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Autore: Smaragdine_99    16/12/2013    0 recensioni
Può la vendetta trasformarsi in disperazione?
Può una ragazza trovare se stessa in una tempesta di neve?
Può il buio diventare luce?
Ogni domanda ha la sua risposta,ma non sempre è quella che serve.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti,perdono per questa storiella,spero che vi piaccia,alla prossima,spero
-Jada c:



"Vendetta"

La parola era fissa e si illuminava come una luce al neon nella mente della ragazza,quasi avesse vita propria,mentre la giovane si rigirava un mozzicone di sigaretta consumato a metà.

Il fumo era l'unica cosa che riempiva la già piena solitudine della ragazza, poteva anche fare male,ma se nella tua vita l'unica cosa che è rimasta è la vendetta che senso aveva preoccuparsi di uno stupido cancro ai polmoni,tanto sarebbe potuta andare in ogni modo,lei avrebbe posto fine alla sua vita in ogni caso.

Finì la sigaretta,il rosso accesso ogni volta che aspirava si accendeva nel buio facendo brillare gli occhi castani e vitrei.

La stanza era buia,le stanze della galera lo erano sempre,specialmente dopo che qualcuno in vena di scherzi aveva fatto saltare le luci,ma per quella sera il buio le serviva come non mai.

La sigaretta,l'ultima li dentro, era stata presa di contrabbando,mercato nero,esce la testa fuori dalle sbarre,tutte le sue compagne dormivano.

Si fionda sotto il letto con una candela e un accendino,anche questi oggetti presi come contrabbando, sotto la rete che conteneva a stento il materasso vi era un fosso,portava ai sotterranei,da li sarebbe uscita prendendo le porte di servizio che usavano le guardie.

Il tunnel era stretto,ma non troppo, l'aria a tratti mancava e le ginocchia cominciavano a fare per via della posizione in cui era costretta ad avanzare.

Dopo quelle che sembravano ore arriva alla fine della corsa,si rigira e si mette in modo da cadare in piedi sulle mattonelle bianche del sotterraneo.

Un balzo,nell'atterrare male una delle caviglie si slogò e la ragazza dovette soffocare un urlo per non svegliare tutti,ma non era quello il problema, si alzò e guardò in giro.

C'era qualche arma li,sui tavoli,scelse una Calibro 38 e una Calibro 22, li mise nei passanti della divisa da carcerata.

Adesso la tensione era al massimo,paura,angoscia,opressione, le tenebre, la stanza sembrava chiudersi intorno a lei come un demone tentatore e la caldaia,in fondo,sembrava la bocca del demone,un enorme bocca di fuoco e fiamme.

Poi tutto tornò normale,come se niente fosse accaduto e la testa smise di girare,gli occhi saettarono nel buio alla ricerca della porta marrone.

Trovarla,non era facile al buio, comincio a percorrere il muro a tastoni,dopo vari tentavi e imprecazioni trovò il pomello,uscì nella tempesta di neve che si era creata nelle ultime ore,si strinse nelle sue stesse braccia per il freddo.

Era libera,e chi stava cercando non era molto lontano.

Camminava nella neve,infreddolita e sola con le sue due pistole ai passanti a tenerle compagnia.

Le case sembravano tutte uguali,tutte bianche,tutte con qualcosa di Natalizio attaccate sulla porta.

Tutte delle vomitevoli e odiose case di città, con persone odiosamente felici all'interno che si abbracciavano e si dicevano quanto si volevano bene e..

Le lacrime cominciarono a rigarle le guance rosse,il freddo le trasformava in fiocchi di neve prima di cadere al suolo,come pezzi di anima che si staccavano candidi e puri e venivano donati alla terra.

Camminava da tempo,asciugandosi le lacrime con rabbia,voleva staccarsi gli occhi dai bulbi più tosto che piangere e sentirsi debole.

Ma presto la debolezza sarebbe finita,avrebbe visto il suo sangue scorrere,avrebbe sparato,e anche se l'avrebbero rimessa in galera fino alla fine dei suoi giorni avrebbe ucciso che le aveva rubato la vita.

Arrivò di fronte a quella che era la sua casa, o meglio la loro,quella che condividevano prima che lei finisse in galera per mantenerlo, l'aveva indotta a spacciare e prostituirsi e alla fine gli sbirri l'avevano trovata,ma adesso avrebbe avuto la sua vendetta.

Puntò l'arma contro una delle finestre,ma era tutto buio,non poteva mirare alla cieca,allora decise una cosa,spalancò gli occhi lacrimanti mentre il vento le scuoteva i capelli verso destra innalzandole il profumo in tutta l'aria circostante.

La sua vita le passò davanti in un flash,tutte le tenzioni,le felicità,le paure,le delusioni.

Ripensò a sua madre,morta anni addietro, tra le sue braccia, a quello che le disse prima di morire.

"La vendetta,figlia mia non serve a nulla,se non a consumare se stessi"

Il sorriso dolce di sua madre la fece ricominciare a piangere,nonostante stesse anche sorridendo.

Si puntò la pistola,la Calibro 22 alle tempie e chiuse gli occhi per un attimo, l'indice sul grilletto,il destino sarebbe stato deciso da quello che era l'uomo che nonostante l'avesse rovinata continuava ad amare.

Se lui avesse acceso le luci della casa entro sessanta secondi non si sarebbe sparata,sarebbe entrata in quella casa,l'avrebbe baciato e poi ucciso.

Se invece lui fosse rimasto al buio,lei avrebbe ucciso se stessa,in una notte gelida d'inverno.

Già immaginava il sangue sulla neve,il bianco candido colorarsi di rosso vermiglio che assorbendosi poi diventava quel rosa quasi candido e puro,il suo corpo disteso,il cervello in mille pezzi sparso in giro.

Guardò fisso la casa e con il cuore in pezzi che martellava comunque, un ritmo sconnesso,cominciò a contare fino a sessanta.
  
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