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Autore: 2P_Lover    16/12/2013    2 recensioni
Mai lasciare un inglese con qualche problema mentale...Mai
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Let it burn

 

 

 

Il mio sguardo continuava a divagava tra la gente. Che ci facevo li, seduto a quel bar, con davanti un cappuccino al cioccolato ormai freddo?

Perché ero li? Perché invece non stavo lottando?

Voltai rapidamente lo sguardo, accorgendomi troppo tardi di averlo tenuto fisso verso uno sconosciuto, che mi fissava interrogativo.

Che stupido.

Sospirai puntando le iridi blu sulla tazza, ormai non più fumante, colma di quella bevanda che mi avrebbe dovuto scaldare.

In fondo era Dicembre e li a Roma si gelava, specialmente a quell'ora della mattina.

Dopo qualche attimo decisi, a malavoglia, di togliermi i guanti bianchi; cercai del calore stringendo tra le dita la tazza scura ma, purtroppo, come sospettavo, era già fredda.

Nonostante ciò iniziai a bere, socchiudendo gli occhi azzurri.

Mi mancavi. Mi mancavi da morire.

E andare nel bar dove un tempo lavoravi, di certo, non migliorava le cose. Che stupido.

Finì il cappuccino e posai la tazza sul tavolino. Il giornale che avevo comprato era ancora chiuso, nessuna delle sue righe scure erano state lette.

Mi alzai, sentendo le gambe fremere, intorpidite; quanto tempo ero stato li seduto?

 

-Sono un euro e ottanta.- La cassiera mi guardò e sorrise. Io le diedi i soldi, precisi, per poi uscire, infilandomi i guanti che avevo preso e fregandomene del giornale, che avevo lasciato sul tavolo.

Fuori l'aria era gelida e sentii come tanti piccoli spilli punzecchiarmi le guance lentigginose; la sensazione era fastidiosa, così come i brividi che percorrevano il mio corpo.

Poi qualcosa mi scosse.

Eri li, davanti a me.

Nemmeno mi degnasti di uno sguardo mentre mi sorpassavi, entrando nel bar in cui ero io fino a pochi istanti fa.

Spalancai gli occhi, che ora avevano preso a pizzicare; non per il freddo, ma per le lacrime, che lentamente scendevano giù, lasciando scie bollenti di dolore, ustionandomi la pelle chiara.

Contavo così poco per te? Contavo talmente poco da non meritarmi nemmeno un'occhiataccia?

Iniziai a respirare affannosamente per poi poggiarmi contro il muro del palazzo rosso; premetti la fronte contro il cemento, che iniziai a fissare.

Quel colore...rosso.

Mi faceva pensare al sangue..o al fuoco.

 

Di scatto mi allontanai dalla parete, andando dal tabaccaio a pochi metri da li. Entrai.

Era vuoto.

Sorrisi al signore dietro il bancone, un tipo un po' corpulento ma gentile.

-Un pacchetto di malboro bianche e...questo accendino.- Dissi, prendendone in mano uno rosa. Davvero grazioso, si.

L'uomo mi porse il tutto e io pagai, lasciando sul bancone dieci euro. Non mi importava minimamente del resto; uscii senza salutare e rientrai nella struttura dalle mura rosse.

La signora al bancone, sorpresa di vedermi, mi sorrise. Probabilmente pensava che fossi tornato a prendere il giornale.

Ma no.

Ero venuto per altro; mi tolsi i guanti, che gettai su un tavolo libero, non troppo distante da quello del mio ex (che era vicino ad una vetrata di alcolici), che ora stava leggendo una rivista sportiva.

Presi le sigarette e, nonostante fosse vietato fumare, ne accesi una, teso; non avevo mai fumato in vita mia, mi aveva sempre fatto schifo.
Aspirai.

Il sapore orrendo mi entrò in bocca e poi giù, nei polmoni. Sentivo come se qualcosa mi stringesse il petto, causandomi fitte.

Faceva male. Ma mai quando me ne avesse fatto Luciano.

Tossii e lui mi notò, alzando lo sguardo con aria annoiata; un secondo dopo ed ecco che i suoi occhi cremisi erano tornati a fissare il giornale.

Un uomo si avvicinò a me, dicendomi che era vietato fumare; io annuii, senza spegnere la sigaretta.

Con uno strattone feci cadere il moro che, non aspettandoselo, sbatté anche la testa.

Io sorrisi, dolcemente, accendendo l'accendino proprio mentre, con una gomitata, rompevo la vetrata contenente gli alcolici.

-Luciano..- Dissi, con voce quasi infantile, prendendo una bottiglia di vodka pura.

La gente mi guardava sconvolta e un uomo (lo stesso che mi aveva detto del divieto di fumo) si avvicinò, minaccioso.

Non ci pensai due volte: versai il contenuto della bottiglia sul moro, steso davanti a me e l'accendino mi “sfuggì” di mano, cadendo sul giovane, che prese fuoco all'istante.

La gente, impanicata, scappava. Io rimasi li e spaccai delle bottiglie a terra, accanto a Luciano che, disperato e dolorante, si dimenava urlando.

Faceva male, eh?

Il sorriso non accennava a scomparire dalle mie labbra e, ora che il bar era vuoto e in fiamme, mi chinai sul corpo avvolto dalle fiamme.

Il viso mi bruciava per il troppo calore, così come il resto del corpo.

-Luciano..hey, Luciano..- Lo chiamai più e più volte.

Volevo vedere in quanto tempo quel corpo avrebbe smesso di muoversi; purtroppo non feci in tempo.

Una trave in legno sul soffitto mi cadde addosso, sulla testa.

Tutto diventò buio. Ma non subito.

Prima che tutto sparisse vidi una piccola luce arancione; una fiammella. Proprio accanto a me.

Sorrisi vedendo il corpo di Luciano, che ancora si agitava, e chiusi gli occhi, troppo esausto per vedere il bar distruggersi e per vedere il ragazzo che mi aveva spezzato il cuore morire

 




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Salve C:

premetto che la storia è scritta molto...random. Volevo scrivere ma non sapevo cosa, ecco. Così è uscito questo...aborto.

Devo essere sincera..non mi piace molto. Ma c'ho lavorato e mi sembrava carino pubblicarla-Poi ditemi se ho fatto bene o male xD

Ora vado, lasciate una recensione! <3

Un bacione :3

 

 

   
 
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