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Autore: feel_    18/12/2013    4 recensioni
TRATTO DALLA STORIA
'E pioveva. Pioveva incessantemente, sulla sua nuca e sull'asfalto. Gli dolevano gli occhi, come se avesse passato la notte piangendo. Faticava a mantenere lo sguardo davanti a sé, preferiva guardare il luccichio dell'acqua sul terreno che il grigio del paesaggio. Non voleva vedere la tristezza in tutto ciò che lo circondava. Non trovava la spiegazione a quella malinconia. Oppure, non voleva conoscerla. Aveva una sola certezza, che gli dava la forza di non morire dentro. Quella voce. Anzi, la sua voce.'
Long LARRY CON ACCENNI ZIAM, chi non gradisce non legga c:
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il riccio stava camminando distrattamente per i vicoli di New York. Era una di quelle giornate autunnali dove solo i delinquenti più duri si arrischiavano a stare appostati dietro i cassonetti, in attesa di qualche passante con un bell’orologio. Troppo freddo per  congelarsi per un pugno di dollari, visto il tipo di gente che frequentava quelle vie solitamente. Su questo si basava Harry, sul clima.

Sul potere che aveva il vento, la pioggia e le bufere sulle persone, e si riteneva una di quelle poche che amasse stare sotto il cielo, mentre regalava agli occhi irritati
dei passanti qualche fiocco di neve. Trovava che camminare schiarisse le idee, o le smuovesse.
Quel pomeriggio aveva avuto colloqui con più di dieci aspiranti artisti, e uno dopo l’altro, si erano rivelati tutti più deludenti del previsto.
’aula prenotata quel pomeriggio per le audizioni. ’la sua straordinaria bellezza marocchina. Harry era solito a fare tutte queste affermazioni quando lo guardava, non poteva farne a meno. Non provava niente per lui, insomma.. Amici da sempre, poi diventati colleghi per caso dopo un distacco dovuto a una forte lite. Ora però erano più uniti che mai, affiatati nel lavoro e come fratelli nella vita, ma non poteva negare che era meraviglioso tanto da togliere il fiato.
Tornò a concentrarsi sulle audizioni, perché intanto era entrata una ragazzetta, intenta a presentarsi. ’Il riccio saltò su subito, come a volerle distruggere il sogno ancor prima di farglielo incominciare.’.
Probabilmente fu per lo sguardo pieno di insufficienza, o forse per la tensione, oppure per entrambe, che quella ragazza svenne. ’esclamò il moro. Generalmente tendeva a nascondere il suo lato gay, si mostrava molto chiuso e burbero con gli sconosciuti, ma era con Harry, e si sa.. Se si sta dalla stessa sponda, ci si capisce.

’vintage che proprio non si affrontavano. Ma una cosa che Harry non sopportava, era essere come gli altri. ’ultimo secondo, prima di chiudere la porta e lasciare le chiavi al custode, Harry si bloccò e sorrise.

’Sapeva che il moro ci teneva moltissimo ad avere qualcuno che lo ammirasse ballare, e allora perché non renderlo felice? Zayn si limitò a annuire rapidamente, e ad accendere il lettore CD.

Le note di “Uncover” scossero letteralmente il riccio. Quella canzone aveva una potenza all’interno, nelle parole, dove si era riconosciuto per anni. Il suo sguardo si posò finalmente sull’amico, che stava già piroettando con una grazia sovrannaturale, e nello stesso tempo riusciva a colpire l’animo di chiunque lo guardasse per la tanta forza che trasmetteva. Era come osservare una rondine volare, una cosa così delicata che sicuramente richiedeva un’energia incredibile, per combattere e fronteggiare le correnti fredde. Il sole stava ormai tramontando, alle spalle del moro, che incurante continuava la sua danza. La luce definiva le braccia possenti, ma non troppo muscolose, e le gambe della dimensione e della forma esatta per un ballerino. Harry non si accorse neanche che la canzone era terminata, da tanto che era incantato a fissare quello splendore che volteggiava come se fosse sollevato solo da una brezza leggera. Distolse lo sguardo appena in tempo, pochi istanti prima che Zayn si voltasse e andasse alla sbarra, afferrando un asciugamano e tamponandosi la fronte. Sembrava sereno, e lo era solo dopo aver ballato.
’esterno, e il freddo pervase il corpo del riccio, regalandogli una sensazione di libertà che provava ad ogni sferzata di vento. ’ultimo rimase immobile per qualche secondo, poi anche lui si voltò e corse per qualche metro, giusto per godersi a pieno quella serata troppo fredda per essere autunnale.

Quasi arrivato al suo appartamento in periferia, e dopo qualche metropolitana, decise di cambiare schema, almeno per una sera. Deviò per una strada secondaria, e intravide immediatamente quegli alberi che quasi non ricordava. Accelerò il passo, quasi correndo raggiunse l’ingresso di quel parco. Stava trattenendo il respiro, troppe emozioni lo stavano raggiungendo tutte insieme, scalpitando per ottenere un posto, almeno momentaneo nel suo cuore. I ricordi si affollarono nella sua mente, già troppo piena di suo, per avere abbastanza spazio per tutto. La testa iniziò a vorticargli talmente forte che raggiunse a tentoni una panchina e ci si accasciò, cercando di ricevere più freddo possibile dalle folate che arrivavano. Quel parco. Tutta la sua vita potrebbe essere raccontata solo tramite quel posto. Lì aveva dato il primo bacio a una ragazzina, a undici anni. Era stato tutto molto imbarazzante, forse perché già da allora sapeva di non essere come gli altri. Il primo bacio ad un ragazzo, contro l’albero più nascosto e più lontano dalla strada. Nessuno dei due era molto sicuro di quello che stavano per fare, ma l’alcool aveva contribuito a renderli più sicuri. Era successo  così, alla fine di una serata in compagnia di altri ragazzi, e di Zayn. Nell’immediato istante in cui il riccio aveva sussurrato, biascicando, quello che aveva appena fatto, l’altro era rimasto sconcertato, e da lì era scaturita la famosa lite. Quasi si picchiarono, e se non ci fossero stati gli altri sarebbe successo. Probabilmente tutto ciò fu perché Harry aveva avuto il coraggio -probabilmente grazie alle varie birre che aveva bevuto- di fare quello che aveva fatto e che il moro reprimeva ogni volta. Ogni suo istinto, ogni bacio che avrebbe voluto schioccare sulle labbra di un qualsiasi ragazzo carino. Non si era mai accettato, fino al giorno dopo. I due si chiarirono, dopo aver smaltito la sbornia, e finalmente si confessarono di essere omosessuali. Da lì, ci fu molto distacco tra i due, ma quando dopo qualche anno si ritrovarono a ritrovare alla NYADA insieme, tutto tornò come prima, o forse si evolse in meglio.
 
"New York Academy od Dramatic Arts.. Non posso credere di essere arrivato qui, con il mio migliore amico, ad insegnare.", si era ritrovato a pensare uno dei primi giorni di lavoro Harry, davanti alla grande entrata della scuola e affiancato da Zayn.
I pensieri nostalgici del riccio, che intanto si era ripreso, furono interrotti da un suono che non udiva da un po’. Gli parve di udire una melodia familiare, che nota dopo nota iniziò ad accarezzargli la mente, come dita vellutate. Mai sentita una voce così cristallina, sembrava quasi che quando intonava un do alto, precipitassero una cascata di piccolissimi diamanti sull’asfalto.  Era quasi perfetto, tralasciando qualche particolare. Cercò di aiutarsi con l’udito a rintracciare la fonte di quella canzone cantata in modo praticamente idilliaco. Proveniva da dietro un castagno, bagnato dalle goccioline di pioggia che da qualche minuto stavano inumidendo il colletto della camicia di Harry. Si avvicinò, cercando di non fare troppo rumore per evitare che, per un motivo o per l’altro, chiunque stesse cantando smettesse. Non gli era mai capitato di ascoltare una voce così sottile. Appena arrivò sotto quell’albero, ricominciò a respirare regolarmente dopo aver ansimato per almeno dieci minuti dalla scoperta di quel suono. Le emozioni forti gli avevano sempre causato un po’ di asma sin da piccolo, e quello che stava provando in quel momento non era certo qualcosa da poco. Il cuore gli batteva a mille, ma era stranamente calmo. Come se sapesse che quello che avrebbe trovato dall’altra parte sarebbe stata una grande scoperta, in tutti i sensi. Se la immaginava già: una ragazzina da poco ventenne, che non sognava neanche il mondo della musica come professione ma amava cantare, e lo faceva di nascosto, nella notte.

Finalmente il riccio si decise a voltarsi, e lo fece. Solo qualche secondo dopo essersi rivolto verso il creatore di quelle note tanto potenti quanto trasparenti, rimase esterrefatto. Il proprietario di quella meravigliosa voce era un ragazzo. Lo riusciva a vedere di tre quarti, che imbracciava una chitarra e cantava. E come cantava. Avrà avuto venticinque anni circa, non molto alto, con i capelli castani che gli coprivano metà volto e che risplendevano sotto la luce di quell’unico lampione. Sembrava avere molto freddo, ma incurante della pioggia che ormai scendeva incessante sulla sua pelle nuda, protetta solo da una t-shirt di cotone. Il riccio non riusciva più a rispondere alle sue azioni. Riusciva solo a percepire una voglia irrefrenabile di andare lì, sedersi sulla panchina con quello strano ragazzo, guardarlo. Capire se era veramente bello come sembrava da lontano oppure era solo una visione. Doveva impedirselo, l’avrebbe preso per un pazzo, ma le gambe avevano già deciso per lui. Si mossero rapide verso il ragazzo con la chitarra, e in pochi secondi Harry si ritrovò di fronte allo sconosciuto. Poi il riccio parlò, anche se non ne aveva intenzione. ‘Ehi.’. Tutto quello che uscì dalle labbra carnose di quest’ultimo fu un semplice “Ehi”. Sentiva che aveva detto anche troppo. Si ripeteva che sarebbe successo da un momento all’altro, il ragazzo l’avrebbe mandato a quel paese senza molti decori. Si preparò al peggio, ma non successe nulla di tutto ciò. ‘Oh no, non mi hai sentito cantare vero? Oddio, non sapevo assolutamente che venisse qui qualcuno oltre a me a quest’ora.. Mi dispiace tantissimo, scusa se ti ho disturbato. So che sono stonato come non so cosa ma..’. Harry non voleva ascoltare un’altra di quelle stupidaggini. Sollevò lentamente una mano e, avvicinandosi, gli sfiorò con due dita le labbra gelate. Si rese conto subito dopo di cosa aveva appena fatto, e arrossì violentemente. ‘Scusa, non so cosa mi sia preso.. È solo che non riesco ad ascoltare le cavolate.’, sorrise lievemente, quasi a volersi scusare per quello che aveva detto. Intanto il ragazzo era un po’ interdetto, ma gli si erano illuminati gli occhi, di un blu più intenso di quello della notte. Ora lo sconosciuto con la chitarra sembrava quasi calmo, pur avendo avuto un dialogo piuttosto strano con un tizio che non conosceva nemmeno. ‘Louis.’, finalmente si decise a parlare. In tutta risposta Harry sollevò il capo e lo guardò negli occhi. Si ammirarono l’un l’altro per qualche secondo, poi il riccio sussurrò, con la voce roca che lo caratterizzava da sempre, una sottospecie di presentazione. ‘Ero venuto qui a pensare, poi mi è parso di sentire la melodia di “If I die young”.. Una delle canzoni che io apprezzo di più, per puntualizzare. Allora ho seguito le note e sono arrivato a te.’. Disse tutto ciò velocemente, elettrizzato per la scoperta che aveva fatto. Poi però si ricordò di avere una dignità, e un nome da rispettare. Non si esponeva mai molto con nessuno, a malapena con Zayn, e non l’avrebbe fatto di certo con un ragazzo appena incontrato. ‘Hai una bella voce, dai una buona interpretazione alle canzoni.’, affermò soddisfatto della sua professionalità. Mentre l’altro cercava una risposta, si concesse di guardarlo meglio.

Lineamenti delicati, mascella poco marcata, una leggera barbetta contrastava il candore della pelle, interrotto solo dal rossore delle guance. Ma ciò che stupiva di più Harry era il colore degli occhi di questo Louis. Un blu talmente scuro che sembrava quasi nero, con qualche sprazzo di grigio e di celeste. Gli occhi più incredibili che avesse mai visto. Nel tentativo di osservarli meglio, però, si sporse troppo in avanti e quasi cadde addosso all’altro. ‘G-grazie.. Non pensavo..’. Si stavano avvicinando l’un l’altro, sempre di più. Ormai i loro visi erano talmente vicini che se il riccio non si fosse rinsavito, chissà cosa sarebbe potuto succedere. Scosse via tutto quello che aveva provato fino a quel momento, e mormorò un rapido ‘Devo andare’ per poi sparire tra il folto degli alberi. Louis rimase stupito da questa reazione inaspettata, non era abituato a trovare ragazzi che gli resistessero. Il suo fascino lo precedeva, sempre e dovunque. Si guardò intorno, e ormai fradicio, di alzò, prese la chitarra già nella custodia e si avviò. Percorse la stessa strada fatta dall’altro pochi minuti prima, quando notò qualcosa per terra. Un bigliettino da visita, scritto in nero e a mano, bordato in bordeaux e oro. Nel centro c’era scritto circa “Harry Styles, vocal coach presso NYADA. Numero telef..”. Non si riusciva a leggere altro, la pioggia aveva sciolto il leggero inchiostro di penna. Vocal coach alla NYADA. Ecco perché era venuto da lui a parlare. Louis rincominciò a camminare nell’oscurità, consapevole solo di una cosa. Voleva rivederlo, e un modo l’avrebbe trovato. A tutti i costi.





SPAZIO AUTRICE

Ehi people c: Allora, prima di tutto sono molto grata a chiunque abbia finito di leggere questo prologo e sia arrivato fin qui, spero di non avervi fatto perdere tempo lol
Mmh, poi volevo solo chiedere se, chi vuole, può lasciarmi una recensione su questo inizio, e ovviamente potete scrivere di tutto, sono aperta a critiche di ogni genere!
Beh, allora aspetto solo le vostre opinioni, e se avete qualche curiosità sulla storia farò in modo di rispodervi adeguatamente :)
Grazie a tutte!
Martina xx

  
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