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Autore: mirie    16/12/2013    0 recensioni
Si stese sopra il letto, pronta a spegnere la luce e dormire, senza neanche coprirsi con le lenzuola. Sasuke avrebbe saputo scaldarla in quel momento? O sarebbe stato troppo indifferente nei suoi confronti anche solo per sfiorarla? No, Sakura sarebbe stata in grado di ricavare calore da lui semplicemente dalla sua presenza.
Si accarezzò il ventre, triste, constatando che ormai in diciotto anni nessun ragazzo le avesse neanche mai dato un bacio. Ma a lei non interessavano gli altri ragazzi e di rimando a loro lei non interessava. I blandi e a volte ridicoli tentativi da parte di Naruto e Rock Lee non avevano di certo migliorato la situazione.
[io ci provo, vediamo se i risultati ci sono :P]
Genere: Erotico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Welcome to my place: io dovevo finirla qui. Sentivo davvero di dover abbandonare una volta per tutte le fanfict riguardanti Naruto e chiudere in bellezza (?) con una SasuSaku, coppia alla quale ho consacrato la mia fragile infanzia (sto sclerando .-.) e uno dei pochi motivi per il quale ho iniziato a seguire il manga. L'ispirazione di tutto ciò mi ha svegliata alle 3.38 del mattino -non sono mai stata una dormigliona sob sob- e mi ha spinta a concludere questo percorso. Ormai l'intera storia sembra agli sgoccioli ( e che sgoccioli, permettetemi di dire o.o") e avevo bisogno di esprimermi prima che il manga non abbia più nulla da garantirmi. Davvero, è stato bello scrivere qui e già ne sento la nostalgia ( voi sicuramente no ;P). Quindi, sperando vivamente di NON avervi deluso, ecco la mia fine di un ciclo fanfictiano (si dice? ho addirittura l'ardire di inventarmi le parole?)

Buona lettura Emoji 

 

 

 

 

Like the stars miss the sun in the morning sky

 

 

 

C'era stata sorpresa, paura, una guerra, una vittoria, sorrisi, lacrime e infine solo tanta speranza nei confronti del futuro.

La vita aveva continuato a scorrere, Naruto elargiva buone parole a chiunque e Sasuke continuava a scrutare qualsiasi oggetto con diffidenza.

Sakura ci aveva provato: aveva davvero tentato di essere forte, di stringere i denti e costringersi ad andare avanti, pensare che alla fine era più importante l'incolumità di Sasuke e che col tempo sarebbe stata in grado pure di lasciarsi alle spalle quel suo amore così profondo, ma che era stato soggetto al deterioramento degli eventi.

Lavorava all'ospedale, seguendo ogni direttiva di Shizune e a volte riuscendo a dettarne altrettante ai suoi sottoposti. Poi, come ogni sera da ormai quasi tre mesi, ritornava a casa, salutava appena i suoi genitori, si faceva una doccia e alla fine si adagiava placidamente sul letto.

Non aveva parlato con Sasuke. Erano successe troppe cose. Perfino Kakashi non gli aveva quasi rivolto la parola durante la guerra e lei invece era stata l'ultima a scoprire la verità su Itachi. « Però avevi capito che qualcosa nel suo comportamento non andava» L'aveva consolata Naruto, accennando un sorriso. Lei aveva allargato gli angoli delle labbra senza alcuna serenità, cercando però di non apparire troppo sconvolta: aveva emesso un verso sordo, a stento trattenuto, dovuto alle lacrime e alla stanchezza.

Aveva visto Sasuke aiutare il villaggio durante la ricostruzione, per "riguadagnarsi la fiducia dei cittadini e scontare parte della propria pena" le aveva rivelato Tsunade.

Ogni volta che lo scorgeva passare per il villaggio trascinandosi mollemente, l'aveva assalita la voglia di abbracciarlo, di stringerlo a sé nonostante la considerevole differenza di altezza e confidarli il suo immenso dispiacere, inferiore però al suo incondizionato amore. Ma a ciò aveva già provveduto Naruto: li aveva visti nella loro camera d'ospedale stretti l'uno all'altro, impediti a causa delle numerose bende e dall'imbarazzo. Lei era entrata e aveva sorriso, sinceramente intenerita. Naruto aveva scoperto i denti in una di quelle smorfie dilatate chiamate risate, mentre Sasuke aveva spostato un angolo della bocca. In quel momento Sakura aveva pensato che finalmente il team sette si fosse davvero riunito. Ma poi i due compagni di squadra erano guariti e avevano percorso le rispettive strade in modo parallelo al suo, senza mai essere in contatto.

Tsunade l'aveva incoraggiata ad essere forte e allora lei aveva deciso di trascorrere ogni giorno a lavorare all'ospedale, evitando così di poter incontrare Sasuke e quella voglia di saltargli addosso. Shizune, notando la sua dedizione nel lavoro, aveva subito pensato che Sakura sarebbe diventata il riflesso della sua insegnante: apparentemente decisa e legata in modo morboso all'amore per un solo ragazzo. « No, è diverso» Aveva detto l'hokage quando Shizune le aveva rivelato la sua impressione. « Sakura ha perso un amore che non è riuscita neanche ad ottenere. E questo lo rimpiangerà per tutta la vita» Aveva concluso con decisone.

Tre mesi erano trascorsi, ma poteva anche trattarsi di tre anni, Sakura era sicura che avrebbe continuato a dirigersi ogni sera a casa dopo una giornata di lavoro all'ospedale. Avrebbe interrotto la sua monotonia per godersi l'amicizia di Naruto, condividere le gioie di Ino, continuare a considerare Sai sempre troppo calcolatore nei rapporti. Avrebbe evitato di esporre una nuova, ultima volta il suo amore a Sasuke.

 

 

« Vi state evitando, ma ricorda che il villaggio è piccolo» Naruto stava giocando con delle bacchette di legno sul tavolo, in attesa della sua porzione di ramen.

Sasuke neanche si era voltato a guardarlo, sperando che un ostinato silenzio e la pietanza preferita dell'amico gli avrebbero fatto passare la voglia di parlare.

« Almeno mi stai ascoltando?» Adesso gli puntava contro una delle due bacchette, con un'espressione contrariata in volto.

In compenso lui aveva sbuffato, sollevato per la prima volta in vita sua nel vedere la scodella di ramen davanti a loro. Solo così Naruto avrebbe potuto tacere.

« Intendo, vi state facendo del male inutilmente» Imperterrito, continuava a parlare, questa volta con la bocca piena, cosa che fece irritare ancora di più Sasuke. « Si può sapere che cosa vuoi?» Aveva detto alla fine, mescolando gli ingredienti all'interno della propria scodella con un velato ribrezzo: l'unica cosa che non aveva mai rimpianto quando era andato via dal villaggio era proprio quel ramen.

« Ma di te e Sakura!» Aveva urlato il biondo, sbattendo una mano sul tavolo. Sasuke lo incenerì con lo sguardo, trattenendosi dall'evocare l'Amaterasu, infastidito dal fatto che l'amico avesse catturato l'attenzione di tutti su di loro. Anche se capitava spesso che gli abitanti del villaggio li guardassero, senza neanche il bisogno di alzare la voce, a volte senza neanche emettere una singola parola.

Naruto notò la tensione dei suoi lineamenti, la mascella serrata, lo sguardo che in tutto quel nero rivelava anche un certo astio e allora si ricompose, sorrise e riprese a mangiare in silenzio.

« È solo che non capisco perché non continuiamo ad essere un team» Aveva ripreso a parlare un volta terminato di succhiare rumorosamente il brodo rimasto sul fondo della sua scodella.

« Perché non lo siamo più e mai lo saremo ancora» Sasuke aveva lasciato metà della sua porzione a galleggiare nella scodella, ormai fredda.

« Ma perché? Cosa ce lo impedisce? La guerra è finita, il villaggio ritornerà a splendere e tu sei finalmente a casa! Dove sta il problema?» Se avesse alzato ancora la voce Sasuke era sicuro che gli avrebbe rifilato un pugno. Quella giornata era iniziata uguale alle precedenti, tra lavoro e sguardi torvi da parte di ogni shinobi che incontrava sulla strada. Poi, quando pensava di potersi riposare durante la pausa pranzo, ecco Naruto trascinarlo a mangiare ramen e iniziare una conversazione tirando in ballo Sakura, come se fosse stato lui la causa del fatto che quella ragazza continuasse ad evitarlo.

« Lo vuoi sapere? Avete entrambi troppa paura di come reagirete trovandovi da soli, faccia a faccia»

Sasuke gli aveva versato la propria scodella in testa e sotto lo sguardo sorpreso di tutti i presenti se n'era andato: che Naruto gli suggerisse la realtà dei propri sentimenti era il colmo.

 

Aveva finito di lavorare, ma nonostante ciò sua madre le aveva raccomandato di compare qualcosa per cena. E adesso, con un sacchetto di carta tra le mani, si stava dirigendo a casa, mentre il tramonto diluiva tutti i colori del villaggio in troppe varianti dell'arancione.

« Ecco la cena» Aveva detto a sua madre una volta entrata in casa, adagiando il sacchetto sul tavolo.

« Papà torna tardi questa sera, mangeremo da sole» L'aveva informata, prendendo il sacchetto e controllandone il contenuto. « Sarà pronto tra un'ora» Ma Sakura aveva risposto ai suoi pronostici sventolando una mano per aria, facendo capire che era troppo stanca anche solo per scendere in cucina.

Si buttò sotto il getto bollente della doccia, l'acqua picchiava sulla sua nuca diluendo i pensieri, il vapore le annebbiava la vista e le rendeva irregolare il respiro. Guardandosi allo specchio mentre si asciugava i capelli si chiedeva se avrebbe trovato il tempo di migliorare il suo aspetto tra un turno e l'altro all'ospedale. In fondo Ino, nonostante fosse decisamente meno presente sulle corsie di lei, era sempre raggiante. Forse perché supportata da un'innaturale fascino, forse perché non incurvata da pensieri e delusioni sui suoi rapporti amorosi. Sì, laddove Sakura riusciva a camuffare la sua espressione malinconica con un sorriso, probabilmente il suo sguardo tradiva sempre un sentimento di troppo.

Si mise solo la biancheria intima, dirigendosi verso camera sua con la pelle ancora umida e il freddo della casa che le irrigidiva i muscoli.

Si stese sopra il letto, pronta a spegnere la luce e dormire, senza neanche coprirsi con le lenzuola. Sasuke avrebbe saputo scaldarla in quel momento? O sarebbe stato troppo indifferente nei suoi confronti anche solo per sfiorarla? No, Sakura sarebbe stata in grado di ricavare calore da lui semplicemente dalla sua presenza.

Si accarezzò il ventre, triste, constatando che ormai in diciotto anni nessun ragazzo le avesse neanche mai dato un bacio. Ma a lei non interessavano gli altri ragazzi e di rimando a loro lei non interessava. I blandi e a volte ridicoli tentativi da parte di Naruto e Rock Lee non avevano di certo migliorato la situazione.

Ora, mentre tutto il suo corpo era irrigidito dal freddo, quasi eccitata all'idea di Sasuke che provava a scaldarla, scostò il lembo delle sue mutandine, lasciandosi penetrare dalle proprie dita.

Chiuse gli occhi, serrò la mascella al contatto gelido dei suoi polpastrelli contro il suo clitoride. Si stava davvero masturbando pervasa dalla totale disperazione di non avere Sasuke al proprio fianco? Davanti a una tale rivelazione così sconcertante, affondò l'indice e il medio di scatto, arrivando fino alla falangi. Tutto il corpo sussultò.

Tentò di non pensare a sua madre al piano inferiore che stava cuocendo le verdure, agli studi di anatomia che aveva compiuto negli ultimi anni, all'idea stessa del suo atto.

Si chiedeva come avesse fatto a resistere per tutta la durata della sua adolescenza senza neanche aver mai indugiato troppo sulla sua immagine nuda riflessa allo specchi del bagno. Sasuke era mai stato travolto da un minimo istinto sessuale oppure il desiderio di vendetta era bastato da solo a soddisfarlo per anni interi?

Aveva provato a muovere le dita, avanti indietro, in su e in giù, desiderando vivamente trarne piacere. Niente, l'unica cosa umida che sentì fu una lacrima che le percorreva la guancia. Strinse la labbra, trattenne un singhiozzo, respinse la rabbia: era colpa di Sasuke. Ora era costretta a bearsi solo della sua immagine sentendosi perfino in colpa.

Si slacciò il reggiseno, tenendo sempre indice e medio tra le gambe, mentre i capezzoli, a contatto diretto con l'aria fredda, s'inturgidirono senza bisogno di una minima stimolazione.

Smise di muovere le dita, tanto non sapeva come continuare in modo adeguato. Aprì gli occhi e l'ultima cosa che si aspettava di vedere era proprio Sasuke.

Sakura avvampò, chiedendosi perché l'Uchiha si trovasse all'interno della sua stanza, ad appena un metro dal suo letto. Come aveva fatto a non sentirlo? Chi l'aveva fatto entrare? Ma soprattutto, se lo stava immaginando?

Ebbe il tempo appena di sconvolgersi, ritirò di scatto le dita dalla sua intimità, trattenendo un grido e coprendosi il busto con le braccia, pronta a piangere per la vergogna.

Sasuke fissava il pavimento « Mi ha fatto entrare tua madre, mi ha detto che eri in camera tua, seconda porta a destra» Probabilmente era ancora più sconvolto di Sakura, tanto da ripetere le precise indicazioni che le aveva lasciato la signora Haruno qualche minuto prima.

Alla fine, nonostante avesse tentato di non pensare alle parole di Naruto per tutto il giorno, aveva ceduto e sapendo che Sakura tornava la sera dal turno dell'ospedale, aveva pensato di parlarle a casa sua, lontano da sguardi indiscreti e da possibili reazioni esagerate.

Ora la ragazza, con occhi lucidi pronti a piangere e l'imbarazzo che premeva su ogni centimetro della sua pelle, fissava il pavimento.

Sasuke non si sarebbe saputo spiegare neanche in seguito dove avesse trovato il coraggio di avvicinarsi a lei e baciarla. Sakura era rimasta ancora più sorpresa di lui quando aveva sentito il sapore delle sue labbra contro le sue.

L'adagiò sul letto, continuando a baciarla, accarezzandole il seno, percependo la rigidezza dei suoi capezzoli tra le dita, il tremore lungo tutto il suo corpo.

Continuò a baciarla, quasi sentendone la mancanza quando si staccò da lei per riprendere fiato e togliersi la maglietta. La baciò ancora, con gli occhi socchiusi e il petto che premeva contro il suo. Le percorse il collo, l'incavo delle spalle, il seno, esplorandoli con la punta della lingua e il tocco delle labbra. Una mano le toccava un fianco, scendeva verso l'interno delle cosce e quando arrivò a toccarle il sesso, si meravigliò di sentirlo asciutto. Sakura arrossì, spostando lo sguardo verso la finestra. Sasuke accennò un sorriso e poi vi affondò le dita, con lentezza, lasciando che sentisse una sensazione tiepida lungo le falangi e i polpastrelli. Non erano solo le dita ad essere divorate da quel piacevole tepore, lo erano anche le sue guance, il suo petto, il suo pene. Ne era felice e allo stesso tempo lusingato.

Sakura trattenne un sospiro, mentre i loro respiri divenivano sempre più irregolari. Sasuke si slacciò la cintura, abbassò la cerniera dei suoi pantaloni, sfilandosi allo stesso tempo anche la mutande.

Sakura trattenne il fiato, imbarazzata e curiosa nel vederlo nudo, così privo di sé. Gli sorrise quando questo alzò la nuca nella sua direzione, arrossendo ancora di più. Aprì le gambe, affondò le punte dei piedi contro il materasso e fu pronta ad accoglierlo mentre entrava in lei, allargandole ancora di più quando iniziò a muoversi.

Trattenne un gemito, ma quando una spinta fu più indelicata, emise involontariamente un verso sommesso. Sperò che sua madre al piano inferiore non si fosse accorta di nulla, ma cinse le spalle di Sasuke con un braccio, assecondando le spinte.

E alla fine lo sentì in modo distinto, quel calore che le pervadeva le pareti della sua intimità e le annebbiava i sensi. Sasuke si era fermato, le aveva scostato una ciocca di capelli ormai sudata dalla tempia e infine le aveva poggiato le labbra sulla fronte.

Si erano abbracciati, i respiri irregolari e il freddo che a stento riusciva a far notare la sua presenza sulla loro pelle ancora accaldata. Sakura si era addormentata contro il suo petto. Sasuke, incapace di compiere qualsiasi gesto vagamente romantico era rimasto a fissare il soffitto: Itachi aveva omesso di dirgli che si potesse riuscire a condividere una tale felicità insieme ad un'altra persona.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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