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Autore: KikiWhiteFly    16/12/2013    3 recensioni
{Once upon a time in Wonderland | Scarlet Queen | SPOILER 01x08}.
«C'è una cosa che dovresti sapere riguardo l'amore, Anna: non ci si arrende mai. È un nulla che bisogna condividere, ricordi? Tu sei andata avanti con la tua preziosissima vita, io sono rimasto bloccato nella mia. L'unica cosa che mi era rimasta era il dolore...», il Fante chinò il capo, per rialzarlo qualche secondo dopo, «... e mi aveva riempito le vene, l'anima, la vita. Non potevo far altro, semplicemente».
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Just one reason




Disegnò con gli occhi la sagoma che, qualche attimo prima, aveva stretto tra le braccia: il Fante era letteralmente sparito e Anastasia non poteva far altro che incolparsi dell'accaduto. Non aveva lottato abbastanza, ecco qual era stato il più grande errore della sua vita: non aveva combattuto in nome dell'amore, ma contro di esso.
«È sparito, non ci posso credere».
Soffocò il pesante groppo in gola, poiché una sovrana non poteva svilirsi in tal maniera, poi si voltò in direzione di Alice: paradossalmente era riuscita a riunirla al vero amore, rinunciando al proprio.
«Lo troveremo. Il Fante è un mio amico, non permetterò che gli accada nulla».
Alice tese la mano in direzione della Regina, ma quest'ultima la rifiutò prontamente; si issò di sua spontanea volontà, invece, grugnendo con disprezzo: «Non saranno le belle parole, Alice, a salvarci. L'ho imparato tanto tempo fa».




Right from the start you were a thief, you stole my heart”.



A differenza delle sue sorelle, Anastasia non aveva mai aspirato alla ricerca di un buon partito: adorava i balli di corte, ma il suo intento primario era il divertimento e non l'ambizione. Avrebbe dovuto ringraziare per le opportunità che le erano state offerte nella vita, non aveva mancato di ricordarle sua madre, alcune fanciulle non potevano nemmeno ammirare le sontuose guglie dei castelli nei quali aveva messo piede.
Quel giorno sua madre aveva deciso che Anastasia avrebbe visto con i propri occhi, così da potervi credere, cosa significava vivere una vita comune: per cui era stata letteralmente spedita fuori dal castello, con l'ausilio di una sola cesta di vimini, non avrebbe fatto ritorno senza una buona dose di scuse per il suo comportamento scellerato.

Per quanto l'atteggiamento di sua madre fosse stato radicale, Anastasia non poteva fare a meno di essere un po' incuriosita da quel piccolo grande mondo: aveva visitato molte volte la città, ma non vi si era mai avventurata senza essere annunciata da qualche damerino proveniente direttamente dalla corte. Scoprì ben presto, in realtà, che la sfavillante vita cittadina di cui aveva tanto letto non era nient'altro che una pia illusione: Anastasia veniva spintonata da qualche rozzo incivile ogni qual volta si chinava per raccogliere i pochi spiccioli che aveva portato e, non solo, quest'ultimo se ne impossessava addirittura.
«No, vi prego!», esclamò Anastasia, precipitandosi a raccogliere l'ultima moneta.
«Ecco a voi», lo straniero protese la mano, Anastasia afferrò il soldo d'argento.
Si chiese se non vi fosse qualcosa in più dietro quel gesto sin troppo gentile, ma l'estraneo rassicurò prontamente i suoi sospetti: «Vi stavo osservando da un po'. Mi sembravate in difficoltà».
«Mi osservavate...».

«Will. Will Scarlet. E, sì, siete dannatamente difficile da non osservare. Sembra che voi non siate mai stata in città, signorina».
Anastasia chinò lo sguardo per un sol momento, come imbarazzata, incolpò se stessa per le cattive maniere e ribatté: «Anastasia».
Will le offrì la sua mano, aiutandola ad alzarsi, dopodiché disse: «Beh, Anastasia, non saranno le belle parole a salvarvi».



La Regina Rossa diresse lo sguardo verso l'alto, la tempesta ormai non sembrava più così lontana: «Posso provare a seminarla, ma è solo questione di tempo prima che Jafar ci trovi».
«Il tempo è proprio quello che ci serve», obiettò Alice, seguendola a ruota.
E, per quanto sopportasse ben poco la nuova combriccola, doveva ammettere che Alice non era affatto in torto: la lampada poteva essere finita ovunque, il tempo non era certamente dalla loro parte. Anastasia si concentrò per un sol attimo, scatenando tra le sue mani una grande sfera di fuoco, poi si fece spazio nel bel mezzo della radura desolata: rilasciò una gran quantità di magia, applicando ogni singola vertebra del suo corpo, al fine di creare un turbine infuocato in direzione della tempesta.
«Questo dovrebbe darci un po' di vantaggio», affermò. Poi, voltò il capo in direzione del Genio: «Devi aiutarmi a capire dove potrebbe essere andata la lampada».
Cyrus si guardò per qualche attimo intorno, in fondo si trovavano in una landa deserta: «Potrebbe essere finita ovunque. A meno che...», si voltò, avvertendo improvvisamente lo scroscio dell'acqua.
La Regina si fece spazio tra loro, inoltrandosi fin dove i piedi le consentivano il passaggio: «No! Non può essere. Forse, forse potrei raggiungerlo... ».
«E come?», chiese Alice, raggiungendola con un paio di falcate.
«Tanto tempo fa, il
mio... Will», si corresse, scuotendo vigorosamente il capo. «Will mi disse che avrei potuto raggiungerlo solo se non avessi mai perso il mio cuore. Lui è il Fante di cuori, Alice. Capisci?».
Alice chinò lo sguardo, serrando i pugni; poi, raccogliendo una buona dose di coraggio, sentenziò: «Lui non ha più un cuore, Anastasia. Non lo ha più da molto tempo».



“I let you see the parts of me that weren't all that
pretty and with every touch you fixed them”.




Anastasia levò in alto lo sguardo, il cielo stava iniziando ad imbrunire. Da quando aveva incontrato Will le parole erano sfuggite al suo stesso controllo e aveva iniziato a farneticare di qualsiasi cosa, importante o meno che fosse. Era come se il loro tempo insieme fosse prezioso – quando sarebbe uscita nuovamente dal castello in tutta solitudine, in fondo? –, dovevano viverlo sino all'ultimo istante.
«Immagino che tu debba far ritorno al castello».
Anastasia sobbalzò, lo conosceva solo da un pomeriggio ma era come se si fossero già incontrati prima: «Come hai capito che abito in un castello?».
Will abbozzò un mezzo sorriso: «Vestiti puliti, buone maniere, qualche moneta reale nelle tue tasche. Diciamo che se dovessi premiare il miglior travestimento dell'anno, non saresti nel podio. O nella lista».
Anastasia si guardò dall'alto in basso, dopodiché rabbuiò lo sguardo: «Will, non voglio tornare a casa», alcune linee sottili rigarono il suo volto, solcandole le guance.
Will lanciò un bastoncino di legno nel fuoco, poi si sedette al suo fianco: non sapeva cosa dirle o come comportarsi in determinate situazioni, in fondo non era altro che un semplice Fante.
«Alcune volte nella vita bisogna affrontare quel che ci capita, anche se non ce lo meritiamo. Dobbiamo affrontarlo perché... nessuno lo farà al nostro posto
».
Anastasia tirò insù con il naso, fece un piccolo sospiro e si voltò in sua direzione: «E tu...? Come ti ritroverò, Will?».
La mano di Anastasia si poggiò sulla sua guancia, Will rispose con l'usuale sarcasmo: «Sono il Fante di cuori, potrai trovarmi solo se non lo perderai...».
Anastasia chinò lo sguardo, Will stava indicando il suo cuore: qualunque fosse il senso di quelle oscure parole, era certa che non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo.



«Cosa significa, Anastasia?», domandò Alice, cercando il suo sguardo.
La Regina stava girando in tondo da diversi minuti, con precisione quasi maniacale, senza trovare alcuna soluzione: «Bianconiglio!», esclamò irritata. «Cerca di fiutare il suo odore, ci serve una pista e alla svelta».
Il coniglio si adoperò immediatamente, più spaventato che collaborativo: la Regina Rossa poteva sperare solo nel suo aiuto, ormai.
«Anastasia. Ti prego!».
«Smettila di chiamarmi così!», esclamò con disappunto.
Alice fece un passo indietro, dopodiché abbassò il tono di voce: «Che cosa voleva dire il Fante, vostra
maestà?».
La Regina Rossa fece un profondo sospiro, poi incrociò gli occhi cerulei di Alice: «Molto tempo fa Will mi disse che il Fante di cuori può sentire il cuore di chiunque. Ed è in grado di sopportarne il peso, per quanto gravoso. E se il suo cuore è in difficoltà, in qualsiasi difficoltà, potrei sentirlo perchè lui...».
«Perché lui ti ha aperto il suo cuore, non è così?», concluse Alice.
La Regina annuì brevemente: «O almeno era così. Suppongo che ora sia solo una storia».
Alice avanzò di qualche passo, poteva immaginare le sensazioni che prendevano forma nel cuore della Regina Rossa, anche se lei non l'avrebbe mai ammesso: «Will mi ha raccontato che ti ha amata così tanto da non essere in grado di reggerne il peso».
Anastasia poggiò la schiena su una roccia, incrociando le braccia con freddezza, ammettendo: «Sì. Sì, so cosa significa».
Alice avrebbe voluto avvicinarsi ancor di più, ma il Bianconiglio la batté sul tempo: spuntò da una buca proprio nei pressi del torrente, poi si catapultò in direzione della Regina in tutta fretta.
«Sua maestà, sua maestà! Credo di aver trovato una pista fresca».




Just a second we're not broken, just bent, and we can learn to love again”.



«Will?».
Anastasia avanzò timidamente in direzione del balcone, riconoscendo la figura del Fante: era illuminato solamente da uno spicchio lunare, ampio quanto bastava per definirne i tratti principali.

«Non potevo sopportare ancora. Il tuo cuore è... abbastanza appesantito, Anna».
«Come...?».
«Sono un maledetto Fante di cuori, ricordi?», anticipò Will, ammirando da una distanza ormai minima il volto diafano di Anastasia.
«E come potrei liberarmene?».
Will distese le labbra, poi fece sì che la mano di Anastasia si poggiasse sul suo petto: «Ti ho appena aperto il mio cuore. Ti basterà sussurrare il mio nome ogni qual volta vorrai e...».
«Sarai qui».
«Già».
Quando la sua mano lasciò andare il petto del Fante, Anastasia avvertì un piacevole calore sulle punte delle dita e si illuse per un sol attimo che quella sensazione potesse essere ben più che momentanea.
«Non è giusto», bisbigliò con un fil di voce, sostenendo lo sguardo di Will.
«Cosa?».
«Non è giusto che tu sparisca tutto questo tempo, solo per ricomparire qualche istante. È un peso molto più gravoso da sopportare».

E c'era del vero nelle sue parole, in effetti, poiché persino il Fante faticava ad allontanarvisi: da qualche tempo a quella parte le sue visite stavano divenendo sempre più frequenti e alcune volte Will sentiva il bisogno di vederla per affrontare al meglio la giornata, sebbene si trattasse solo di qualche istante rubato alla vita quotidiana.
«Portami via», disse improvvisamente Anastasia, stringendo tra le sue dita il colletto del Fante.
Will sarebbe stato ben felice di esaudire quella richiesta, non c'era nulla che desiderasse di più al mondo, eppure era sempre stato un tipo pragmatico e piuttosto concreto.
«Anna... io non posso offrirti nulla», ammise, con un pizzico di vergogna nella punta della voce.
«È un nulla che sarò ben felice di condividere».
Anastasia strinse le sue mani stavolta, pregandolo con lo sguardo; Will finse teatralmente un sospiro, bisbiglio diverse imprecazioni, dopodiché la avvicinò a sé: suggellarono quel patto con un bacio, entrambi inconsapevoli di star siglando una scorciatoia in vista dell'infelicità.



Anastasia accorse trafelata nella radura indicata dal Bianconiglio, la quale non era altro che un breve corso d'acqua, laddove terminava una lunga cascata.

«L'abbiamo trovata!», esclamò Alice, indicando un luccichio dorato in lontananza.
Anastasia si precipitò in direzione della lampada, la prese tra le mani e la sfregò; qualche attimo dopo, proprio come immaginava, comparve una nebulosa rossa e ne uscì fuori il Fante.
«Maledizione!», esclamò risentito. «Oh,
ancora tu. Dimmi che non mi hai liberato».
«Proprio così. Will, ti prego... non abbiamo molto tempo, Jafar sarà vicino ormai».
Il Fante, di tutta risposta, spostò lo sguardo in un'altra direzione e tuonò arcigno: «Se non te ne fossi resa conto, Anastasia, sono un Genio. Non puoi avermi con te, non puoi farmi uccidere Jafar, sarebbe contro le regole. Maledizione, ora sembro proprio uno stupido Genio!», esclamò, con una punta di rabbia. «Senza offesa, Cyrus».
Anastasia avrebbe tanto voluto ribattere, ma ciò che la premeva davvero era ben altra questione: «Allora spiegami, almeno questo Will, perché hai rinunciato al tuo cuore. Quando mi hai chiesto di non farlo mai col mio, quando... abbiamo passato così tante cose,
insieme».
Stavolta Will incrociò il suo sguardo, ma con un risentimento che non gli aveva mai visto in volto: «C'è una cosa che dovresti sapere riguardo l'amore, Anna: non ci si arrende mai.
È un nulla che bisogna condividere, ricordi? Tu sei andata avanti con la tua preziosissima vita, io sono rimasto bloccato nella mia. L'unica cosa che mi era rimasta era il dolore...», il Fante chinò il capo, per rialzarlo qualche secondo dopo, «... e mi aveva riempito le vene, l'anima, la vita. Non potevo far altro, semplicemente».
Dall'una e dall'altra parte del volto di Anastasia si fecero spazio due rivoli salati, per la prima volta dopo tanto tempo Will Scarlet si era aperto con lei – e, per quanto potesse far male, il suo cuore sarebbe stato abbastanza forte per entrambi.
«Ora so cosa desiderare, allora...», disse Anastasia, spazzando via le lacrime dal suo volto, «... voglio che tu, Will Scarlet, abbia nuovamente un cuore. Lascerò a te decidere quale direzione seguire».
Anastasia gli poggiò una mano sulla sua spalla, aggiungendo: «Perché anche questo significa amare: lasciar andare».
Qualche attimo dopo Will avvertì una profonda stretta al cuore, seguita da una spiacevole sensazione di mancanza di lucidità: l'equilibrio tentennò nel momento stesso in cui si sprigionò un luminoso fascio di energia, che lo fece balzare qualche metro più in là.
«Will!», esclamò Anastasia, accorrendo in suo soccorso.
Il Fante fletté lentamente il busto e, grattandosi il capo, sentenziò: «Maledizione. Non ricordavo di pesare così tanto».
Anastasia rise a gran voce, poi poggiò una mano sul suo petto: «Tu... tu puoi amare di nuovo, Will. Lo senti?».
«Ti amavo anche quando non riuscivo ad amarti, Anastasia», obiettò Will, stringendo la mano dell'amata nella sua:
«Immagino che non ci sia scampo, in certi casi».
Sulle labbra di Anastasia indugiò un piccolo ovale di stupore, negli occhi del Fante riconosceva nuovamente quella scintilla che solo l'amore aveva potuto scatenare. Ma, ormai, non era più il tempo delle parole e, chinandosi quel tanto che bastava affinché potesse sfiorargli le labbra, Anastasia bisbigliò: «Così mi hanno detto».




“You're still written in the scars on my heart”.







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Questa storia si colloca dopo la 01x08, ahimè OUATIW tornerà a Marzo e la mia mente ha solo iniziato ad elaborare film mentali. Diciamo che questa storia è un prequel della vera e propria battaglia finale, la vedo ancora tortuosa la strada di Will e Anastasia ma sono così angst che ho dovuto scriverci su. E spero di vedere anche altri flashback, a dir la verità. ; ;
Naturalmente la storia del Fante è di mia totale invenzione, comunque. In alcuni casi Will chiama Anastasia “Anna”, l'ho ripreso dal telefilm. A dir la verità l'ispirazione mi è venuta quando Alice ha detto alla Red Queen: “Dammi solo una ragione” (ci avrei scommesso che la ragione era lui, tra parentesi!). Da lì mi è venuta in mente la storia e la scelta di abbinarla a questa canzone: Just give me a reason – P!nk.







   
 
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