anche deluso, un milione di volte." Nasconde il viso sull'incavo dell'altro e lo abbraccia.
Harry gli alza il mento, ma non risponde, lascia parlare i suoi occhi, fa cadere ogni muro di difesa davanti a lui e, solo dopo qualche secondo, lo bacia. Un bacio delicato, più simile ad un soffio, uno sfiorare di pelle, un tocco leggero, come per finire il loro discorso. Un modo per chiudere un capitolo e aprirne un altro.
Lou lo fissa, non toglie le mani da quelle del suo Hazza, non si muove per paura di rovinare tutto, solo dopo un secondo bacio si lascia andare, sfiorando appena la L incisa nel braccio, ormai cicatrizzata.
"Sei la mia forza, Lou." Sussurra Harry, poggiando la testa sulla fronte del compagno.
"Ti amo, Haz!" Risponde l'altro sulle labbra del ragazzo.
Non tutti gli sbagli vengono per nuocere, Lou.
 
Qualche tempo dopo.
L'aria di Londra è vivace, c'è una moltitudine di gente che gira da un negozio all'altro per comprare regali su regali, il natale si avvicina e la frenesia delle persone aumenta come ogni anno. Louis ed Harry camminano lungo le strade affollate, i lavori sociali sono ormai terminati e l'unica cosa che li legava al passato è ormai un lontano ricordo.
La sera sta calando e le luci natalizie si iniziano ad accendere tra una via e l'altra, mille colori baciano la città insieme ad un'aria di felicità e di festa. I due ragazzi stanno tornando a casa di Harry, ormai si può dire che vivano insieme, Gemma non si stacca un attimo da Louis e spesso la portano a spasso con loro, mentre Zoey e Malcom amano quel ragazzo quasi come amano i loro bambini.
Arrivati a casa, prima di aprire la porta, si baciano dolcemente sotto al vischio attaccato al muro dell'abitazione e sorridenti entrano, investiti dalla famiglia del più piccolo:
"Allora? Ha fatto male? Fateci vedere questi regali, dai!" Sui polsi dei due sono incise un'H e una L, la stessa che Harry si era marchiato prima di finire in ospedale, ma questa volta.. è indelebile.
Gemma è legata alla gamba di Louis e Zoey ha quasi gli occhi lucidi dalla felicità, abbraccia il compagno e invita i suoi ragazzi a tavola.
Louis si volta verso Harry e riflette su tutto quello che hanno passato insieme, poi sorride al pensiero della frase che ripeteva al più piccolo in continuazione, si avvicina con Gemma tra le braccia e "Io sono esattamente come te, Haz!" gli sussurra all'orecchio, mentre l'altro sorride, accarezza la guancia di Gemma, lo bacia e "Ti amo, amore!" risponde, togliendogli la giacca e avvicinandosi alla tavola apparecchiata.
 
 
  
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