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Autore: YunoSmile    18/12/2013    1 recensioni
Una ragazza si sveglia all'improvviso in un luogo terrificante. Senza alcuna colpa e senza alcun motivo.
Questa storia parla di un passato a lei sconosciuto, di un presente da cambiare e da persone da conoscere.
Spero vi piaccia :)
Genere: Avventura, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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              Prologo: Non posso fuggire.

Un tanfo insopportabile,nauseabondo e fetido era presente in modo eccessivo nell'aria, sembrava che nel luogo ci fosse uno scheletro in decomposizione oppure che fosse una fogna piena di ratti...
Anche se in realtà non era nulla di tutto ciò, era una piccola stanza di attrezzi: le attrezzature antiquate e alcune di esse anche inutilizzabili erano disposte in modo casuale, le mura stavano cedendo ed ognuna di esse erano contornate da muffa, i vetri delle finestre erano spaccate e i cornicioni in legno stavano marcendo e l'unica porta presente non poteva essere definita tale dato che le termiti la stavano divorando.
C'era scarsità di luce e la via di fuga era così distante da lei...Iniziò a riprendere i sensi, il suo corpo era disteso in un pavimento freddo e lurido, l'eyeliner le rigava il volto, i suoi occhi neri avevano uno sguardo esausto come se avesse pianto per ore e non riusciva a scrutare bene ciò che la circondava, le sue mani ben curate e unghie perfette tinte di uno smalto rosso senza alcuna sbavatura era l'unica cosa che il suo sguardo poteva vedere chiaramente.
Le braccia furono le prime a riprendere sensibilità, le tremavano e fu inorridita osservando le condizioni di codeste: la pelle era screpolata, incisioni profonde laceravano i polsi e del sangue secco circondavano essi; non sapeva spiegarsi cosa fosse successo ma alla sola visione le venne il conato di vomito e l'odore di quel luogo di certo non l'aiutava.
Appoggiò le mani per terra, stando attenta che le sue unghie non si rovinassero, e si diede la spinta per sollevare il busto..."Mai stata in condizioni peggiore" questo pensiero le martellò la testa: la maglia era ridotta a brandelli e non si distinguevano i colori, i pantaloncini erano stati accorciati ulteriormente ed erano indossabili, anche le gambe erano incisi da molteplici graffi. Provò ad alzarmi ma cadde a terra violentemente, tastò le sue gambe finchè si accorse che la caviglia era bloccata da una catena di ferro.
Istintivamente un urlò uscì dalla sua bocca ma lo soffocò immediatamente con le mani, notò che le sue labbra erano screpolate e sanguinanti " Incatenata, aspetto orrendo...Sono stata rapita!"
Non riusciva a smettere di piangere, tremava seppure aveva i denti indolenziti, voleva solo fuggire, fuggire da un posto che non le apparteneva, desiderava tornare a casa, la sua vera casa! Il luogo in cui veniva accettata, stimata e temuta, dove aveva amici, un ragazzo che la amava...
Quella cantina degli attrezzi le disgustava, era inorridita già dal fatto che doveva respirare un'aria improponibile come quella!
Ma sapeva perfettamente che il panico non doveva avere il sopravvento su di lei, il suo obbiettivo era fuggire e doveva progettare qualcosa prima che qualcuno di mal intenzionato, magari la stessa persona che l'aveva portata là, avrebbe aggravato la sua salute.
Strisciò sul pavimento polveroso e gelido, percepiva gli acari nelle sue ferite, quest'ultime erano dappertutto, soprattutto nelle costole: i tagli delineavano la forma delle ossa, come se fosse un intervento di chirurgia e dovessero asportargliele e il fatto che l'impiantito fosse impolverato le provocava dolore, sentiva le lesioni sanguinare, le ossa contrarsi e il respiro affievolire, lei pensò che la losca persona che l'aveva sequestrata doveva aver ideato tutta alla perfezione pur di riuscire ad impedirle di fuggire.
Prese un respiro profondo, come quando si preparava ad eseguire un tuffo nelle gare internazionali di nuoto a cui aveva partecipato, e si aggrappò a una sedia,:la catena si restrinse ancora di più fino a sopprimere la caviglia, i chiodi che ornavano essa strapparono la pelle alla ragazza e si insinuarono nella sua carne, le provocò un dolore indescrivibile, se avesse avuto il fiato avrebbe gridato a squarciagola ma dovette soffrire in silenzio e non prestare attenzioni alla grande quantità di sangue caldo che le scorreva lungo il piede.
Rovistò in mezzo alle cianfrusaglie, stando attenta a non tagliarsi ulteriormente con utensili appunti ma per sbaglio urtò contro un rastrello in perfette condizioni, si scansò immediatamente, provando a reprimere la sensazione di dolore e notò con stupore che in una delle estremità di quell'utensile dipinto in verde c'era una piccola catena con una chiave arrugginita.
L'afferrò e strisciò verso la via di fuga, attraversò quella stanza addolorante e contemporaneamente allegra, finalmente sarebbe tornata alla vita normale, era certa che superato il varco di quella abominevole porta avrebbe trovato il modo di contattare qualcuno.
Diede un colpo alla porta e uscì...Ora poteva fuggire! 

  
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