Era il 29 agosto 2009.
Ed era il mio compleanno.
Quel giorno compivo sedici anni. Ero così felice, avevo organizzato una festa invitando moltissime persone della mia scuola, così forse mi avrebbero accettato! A scuola sono sempre stato bullizzato, mi sono sentito costretto ad iniziare a fare boxe per sapermi difendere. Fu un periodo davvero brutto. Ma ero ottimista, tutto si sarebbe sistemato. Ne ero certo.
La festa sarebbe stata fantastica, avevo invitato gente anche se non la conoscevo, tanto per stringere nuove amicizie. Pensavo che sarebbe stata una serata fantastica.
Avevo anche invitato la ragazza per cui avevo perso la testa, magari quella sarebbe stata l’occasione giusta per mettermi in mostra. Magari mi avrebbe notato. Magari si sarebbe messa con me. Ma ora non mi devo fare false illusioni, in fondo non era ancora successo niente!
La festa doveva iniziare verso le 19, e mancava solo mezz’ora. Ero così contento!
Visto che ero già tutto bello e infiocchettato mi sedetti ad una sedia del tavolo in cucina a guardare l’orologio e a pensare a quanto mi sarei divertito.
Sarebbe stato bellissimo!
Mancava poco alle 19 e tutto era pronto: la musica che andava di moda c’era, cibo e coca-cola a gogò c’erano, festoni c’erano e anche tutto il resto era presente all’appello.
Erano le sette in punto. Sarebbero arrivati da un momento all’altro.
-Non essere così eccitato, Liam. È solo una festa!- disse mia madre sorridendomi dolcemente, mi baciò sulla fronte e riprese le sue faccende di casa.
 
19:05
‘Sono solo cinque minuti dopo l’appuntamento, che sarà mai.’
19:10
‘È più che normale essere un po’ in ritardo Liam, arriveranno.’
Ero ancora seduto a guardare l’orologio.
19:15
‘Non perdere la speranza Liam. Arriveranno! Ne sono certo.’
Suonò il citofono.
Esultai di gioia e corsi ad aprire.
-Pronto?-
-Il postinooooo.-
Aprii.
Falso allarme.
 
19:20
-Liam..-
-No, mamma. Sono certo che arriveranno.-
 
19:30, 19:40, 19:50..
E così i minuti passarono, e non arrivava nessuno.
Ed il mondo mi crollava addosso. Stavo male, malissimo. Perché?
Mi sentivo sempre peggio, un reietto, qualcosa fuori dalla normalità. Cos’avevo di strano?
Ero un ragazzo normalissimo. Con una famiglia e degli amici.. Ma oramai non avevo più neanche quelli.
Cominciai a singhiozzare. Perché mi facevano questo? Lo meritavo davvero? Perché mi trattavano così?
Iniziai ad avere come dei flashback. Vidi me da piccolo, come un narratore esterno, mentre cantavo per la prima volta. Mi sentivo libero, era l’unico momento in cui stavo davvero bene senza pensare a cosa mi avrebbe aspettato il giorno dopo a scuola. Gli insulti. Le risatine al mio passaggio. Liam il finocchio. Era questo il soprannome che mi avevano affibbiato. Mi faceva male sentirmi chiamare così. Come se poi ci fosse qualcosa di male nell’essere omosessuali.
Mi sentivo uno straccio, piangevo convulsamente chiedendomi il perché di tutto questo. Davvero non lo capivo, cos’avevo fatto per ricevere questo come conseguenza?
Mi sentii stringere dalle calde braccia di mia madre, lei riusciva sempre a risollevarmi da qualsiasi cosa.
Mi portò nella mia camera e la ringraziai tacitamente per tutto quello che aveva sempre fatto per me. Mi addormentai accanto a lei.
 
Adesso ho vent’anni.
Faccio parte di una band famosissima.
Sono felice.
Amo le mie fans.
Le ragazze svengono ai miei piedi.
Io sono Liam James Payne.
Io sono nato morto.
Io sono nato praticamente senza un rene.
Io sono stato rifiutato 22 volte dalla stessa ragazza.
Nessuno è venuto alla mia festa di 16 anni.
Io sono stato mandato via da X-Factor, e due anni dopo ci ho riprovato.
E ci sono riuscito.
Io sono Liam james Payne.
Io ho fatto tutto questo.
E, con tutto il cuore, dedico un grande VAFFANCULO dal cuore a tutte le persone che mi hanno rifiutato, bullizzato e fatto star male.
Ma vi ringrazio, perché è grazie a voi se ora sono la persona che sono.
È grazie a voi che sono più forte.
A furia di insultarmi voi avete torchiato a dovere il mio carattere, rendendomi più forte di quanto voi non potrete mai essere.
Io sono Liam James Payne.