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Autore: green girl    16/12/2013    1 recensioni
Una tragedia che incombe,una vita perduta, amori che inaspettatamente si fanno largo in una vita che Sara De Angelis percorre con una forza incredibile per la sua giovane età. Ma sarà capace di sopportare questo peso? Riuscirà a trovare un'amica che le dia conforto nei momenti di devastazione? Ce la farà quello che lei reputa l'amore della sua vita ad accettarla davvero per quello che è realmente?
Sara non si pone domande, segue solo il suo istinto che le impone di sottrarsi alla serie di soprusi iniziata quando chi secondo la legge doveva aiutarla a crescere la volentò per la prima volta.
E' quindi una storia difficile di un'adolescenete che affronta tutti insime i problemi che la più dura vita le impone.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*1.Il compleanno

 

Beh, visto che siamo qui, tanto vale provarci.

Ciao sono sara , ho 17 anni e sono una tossico dipendente da quando ne avevo 15.

si , so cosa state pensando ora, ma non voglio la vostra pena nè comprensione.

Ho iniziato a farmi per essere più forte, riuscivo a sopportare meglio . Cosa ? Beh l'essere una prostituta.

Proprio così; la prima volta che ho fatto sesso a pagamento a quanto mi ricordi è stato all'età di 14 anni.

È un ricordo che è impresso nella mia mente, è stato marchiato a caldo nel cervello ,ha bruciato e ancora brucia. Ora forse dovrei raccontarvelo,sapete , non so bene come funziona.

allora...

vengo da una piccolo paese della toscana, non ricordo il nome..

comunque sono nata e cresciuta lì con la mia famiglia fino all'età di 12 anni; ma non mi importava a quel tempo, non mi importava perché mi sarei trasferita a Firenze, e per me non contava altro.

Poi un giorno accade quello che segnò la mia vita: durante l'ultimo viaggio di trasloco che feci con la mia famiglia, mio padre perse il controllo dell'automobile sull' asfalto umido di un vecchio ponte, precipitammo nel fiume lì vicino.

Io e mia madre ci salvammo, mentre mio padre morì. Io ne soffri molto, gli ero molto legata ,più di quanto fossi legata a qualunque altra persona nella mia vita .Rimanemmo io e mia madre. Finite tutte le procedure della polizia ci trasferimmo a firenze. Era, ed è ancora una bellissima città e mi è sempre piaciuta, l'unica cosa che non mi piaceva era mia madre. Ci odiavamo,profondamente;ci siamo sempre odiate ma la presenza di mio padre nelle situazioni critiche attennuava la tensione,ora che mio padre era morto nessuno sapeva calmaci, non come lui . Era una lotta continua e asfisiante; continuammo così per circa 6 mesi, poi beh, poi cominciarono a scarseggiare i soldi, per le bollette, l'acqua corrente, la luce, il mutuo e tutte le spese fondamentali. Cominciammo a lavarci con l'acqua ghiacciata anche in pieno inverno, e a indossare i vestiti di due o più anni prima.

La mia vita era diventata un'inferno. Un giorno mia madre conobbe un uomo, un certo phil e si misero insieme, anche phil mi odiava, e, sia chiaro, questo odio era reciproco. Si sposarono, ed ebbero una bambina,Anna; mia madre si rifece una vita. Io li odiavo. Li odiavo tutti. Nessuno sembrava essersi ricordato che mio padre era morto. Nessuno tranne me.

I giorni passarono così veloci che compii 14 anni.

Quel giorno nessuno mi degnò di uno sguardo e nessuno mi fece gli auguri.

In quel momento pensai che era il peggior compleanno della mia vita, ma non immaginavo nemmeno cosa stesse per succedere.

il pomeriggio del giorno stesso phil mi prese per un braccio e mi portò fuori dicendo che doveva farmi vedere una cosa, mentre attraversavo la porta guardai mia madre , ma lei non mi degnò di uno sguardo.

Phil mi portò in un bar del centro molto carino, ricordo il nome:"pETERpAN".Ci andavo sempre con i ragazzi più grandi, che mi pagavano i drink. Era abbastanza piccolo, però io lo trovavo molto accogliente e giovanile; aveva muri completamente pieni di graffiti che io amavo : colorati e incasinati. Poi i tavoli, il bancone, le sedie, tutto bianco. Creando un contrasto che adoravo. Ho sempre pensato di fare la mia camera così, ma mia madre non me l'aveva mai permesso. Ogni volta che venivo qui ero libera, ed ero me stessa. Conoscevo tutti i camerieri,anche quello che ci salutò all'entrata e ci fece accomodare, il suo nome era Francesco. 19 anni alto, moro, occhi verde smeraldo. Eh sì, era proprio un bel ragazzo. Gli sbavavo dietro da due anni, e poi, un bel giorno venne da me e mi disse che gli interessavo, ma che ero troppo piccola per lui. Gira in modo strano il mondo eh?

Comunque ci siamo baciati un paio di volte, o forse di più. È sempre stato gentile con me, non mi ha mai proposto qualcosa di più dai baci con la lingua. Quando francesco mi vide si illuminò, venne ad abbracciarmi con un largo sorriso. "ehy sara! Sono settimane che non ti vedo! Come stai?"

Dio. Anche la sua voce era perfetta.

Gli risposi con un sorrisetto" ehy, si è da un pò che non ci vediamo in effetti, sto bene grazie , tu invece? Come va con l'università?"

"ah benissimo, è fanstastica, e sono sicuro che se tu fossi più grande piacerebbe anche a te! Ascolta, io tra poco finisco il turno, che ne dici se mi aspetti qui e poi andiamo a farci un giro? Così festeggiamo anche il tuo compleanno"

O mio dio.mi aveva appena proposto una passeggiata? Davvero? E davvero si era ricordato del mio compleanno?

Passeggiata voleva dire baci a non finire, e io non vedevo l'ora.

Stavo già per dirgli di si, quando Phil si schiarì la gola.Lo guardai e mi ricordai che non ero sola. Così a malinquore dissi a Francesco"eh,mi dispiace molto ma come vedi sono in compagnia, facciamo un'altra volta?"

Francesco per la prima volta guardò Phil e mi chiese"e lui è?"

"il mio patrigno"

"ah capisco. Vabbeh faremo un'altra volta allora"

si vedeva che era dispiaciuto, e ancor di più lo ero io;

fece per tornare al bancone, ma poi cambiò idea. Si voltò verso di me, mi prese il viso tra le mani e avvicinò la mia bocca alla sua. Sentivo il cuore che mi martellava e le guance arrossire mentre mi baciò. Fu un bacio leggero, ma francesco baciava proprio bene. Il suo sapore era una droga per me, così cominciai a rispondere al suo bacio, che si fece più intenso, ma che finì troppo presto.

Francesco con un gemito si staccò, mi sorrise e mi sussurrò all'orecchio "Buon compleanno piccola"

poi se ne andò, e io rimasi imbambolata. Fino a quando Phil non borbottò un "Ma non è un pò grande per te?"così mi riscossi, mi girai e lo fulminai con lo sguardo dicendo"Non sono cazzi tuoi" lo dissi quasi sputandogli in faccia; aveva rovinato la pasegiata, e ora voleva anche rovinarmi il mio unico regalo di compleanno?

Ci sedemmo , mi offrì da bere dicendo che era il suo regalo :il mio primo drink, o almeno, il primo drink bevuto con il permesso di un adulto .La mia sorpresa doveva essere molto evidente, perché phil si accorse che ero restia a credergli, così mi prese la mano, sorrise e mi disse :"so che non mi sopporti sara, ma questa è un'occassione per sistemare le cose dopo tanto tempo". Non so cosa mi convinse, forse il suo sorriso così rassicurante, forse i suoi occhi blu cielo,oppure il fatto che phil fosse l'unica persona della mia famiglia che si fosse ricordata del mio compleanno.così presi il bicchiere e azzardai un sorso; il drink era un misto di alcolici che già conoscevo dagli assagi che papà mi concedeva dalla sua dispensa.nell'instante esatto in cui lo ricordai;papà che mi sorrideva, sentì una crepa nel petto e gli occhi velarsi di lacrime, mi mancava, mi mancava troppo.... Il dolore che provai in quel momento fu enorme; detestavo essere così fragile, soprattutto davanti a Phil. Così mandai giù d'un fiato il drink. Bevvi e bevvi nel disperato tentativo di annagare il dolore nell'alcol. I primi tre non mi fecero alcun effetto,il dolore era ancora lì. continuai a bere. Phil non diceva nulla in contario, anzi sorrideva; e io bevvi e bevvi. Dopo avere bevuto sei bicchieri vedevo tutto sfocato, i suoni erano ovattati e confusi e capì di essere ubriaca, phil se ne accorse e mi mise il braccio sulle spalle dicendomi :"sta tranquilla, passerà tutto più in fretta se fai meno resistenza" e così feci, mi abbandonai completamente a quella senzazione e riuscii a sentire phil mentre diceva ;" così brava, la droga sta facendo effetto" confusa la mia mente si chiedeva di cosa stesse parlando, ma non riuscendo a fare un ragionamento sensato così annebbiata dall'alcol. Quando mi risvegliai ero in intimo sdraiata su un letto, in una stanza a me sconosciuta, probabilmente quella di un'albergo. Cercai di alzarmi ma avevo le mani legate al poggiatesta del letto e i piedi legati al margine, a mò di stella marina. ero immobilizzata e confusa,cercai disperatamente di liberarmi ma le catene mi stritolavanmo polsi e caviglie. In quel momento vidi phil, appena uscito dal bagno con un'asciugamano addosso e i capelli goccciolanti, appena mi vide mi sorrise e mi disse che andava tutto bene. Io gli urlai che non andava tutto bene se ero lagata ad un letto in una stanza d' albergo; lui mi raggiunse e mi tappò la bocca con la mano, dicendo che mi doveva dare un tranquillante se urlavo così. Io ero terrorizzata e così quando lui mi lasciò la bocca libera non emisi suono, guardandolo con ochi sbarrati.

mi violentò. io mi ribbellai da primo all'ultimmo secondo con tutte le mie forze. Entrò in me con forza brutale, fece male, solo male, e io me ne stavo lì sotto di lui con gli occhi sbarratti guardando il soffitto ;le sue gocce di sudore mi bagnavano il volto, e sentivo un'dore acre, che mi assaliva le narici.ci mise un pò, non finiva mai, entrava e usciva con sempre più violenza e io tremavo, tremavo mentre lacrime rigavano il mio volto.Quando ebbe finito si alzò, si vestì , mi guardò con un sorriso beffardo dipinto in faccia. Lo vidi scomparire nel bagno; in quel momento piansi, piansi con tutte le mie forze , in silenzio, piansi tutte le lacrime che un essere umano può avere. Tornò circa dieci minuti dopo, rise vedendomi piangere; io non riuscivo a guardarlo, fissai imperterrita la vecchia tenda marrone alla mia destra. Pensavo che phil era un mostro, nella mia mente quella parole era stampata a caratteri cubitali, così glielo urlai, gli urlai :"MOSTRO" con la flebile voce che mi era rimasta. Lui mi guardò, rise, fragorosamente, e disse :"puttana" lo disse sputando sulla moquet, e uscì. Mi lasciò lì legata sul letto. Io mi sentì svuotata, stanca ,mi vergognavo di me stessa, tremavo ancora quando ne arrivò un'altro, il primo dei 6 uomini che dicevano di conoscere phil e che si approfittarono uno dopo l'altro di me, senza interruzioni. Mi lasciarono i soldi sul comodino quando se ne andarono, sbattendo la porta.

 

 

  
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