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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    16/12/2013    5 recensioni
(MadaraxTsunade centric / Altre eventuali coppie)
La guerra ninja è terminata, ma ciò che resta in mano ad entrambi gli schieramenti non è nè una vittoria nè una sconfitta: un accordo.
Un accordo che vede Konoha protagonista, un accordo che costringe due componenti dei due clan "originari" a collaborare per il bene del paese, poichè una decisione deve essere presa all'unanimità da entrambi, per impedire che altro sangue venga versato.
Non più un solo Hokage, non più soltanto una figura a governare il territorio, non più soltanto un clan al vertice: ma due.
Madara Uchiha e Tsunade Senju.

"-E’ una minaccia o un consiglio?- Ribatté lui con sottile ironia, e su quel volto spigoloso quanto maturo si accennò un sorrisetto ironico.
-Vedila come ti pare, Uchiha, ma se non mi lasci entro trenta secondi l’unica cosa che rimarrà integra di te sarà un lontano ricordo.-"
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madara Uchiha, Tsunade, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Life of a Queen'
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Note Autrice:
Buonsalve! Questa fanfiction è nata senza un motivo particolare se non l'ispirazione momentanea, perciò spero che possa piacervi anche se penso esca dai "canoni" delle classiche storie che si leggono, soprattutto per la coppia trattata ed il modo di farlo.
Saranno una serie di momenti (ogni capitolo riguarda appunto "un momento" o avvenimento che li vede protagonisti) che i due personaggi vivono a causa della situazione in cui si trovano, ovvero l'essere entrambi Hokage!
Niente di pretenzioso, un pò di comicità e un pò di serietà ;)



.:Prologo:.

Tutti,nel villaggio, avevano quell’insana sensazione che qualcosa sarebbe accaduto, prima o poi.
La guerra era finita, nelle terre si viveva finalmente aria di pace: i demoni erano stati suddivisi ed ogni Kage era tornato a svolgere le sue mansioni senza il terrore e l’angoscia di dover sopportare altre vittime nella propria gente.
Tutto era tornato normale, per Suna,Kiri, Iwa e Kumo.
Ma non si poteva dire lo stesso per Konoha.

-Secondo te quanto durano?-
-Non più di due giorni… tre, proprio ad essere ottimisti.-

Le voci erano talvolta spaventate, altre volte incuriosite o quasi ottimiste.
Perché sì, le grandi terre ninja avevano vinto, salvando le generazioni future da un’illusione eterna, ma il prezzo più alto lo aveva pagato il Villaggio della Foglia… e avrebbe continuato a scontarlo per molto, molto tempo.

-Io non mi fido di quell’Uchiha. Non dimentichiamoci che ha cercato di ammazzarci tutti!-
-E’ vero, ma se hanno deciso di dargli una seconda possibilità, perché non provare ad essere meno diffidenti? In fondo, fanno pur sempre parte del Villaggio…-

Non più un solo Hokage, non più soltanto una figura a governare il territorio, non più soltanto un clan al vertice: ma due.
I due clan originari, quelli che avevano fondato il Villaggio, che si erano scontrati e massacrati per poi trovare l’unico motivo che li avrebbe spinti a riappacificarsi, l’unica condizione che bramavano entrambi per la propria gente: la pace.

-Povera signorina Tsunade… dover dividere la scrivania con quel barbaro!-
-Ho come l’impressione che non potrà più concedersi qualche capatina da Teuchi, d’ora in poi…-

Avrebbero diviso la scrivania, l’ufficio, la gestione della burocrazia, del denaro, dell’amministrazione.
Avrebbero condiviso il palazzo destinato agli Hokage, la biblioteca ed i laboratori attigui.
Ma soprattutto avrebbero preso ogni singola decisione assieme a costo di discutere pacificamente fino a trovare un accordo per ambedue le parti.
Quella diplomatica quanto passionale e quella battagliera ed apatica.

-Cinquanta yen che Tsunade lo fa fuori prima della settimana.-
-Te ne do cento di tasca mia se il Villaggio resta intatto per più di due giorni!-

Era stata una decisione comune, dei quattro Kage e dei due Uchiha.
Si erano accordati sugli obblighi che ciascuna delle due parti avrebbe dovuto assecondare, sulla suddivisione del potere decisionale e gestionale, così come degli orari lavorativi e la partecipazione agli eventi ufficiali a cui entrambi avrebbero dovuto presenziare.
Avevano deciso loro: Raikage, Mizukage, Tsuchikage e Kazekage assieme a Obito e Sasuke Uchiha.
Avevano deciso loro perché gli interessati erano stati colpiti da molteplici fattori psicofisici tutt’altro che piacevoli: Madara Uchiha era sbiancato con conseguente svenimento per lo shock e Tsunade Senju era in preda ad attacchi d’asma seguiti da un preoccupante innalzamento della pressione.

-E poi, diciamola tutta, sono anche stati un po’ sfortunati… voglio dire, dovranno anche affrontare il problema della riformazione del clan Uchiha, considerando che sia stato sterminato.-
-Per non parlare del nuovo volto di pietra che dovrà essere scolpito sul Monte! E sarà proprio accanto a quello della signorina Tsunade...-
-… aumento la posta in gioco a duecento yen.-

 
Capitolo Primo
.:Burocrazie:.

Era una giornata tutto sommato tranquilla, almeno all’apparenza.
Il sole concedeva un cielo sereno e nonostante si stesse avvicinando l’inverno, le temperature erano ancora accettabili.
La vita nel Villaggio aveva ripreso a scorrere normalmente, l’assenza del pericolo di una successiva guerra aveva quietato gli animi di tutti, consentendo loro di credere nuovamente in un futuro quantomeno roseo.
Ma ciò che davvero rincuorava tutti era che, nonostante fosse passato già qualche giorno da quel fantasmagorico accordo, il palazzo dell’Hokage fosse ancora integro: niente vetri rotti, niente battaglia sanguinaria nell’ufficio, niente grida di guerra o minacce di morte da parte di uno dei due Hokage.
Il fatto che entrambi avessero passato quei giorni di tranquillità all’ospedale, per via delle ferite riportate durante la battaglia, era un dettaglio: non avevano cercato di avvelenarsi o decapitarsi durante la degenza, ed era già un buon inizio!

Aprì la porta di legno massiccio senza la minima difficoltà, reggendo con un braccio un certo numero di scartoffie, rimanendo perplessa nel trovarla già aperta nonostante lei non vi fosse entrata per tutta la mattina.
Ah, già, non era più l’unica ad avere le chiavi dell’ufficio dell’Hokage.
Ignorando quella considerazione che già le faceva salire la pressione –e Shizune le aveva rammentato non essere una buona cosa data la sua età- puntò lo sguardo immediatamente sulla scrivania davanti a lei, in fondo alla stanza, proprio dinnanzi alle grandi finestre.
E lui era già lì, ovviamente, non alzò nemmeno lo sguardo pur sapendo benissimo chi fosse entrato.
-Togli i piedi dalla scrivania, Uchiha.- Ringhiò senza tanti giri di parole, avanzando a passi rapidi e ben distesi.
Lui, in tutta risposta, sbuffò, senza distogliere lo sguardo dalle burocrazie che aveva tra le mani.
-Buongiorno anche a te, Senju.- Risposta altrettanto fredda, di meglio non ci si poteva aspettare nulla.
-Qui leggo che ci sono dei documenti arretrati da firmare… come immaginavo, avrai perso tempo a far altro, come tutti i Senju.- Continuò, accavallando le gambe, ma sempre tenendole sulla scrivania.
-Sai com’è, qualcuno mi ha tenuta leggermente impegnata nell’ultimo periodo.- Ribatté con un pizzico d’acidità nel tono, pur sforzandosi di mantenersi impassibile.
Non venendo considerata nemmeno questa volta, sbatté con un certo vigore le carte sulla scrivania, a pochi centimetri da quelle che l’Uchiha stava leggendo.
-E non ti ho autorizzato a darmi del “tu”, tra le altre cose.- Sottolineò, e soltanto a questo punto anche lui si degnò di guardarla: sì, decisamente quelle iridi ambrate non avevano perso la loro lividezza e determinazione, così come quelle nere di lui restavano inquietanti.
-Perché, io l’ho fatto?- Chiese spudoratamente. La tensione era già divenuta palpabile.
-Non ha ancora tirato giù i piedi dalla scrivania, egregio Uchiha.- Enfatizzò l’ironia in quelle parole incrociando le braccia sotto il seno prosperoso.
-Questa è anche la mia scrivania, gentilissima Senju. Non vedo perché io non possa fare ciò che più mi aggrada.- Voce impassibile, espressione gelida, occhi che non trasmettevano alcuna emozione se non un rancore profondo.
Ed un’infima soddisfazione nel vederla tanto nervosa.
-Perché dobbiamo convivere, caro collega, per quanto io lo detesti. E sono allergica alla maleducazione. –
-Ed entrare senza salutare non lo è?- Di nuovo silenzio. Sguardi tutt’altro che rassicuranti, l’odio che traspariva da ambedue le parti.
Sospirò e con fare teatrale tornò ad una posizione più consona al suo ruolo, distogliendo lo sguardo da lei.
-Prenditi una sedia, dobbiamo lavorare.- Ordinò secco, e Tsunade dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non inveirgli contro: se c’era una cosa che detestava, era che qualcuno le desse ordini. Specie un Uchiha. Specie Madara Uchiha.
-Quella è la mia sedia. Sei tu che devi prendertene una. – E no, il tono non era per nulla disponibile a compromessi.
-Siamo tornati al “tu”?- La stuzzicò, rimanendo nella propria impassibilità: sì, aveva scoperto un insano divertimento nel provocarla in quel modo.
Tempo qualche millesimo di secondo e si ritrovò col sedere a terra, la sedia che prima lo sorreggeva tenuta saldamente nelle forti mani di Tsunade.
Inutile dire che lo sguardo omicida arrivò immediato da entrambe le parti.
-Regola numero uno per stare qua dentro, Uchiha: mai farmi ripetere le cose due volte.- E si sedette lei sulla sedia, prendendo una pila di fogli ed una penna, ignorandolo palesemente.
Fece per firmare un paio di burocrazie quando una presa salda sul polso le impedì quel movimento.
-Regola numero due, Senju: mai sfidarmi sapendo di perdere.- Le loro iridi si scontrarono di nuovo.
Lei era seduta comodamente, lui fermo davanti a lei, appena propenso in avanti.
Per un attimo le sembrò di tornare sul campo di battaglia, di rivivere quei momenti orribili, ma l’orgoglio la ridestò immediatamente.
-E’ una minaccia?- Domandò ironica, accennando ad un sorriso fin troppo provocatorio.
-E’ un consiglio.- E lui fu freddo, gelido come al solito, in quell’ironia palpabile.
Tsunade si liberò della presa con un gesto secco, mantenendo il contatto visivo.
-Puoi tenertelo, il tuo consiglio.- Gli rispose. –Prima firmo io. – Disse con orgoglio, quasi a ribadire che il “vero” Hokage fosse lei, e non quel subentrato a causa di accordo nel quale ci aveva quasi rimesso un polmone ed il sistema nervoso.
-Negativo, Senju.- Prese rapidamente una penna ed occupò lo spazio delle firme con la propria mano, impedendole di proseguire.
E furono di nuovo fulmini e saette.
-Il più forte sono io. Ergo firmo prima io.- Ma lei gli spostò la mano con la propria con una certa irruenza.
-Questo è da vedere, Uchiha!- E quel litigio andò avanti a lungo, fin quando Madara non perse quasi il controllo in quella sua superba freddezza e le portò l’altra mano al collo, senza stringerlo ulteriormente.
Tsunade non reagì, limitandosi a stringergli il polso con la propria mano, pronta ad intervenire nel caso in cui lui avesse stretto ulteriormente la morsa.
-Toglimi le mani di dosso, Uchiha.- Sibilò a denti stretti, contenendo la rabbia con chissà quale forza.
-E’ una minaccia o un consiglio?- Ribatté lui con sottile ironia, e su quel volto spigoloso quanto maturo si accennò un sorrisetto ironico.
-Vedila come ti pare, ma se non mi lasci entro trenta secondi l’unica cosa che rimarrà integra di te sarà un lontano ricordo.- E non era ironica, ma tremendamente seria.
Di nuovo calò il silenzio, quella sfida a chi avrebbe ceduto per primo li logorava dall’interno più di quanto avessero immaginato.
Perché sapevano entrambi di doversi sforzare di andare d’accordo, di dover collaborare, ma la storia ed i precedenti li inducevano a tutt’altro.
Non fiatarono, non agirono in altro modo, sin quando non entrò improvvisamente in ufficio una Shizune sommersa da altre scartoffie, alla quale tuttavia non era sfuggita la brevissima distanza che separava i due.
-Hokage… ?- Solo sentendo quel bisbiglio Tsunade abbandonò la stretta sul polso di Madara, consentendogli quindi di allontanarsi in un lampo.
-E’… successo qualcosa?- Domandò ingenuamente la kunoichi.
-No!- Dissero entrambi all’unisono, quasi gridando. La rabbia era ancora palese nei loro toni e nei loro sguardi e questo non convinse per nulla la dolce assistente di Tsunade, che inarcò un sopracciglio.
-Le stavo solo… sistemando il colletto del kimono.- Improvvisò Madara in tutta la sua serietà. Inutile dire che sia Tsunade che Shizune sgranarono gli occhi in contemporanea.
-C-Cosa?!- Domandò incredula l’assistente, i pensieri partiti già su un possibile feeling tra i due.
-Che diavolo stai pensando, Shizune!- Le gridò la bionda, visibilmente a disagio.
-E tu, che diavolo di scuse ambigue t’inventi!- Intimò all’Uchiha, già sul piede di guerra quanto lei, ma fortunatamente Shizune intervenne prima che i due riprendessero a scannarsi.
-Comunque!- Proruppe. –Vi ho portato dei permessi da firmare, riguardo la ricostruzione delle terre che sono state distrutte o danneggiate dal recente combattimento…-
Ed il suo sguardo andò istintivo a Madara, per poi volgerlo immediatamente altrove, ancora intimidita da quello che lei vedeva soltanto come un nemico, una minaccia, nonostante si sforzasse di accettarlo diversamente.
-Non daremo un singolo yen per una terra che non è nostra. Fine della questione. Ci penso io a bruciare tutta quella carta.- Disse prorompente l’Uchiha, accennando ad avvicinarsi all’assistente ma Tsunade si alzò di scatto, fermandolo ponendogli una mano davanti al petto.
-Non azzardarti nemmeno!- Lo intimò, fulminandolo con lo sguardo. –L’accordo prevede che tutti i paesi aiutino quelli più in difficoltà. Rientra nelle clausole della pace.-
-Che io non ho firmato.- Sottolineò lui con una maggior asprezza nel tono.
-Era implicito. Altrimenti la porta è quella!- Disse indicando la porta d’uscita. Shizune temette che quella stanza scoppiasse da un momento all’altro da tanta tensione che c’era.
-Di' quello che ti pare, Senju, ma io non firmo.- Affermò allontanandole bruscamente la mano dal proprio petto, i muscoli fin troppo definiti considerando che indossasse solo un kimono blu tipico degli Uchiha.
-Tu firmerai.- Ribadì marcando il tono di voce. Nel mentre Shizune era indecisa tra darsela a gambe o posare le scartoffie sulla scrivania alla velocità della luce – per poi ovviamente squagliarsela.
Nel dubbio, si godeva la scena.
-E come pensi di convincermi, Senju?- La provocò a sua volta, quella voce tanto profonda da disorientare gli interlocutori.
-Passando direttamente alle cattive maniere!- Disse a denti stretti, ma nessuno dei due andò oltre.
Avrebbero fatto volentieri a meno di sopportarsi, ma non avevano scelta.
E per quanto il suo orgoglio gli imponesse di continuare con le proprie idee, di rifiutarsi di abbandonare l’egoismo e l’interesse unico e solo per il proprio Villaggio, Madara era consapevole di non poter perdurare a lungo.
Shizune non osava parlare né muoversi, temeva che anche il solo respirare avrebbe acceso la miccia.
Poi, Tsunade si avvicinò a lei senza dire altro, prese la pila di fogli che teneva tra le mani e la portò sulla scrivania.
-Grazie, Shizune. Puoi andare.- La congedò, e la ragazza le fu immensamente grata per averla allontanata da quella situazione.
Senza farselo ripetere due volte abbandonò l’ufficio, lasciandoli di nuovo soli.
Tsunade prese una penna ed allontanò appena la sedia dalla scrivania, facendo intendere a Madara che dovesse sedersi e firmare.
Una sorta di compromesso: lei gli lasciava momentaneamente il posto , lui firmava. Perché entrambi erano perfettamente consapevoli che quelle due prese di posizione erano dovute soltanto all’orgoglio e ad un carattere autoritario che difficilmente avrebbero smussato.
Si lanciarono lunghe occhiate, entrambi con le braccia incrociate sul petto.
-Dobbiamo star qui tutto il giorno?- Lo incitò con un certo disprezzo.
Lui le lanciò un’occhiata glaciale e poi si sedette, quasi teatralmente, rimarcando quella piccola vittoria.
Dopodiché, firmò.
-Alla prima occasione ti ammazzo, Senju. Sappilo.-
Lei prese un’altra penna e andò ad apporre la propria firma sotto quella dell’altro.
-Ti aspetto al varco, Uchiha. Sappilo.-



Nel prossimo capitolo...
Per avere un'idea della reputazione della rivale, Madara fa fare un sondaggio anonimo agli abitanti di Konoha su di lei... come la prenderà l'irascibile Tsunade quando lui si divertirà a renderle note le risposte?

E soprattutto, cos'avrà in serbo lei per sbarazzarsi dello scomodo "co-Hokage"?
Alla prossima :D  


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